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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «mi»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
Vuol dire che non mi vuoi bene. ¶ Col cuore
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1956
per salvarti la vita mi sono fatta fare un
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1956
sempre voluto bene non mi hai portato niente? – chiese
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1956
del mondo. Bisognerebbe che mi offriste almeno almeno trecento
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1956
lenzuola piene di letame. – Mi meraviglio che non sia
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1956
Campriano disse: – Come! Non mi hai fatto desinare? ¶ – Torno
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1956
disse Campriano, – tante volte mi prende la fantasia d
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1956
cercare questo vento che mi perseguita –. Salutò moglie e
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1956
cerchi? ¶ – Tutti gli anni mi porti via i raccolti
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1956
di che mangiare. ¶ – Se mi dài cotesta scatola, ti
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1956
ricordi la scatola che mi avevi dato? Me l
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1956
chiamare subito Geppone. – Oh, mi rallegro, Geppone, mi rallegro
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1956
Oh, mi rallegro, Geppone, mi rallegro che sei tornato
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1956
Sì, e poi voi mi pigliate anche questa. ¶ – No
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1956
di giunta. ¶ – Be’, andiamo: mi renda l’altra e
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1956
ha una gran fame. ¶ – Mi va giusto bene, – disse
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1956
me, nonno, che non mi parla? Me lo dica
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1956
L’ho preso io. Mi dovrebbero dare lo specchio
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1956
E a me nulla mi dettero. ¶ (Val d’Arno
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1956
ho sospirato tanto perché mi nascesse? ¶ Ma il Re
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1956
Guarda che poi lei mi racconta tutto –. (Non era
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1956
ma il tuo servitore mi ha curata. Ho diciotto
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1956
uscita dall’incantesimo. Se mi vuoi sarò tua sposa
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1956
E a me nulla mi diedero. ¶ No, mi diedero
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1956
nulla mi diedero. ¶ No, mi diedero un centesimino ¶ E
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1956
Fate! E se no mi mangiano! ¶ – Se mi dài
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1956
no mi mangiano! ¶ – Se mi dài un bacio, – disse
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1956
mia mamma bella che mi fé. ¶ L’indomani le
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1956
tanti anni che fatico, mi ha dato le scope
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1956
rimedio. Ma se tu mi dài un bacio, io
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1956
Ed a me nulla mi dettero. ¶ (Firenze) ¶ 87 ¶ L’Uccel
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1956
in un anno: tanto mi garba quel bel giovane
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1956
Corte, quanto quel vinaio mi va a genio! ¶ Poi
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1956
sposa: – Ricordati quel che mi hai promesso –. La raccomandò
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1956
che aspettava il bambino. – Mi raccomando! ¶ Anche stavolta, mentre
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1956
Ecco i figlioli che mi sarebbe piaciuto avere da
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1956
Paiono proprio quelli che mi aveva promesso». Ma non
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1956
No, – disse il Re, – mi fate un regalo. ¶ – E
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1956
qui nel giardino e mi dicevo che qua erano
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1956
fratelli. – Fratelli miei, se mi volete bene, sapete cosa
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1956
i ragazzi. – Fratellini, chi mi va a prendere l
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1956
buone –. E aggiunse: – Quanto mi rincresce che non ci
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1956
Che io stasera non mi farò calare da voi
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1956
gli disse, – quella che mi vuole. ¶ Il legnaiolo andò
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1956
vuol fare? ¶ – State zitte, mi raccomando: voglio fare una
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1956
mia! Ti ricordi quando mi dicevi: «Lei è tanto
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1956
e chi era che mi devastava la cucina? ¶ – Io
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1956
Bella impostora! E chi mi devastava la cantina? ¶ – Io
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1956
andrò da palazzo e mi chiuderò in un convento
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1956
donna, – disse l’Uliva, – mi faresti la carità di
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1956
disse l’Uliva. – Se mi vuoi davvero bene devi
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1956
