Pietro Giannone, Vita scritta da lui medesimo, 1741

servidore e delle serve, mi determinai partire verso la

alla ventura primavera, io mi avrei consumato il contante

il quale non poco mi alleggerì la cura e

la dura necessità che mi costringeva di ritirarmi, e

que' pochi anni che mi restavano a me stesso

obblighi che le professo, mi costringono ad averne perpetua

di Spagna. Ristabilitomi alquanto, mi portai dall'ambasciadore, ch

la dura necessità che mi costringeva a ritirarmi a

di Francia, il quale mi usò gran gentilezze e

piazza di San Marco, mi vidi, fuor d'ogni

alle tante domande che mi facevano, spezialmente della mia

que' pochi anni che mi restavano a me stesso

di loro, ché non mi sarebbe riuscita ingrata la

m'incontrava, che non mi salutasse per nome, e

mia professione d'avvocato mi obbligasse di sapere il

lor feste. ¶ Mentre io mi tratteneva a Venezia, ecco

l'ambasciador di Spagna mi manda ad avvisare che

per saperne la cagione, mi disse ch'eragli stato

per mia istruzione. E mi palesò che l'ambasciador

della mia persona, né mi ritirava in Napoli, se

e miscredente. ¶ Né io mi lusingava che le stesse

Napoli dal conte, che mi negasse il passaporto. Anzi

o di Francia, non mi lasciassero entrare nel Regno

moglie) il torto che mi si faceva d'impedirmi

che cittadini, i quali mi rendevano sommo onore, per

di cui ora non mi sovvengono i nomi; e

sonante ed orgoglioso. E mi ricorda che, condotto dal

me, certamente che non mi conferiva punto; e tanto

apriche ed amene campagne, mi rincresceva vedermi in luogo

tanta cortesia e gentilezza mi favorivano, volle distinguersi il

Rovigo nel Polesine, istantemente mi richiese che io dovessi

campagne, le quali non mi sarebbero riuscite ingrate. Io

quelli, spargendo che immeritamente mi si facevano tante grate

del mar Adriatico, non mi conformava co' sentimenti della

gentiluomini stessi, miei amici, mi risolsi in due brevi

di storia ecclesiastica; e mi disse che, essendo egli

quello di San Luca. Mi mostrò alcuni manuscritti di

affettuose e sincere espressioni, mi offeriva che io rimanessi

to, che più volte mi mostrò a questo fine

onde lo pregava che mi lasciasse stare quell'inverno

nella primavera ventura, non mi sarei abusato delle benignissime

approvarono e fuvvi chi mi consigliasse anche di darle

fu il primo che mi diede notizia del romore

di averlo e, mostratomelo, mi accorsi subito che quel

pregandolo che con efficacia mi raccomandasse in quella corte

che andava a dovere, mi promise ch'egli l

spesso capitavano Napolitani, questi mi mostrarono le nuove monete

loro monete, che pur mi furon mostrate a Venezia

da due occasioni, che mi obbligarono a rivolgergli altrove

da' medesimi. ¶ Adempii quanto mi fu imposto, ed in

gli avvocati della Città mi scrivevano commendando la mia

Ma due forti cagioni mi mossero al contrario. Primieramente

le loro scipitezze, ma mi lasciassero in pace: poiché

anni di vita, che mi restavano, che a queste

brighe, le quali non mi avean recato altro che

fine di quest'anno, mi posi a rispondere, una

stampe dalla sua società, mi scriveva, che desiderando egli

brighe sopra quest'Istoria, mi trovava aver notate più

quanto io de' medesimi mi trovava avere scritto, della

gl'imperadori d'Oriente, mi mostrò la moneta d

e fatal destino, che mi si rivolgessero i benefici

che domestiche mie sventure, mi mossi daddovero a pensar

tutta la gentilità non mi giunse nuovo, né strano

suo Redentore. ¶ Questi studi mi fecero, in quest'anno

di Medeling; sicché non mi ridussi in città, se

