parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «mi»

nautoretestoannoconcordanza
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accesa, ogni volta che mi ricordavo di riaprire gli
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di riaprire gli occhi. Mi girai sulla schiena. Lo
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piedi nudi sul pavimento. Mi girai di nuovo verso
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lo squarcio del soffitto. Mi assopivo e poi mi
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Mi assopivo e poi mi svegliavo, e ogni volta
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nuova del lettone, perché mi pareva di sfiorare con
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che entrava dal soffitto. Mi guardai attorno. Si erano
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al centro del cortile mi accorsi che tutto il
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mia stanza era socchiusa. Mi avvicinai per capire se
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ci fui di fronte, mi arrestai. Tutta la stanza
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all’interno. Allora non mi ero sbagliato la notte
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sbagliato la notte precedente, mi dicevo, quando mi era
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precedente, mi dicevo, quando mi era parso di scorgere
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segni di grande animazione. Mi vestii in fretta, misi
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le dita perché non mi facesse male mentre deglutivo
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ne capivo la ragione. Mi avvicinai, poco più tardi
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passavo vicino, i colombi mi guardavano da dentro le
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portata dopo l’altra. Mi passavano sotto gli occhi
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infantile nero e azzurro. Mi pareva a tratti di
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particolare, che a volte mi sfiorava per cambiarmi il
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diverso per la luce, mi pareva di cogliere la
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pochi istanti in cui mi si accostava di lato
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celesti quasi chiuse, e mi assaliva il sospetto che
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dopo, il suo braccio mi sfiorava la veste passandomi
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le posate sulla tovaglia, mi pareva all’improvviso di
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La zampa di gatto ¶ Mi arrestai dietro una delle
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di vetro della villa. ¶ Mi staccai dal davanzale. Mentre
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pareva che piangesse mentre mi serrava in silenzio tra
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alla casetta dei fagiani. Mi circondò le spalle con
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con un braccio. ¶ «Non mi sarei mai aspettato tutto
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priore non parlava più. Mi guardava la testa con
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volte la sua mano mi stringeva ancora più forte
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ondeggiava così forte che mi tenevo pronto ad afferrarlo
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del padre priore, che mi pareva arrossisse di tanto
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di tanto in tanto. Mi pareva che accennasse a
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padre priore fossero finiti. Mi alzai dal torciglione d
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a filo col pavimento, mi pareva a volte che
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di chi staranno parlando?” mi chiedevo senza fiatare. ¶ Quando
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perché tornasse a posto. Mi pareva che evitasse di
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da una parte, eppure mi pareva di vedere che
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la volta del portone, mi pareva che faticasse enormemente
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impressi sulla sua pelle. Mi pareva di riconoscere distintamente
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una molletta da bucato. Mi chiedevo cosa fosse accaduto
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e nel far questo mi offriva la vista di
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un punto dove non mi pareva ci fosse nessun
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punto sempre più lontano, mi resi conto all’improvviso
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grande spallina militare. Oppure mi accorgevo, dopo essermi a
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anche una spilla perché mi capitava di vedergliela puntata
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si vedeva quasi più. Mi passavo ogni tanto su
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dalla parte della villa. Mi girai per guardare. I
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cardini. Un istante dopo mi resi conto che tutta
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gridando qualcosa dalle scuderie. Mi piegai lentamente, sedendomi con
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bene le parole, ma mi sembrò di capire che
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un attimo la testa, mi parve che la zampa
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con la mano, che mi pareva dovesse prendere fuoco
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il pentolino sul letto, mi sedetti sulla sedia voltando
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cadeva serpeggiando sul pavimento, mi stupivo della sua incredibile
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zona recisa del prepuzio, mi preparavo a intingere due
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lentissimamente alle mie spalle. ¶ Mi girai di scatto, perché
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porta. ¶ “Chi sarà stato?” mi chiesi senza fiatare. ¶ Il
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di quella complicata operazione, mi chinai a lacerare la
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nella casa di Lenìn!» mi annunciò dopo cena. ¶ Il