tutto il male che mi ha fatto. ¶ Così il
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1956
di buona gente, che mi ha tenuto allegro. È
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1956
la prima volta che mi sono sentito consolato dopo
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1956
e lui chissà cosa mi dà in regalo! ¶ A
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1956
grande e bello, ¶ Ma mi manca il suo pestello
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1956
indovinata? – chiese il Re. ¶ – Mi scusi, – disse il contadino
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1956
detto che il Re mi avrebbe risposto così, e
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1956
gliela faccio; ma siccome mi manca il telaio, lui
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1956
so io quel che mi tocca fare. Basta che
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1956
tocca fare. Basta che mi troviate una rete da
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1956
e gli domandò: – Galantuomo, mi sai dire se è
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1956
la cosa che più mi piaceva? Io ho preso
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1956
testa. – Oh, scusate, – disse, – mi pettinavo, e ho dimenticato
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1956
e disse: – Allora, cosa mi raccontate di bello? ¶ Gli
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1956
apre dal di dentro. Mi tocca sempre passare attraverso
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1956
vestiti di trine che mi facevo a quella maniera
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1956
ti dirò anche che mi piace. ¶ – Io dico che
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1956
abbracciandola, disse: – Tu non mi riconosci; io sono la
70
1956
disse il Fiorentino. – Non mi par vero di trovare
71
1956
poi, – qui alla Cura mi manca un curato, alla
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1956
un curato, alla fattoria mi manca un fattore, e
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1956
guaio sarà che non mi crederanno.» ¶ – Il curato l
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1956
occhi è un toccasana; mi pare anzi d’averla
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1956
m’hai lasciato? Non mi finisci la cura? Quanto
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1956
vedere a chi non mi crede! – Ma appena l
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1956
era fatto vecchio e mi volle dar moglie: mandò
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1956
udire le mie parole. Mi cacciò via disperata e
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1956
della mia malinconia. «Senti», mi disse, «se tu non
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1956
disse, «se tu non mi prendi volentieri, io sono
81
1956
della mia sorte e mi condussero in questa casa
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1956
in questa casa, dove mi trattarono come un loro
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1956
gli disse: – Maestà, se mi permette, vorrei dirle una
84
1956
una parola, ma prima mi dovrebbe promettere di non
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1956
tristo, pensò: «Se io mi sono preso le legnate
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1956
Giovanotto, – gli disse, – tu mi piaci: i tuoi compagni
87
1956
far da cucina, che mi hai fatto perdere abbastanza
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1956
e tutto quel che mi dite m’entra da
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1956
il Re di Parigi mi riconosca come suo nipote
90
1956
non ha figli, e mi seccherebbe finisse per toccare
91
1956
occhio di sole, ma mi è morta a quattordici
92
1956
la testa se non mi porterà Isolina. ¶ Ma Fioravante
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1956
e disse: – Se lorsignori mi dànno il permesso parlerò
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1956
cavallina: – Basta che Fioravante mi monti in groppa e
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1956
Fioravante: – Se mio padre mi dà licenza di sposare
96
1956
Ma, cavallina… ¶ – Ecco, se mi vuoi bene, questa è
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1956
mi dà i quattrini, mi metto anch’io in
98
1956
Ma a patto che mi lasci dormire una notte
99
1956
Principessa e che lei mi risponda. ¶ Il Re ci
100
1956
ed ammazzatelo. Voglio che mi riportiate il suo cuore
101
1956
farò tutto ciò che mi direte. ¶ – Bravo, – disse la
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1956
Bello salva me. ¶ Non mi resta che trovare il
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1956
bandolo… – Finalmente, s’arrese: – Mi do per vinta. È
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1956
Il fratello si disse: «Mi sarò sbagliato: non è
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1956
la bacchetta, finisce che mi assaltano a tradimento e
106
1956
delle vostre spose che mi farà il regalo più
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1956
buio, chiamando: – Antonio! ¶ – Chi mi chiama? – disse lui, rannicchiandosi
108
1956
Ed a me nulla mi dettero. ¶ (Montale Pistoiese) ¶ 64 ¶ La
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1956
campo così di notte, mi spara dalla finestra! ¶ Era
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1956
il figlio del Re. – Mi pare che voi a
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1956
disse: – Proprio i tappeti mi mancano! Nel mio palazzo
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1956