di natura dell'uomo, mi posi ad investigare il

di Spagna di Vienna. Mi convenne, però, prender la

rimirava, come se nulla mi calessero, ed attendeva a

in questo nuovo anno, mi furono amareggiati per i

dalle loro esortazioni e mi ritenni, aspettando che il

i costumi, o pure mi desse più opportuna occasione

a me ignote; e mi avvidi quanto in vano

poiché niente da quello mi veniva, nulladimanco cominciai a

che il seguente anno mi si fosse resa l

difficile. ¶ Con tutto ciò mi lusingava, drizzandosi gli apparati

esacerbandosi, per proprio esperimento mi fecer conoscere che la

mandarmelo, ma di vantaggio mi scriveva miserie, e che

pure il mio pagamento mi sarebbe riusciuto difficile; ed

perdersi, con tutto ciò mi restai, volendo sperimentar l

piazze di quel regno. ¶ Mi rivolsi finalmente ad implorar

ben sapessi che tutto mi sarebbe riuscito inutile; e

potermi aiutare, che piuttosto mi consigliava a ritirarmi, sicome

che vi era dentro, mi disse che, s'egli

Onde, come buon amico, mi consigliava a partire, e

giacché la dura necessità mi costringeva a farlo, per

non perdita. ¶ Or, chi mi dava questi consigli e

dava questi consigli e mi esortava a partire era

Io gli risposi che mi sarei appigliato a' suoi

di dar questo passa, mi facesse la grazia, avendo

d'altra soccorso, che mi desse permissione di tornarmene

destino m'avrebbe condotto. Mi promise di farlo, e

le mie speranze. Sicché mi determinai a partire, e

contante che avea, non mi rimaneva altro ricorso, se

riscuoterne duecento fiorini. E mi fu risposto che, correndo

l dolore che amaramente mi trapassava il cuore, era

molti impegni d'amici, mi fossero restituiti dal banco

che dimorava a Vienna, mi richiese che io prendessi

anni, secondo le occasioni, mi eran commesse. ¶ Dagli emolumenti

negare, che la villeggiatura mi riuscì non men acconcia

di luglio. Dove arrivati, mi sopraggiunse un'occasione, la

ambizione degli uomini non mi fossero stati d'impedimento

fossero stati d'impedimento, mi avrebbe per nuovo merito

reggenti ed altri che mi sentivano; e poiché erano

infingardo, come se niente mi dovesse importare la conservazione

ciò con un sogghigno, mi animò a replicargli che

del Consiglio. ¶ Questa traslazione mi riuscì molto comoda, e

loro cortesissime lettere che mi scrissero, i due Menckenii

aveano i forestieri, non mi valse niente presso gli

per pretesto d'escludermene), mi risolsi a volgere altrove

que' mille fiorini che mi eran somministrati per mio

di vacanze, il marchese mi disse che bisognava che

mostravano desiderare che io mi emendassi, e tornassi dalla

era settimana che non mi scrivesse delle cose, anche

via per riconoscerle. E mi scrisse il consiglier Grimaldi

del gesuita nol meritava, mi disobbligarono d'apparecchiarmi ad

qualche settimana in Roma, mi disse che parlando con

colla corte di Roma, mi rispose con un sogghigno

forti ed efficaci argomenti, mi era convertito ed avea

sua opera, cercandogli che mi risolvesse, se chi teneva

e vigorose lettere che mi avea scritte in abscondito

piacque sopra modo, e mi stimolavano a doverla dare

entrati nel 1730. ¶ Nel quale, mi scrisse il reggente Castelli

come che in villa mi mancavano alcuni libri a

quest'anno Menckenio padre mi mandò da Lipsia la

innanzi; e Menckenio figlio mi scrisse da Lipsia, che

quali in quest'anno mi vidi posto dalla voracità

ed il mio bisogno mi stringeva, da necessità costretto

costretto, vedendo che niente mi giovavano le doglianze che

col quale, perché non mi fosse differito il pagamento

avvenire, se bene non mi fosser pagate mese per