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serra a luce spenta. Mi diressi verso la mia
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era buia, silenziosa. Deserta, mi pareva, perché un triangolo
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non era possibile vedere. Mi allontanai cercando di non
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primo piano della villa. ¶ Mi avvicinai alla casa di
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contro il pavimento, ma mi pareva che si tenesse
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vicino. Ora la Pesca mi stava facendo strada nella
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di ogni altro mobile. Mi girai verso gli angoli
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occhi per la luce, mi pareva che non riuscissero
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vicinissimo al punto dove mi trovavo. ¶ «Ecco, adesso puoi
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per farmi luce mentre mi toglievo lentissimamente la veste
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contro il primo bottone, mi indicava anche gli altri
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al letto, piccoli oggetti mi sfioravano continuamente i piedi
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di cosa si trattasse. Mi girai sulla schiena, cercando
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in quale punto esatto mi trovavo, né a chi
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gli oggetti sconosciuti che mi sfioravano a volte le
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sempre diversi del lenzuolo. Mi giravo un po’ sul
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dal varco del soffitto. Mi distendevo di nuovo sulla
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a rimescolarsi di nuovo. Mi pareva che uno dei
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le lenzuola, dove infatti mi pareva di scorgere un
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della sua vestaglia elettrizzata. Mi sembrava di vedere il
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istante sotto le lenzuola. Mi giravo piano cercando una
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nuova posizione, perché qualcosa mi aveva dolorosamente sfiorato l
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di nuovo vicinissima. ¶ «Guarda...» mi sussurrava dandomi di gomito
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tutta la testa e mi chiamava. Si capovolgeva completamente
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tratti costellazioni sconosciute. Forse mi assopivo di tanto in
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braccia in continuo spostamento. Mi giravo di fianco, accostavo
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inaspettati, ogni volta che mi affacciavo al lenzuolo sollevato
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e inesplorate del lettone. Mi addormentavo e poi mi
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Mi addormentavo e poi mi svegliavo. La zampa di
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nel punto dove meno mi sarei aspettato di vederla
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gli occhi, solo perché mi ero svegliato da un
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sonno a occhi spalancati. Mi giravo sul fianco e
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dopo un minuscolo suono mi sorprendeva con gli occhi
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la zampa di gatto?” mi chiedevo. “Chissà dove si
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alla zona appena recisa, mi parve di capire che
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la sua forma che mi pareva di non riuscire
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conto proprio nella serra. ¶ Mi allontanai di nuovo, feci
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cosa stesse facendo, perciò mi avvicinai. ¶ Serrava tra le
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di colpo a brulicare. Mi lanciai alle sue spalle
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teneva abbracciato l’orologio. Mi arrampicavo sotto di lui
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schiena di Bortolana che mi faceva segno di starmene
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sé sul davanzale, e mi pareva che sbattesse la
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incitazioni di Lenìn. Se mi sporgevo un po’, lo
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smossa e scompigliata che mi pareva di vedere i
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se dormono in volo?” mi chiedevo vedendo che alcuni
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boccata, così forte che mi pareva di vedergli la
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capito che cosa conteneva. ¶ Mi chiedevo come avesse fatto
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pelle, e a volte mi arrestavo per un istante
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un istante sbalordito, quando mi capitava di individuare sotto
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erano così pesanti che mi pareva di non poterle
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bui man mano che mi allontanavo dal cortile. Passavo
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filo di ferro arrugginito, mi accadeva di scorgere anatroccoli
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quella direzione da Lenìn. Mi sedevo su una macina
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la mattina presto, perché mi sembrava di vederle dormire
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vidi che la Dea mi stava aspettando immobile nel
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sonno. ¶ «Quelli dell’ospedale mi hanno avvisato che è
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stata messa una forbice. ¶ Mi sfilai la veste, mi
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Mi sfilai la veste, mi accostai alla finestra per
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nudo alla finestra perché mi era parso che qualche
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interrotto all’improvviso, quando mi ero affacciato senza veste
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pareva più poterla controbilanciare. ¶ Mi fermavo per qualche istante
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per il dolore che mi provocava ogni lieve sfregamento
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li spostava un po’, mi consentiva di seguire qualcosa