me la sposo io. ¶ – Mi dispiace, fratello, – interloquì il
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1956
Principe, disse al Re: – Mi permette, Maestà, d’andare
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1956
gli chiederò io se mi lascia venire un mattino
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1956
oste: – Dateci vino bianco, mi raccomando, che non sarà
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1956
mostrò al cacciatore. – Tu mi sei fedele, lo so
117
1956
bambina: – Se il babbo mi dà il permesso, io
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1956
ragazza, – le disse, – voi mi piacete troppo in tutti
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1956
rispose: – Ho paura che mi succeda qualche disgrazia, perché
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1956
pettine, ed ora non mi riesce di trovarlo. ¶ – Il
121
1956
sposa presentò la noce. – Mi vuoi anche canzonare? – disse
122
1956
faccia, ora? Se non mi perdonate, ormai col mio
123
1956
e abbraccerei, e non mi dimenticherei nulla, e chiuderei
124
1956
a morte. Le dice: – Mi vuoi tu per sposo
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1956
importa niente. Se tu mi vuoi, ti sposo. ¶ Per
126
1956
frutta, disse: – Signor padre, mi son deciso a prender
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1956
padre, – disse allora Pietro, – mi dispiace che lei non
128
1956
tu quest’anello che mi diede il mio sposo
129
1956
lì quell’anello. ¶ – Oh, mi perdoni, signor padrone, – risponde
130
1956
Re nostro confinante che mi intima la guerra. Ma
131
1956
il Re. ¶ – E lei mi provi! – insisté la maggiore
132
1956
sorelle, come vuoi che mi fidi di te? ¶ – A
133
1956
favella, ¶ O mamma mia, mi pare una donzella. ¶ Disse
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1956
favella, ¶ O mamma mia, mi pare una donzella. ¶ La
135
1956
favella, ¶ O mamma mia, mi pare una donzella. ¶ La
136
1956
favella, ¶ O mamma mia, mi pare una donzella. ¶ – E
137
1956
Non so cos’è. Mi sento certi brividi giù
138
1956
giù per la schiena… Mi pare un segno cattivo
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1956
Ghirò si fece pallida: – Mi rincresce, Maestà, ma ci
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1956
sta per morire e mi vuole rivedere. Bisogna che
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1956
voi. ¶ E lui: – Nonnina, mi sentite, nonnina? Quanti anni
142
1956
compiuto dieci anni, non mi vedrete venire a riprenderla
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1956
mature. – Oh! se almeno mi toccasse una di queste
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1956
gli disse: – No, non mi posso prendere questo incarico
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1956
stesso che dire che mi manda alla morte. ¶ – Questo
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1956
gli disse: – Sacra Corona, mi dia un cartoccio pieno
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1956
se no la grandine mi rovina il frumento. ¶ La
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1956
vostro marito vuole che mi diate quei due sacchi
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1956
che ora è? Eh, mi senti? Che ora è
150
1956
Sacra Corona. Basta che mi faccia un abito che
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1956
la gobba, e che mi faccia cambiare i connotati
152
1956
disse, – e vedere se mi vengono a servire.» Ma
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1956
disse la bella damigella. – Mi hai reso visibile finalmente
154
1956
Appena l’ho vista mi sono innamorato, e la
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1956
e disse: – Comando che mi diciate cosa vuol dire
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1956
un regno, chi sposarla. – Mi dispiace, – disse lei, – ho
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1956
patto che in cambio mi dia una delle sue
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1956
disse Sandrino, – se no mi tengo sciolto da ogni
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1956
ragazza un po’ incuriosita, – mi faccia vedere questo ritratto
160
1956
io il bene che mi vuole! – E così smaniando
161
1956
queste due, figuriamoci cosa mi dirà la piccina, che
162
1956
po’ allegro, se no mi metto a piangere anch
163
1956
disse la ragazza. – E mi mostri questo ritratto, vediamo
164
1956
disse l’Intendente, – perché mi pare che ce ne
165
1956
guarda quella bocca. Non mi riconosci? ¶ La Zosa dalla
166
1956
signor padre? ¶ – Perché non mi volete mica bene. ¶ – Io
167
1956
signor padre? ¶ – Perché non mi volete mica bene. ¶ – Ma
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1956
te, perché neanche tu mi vuoi bene. ¶ – Ma io
169
1956
non mangia? ¶ – Mah, non mi sento tanto bene. ¶ Provò
170
1956
sparisco e tu non mi vedrai più. ¶ – Ma ci
171
1956
volte che chiedo acqua mi dia acqua, tutte le
172
1956
volte che chiedo pane mi dia pane e tutte
173
1956
volte che chiedo carne mi dia carne. Se no
174
1956
sporcarmi le scarpe che mi servono per dire messa
175
1956
canta il cucolo non mi può mandar via. ¶ – È
176
1956
To’, – disse l’Arciprete, – mi pare che canti il
177
1956
nel discorrere: – Se tu mi portassi una penna anche
178
1956
sono, tento. Se poi mi mangia, amen. ¶ – Senti, io
179
1956
letto. ¶ – Ahi! Che fai? Mi spenni! – disse l’Orco
180
1956
disprezzi così? O domani mi porti il pesce o
181
1956
c’è rimedio e mi tocca di morire, lasciate
182
1956
o sarò morto o mi sarà successa qualche gran
183
1956
Venite pure, nonnina, che mi terrete compagnia. ¶ La vecchierella
184
1956
questo il bene che mi vuoi? Farmi morire di
185
1956