le commissioni, che prima mi eran date per difesa

uso; nulladimanco ciò niente mi giovava, poiché il marchese

Vienna, per regolarsi. Onde mi scrisse che, non sapendo

volendo intendere di Rialp. Mi volsi con ciò al

essere promosso, e che mi fosse adempita la real

trasferita a Medeling, che mi riuscì più amena, poiché

valle, che al ritorno mi copriva dal sole fino

più perdendo speranza che mi fosser attese le promesse

vedendole tirar in lungo, mi quietai, aspettando tempi migliori

aspettando tempi migliori, che mi lusingava poter arrivare. Ed

poter arrivare. Ed intanto, mi disposi a vivere a

aveasi in sua casa, mi ritirava nella mia, e

che a questi studi mi fu di molto aiuto

somma cortesia e gentilezza mi offeriva tutto ciò che

marchese, con un sogghigno, mi rispose ch'egli, fino

natura ed andamenti, non mi sgomentai; sicome poi conobbi

la mia buona sorte mi offerì il marchese Clemente

e grado più remoti, mi fece richiedere che sarebbegli

o che Sua Maestà mi facesse tornar in Napoli

nella sua imperial corte, mi desse mezzi di potermici

Argento in mia commendazione, mi riguardava con occhi più

di venti anni”, egli mi replicò che ben mostrava

di Zinzendorf, al quale mi condusse il cavalier Garelli

ricevé con piacere, e mi fece esibizioni generose, lungamente

cominciava a svanire. E mi ricordo che, nel giorno

Nel tempo stesso, sicome mi riferì poi il cavalier

il solito, a Laxemburg, mi riusciva più incomoda e

in vari villaggi intorno, mi obbligavano a seguirli, per

nel suo real servizio, mi fossero, per mio sostentamento

economici credettero, che almanco mi si dovessero assignare cento

il marchese Clemente Doria mi disse che fossi contento

con gli altri diritti, mi erano puntualmente pagati mese

per mese. Ed io mi ebbi pazienza che, se

da Sua Maestà, che mi fu data. Nella quale

pregai vivamente che non mi tenesse lungamente ozioso ed

umilmente gliela baciai. E mi ritrassi, uscendo fuori, nell

della benigna udienza che mi avea data. ¶ Non mancai

del papa, se ben mi nocesse per un verso

verso, per quest'altro mi giovò, poiché il nunzio

Il marchese di Rialp mi disse che veniva scritto

arbitrio di scrivere, così mi si permettesse, se pur

fuori, fosser tali che mi obbligassero a difendermi e

ed onore. ¶ Il marchese mi rispose che stessi io

in vece di questa mi mandarono alcune allegazioni stampate

amici di Vienna, che mi avvertissero a star cauto

abbandonarmi (e con effetto, mi si continuava puntualmente, mese

con propria servitù. Onde mi appigionai una picciola casa

alcuni libri, de' quali mi era provveduto per mio

mio sollievo, e perché mi si rendesse meno noiosa

loro; la quale nemmeno mi giovò, perché essi erano

negli Spagnoli. ¶ Gli amici mi consigliavano con gli altri

ne riputò immeritevole, anzi mi disse, che gli avessi

che mal riferivano, che mi mostrassero qual fosse questa

che io insegnava, giacché mi riputavano capo d'una

ogni scossa di queste mi metteva a terra. ¶ Conobbi

bene ed affezionate, volentieri mi deliberai ad unirmi con

vi fosse risparmio e mi costasse la stessa spesa

la stessa spesa, che mi bisognava essendo solo, con

che la divina Provvidenza mi avesse serbata questa unica

avvedutezza e sollecitudine, che mi soleva dire quel buon

ed ogni altro che mi bisognasse, e facendolo con

affezione, lealtà ed esattezza, mi alleggerì di molte fastidiose

segno di suo trionfo. ¶ Mi accorsi ancora, che s

veduto di persuaderlo. Ben mi accorsi da ciò, che

accorsi da ciò, che mi sarebbe riuscita ogni opra

parlar grave e misterioso mi rispose che avrebbe informato

