Vittorio Alfieri, Don Garzia, 1789

più certa e non men duro morso, ¶ io di

assai ne aggiunse, il men volerne. Or, mira ¶ gli

mai potessi; ma, talor men biasmo ¶ acquista al prence

di un figlio, e men di un prence ¶ ravviso

miei sensi: un po' men ratto ¶ al labro forse

e non, per ciò, men v'amo. ¶ Fratelli, figli

in te; di te men care ha le pupille

il fosse; e che men cal? non temo, ¶ non

il padre ¶ d'esser men crudo. È ver, Diego

il sai; più volte ¶ men laudasti tu stesso in

Piero ¶ Il suo fallir men grave, ¶ se pensi a

in me, che assai men dolse. Io vengo ¶ primo

pure il sei. ¶ Piero ¶ Men pregio, almeno. ¶ Diego ¶ Ah

che tu di noi men l'ami. ¶ Cosimo ¶ Basta

che a ben regnar, men vuolsi, ¶ men perdonar, quanto

ben regnar, men vuolsi, ¶ men perdonar, quanto è più

onta in me. Potessi ¶ men di perdono indegno agli

io l'oltraggiava; ¶ troppo men duol; né darmen puoi

oro) ei t'è men fido, il giuro; ¶ e

t'ama meno; e men per te darebbe, ¶ di

senno, statti; ¶ s'io men t'amassi, anch'io

sai) ¶ abborre te, non men che il padre. Appena

padre?... ¶ Piero ¶ A lui men volo. ¶ Giulia in salvo

pensiero pure. Or io men vado ¶ là, dove il

Garzia ¶ Io sciolto, ¶ ecco, men son. Che vuoi da