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nello stesso tempo perché mi pareva stesse scendendo di
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scaletta. La guardavo e mi pareva che, per una
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il volto della Pesca mi appariva per qualche istante
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già cominciando a tramontare. ¶ Mi tolsi gli schettini, mi
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Mi tolsi gli schettini, mi ricoprii il pene fasciato
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o di una perolina. Mi capitava di sgusciare un
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nella carne da quando mi erano stati tolti i
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tra le dita, e mi aspettavo che l’acqua
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inaspettatamente qua e là, mi pareva di riconoscere pastoni
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così a lungo che mi pareva non dovesse più
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ondeggiava da ogni lato, mi puntellai su un solo
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colore così di fuoco, mi dicevo poco dopo seduto
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in mano, fingendo indifferenza. ¶ Mi girai verso la villa
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spazio. Si faceva sera. Mi accostai alla serra, dentro
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sempre più nel buio. Mi assaliva il sospetto che
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un istante il ponticello, mi gettavo sul sentierino in
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lo spazio tutt’intorno. Mi pareva di scorgere nell
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la determinazione di scendere. ¶ Mi ritirai nella villa, posai
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Ero molto lontano, ma mi pareva di capire che
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poco il mio sedile, mi addormentavo di colpo per
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sfinimento. E nel sonno mi pareva che la motocicletta
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della ruota. ¶ Poi qualcosa mi svegliò all’improvviso. ¶ «Siamo
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un po’ di più, mi puntellai con i piedi
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file di case addormentate. Mi pareva che il Nervo
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a distendere il corpo. Mi guardavo attorno nell’aria
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sotto le mie scarpe. Mi stavo già incamminando verso
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una casetta in muratura. Mi fissavano per un po
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levandosi a velocità vertiginosa. Mi guardavo intorno con gli
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quella parte alcun rumore. Mi accostai ai vetri della
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al centro del cortile. Mi sedetti su una sdraia
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adesso, e sorrideva. ¶ «Non mi riconosci più? Sono la
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Dea saliva in fretta, mi faceva strada. I disegni
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muri esterni della villa. ¶ Mi affacciai alla finestra, da
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orecchie e sulla nuca. ¶ Mi fermai per pochi istanti
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del vapore, lo Ziò mi stava in qualche modo
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in qualche modo salutando. ¶ Mi allontanai senza fare rumore
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sguardo di Turchina, perché mi parve di scorgere un
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cose non notate prima mi apparivano: pietre segnate, grandi
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portoni di legno aperti, mi addentrai in un cunicolo
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nuovo dentro il muro. Mi giravo ogni tanto verso
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che la veste non mi s’impigliasse sotto i
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pavimento polveroso del solaio, mi tirai su a forza
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al pavimento d’assi. Mi girai di schiena, per
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l’altezza alla quale mi trovavo. La scala era
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da falegname, lì vicino. Mi pulii con la mano
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sopra il caminetto. Se mi accostavo ancora di più
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stradina giù in basso mi fece girare la testa
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un uomo tutto impolverato. ¶ Mi guardava a sua volta
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tratto, vedendo che non mi muovevo. ¶ Mi calai giù
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che non mi muovevo. ¶ Mi calai giù dalla ghiacciaia
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calai giù dalla ghiacciaia, mi avvicinai al portone secondario
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elastico che li sorreggeva. ¶ Mi appiattii per lasciarlo passare
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nuovo rumore d’auto mi fece arrestare a poca
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dal portone a volta. Mi girai. Una lunga fila
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grotta. Le loro voci mi arrivavano indistinte, attutite dai
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l’angolo. Il brusio mi seguì ancora per qualche
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sul tetto della grotta. Mi sedetti su una delle
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altri fili altrettanto interminabili, mi pareva di vederli arrivare
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grotta, quando la Pesca mi apparve di fronte all
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istante dopo sentii che mi stava invitando a ballare
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invece, frusciava senza peso. Mi pareva di sfiorarlo, a
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uovo. ¶ «È d’organza!» mi disse. ¶ Alcuni istanti dopo
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dal suo corpo. Non mi sembrava di averle stretto