partenza fosse tenuta nascosta, mi giovò la somma cordialità

viceré, il quale sollecitamente mi procurò dal viceré il

E, con mio stupore, mi avvidi che i monaci

del viceré, gli pregai mi procurasse presto imbarco per

partire, non senza riso mi disse il Cessa che

prolungava la partenza, talché mi trattenne ivi otto giorni

solito miracolo. ¶ Non poco mi sollevò tal notizia, avendo

non erano vani. Poiché mi scriveva ch'egli, il

far lo stesso. E mi disse poi il reggente

scovrì chi fosse. E mi disse che mandò nel

il sale, e che mi accingessi alla partenza, uscii

consiglier Fraggianni, mio amico, mi fu offerto; il qual

città, li quali benignamente mi accolsero e mi provvidero

benignamente mi accolsero e mi provvidero di cavalli, per

farmi compagnia. La quale mi sollevò non poco, poiché

suoi interessi co' cognati — mi alleviò di molte cure

dal mio uomo non mi si fosse trovato alloggio

solite fole de' gazzettieri, mi affrettai ad aprir il

piego, che mio fratello mi mandava da Napoli, e

anche per questa via mi rendesse più odioso alla

l'opera era dedicata, mi additasse la maniera come

partisse per Praga. E mi rispose che, come bibliotecario

di quanto a torto mi s'imputava; e che

stata grata, ché, sicome mi riferiva lo stesso Garelli

per trovarsi questo impedito, mi disse che avea veduto

un altro; il quale mi disse che l'aspettava

corte, ora cardinale, che mi usò gentili cortesie e

alcuni nostri Napolitani, questi mi dissero che eran da

e benefici; i quali mi riputavano ingiurioso ed irriverente

di me più teneri, mi scusavano con dire che

che io, come naufrago, mi era appigliato alla prima

e dimora a Praga mi sarebbe riuscita quanto dispendiosa

molta probità e che mi amava, e di me

stima e concetto. Questi mi disse che, se bene

decreto, alcuni miei amici mi consigliavano a farne risentimento

vitto: e tanto più mi c'indussi, perché tenea

egli, con somma umanità, mi fece avvertire dal medesimo

dopo l'arrivo, quando mi parve che fosse il

di sua mano, che mi fece segno, essendo io

io in ginocchio, che mi alzassi, cominciai ad esporgli

Francia nel lor reame, mi avea addossato la malevolenza

di Savoia, il quale mi accolse con somma umanità

umanità e cortesia, e mi tenne seco più d

e che io volentieri mi offeriva a farne confronto

principi. Onde tanto più mi invogliai a proseguire l

nella strada dell'avvocazione, mi era a bastanza fatto

in Napoli, la qual mi rese presso tutti pur

lunga di duecento anni. Mi fu data con ciò

meno strepitosa, che grave, mi accadde di trattare ne

difendeva que' del Vinchiaturo, mi appoggiava a' termini naturali

Ma fece peggio, poiché mi diede occasione, confutandola, di

territori. ¶ Queste cause, sicome mi portarono notabili guadagni, così

portarono notabili guadagni, così mi accrebbero il numero de

del Regno, temeva non mi fosse d'impedimento, accrescendo

civile. Ma, sopra tutto, mi giovava delle ferie estive

interposto dalla gran corte. Mi fu d'uopo, quindi

fatiche di mio fratello, mi presi le case di

la stampa, se non mi fossi veduto vicino al

avea data all'opera, mi animò a proseguirla. Ma

una grave ipocondria, che mi cagionava incessanti rutti ed

la mia professione che mi dava il pane, onde

il ber dell'acqua, mi ridussi ad un sol

dal vino all'acqua mi diede pena ed una

fermo nel proposito, non mi smossi; sicché, passatami poi

più forte alla digestione, mi liberai da quell'acido

in età molto avanzata, mi trovo coll'acqua pura

ipocondria, la quale sovente mi cagiona de' rutti pur