stretti: – Stregaccia infame! O mi rendi i fratelli o
186
1956
di recuperare quel che mi spetta. Cosa volete che
187
1956
perché è meglio che mi sacrifichi io piuttosto di
188
1956
allora lui, subito: – Bellinda, mi vorresti sposare? ¶ Lei tremò
189
1956
sia ritornata, se no mi troveresti bell’e morto
190
1956
avresti trovato morto? Non mi vuoi più niente bene
191
1956
voglio, – lei rispose. ¶ – E mi sposeresti? ¶ – Ah, questo no
192
1956
prova della scatolina. Se mi dà i quattrini, mi
193
1956
Hai visto mamma, cosa mi ha fatto, quella vecchia
194
1956
che fossero toccate. Ora mi tocca passare la visita
195
1956
tutto, io ho fame, mi faccio subito una bella
196
1956
che bel letto! Adesso mi ci corico! – Difatti, ci
197
1956
dire: – Caro signore, io mi sono ritrovata in questo
198
1956
è che tu non mi lasci niente: ricordatelo bene
199
1956
Cosa vuoi? ¶ – Per carità, mi perdoni, ché ho dimenticato
200
1956
sono arrivata. Dunque, nonno, mi faccia la carità, mi
201
1956
mi faccia la carità, mi rifaccia com’ero prima
202
1956
mandate a domandargli se mi vuole in sposa. ¶ – Alzati
203
1956
di Danimarca, e non mi dirà di no. ¶ Gli
204
1956
scrisse a suo padre: «Mi trovo in casa della
205
1956
Strega Bistrega ¶ Se no mi prende e nel sacco
206
1956
prende e nel sacco mi lega. ¶ E la Strega
207
1956
andare a vedere. Domani mi metto in viaggio. ¶ – T
208
1956
io vado; qui tutti mi guardano brutto per via
209
1956
tutta in stracci. ¶ – Figliolo, mi daresti qualche soldo per
210
1956
che aveva. ¶ – Figliolo, se mi dài un po’ d
211
1956
tegami. – Ah, che cosa mi tocca di vedere! Un
212
1956
e: – Sì, sì, non mi manca nulla, peccato però
213
1956
penso nemmeno, grazie. Non mi cambierei neanche col Papa
214
1956
se non la mantengo mi tocca stare chissà quanto
215
1956
non so perché, non mi ritrovo. Sapete dirmi dov
216
1956
sposato nessuno! ¶ – Come? Io, mi son sposato! – e gli
217
1956
O bella! E cosa mi succede! Come mai non
218
1956
qui al paese tutti mi considerano meno d’una
219
1956
Il cane disse: – Se mi dài l’anello, ti
220
1956
cari, non bisticciate tanto, mi siete cari e preziosi
221
1956
parlar tanto, che io mi stanco ad ascoltarti. Se
222
1956
che ne avrete, ¶ Non mi costa né un porto
223
1956
pronto: – Già che non mi vuoi raccontare, piuttosto che
224
1956
la corona o non mi vedrete mai più. ¶ E
225
1956
uno? ¶ – Quanto costa? ¶ – Se mi dài una pecorella, io
226
1956
cani. ¶ – E poi cosa mi dice mia sorella? ¶ – Cosa
227
1956
dire? Se domani non mi riporti tutte e tre
228
1956
lei, omino. ¶ – La pecorella mi muore di malinconia, – disse
229
1956
Mamma mia! Mia sorella mi voleva mangiare, per una
230
1956
sta così bene non mi sgriderà più se non
231
1956
questo il bene che mi vuoi? Mi volevi far
232
1956
bene che mi vuoi? Mi volevi far mangiare dal
233
1956
questa porta! Cosa vuoi? ¶ – Mi manda la mamma, a
234
1956
le frittelle. ¶ – Aspetta che mi metto la camicia. ¶ «Bum
235
1956
Bum, bum.» ¶ – Aspetta che mi metto i mutandoni. ¶ «Bum
236
1956
Bum, bum.» ¶ – Aspetta che mi metto i pantaloni. ¶ «Bum
237
1956
Bum, bum.» ¶ – Aspetta che mi metto la gabbana. ¶ Finalmente
238
1956
viene Zio Lupo e mi mangia! ¶ La mamma cominciò
239
1956
un povero omino che mi ha domandato alloggio per
240
1956
disse la moglie. – Se mi prometti di non mangiarlo
241
1956
e disse: – Questa non mi piace. ¶ Il Re gli
242
1956
e: – Anche questa non mi va. ¶ Venne la terza
243
1956
da assordare. – Questi passeri mi rompono i timpani ogni
244
1956
A me! Se non mi lanciate mai l’ostia
245
1956
sei il lupo e mi vuoi mangiare. ¶ Il lupo
246
1956
sei il lupo, e mi vorresti mangiare come mia
247
1956
Mariettina, per colpa tua mi son rotto una spalla
248
1956
l’astrologo? – si disse. – Mi ci voglio provare.» E
249
1956
che tutti devono morire mi piace poco: voglio andare
250
1956
Ma sì, contentone, anzi: mi fai compagnia. ¶ Così il
251
1956
da un bue. – Signore, mi faccia la carità! – disse
252
1956
sella, – disse il giovane. ¶ – Mi faccia questa grazia, vede
253
1956
lasci entrare, o io mi prendo su mia moglie
254
1956
e non una sola! ¶ – Mi faccia un piacere: io
255
1956
che è sua nonna, mi faccia questo piacere: mi
256
1956
mi faccia questo piacere: mi mostri almeno un dito
257
1956
Sapessi cos’ho fatto! Mi sono fatta piallare! ¶ – Piallare
258
1956
dimmi! Da chi? Che mi voglio far piallare anch
259
1956
venuto a vedere se mi fa la grazia di
260
1956
dirà: «Suoni, bella giovane, mi piace tanto». E tu
261
1956
suono, basta che lei mi dia quel fiore che
262
1956
disse. – Suoni, suoni che mi piace tanto! ¶ La figlia
263
1956
suono, basta che lei mi regali quel fiore che
264
1956
ebbe finito, disse: – Adesso mi dia il fiore. ¶ – Eccolo
265
1956
di lei che diceva: – Mi hai ridato la vita
266
1956
Padroncina, – disse la vecchia, – mi faccia la carità, mi
267
1956
mi faccia la carità, mi dia qualcosa. ¶ – Sì, benedetta
268
1956
con su scritto: ¶ Chi mi veglierà per un anno
269
1956
la ragazza. – Ora non mi resta che rimanere qui
270
1956
al quarto giorno chiamami. Mi raccomando, non sbagliarti! ¶ – Stia
271
1956
Quell’anima nera non mi ha chiamato e io
272
1956
ma dormiva sempre e mi serviva a poco. ¶ – E
273
1956
che io ti porti. ¶ – Mi faccia questo piacere, – disse
274
1956
disse la ragazza sospirando, – mi porti un acciarino, una
275
1956
bene, sta’ tranquilla, non mi dimenticherò di portartele. ¶ Partì
276
1956
guardò bene in faccia. – Mi scusi se le domando
277
1956
disse il Re. ¶ – Allora, mi stia a sentire. Faccia
278
1956
ha detto che non mi sarei maritata se non
279
1956
coltello rispose: – Sì che mi ricordo. ¶ – Ti ricordi quando
280
1956
coltello rispose: – Sì che mi ricordo. ¶ – E di quando
281
1956