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pressione delle mie dita. Mi pareva che crescessero sempre
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pelle si segna subito» mi spiegò sorridendo, «come quella
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preghiere tra le mani, mi fermavo a guardare dentro
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tra le mani, e mi parve che non riuscisse
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stavo davvero per addormentarmi, mi resi conto all’improvviso
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la regola del silenzio” mi chiedevo, “se non la
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colazione del mattino e mi trovavo di fronte, allineate
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tra le mani. ¶ E mi accorgevo di poterci entrare
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eppure un’ebbrezza sottile mi pareva facesse vibrare i
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silenzio così estremo che mi fischiavano le orecchie. Guardavo
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udire. ¶ Poi capii che mi stavo assentando di nuovo
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Siamo già al Kyrie...” mi scossi. ¶ Ma qualche istante
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istante dopo sentii che mi stavo di nuovo allontanando
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precedente, e a volte mi pareva di assopirmi per
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Ci guardavo dentro e mi sembrava a tratti di
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dita, a volte, quando mi sembrava di essere sul
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uno sguardo diagonale, e mi parevano da quell’angolazione
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smottate ancora, tanto che mi chiedevo come avesse fatto
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della crepa, sentii che mi stava assalendo un orribile
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già sollevata nella mano. Mi affrettai a seguirlo e
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le bocche spalancate e mi spostavo accanto a lui
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accanto a lui, ancora mi parve che più di
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colpo per il sonno. Mi sembrava che il padre
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tabernacolo imbottito, di nuovo mi assalì il sospetto che
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lunghe tavolate, quando qualcosa mi fece arrestare di colpo
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lucente del suo volto. Mi bloccai con i piatti
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avevano messo nel solaio. Mi tiravo su a forza
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tra le mani, e mi pareva di mettere i
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piedi direttamente nello spazio. Mi spostavo così da un
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aveva issata sul cavalletto. Mi pareva che nessuno riuscisse
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verso la vecchia costruzione. ¶ Mi staccai dal varco del
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riaprirla di nuovo, perché mi ero scordato di metterci
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sul pavimento appena lucidato. Mi guardai attorno ancora per
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nuovo sulle impalcature e mi stupivo che ancora non
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stupivo che ancora non mi avessero chiamato. La grande
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ovattato battere di mani. ¶ Mi girai verso la bocca
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il padre priore che mi faceva cenno di scendere
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a Ducale!» disse, quando mi vide entrare. ¶ Il padre
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entrare. ¶ Il padre priore mi strinse ancora più forte
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scarpata. Il seminarista sordomuto mi guardava di tanto in
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era tolto la tuta, mi pareva che a ogni
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a strati successivi, e mi aspettavo di vederne emergere
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del lampione appena acceso. ¶ Mi staccai dagli altri, raggiunsi
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uomo con gli occhiali mi girava la schiena con
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quando il padre priore mi prese irresistibilmente la testa
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Evitavo di guardarlo, ma mi pareva che avesse avvicinato
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frattempo acceso le luci. Mi inerpicai sul sedile di
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cavalcioni il Nervo che mi pareva di essere in
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violenza, il mio sedile mi lanciava sempre più in
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fino al sedile posteriore, mi scalzava poco per volta
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gli occhi, sentivo che mi stavo improvvisamente addormentando. Ma
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stavo improvvisamente addormentando. Ma mi svegliava subito dopo un
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schermo del piano ribaltabile, mi accorsi che il Gatto
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accorsi che il Gatto mi si era accostato di
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il foglio. Il Gatto mi aveva messo una mano
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gli spari ai piattelli. Mi pareva di sentire distintamente
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giorno dopo il Gatto mi chiamò in disparte. ¶ «Sei
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di volermelo far leggere?» mi chiese, fissandomi con grande
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aveva ripreso a evitarmi. Mi accorgevo di spiare ogni
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del suo volto, quando mi capitava di passargli accanto
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potessero vedere le parole. Mi capitava addirittura di trovarlo
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una veste, e allora mi chinavo per raccoglierlo. Ma
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per raccoglierlo. Ma se mi incamminavo col foglio verso
