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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Egisto Roggero, I racconti della quiete, 1896

concordanze di «mi»

nautoretestoannoconcordanza
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e i vecchi ricordi mi assaliscono: sogni obliati, imagini
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vetri della carrozza che mi portava, smarrito e tremante
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zio, silenzioso e severo, mi baciò in fronte. Io
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frequentavano la nostra casa! Mi ricordo che, allora, n
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cortinaggi, ben altrimenti egli mi appariva. Alto, come ho
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magro e severo, egli mi considerava in silenzio, dopo
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suo primo bacio. ¶ Poi mi condusse ad una scranna
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condusse ad una scranna, mi fece sedere e mi
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mi fece sedere e mi disse: ¶ — Ora chiamerò Agata
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mani magre e nervose mi accarezzò i capelli. ¶ Lo
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i capelli. ¶ Lo zio mi considerava sempre, pensoso. E
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strano, come il padre mi guardava, in silenzio. E
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impressione. Ben diverso ei mi volle apparire al mattino
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quella grande sala, ella mi appariva sopra il suo
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grandi bionde ali, che mi facea leggere le bizzarre
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strana scoperta, che molto mi fece fantasticare. In fondo
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Un sottil timore superstizioso mi riteneva.... Avea quasi paura
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cielo roseo.... La visione mi rievocò, come un rapido
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la ricordo, adesso, bene!... mi par di vederla!... ¶ Come
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voce: il suo volto mi apparì orribilmente contratto e
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apparì orribilmente contratto e mi parve vedere ne’ suoi
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e nella bocca contratta, mi parve leggere lo stesso
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nella mia cameretta quando mi vidi dinanzi lo zio
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una fiamma severa che mi spaurì. Mi si avvicinò
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severa che mi spaurì. Mi si avvicinò e mi
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Mi si avvicinò e mi disse risoluto: ¶ — Mai più
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prendendomi bruscamente pel braccio mi gridò sul volto: ¶ — Hai
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più! capisci? mai più!... ¶ Mi misi a piangere pel
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paura. ¶ Allora lo zio mi lasciò e vidi il
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chinò sopra di me, mi baciò e mi asciugò
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me, mi baciò e mi asciugò le lagrime. Poi
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le lagrime. Poi sottovoce mi ripetè ancora: ¶ — Promettilo, via
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venne a me silenziosa, mi prese per mano e
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prese per mano e mi condusse nell’angolo della
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la sua figliuola.... ¶ Agata mi guardò e mormorò: ¶ — La
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quale copriva la figliuola mi parve leggere un profondo
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Lo zio mai più mi rivolse motto su la
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levandomi non vidi Agata. Mi fu detto che non
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al pranzo, lo zio mi apparì un istante e
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apparì un istante e mi parve molto preoccupato. Domandai
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vedere la cugina ma mi dissero che si era
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era aggravata e non mi permisero di andarla a
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cugina. Quel posto vuoto mi stringeva il cuore. Sul
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pranzo. Un pauroso presentimento mi serrava il cuore. Ripensava
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tremendo e l’animo mi gelava nel terrore e
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sola volta lo zio mi passò dinnanzi, mentr’ero
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le spalle, e non mi scorse. ¶ Chiedeva sempre di
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Chiedeva sempre di Agata: mi si rispondeva: «lo stesso
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vecchia fantesca che piangeva mi mormorò: ¶ — Stanotte, alle due
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quella mia paurosa rigidezza mi fu intorno; volle farmi
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ancora. ¶ — Andiamo – dissi. ¶ E mi mossi sicuro. ¶ Ella non
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con gli occhi lacrimosi mi seguì silenziosa. ¶ Davanti alla
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nebbia d’incenso, Agata mi apparve bianca, più candida
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suoi fiori di neve. ¶ Mi gettai in ginocchio, mentre
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dei giorni di disperazione – mi serrava la gola. ¶ Vicino
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cui imberbe faccione roseo mi parve scoprire, quel mattino
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aria di contrarietà? ¶ Egli mi strinse la mano e
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strinse la mano e mi disse: ¶ — Va dal professore
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lo riconoscerà più! ¶ — Voi mi spaventate, collega Franz!... Cosa
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e perplesso per quanto mi aveva detto, non potei
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Università.» ¶ La vecchia Agnese mi aprì. ¶ — Il professore?... – e
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me.... ¶ — Dite, Agnese; se mi annunciaste un po’ alla
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Delfina? ¶ La buona Agnese mi guardò. Ella sapeva, la
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Vado, vado, signor Enrico... ¶ Mi legava a fraülein Delfina
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boccuccia di fragola. ¶ Ella mi condusse nello studio del
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mie e le dissi: ¶ — Mi amate dunque davvero, signorina
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a vostro padre se mi concedeva di portarvi via
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non rispose nulla ma mi dette anche l’altra
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Come volete, mia Delfina. ¶ Mi chinai per posare un
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solito, ma tranquillo, ora. Mi stese la mano in
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la mano in silenzio, mi fece cenno che andava
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verdi.... Il professore rientrò, mi si sedette a lato
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mio buon professore non mi parve avvenisse così. Il
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suoi prediletti numeri, come mi affogava senza pietà ne
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suoi freddi occhi grigi mi fulminavano sprezzantemente quand’egli
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un miserabile errore che mi mandava a rotoli tutto
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aprile, il giorno venticinque, mi sembra. Fu precisamente dopo
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verdi del Meno che mi decisi al gran passo
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ventidue anni, mai Franz mi era parso tanto distratto
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mattina mentre il professore mi squadrava davanti certi terribili
