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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alessandro Verri, Le avventure di Saffo poetessa di Mitilene, 1782

concordanze di «me»

nautoretestoannoconcordanza
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di Omero, le quali me lo presentano colla bocca
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profano. ¶ Così determinai fra me stesso, mentre dubbioso e
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per un toro”. “Oh me sventurata, interruppe Saffo, che
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e tronco alito, dicendo; “Me misera! barbaro Faone! Venere
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avere qualche pietà di me, che debole e mortale
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usurpate, eccone altre e me stessa vittima ben più
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voluto spandere su di me qualche raggio benigno, per
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tuoi fiori, interpretando che me gli porgessi a tale
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lo rendeva; “Se in me ravvisi qualche non ordinaria
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rechi maraviglia se, da me esposta, ha perduto quel
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le sue forme divine, me non meno alletta per
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contenta questa meschina, e me non meno, che vedrò
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che aspirano, più di me degni, alla pregevol destra
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la cagione che a me ti conduce: perocché basti
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qui lei conduce, e me di lei fedele ancella
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che posso interpretare da me stessa. Dammi la tua
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ecco la sfinge a me ben cognita!... Deh narrami
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e piacevole sarà per me, che qui dimori lungamente
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acque e nei lidi, me la potresti rivelare senza
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possa porgere, tu in me ritrovi in altro genitore
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onde rispose vivacemente: “In me tu vedi Saffo, di
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Scamandronimo figlia”. “E in me tu vedi, rispose con
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molto, per quanto a me sembra, delicato, ma lascia
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lanuginose: “La disparità per me più ingrata, che potesse
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mensa, furono già da me spediti per ogni parte
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più destro paraninfo di me, il quale e con
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e poi rispose: “Oh me indegna di rimirare la
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cielo, per rendere a me stessa più intollerabili i
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colpevole; né posso che me medesima accusare, che non
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ed irritante, ma in me stessa risiede la cagione
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è in calma, non me ne maraviglio, perché dalle
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asilo della virtù”. “Tu me lo rendi gratissimo con
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Nomofilo, io stimo per me favorevole tale sentenza, perché
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La qual maraviglia in me cresce osservando come, introdotta
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non senza qualche a me ignota cagione, tu l
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disse Eutichio, che a me tale non sembra, posciaché
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della patria verso di me, siccome di lei figlio
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ma talvolta provava in me medesimo, o nel vedere
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quel delirio, dissi fra me stesso: “Forse che debbo
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a quegli occhi, che me l'avevano già fatta
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incontrarvi il successore di me più felice; ma la
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suoi consueti lavori, da me medesimo, sommesso artefice de
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partii da lei, accusando me stesso di geloso delirio
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ripulse. Comunque avvenga, in me tu vedi un amico
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Nume in ciel per me clemente. ¶ Tempo già fu
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tempo, in cui di me si ragioni, perché ora
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ne furono egualmente di me partecipi e spettatori. Io
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sparisse, soffriva entro di me nuova barbara procella di
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il vento, ed a me, che già periva, chinandosi
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che già periva, chinandosi, me lo avvolse come fascia
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immantinente correre verso di me, tratta dalle colombe su
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benché non mai da me veduto) al certo indizio
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quell'isola, ed a me più che ad ogni
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spiacevole momento del congedo, me lo avrebbero fatto ripieno
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e tu devi a me perdonarla, perché derivò dall
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di Venere, forse a me non mancherà quello di
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mirare quel volto per me ripieno di fascino, siccome
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questo Nume pietoso, e me, che ricorro a queste
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mio destino, sarà per me alla fine migliore questa
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sacri riti, siccome da me vuole il Dio dominatore