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perché gli pareva che mi aggirassi con troppa insistenza
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spesso con sé perché mi capitava di scoprirlo sul
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molto abbassati, quasi chiusi. ¶ Mi si avvicinò in pochi
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se stesso per allontanarsi. ¶ Mi passò accanto di nuovo
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improvviso contro la ringhiera. ¶ Mi fermai a mia volta
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silenzio verso il refettorio. ¶ Mi mossi a mia volta
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il Gatto di nuovo. Mi pareva che la sua
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erano così forti che mi pareva dovessero staccargli di
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per raggiungere la giostra mi pareva fosse scosso da
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irreale in piena luce. Mi pareva che tremasse nello
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di grande devozione. Ma mi pareva che tutto il
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salendo per le scale. Mi svestii in fretta, senza
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un angolo della salvietta mi pareva che la sua
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con la testa fuori. ¶ Mi pareva che anche il
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come un minuscolo sismografo. Mi giravo meglio di lato
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sul filo dell’acqua. Mi svegliavo del tutto, giravo
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il letto del Gatto. Mi assaliva di nuovo il
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si fosse spenta definitivamente. Mi distendevo un po’ meglio
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di colpo a sghignazzare. Mi passava vicino, mi batteva
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sghignazzare. Mi passava vicino, mi batteva persino una mano
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la mia complicità, e mi accorgevo talvolta con orrore
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talvolta con orrore che mi stava trascinando a mimare
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giocatori di pallone e mi pareva che per un
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galvanicamente fino in cima. Mi fermavo a guardarlo dalla
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guardarlo dalla piccola scarpata. Mi pareva che l’erompere
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con la schiena, ma mi pareva di capire che
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una per una e mi pareva che ogni tanto
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il braccio. Se non mi trovavo lontanissimo da loro
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uscivo dalla chiesa e mi accingevo a salire in
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a salire in dormitorio, mi capitò di fare una
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essersi dimenticato di richiuderlo. Mi accostai per farlo ma
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ma, un istante prima, mi arrestai. C’era dentro
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di ferro che non mi era mai capitato di
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lo soppesavo nella mano, mi atterriva. Lo rimisi al
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aperto...» bisbigliò sollevato quando mi fu vicino, a bassissima
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già la luce grande. Mi sbottonai pianissimo la veste
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fare rumore nella camerata, mi spogliai sotto le coperte
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uomo con gli occhiali, mi parve di capire che
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con forza l’Alleluja. Mi inginocchiai ai piedi dell
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salire necessariamente sull’altare, mi dicevo, per collocare i
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inconsapevolmente la mano che mi pareva che non fosse
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serviva alla mia destra mi segnalò che una delle
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in volto, da dove mi trovavo, ma scorgevo distintamente
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nere sui suoi polpastrelli, mi sembrava che da un
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bruciature sui suoi polpastrelli. Mi pareva dovesse inghiottire assieme
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dire se l’ostia mi si fosse disciolta del
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giro completo del cortile, mi spinsi fin dentro la
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da solo sul pendio. ¶ Mi sfregai di nuovo gli
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nuova espansione del bagliore mi parve di indovinare la
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della boccata successiva non mi permise di schiodarmi dal
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spogliarsi sotto le coperte. Mi alzavo a mia volta
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di schegge, di frammenti, mi pareva di udire nel
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tre letti più avanti. Mi pareva che sopra di
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dell’illimite. “Un tempo...” mi pareva stesse silenziosamente vociando
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dire che questa volta mi incarnerò in un bacillo
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vertiginosi giochi dell’eternità. ¶ Mi accorsi che potevo tagliare
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di sopra dell’altare, mi capitava di rasoiarne file
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resto della fiamma, e mi pareva che non si
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non notarlo. Così come mi pareva perfettamente visibile la
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l’armonio nella chiesa, mi accadde di dover scrivere
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erano così vicini che mi capitava di sconfinare di
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di sconfinare di continuo. Mi aggiravo per un po
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tra loro le persone. Mi ricacciavano fuori, dopo un