le ho detto che mi lasciasse dormire tre giorni
282
1956
stanca, e lei invece mi ha lasciato dormire tutta
283
1956
il coltello rispose: – Purtroppo mi ricordo. ¶ – A chi sarebbe
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l’aveva sposata. ¶ – Ora mi dicano loro a chi
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schiava da lei comprata. Mi dicano ora lorsignori che
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un Mago. – Signor Mago, mi insegni un po’, – gli
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un’osteria? ¶ – Sì che mi ricordo. ¶ – Ebbene, mentre lei
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si spaventò: – Per carità, mi lasci andare, aspetto un
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Se non amate me mi uccido –. Si trafisse col
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innamorarono di lei. – Se mi lasci passare una notte
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donna? ¶ – Non voglio ricompensa, mi basta che tu m
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che quelle tre vecchie mi fanno tanto ridere, lascia
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qui dentro e non mi puoi tradire. Per uccidermi
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per lui. ¶ – Oh, Maestà, mi perdoni… Faccio subito cancellare
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Tagliami pianino, se no mi fai male –. Il pastore
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da resche di pesce mi sono trasformata in seme
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quando non ci sei mi ritrasformo in bella Bargaglina
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stavo sotto il tavolo, mi tirarono un osso e
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tirarono un osso e mi picchiò sul naso, e
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due ragazze non bastano: mi dareste anche la terza
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Naso d’Argento. – Tu mi sembri una brava ragazza
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il Diavolo. ¶ – Sì che mi fido, tanto più che
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roba a lavare, non mi vuota la casa», e
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Con questo sacco pesante mi son rotto le ossa
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domattina, anche se non mi sento bene e non
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sento bene e non mi trovate alzata potete prenderlo
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di speranza. ¶ – Ma se mi manca il capitano, – fece
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han soldi e non mi fan far più niente
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e si disse: «Ora mi siedo là per mangiare
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alla finestra, gli disse: – Mi dai quei fiori che
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chiamare: ¶ – Rana, rana! ¶ – Chi mi chiama? ¶ – L’amor tuo
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m’amerà ¶ Quando bella mi vedrà. ¶ E la rana
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fosso: ¶ – Rana, rana! ¶ – Chi mi chiama? ¶ – L’amor tuo
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m’amerà ¶ Quando bella mi vedrà. ¶ Saltò su una
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io parto, ma tu mi devi promettere che non
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Caro papà, – ella disse, – mi piange il cuore di
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avere un pappagallo che mi tenga compagnia. ¶ Il mercante
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discorrere col pappagallo. – Cosa mi racconti, pappagallo? ¶ – Ti racconterò
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torna mio padre. Non mi disturbate. Pappagallo, continua la
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trovarono un bel giovane. – Mi perdoni, signor mercante, – disse
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mio rivale voleva rapirla, mi sono presentato sotto le
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di gridare. ¶ – Allora cosa mi raccontavi, prima? – fece il
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gli fa: – Se tu mi dici chi è che
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o Croc travestito. Adesso mi travesto anch’io e
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come un mendicante. Chi mi dà da mangiare della
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nonnina! – disse il Principe. ¶ – Mi siete simpatici, – disse la
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disse la sposa, – non mi considero più figlia d
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l’incantesimo e non mi vedrai più! O se
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vedrai più! O se mi vorrai rivedere dovrai riempire
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per niente, basta che mi lasci dormire una notte
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tu dormi e non mi senti! ¶ E così durò
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spatusso, ¶ E a me mi lasciarono dietro l’uscio
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signora maestra, ¶ La scala mi tira la vesta! ¶ E
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signora maestra, ¶ La scala mi tira la vesta! ¶ Stavolta
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signora maestra, ¶ La scala mi tira la vesta! ¶ – Io
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il giovane. – Se lei mi porta da suo padre