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gli domandai infine se mi avrebbe concesso di partire
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terminato di parlare egli mi disse senz’altro: ¶ — Sta
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penso io di quanto mi hai detto. ¶ E, riprese
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tavole e i quesiti, mi fece cenno che mi
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mi fece cenno che mi sedessi ai mio posto
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Agnese apriva la porta, mi avevan dato un coraggio
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volse a me e mi fece osservare anzitutto alcuni
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cosa, in lui! Poi mi condusse sul terrazzino e
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stava studiando. Il cuore mi batteva mentre guardava la
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nel buio del corridoio, mi aveva stretto la mano
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all’obbiettivo del telescopio – mi faceva sfilare nella bianca
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dotto e dello studioso, mi andava parlando de’ calcoli
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quel benedetto corpo celeste.... ¶ Mi feci coraggio e gli
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lo scopo per cui mi trovavo in quel momento
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studio. ¶ Si fece serio, mi prese per mano, e
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prese per mano, e mi condusse a sedere in
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Università di Pisa quando mi colpì una bella figuretta
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tutte le mattine quando mi recava alla mia lezione
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Delfina parlerò io: essa mi vuol bene davvero, è
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si levò in piedi, mi strinse fra le sue
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sue braccia poderose e mi baciò in volto. ¶ Io
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mite della Bassa Franconia mi dava il suo ultimo
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della piccola città che mi aveva ospitato studente, una
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non troppo pesante bagaglio, mi apparivano molto commossi. ¶ La
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oggi, quando una avversità mi addolora e la forza
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la forza del dovere mi obbliga a fare l
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mio cuore anelerebbe, io mi ricordo di voi, piccola
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che per un momento mi fece chiudere gli occhi
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trattenerla il più che mi fosse possibile. Riaprendoli rividi
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che piangeva. Il Professore mi strinse forte la mano
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il visitatore fu dentro. ¶ — Mi riconosci? – chiese egli, a
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venuto. In paese nessuno mi ha veduto. Orsù, guidami
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terribile passato che non mi ha abbandonato mai.... ¶ — Bene
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caro sior Tonino.... voi mi darete i versi che
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inutile, sior Tonino.... voi mi avete portato i versi
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quando ad operazione finita mi mostrava i bei chicchi
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voluttà con la quale mi offriva di dividere il
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tutto il suo alloggio, mi parve di entrare nella
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e fa il commerciante – mi disse, la prima volta
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rispose egli convinto. ¶ E mi parve che nella sua
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una cosa molto semplice – mi spiegò malinconicamente maestro Piero
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ferro inverniciato di fresco.... ¶ Mi ricordai di tutte le
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glie ne chiesi. ¶ — Lassù – mi rispose – tutto lassù in
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lassù in soffitta! ¶ E mi mostrò tristamente il tetto
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luce viva del sole, mi abbacinavano gli occhi e
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per congedarmi la signora mi domandò se voleva accettare
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Piero d’un tempo mi offriva trionfante e tutto
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scorgere la commozione che mi si leggeva troppo chiaramente
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la parola: ¶ — Nobile damigella, mi manda il mio nobilissimo
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madamigella? forse allora voi mi amereste.... ¶ La fanciulla lo
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la mia buona amica mi aveva rievocata con sì
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la mia buona amica mi aveva rievocato, con gli
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la mia buona amica mi aveva pregato di discendere
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luce del primo sole. Mi fermai un istante, sul
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vuota e silenziosa, e mi tolsi il cappello religiosamente
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il cappello religiosamente, commosso. Mi parve di sentire aleggiare
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quiete e di luce. ¶ Mi feci indicare la casa
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scopo della mia visita, mi strinse le mani forte
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le mani forte e mi disse: – Andremo insieme. – Intanto
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disse: – Andremo insieme. – Intanto mi offerse di dividere la
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contadina del paese che mi guardava con tanto d
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per aver ombra e mi fece venire il latte
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tutto, stupito come se mi trovassi in un mondo
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doloroso avvenimento pel quale mi trovavo in quel momento
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salutavano il curato e mi guardavano curiosamente. Capivo bene
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il nostro povero camposanto – mi diceva il curato – ma
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sole e verde!... ¶ Poi mi disse del morticino che
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signorino – la buona donna mi sorrise commossa e confusa
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sorrise commossa e confusa mi porse una seggiola. Poi
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la guardiana del signorino – mi disse sorridendo il curato
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il tumoletto del signorino mi apparve subito. Era nell
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Tutto opera di Mariettina – mi spiegava il curato sorridendo
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Non è vero, biricchina?... ¶ Mi sentivo commosso. ¶ La bella
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bambini. E il curato mi spiegava come il padre
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sua ragazzina. Il curato mi diceva ancora come la
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del buon prete e mi parve gli sussurrasse qualcosa
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le sue manine e mi disse: ¶ — Mettivi anche questo
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parente» del signorino. Tutti mi guardavano curiosamente e commossi
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e commossi, le donne mi salutavano con gli occhi
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umidi e gli uomini mi sorridevano benevolmente. ¶ Prima di
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mentre il treno già mi rumoreggiava dinanzi, nero e
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il povero signorino. E mi parve quasi vagamente d