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fin quasi al refettorio. Mi giravo da ogni lato
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una grande goccia molle. Mi gettavo a inseguirlo fin
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accorgermi di avere sconfinato. Mi capitava di colpirlo senza
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colpirlo senza sapere dove mi trovavo, e i componenti
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Passava ancora del tempo, mi ritrovavo spintonato in un
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oppure in campi differenti. Mi sfrecciava vicino facendo danzare
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il pallone?” pareva che mi dicesse. “Non lo riesci
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squadra nella schiena. Se mi fossi spostato un po
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chinata sul quaderno, ma mi tremavano le braccia. Oltre
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proprio alle mie spalle. ¶ Mi girai di scatto. I
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piano ribaltabile del banco. Mi ci gettai sopra allargando
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piedi vicino al letto. Mi evitava ma, fuggendo lontano
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dal punto nel quale mi trovavo, corrugava la fronte
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Nella sala studio, quando mi vedeva sollevare il piano
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Molti giorni dopo, mentre mi passava accanto scendendo in
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in refettorio, sentii che mi stava inaspettatamente sussurrando qualcosa
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inaspettata... Non lo nascondo, mi piacerebbe davvero leggere quello
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così in fretta che mi rimase il sospetto di
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sportello. Un istante dopo mi parve che avesse gettato
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indomani, nella sala studio, mi passò vicino all’improvviso
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bello, comunque, se tu mi facessi leggere quello che
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mano sul mio banco. ¶ Mi accorsi che arrossivo, torcendo
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al sonno ¶ Io invece mi trovavo a mio agio
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con la spina dorsale. ¶ Mi vestivo a mia volta
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sulla testiera d’alluminio, mi agganciavo il collare di
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in avanti, perché non mi tagliasse il pomo d
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dove il padre priore mi stava aspettando da un
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paleolitica, discendevo i gradini, mi inginocchiavo prima di risalire
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per il Noctem quietam. Mi slacciavo con un unico
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le piccole luci che mi sembrava fossero ancora accese
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in fondo al letto, mi cambiavo a mia volta
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anche quelle del corridoio. Mi fermavo a metà strada
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occhi, li riaprivo, e mi pareva di riaddormentarmi quando
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costruzione, per due volte mi parve di notare un
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carica d’ossigeno che mi pareva di venire meno
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spirituali. Il tempo passava, mi pareva che il padre
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versi prolungati, acquatici. ¶ «Come mi devo comportare?» chiese il
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era di nuovo allontanato. Mi tolsi gli schettini, mi
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Mi tolsi gli schettini, mi diressi verso una zona
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leggermente imperlata di sudore. Mi sollevavo dal cuscino per
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mani. ¶ Durante le orazioni mi giravo ogni tanto a
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sue parole si fermasse, mi misi a mia volta
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stavo cercando di ascoltare. Mi pareva che la sua
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faccia ossuta sorridesse, quando mi sorprendeva a compiere un
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ciascuno spigolo. A volte mi pareva scomparisse dietro la
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e nel fare questo mi pareva che ci guardasse
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la testa. Passandogli accanto, mi parve di capire che
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decina di minuti, mentre mi stavo togliendo la veste
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frase ogni tanto, mentre mi passavano a fianco. ¶ «Vorrei
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di enorme dilagare. “Ecco!” mi ero reso conto improvvisamente
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venire attraversato dai suoni?” mi chiedevo. ¶ Stavo stringendo così
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frantumati nello spazio. Non mi era difficile distinguere la
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all’altro del cortile. Mi alzai, mi sganciai gli
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del cortile. Mi alzai, mi sganciai gli schettini. Gettai
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in refettorio. A volte mi accadeva, passandogli vicino in
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la coda dell’occhio, mi pareva così teso e
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guardavo i capelli che mi ricadevano sulle ginocchia e
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nel vano della porta, mi parve di vedere che
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era stata tale che mi parve di averlo soltanto
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li guardavo ogni tanto. Mi pareva che tremassero entrambi
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entrò nella propria camerata. ¶ Mi accostai al letto, mi
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Mi accostai al letto, mi sfilai il collare, slacciando