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Non sei neppure meridionale!» mi diceva un severo amico
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per un fatto che mi legava alle fiabe, e
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esterno di possesso: anzi, mi poneva di fronte alla
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di racconto. Così, più mi sospingevo nella mia immersione
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ero tuffato cadeva, e mi sentivo ammirato e felice
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e gambe. Ogni poco mi pareva che dalla scatola
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unica convinzione mia che mi spingeva al viaggio tra
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carta i testi che mi sono serviti da materia
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o più versioni che mi sono sembrate le più
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vario genere in cui mi sono imbattuto nella mia
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loro bellezza, oppure che mi sono serviti a rappresentare
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esser prese in considerazione. ¶ Mi sono servito pochissimo delle
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della Calabria; e poi mi veniva bene di mettercele
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testo popolare genuino non mi potrà perdonare d’averci
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il lavoro: quante volte mi sono trovato di fronte
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un metodo diverso. Non mi soffermo sul secondo tipo
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quel che il testo mi suggeriva. Talora esso m
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del barbiere), talaltra invece mi si presentava come un
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il Belfagor di Machiavelli, mi sono messo a giocare
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poetica. ¶ In tutto questo mi facevo forte del proverbio
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ineguale. D’alcune regioni mi sono trovato a disposizione
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suoi figli (…) ¶ La Messia mi vide nascere e mi
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mi vide nascere e mi ebbe tra le braccia
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proverbi. E (caratteristica che mi sembra già personale, di
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una facezia triestina (44).24 Diverso mi pare lo spirito delle
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quel che ho trovato mi conferma in un’idea
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abbiamo della Lucania,39 e mi pare (da quelli che
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una lama d’ironia, mi pare caratteristico dell’isola
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della fiaba siano là mi pare indubbio.43 Ma, detto
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di trasformazioni si sottomette, mi par di ravvisare una
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Signuri mei, chi cunsigghiu mi dati?”»; oppure più rapidamente
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indirizzò nel lavoro e mi mise a disposizione la
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Università di Roma, che mi diede preziose indicazioni bibliografiche
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preziose indicazioni bibliografiche e mi fece usufruire dei libri
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Vidossi di Torino, che mi è stato guida competentissima
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a. VI (1886), nn. 2, 4, 5. ¶ 7. Non mi soffermo qui, se non
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così importante folkloristicamente che mi è dispiaciuto escluderla; ma
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sulle raccolte di cui mi sono servito. Più precise
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gli opuscoli di cui mi sono servito. Ma una
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sarda molto importante. Io mi sono soffermato su un
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le mie 194 e 195), che mi paiono i migliori testi
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n. 3). ¶ 45. Il metodo finnico mi pare indispensabile per fornire
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una vera dialettica storica) mi pare giustifichino anche le
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Ragusa 1884), opera di cui mi sono occupato nell’introduzione
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m’ha rapita e mi tiene prigioniera, – disse la
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Vedi questa montagna che mi nasconde il sole? Domattina
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il sole? Domattina quando mi sveglio voglio avere il
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Bisogna che entro stanotte mi dividi i piselli dalle
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per essere troppo bella ¶ Mi son tagliata la mia
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d’esser servita bene; mi volete dare per cameriera
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Lo vedi, io non mi posso muovere da letto
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di truppe pensò: «Qui mi rubano le lenzuola», e
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disse: «Visto che nessuno mi dice niente, io me
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mio segreto! Così non mi potrai più liberare! ¶ – O
