Federigo Tozzi, Gli egoisti, 1923

quando non aveva nè meno un pezzo di pane

spaventava. Non poteva nè meno pensarci! Era come se

allegro, o, per lo meno, ne aveva la voglia

guardò; non sapendo nè meno quel che pensare. ¶ Il

oggi, posso farne a meno. ¶ Il Giachi capì che

Quando non aveva nè meno le curiosità faticose dei

Non si ricordava nè meno più ch’era andato

vero: ¶ — Non hai nè meno la curiosità di conoscere

sentiva male un poco meno. ¶ Il Giachi pensava come

fioriti. ¶ Il Giachi sembrava meno apatico delle altre volte

Non lo so nè meno io. Non mi sento

Non lo so nè meno io. Lasciami qui. ¶ — E

ogni lampo era sempre meno forte. ¶ Dario pensava di

innanzi non avrebbe nè meno capito. E perchè Dario

non la conosci nè meno. ¶ Ma si presero sotto

ne farei più; nè meno mezza. Ti ci lascio

subito bianco, senza nè meno finire il caffè, benchè

egli non riesciva, nè meno a cavare dal taschino

non avrebbe confidato nè meno a lui; che, forse

cime non avevano nè meno i contorni. E tutto

qualche ora, senza nè meno cambiarsi di vestito. Avrebbe

Avrebbe anche fatto a meno di parlare con quelli

con lui, per sentirsi meno colpevole. ¶ Balenava e folgorava

non gli pareva nè meno vero che gli fosse

assordasse. Non vedeva nè meno. Si sentiva affaticare; e

ma non guardava nè meno più il suo ritratto

non ti scrive nè meno? ¶ Dario sorrise; ma sentì

e non aveva nè meno la certezza che la

dall’ottobre; senza nè meno un albero; e qualche

Non poteva fare a meno di voltarsi a quella

invece, non osava nè meno. ¶ Perciò escì innanzi che

riescita ad ascoltare nè meno una nota. Le pareva

toglievano il cappello. ¶ Nè meno gli alberi del Gianicolo

aveva saputo fare a meno di non subire dagli

ora sospettasse che fossero meno di quanto il Papi

che non hanno nè meno un’affinità continua. Dario