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porta, ma sentivo che mi tremavano le gambe. Dall
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mattonelle con le zampe. ¶ Mi affacciai. ¶ L’altro prefetto
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prima di allora non mi pareva di avere mai
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riuscivo a prendere sonno. Mi sembrava di sentire di
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testolina erano asciutti. Forse mi ero già addormentato e
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poter vedere, e forse mi trovavo in un punto
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prima della messa, mentre mi lavavo agli abbeveratoi assieme
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contro il proprio petto. Mi pareva che stesse parlando
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consueto errore di direzione mi dava la certezza di
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strada anche quella volta. Mi alzavo il bavero del
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il bavero del cappotto, mi addormentavo per un po
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è difficile guidare addormentati” mi dicevo, “basta sognare esattamente
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cofano che si spalancava mi svegliava di colpo. Guidavo
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a poco a poco. Mi accorgevo di avere sbagliato
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in là, segno che mi era sfuggita qualche stradina
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l’intero parabrezza, che mi ero scordato di far
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stato in questi luoghi!” mi dicevo attraversando zone più
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più dove si trova. Mi apparivano per un istante
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saltano fuori questi nomi?” mi chiedevo mentre passavano uno
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di colpo la macchina, mi guardavo attorno. ¶ “Dove sono
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attorno. ¶ “Dove sono finito?” mi chiedevo. ¶ Il sedile della
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messo dentro questa volta?» mi giravo per domandare al
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qualche catasta che bruciava. Mi fissavano sbalorditi dietro la
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guardare. Acceleravo di colpo, mi allontanavo con l’auto
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fuoco non la liquefacesse. Mi fermavo ogni tanto, mentre
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salivo per i crinali, mi accertavo che quella che
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dicevano i due che mi aspettavano in piedi nella
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stoffa ammonticchiate. ¶ «Ma dove mi avete portato, questa volta
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non era disponibile, stasera!» ¶ Mi portavano ogni volta in
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mai sentito nemmeno nominare, mi facevano sempre entrare da
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denti nelle loro bocche. ¶ Mi sistemavo un po’ meglio
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meglio sul mio rotolo, mi pulivo gli occhiali appannati
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Ma dopo poche righe mi arrestavo. ¶ «Fino a che
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stare tranquilli, questa volta?» mi accertavo. ¶ «Oh... non passano
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strada, in pochi istanti. Mi salutavano un po’ perplessi
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mentre andavo di notte. Mi pareva di riconoscerci dentro
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niente, in queste zone...” mi dicevo continuando ad andare
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svoltare a un crocicchio. Mi ritrovavo in zone più
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dovrei essere a Flundia...” mi dicevo riconoscendo la luce
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Le lenti degli occhiali mi si appannavano di colpo
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piede sul primo gradino, mi faceva cenno in silenzio
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un’altra piccola porta, mi invitava a sedere al
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sulla stufa a gas. Mi pulivo gli occhiali appannati
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Un’altra cosa fumante mi finiva qualche istante dopo
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nel piatto. La vista mi si annebbiava di nuovo
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pane...» ¶ «Devo proprio partire...» mi scusavo. ¶ Uscivo in silenzio
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Sentii che il Sempio mi stava prendendo sottobraccio, camminando
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quasi, con dei calci. ¶ Mi girai verso il prefabbricato
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premuta contro il tettuccio, mi allungavo più che potevo
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l’ho già detto! Mi rendo conto che per
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ripartii. ¶ E anche mentre mi allontanavo sempre più potevo
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ormai molto lontano, ma mi pareva di notare che
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nonostante fosse domenica mattina. ¶ Mi guardai attorno. Non c
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questa la piazza principale?” mi chiesi con la testa
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l’impianto era acceso. ¶ Mi guardai attorno di nuovo
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il parabrezza, perché non mi vedessero mentre guidavo con
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suoi occhietti sbarrati, scintillanti, mi pareva stesse cantando sottovoce
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nelle sere. “O Signore” mi dicevo passando in silenzio
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venivano neppure dalle siepi, mi passavano di tanto in
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ancora scricchiolante. La mente mi si annebbiava un po
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la testa sul cuscino. Mi pareva di scorgere sulla
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sia questa la Grazia?” mi chiedevo. ¶ Molti si stavano