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Chiese al padrone: – Vossignoria mi vuol dare un pezzo
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un pezzo di pane? Mi sono sperso in questa
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carnevale, e neanche stavolta mi darete un po’ di
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sorelle? ¶ – Ih! Di tutto mi puoi discorrere, fuorché di
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ho in cuore che mi fa sentire quel che
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Ma chi è che mi chiama? ¶ Si voltò un
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e il padrone non mi dà niente. ¶ – Senti come
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neanche il bue vecchio mi date?» A me il
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me il padrone non mi può vedere, perché non
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mai voluto lavorare, e mi regalerà a te. Hai
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neanche il bue vecchio mi volete dare, che ha
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disse: – E voialtri cosa mi consigliate? ¶ – A mezzogiorno gli
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salì dal Re: – Papà, mi benedica. ¶ – Oh. Hai finito
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Ora che ti sposi mi devi ammazzare e tutte
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che sogno ho fatto! Mi pareva come tante ciliege
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ciliege, tante mele che mi pendessero in bocca: e
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tante rose, tanti gelsomini… Mi pare ancora di averli
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E che vai cercando? ¶ – Mi sapreste dire dove spunta
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Che abbiamo, che abbiamo? ¶ – Mi sa dire dove spunta
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benedetto… ¶ – Che vai cercando? ¶ – Mi sa dire dove spunta
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zampa, e per soprasaluto mi dovete far parlare con
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ridato la vita! ¶ – Ora mi dovete far parlare col
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Sole traditore, tu solo mi potevi ingannare, e non
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mezzanotte e mezzo, così mi ripiglio la mia roba
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ragione del torto che mi avete fatto. ¶ Il Re
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a vederlo, stasera? ¶ – Magari. Mi ci portate? ¶ Quella notte
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la Regina in persona. – Mi volete dire chi c
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Papà mio, quel ragazzo mi piaceva, ma ho visto
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lo scialle solo se mi facesse dormire nella prima
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curatolo. ¶ – Sarà: ma non mi hai l’aria di
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Tu lavorerai per me. Mi sta per nascere un
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da fargli il corredo. Mi aiuterai a cucire –. E
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buio, volevano ammazzarla. – Perché mi dovete ammazzare? – piangeva la
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gioie, basta che non mi ammazziate! ¶ I manigoldi presero
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nominarono loro Caporale. ¶ – Giacché mi date questo onore di
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la mula capo-redine, – mi deve dare più orzo
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mancare qualche pecora. – Quanto mi date se non ve
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confessore, e pensava: «Ora mi tocca dirglielo, e morirò
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Triste destino! Ma prima mi confesserò e prenderò la
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il padre salì. – Non mi conoscete? – gli disse. ¶ – Se
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Se devo dire, non mi parete una faccia nuova
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vecchia: – Nonna mia, se mi fate fare una conversazione
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goduto della mia persona, mi ha rubato lo stivale
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voglio solo che tu mi faccia vedere in viso
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per qual cagion ¶ Non mi pota il mio padron
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testa! ¶ – Entri soltanto, poi mi faccia quel che vuole
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sento la vostra voce mi scorporo dal corpo di
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la Reginetta! Ehi, Diavolozoppo, mi sentite? ¶ Ma delle promesse
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le cuoia! ¶ – Ma non mi dite! Ma lasciate andare
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per guarire vostra figlia mi manca solo una cosa
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gli è successa. Chi mi racconterà la più terribile
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Una volta mio padre mi mandò per un commercio
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i luoghi. A sera, mi disse: «Venite con me
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e loro a segni mi facevano capire che sarei
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compagni: «E adesso?» «Zitto», mi dissero, «ogni mattina il