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cavità profumate della terra, mi traboccava un po’ dalle
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po’ dalle mani, mentre mi ci chinavo sopra col
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cortile, il suo braccio mi premeva forte la testa
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Si fermò all’improvviso, mi fissò per un solo
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la chiamata?» sentii che mi stava chiedendo. ¶ «Sì, sì
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girandosi verso di me. ¶ Mi tirai su dal sedile
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a tal punto che mi bastava muoverla appena tra
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aspettarci. ¶ «Ecco, ci siamo!» mi parve di sentirlo d
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rasati. ¶ L’uomo calvo mi venne vicino, mi circondò
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calvo mi venne vicino, mi circondò le spalle di
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gli occhi dalla strada. ¶ Mi girai per guardarlo, ma
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girai per guardarlo, ma mi sembrava che atteggiasse il
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Si fermò all’improvviso. Mi pareva di scorgergli una
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tratti nelle curve. ¶ Eppure mi sembrava che si nascondesse
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poco a poco, ma mi pareva che mantenesse i
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per intero la rete...» mi diceva cercando di spostare
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s’incrocia, si dilata...» ¶ Mi sembrava di vederlo arrossire
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gridare al mio fianco. ¶ «Mi si è annebbiata la
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proprio che la vista mi si annebbiasse. Continuavo a
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un passaggio a livello mi incantava di nuovo, in
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questa macchina di plastica!» mi annunciava corrugando la fronte
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sera, in questi luoghi...” mi dicevo continuando a guidare
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c’è più benzina!» mi azzardavo a dire, scorgendo
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prima discesa. ¶ «Hai visto?» mi faceva constatare subito dopo
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stesso tempo non vedere. Mi pareva che l’auto
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La strada svoltava, eppure mi pareva che non occorresse
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questo momento le braccia?” mi chiedevo, perché uno dei
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appannava poco per volta. ¶ «Mi passi lo straccio?» gli
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nebbiolina fumante dalle imboccature. ¶ Mi girai da una parte
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dita, come un fiore. ¶ «Mi rendo conto che il
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dagli altoparlanti. ¶ «Sto parlando?» mi chiese girando la testa
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aveva permesso di arrivare. Mi guardava continuando a gridare
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un po’ di tempo. Mi accendevo una sigaretta per
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sono lunghe queste sigarette!” mi dicevo stropicciandomi gli occhi
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rimaneva a volte incastonata. ¶ Mi fermavo in un paesino
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piena di soffici cuscini. Mi guardavo attorno con gli
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come in un miraggio. Mi fermavo vicino a una
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fino a una porticina. Mi arrestavo di colpo con
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vestiti, su una sedia. Mi allontanavo in silenzio, ridiscendevo
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molto piano i gradini, mi avviavo a piedi verso
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Saranno dei cigni neri...” mi dicevo. ¶ Ritornavo nell’auto
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quando per il sonno mi scordavo di muovere il
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La chiesa era aperta. Mi fermai sbalordito sulla soglia
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sua bocca appariva serrata, mi sembrava che avesse incominciato
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tremare di nuovo, leggermente. Mi avvicinai col cingolo, glielo
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fianchi. Tiravo, tiravo, ma mi pareva che non si
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le sue frange dorate mi pungevano un po’ le
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non saprei dire se mi stesse guardando oppure no
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macchia rossa del messale. Mi girai per prendere il
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piedi dell’altare. Adesso mi voltava la schiena, la
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prefetto, mentre lo rasava...” mi dissi senza fiatare. ¶ Si
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un tratto silenziosa. Non mi ero accorto che il
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devastata. ¶ Un istante dopo mi accorsi che si era
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era girato di nuovo, mi stava passando il turibolo
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colpirgli il volto, ma mi pareva ugualmente che il
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fermo con la mano, mi sembrava che al contrario
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a ogni colpo, e mi assaliva a poco a
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così grande di addobbi” mi dicevo turibolando senza guardare
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subito dopo dall’altra, mi aspettavo di veder scendere
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beccuccio. ¶ Trattenevo il respiro, mi pareva che il Gatto
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della pianeta scricchiolavano forte, mi pareva che l’antica
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riprendevano a sussultare incontrollate, mi sembrava che fosse sempre