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Gigante disse: «Vediamo», e mi tolse dalla gabbia. Presi
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accarezzò sul capo, e mi diede un anello. «Mettiti
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dito e sarai libero», mi disse. Io mi misi
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libero», mi disse. Io mi misi l’anello e
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fui fuori dalla casa. Mi misi a correre per
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per la campagna finché mi ritrovai davanti alla porta
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Sono di nuovo qua?» Mi misi a correre nella
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opposta e corri corri mi ritrovai ancora davanti a
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finestrella una bambina, che mi disse a bassa voce
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ma dovetti esclamare: «Non mi esce più dal dito
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appoggiai la mano e mi mozzai d’un colpo
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volta mio padre, mercante, mi diede una somma di
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toccava a me non mi lasciavo ammazzare. Toccò al
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allargò le braccia, e mi disse: «Sono qui, fratello
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piangeva il cuore, ma mi feci forza e l
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l’aquila. Quando non mi restava che l’ultimo
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aquila volò e io mi tenevo appeso, via per
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una montagna, e io mi buttai. Sdirupa di qua
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qua, sdirupa di là, mi salvai la vita e
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sempre le mie devozioni, mi inginocchiai accanto al letto
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nel letto, e io mi distesi sotto il letto
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gran burrone, e io mi sentii già sfracellato. Ma
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io tirai il fiato. Mi misi ad aspettare il
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Appena venne il sole, mi affacciai alla finestra, a
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Giustizia, venne alla locanda, mi liberò e arrestò il
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getto le pietre, lui mi lascia quassù in cima
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levante. Tutti gli anni mi fa questo scherzo, e
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e tutti gli anni mi mangio un suo servitore
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si avvolse nel mantello. – Mi vedete? – chiese. ¶ – No! – risposero
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i briganti. ¶ – Allora non mi vedrete mai più –. Scappò
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nell’orto, ma non mi riesce mai di mangiare
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mangiano. Ora, io vorrei mi facesse la grazia che
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una mosca dentro e mi fa schifo berlo. Entraci
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e passò una povera. – Mi fate la carità, devota
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per avere troppe bellezze ¶ Mi son tagliata le mie
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suo padre. – Grazia, Maestà! Mi voglio sposare! Voglio in
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è la volta che mi dovete aiutare. Mi serve
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che mi dovete aiutare. Mi serve un brigantino pronto
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a una ragazza che mi piaceva a Palermo. Vi
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di partire. ¶ – Partite, e mi lasciate così con un
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sai! Se no io mi risposo! ¶ – E risposatevi! Chi
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è lo schiaffo che mi dovevi dare! – esclamò, e
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casolare stava un vecchio. – Mi date asilo? – gli chiese
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disse: – Figlio mio, io mi faccio vecchio, tu ti
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Oh, madre mia, cosa mi resta da fare, così
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dire: – Ebbene, Maestà, se mi volete in visita, dovete
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disse al compare, – non mi dovete dir di no
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come vi chiamate? ¶ – Io mi chiamo: «Don Giovanni Misiranti
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mie molte occupazioni non mi permettono di perder tempo
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Sorte mia, – diceva, – qui mi devi aiutare ancora. ¶ Fece
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a cavallo, e voi mi venite dietro. ¶ Don Giovanni
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palazzo? ¶ – Figuriamoci se non mi piace! – disse Don Giovanni
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Come ti chiami? ¶ – Io mi chiamo Pidduzzu, maestà, – disse
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Pidduzzu, – in questo modo mi mandate via? ¶ – Mi dispiace
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modo mi mandate via? ¶ – Mi dispiace, – disse il Re