io solea portarmi. Queste mi facevan dimenticare e posporre

riposavo in lei, né mi dava altro impaccio che

gli ultimi cinque; sicché mi risolsi di cominciar la

la quale, richiedendo tempo, mi faceva sicuro che frattanto

opportuna occasione, la quale mi liberò di commetterla a

da ogni commercio; sicché mi riusciva più comodo nelle

era quasi tutto logoro, mi convenne somministrargli anche il

di alcune cause vinte mi posero in istato, oltre

anni continui: ciò che mi diede tempo di terminare

non devo tralasciare che mi fu di grande e

in nome della quale mi furon rese le grazie

per la mia ritiratezza mi avean dato il soprannome

opera, ma che altri mi avesser somministrato aiuto e

tutte queste cose non mi giovarono a niente. Tanto

sparse. ¶ Io, intanto, non mi sgomentai di tali romori

gli altri, non, come mi avean dipinto i frati

Lo stesso più volte mi avvenne stando a' tribunali

dar passo, che non mi vedessi premuto dalla calca

sedendo io a' tribunali, mi si accostò e, presami

dimandatogli di chi intendesse, mi rispose con sogghigno e

Gennaio, colla quale niente mi giovava se, col libro

sì fiera procella, che mi soprastava. Si aggiungeva che

conoscessero i torti che mi eran fatti in Napoli

quando prima con sollecitudine mi richiese un essemplare, per

ivi ben ricevuto; sicché mi convenne, per altra strada

dagl'idioti, per guarire mi erano additati. ¶ Infra gli

e rispostogli di no, mi fece inginocchiare, e recitatomi

stanchezza di membra, che mi sentiva più quando era

di vantaggio sovvenire; e mi credeano di età tale

piccioli, potessi sostentarmi. Sicché mi risolsi, dopo preso il

leggi e decretali che mi furon prescritte; e dal

tutti approvato che fui, mi vestirono di toga, mi

mi vestirono di toga, mi posero una berretta in

canonico, con ampie formole mi diedero facoltà di poter

studi delle Istituzioni, poiché mi fu proposto un avvocato

non voglio ricordarmi, acremente mi riprese dell'elezione fatta

dell'elezione fatta e mi diede non pur consiglio

efficaci parole, conducendomi seco, mi raccomandò al medesimo; e

a sentire. Ond'io mi ascrissi in quella congregazione

solida morale cristiana, e mi fece accorto di non

gli altri scrittori forensi mi resero abile a poter

sua avvocazione, anzi queste mi riuscivano più acconce al

tempo, come suole avvenire, mi furon commesse altre cause

più venendone delle nuove, mi posi in istato di

altre gravi sue occupazioni, mi diede l'incombenza di

io vi dovessi scrivere, mi fu data occasione di

avvocati che da' ministri, mi rese più noto ne

cause consimili di tenute, mi ricercavano questa scrittura e

altri di questi accademici, mi strinsi con nodi di

feto umano. ¶ Questi studi mi fecero daddovero comprendere il

tutto l'ampio universo, mi scovrirono un'altra verità

verità, rivocandole ad esame, mi fu mostrata da quel

ebbi altro conforto, che mi desse coraggio a pazientemente

osservazione notomica, o pure mi era riferito che il

sollievo e diporto. E mi ricordo che, alquanti anni

a questo peso, purché mi fosse permesso, dov'egli

ad intraprenderla. Io, intanto, mi esposi a questo cimento

nostro regno di Napoli. ¶ Mi avea a ciò maggiormente

ed a pochi noto, mi avea mostrata la via

In questo concetto maggiormente mi confermò un altro inglese

III. E quantunque ciò mi fosse d'un gran

che dell'altro stato, mi vidi atterrito dall'ardua

terrore e spavento, che mi si offeriva davanti, di

ancorché giunto in porto, mi stavano preparate da' duri

le occupazioni del foro mi crescessero, non tralasciava, ne

meco que' libri che mi eran necessari; e nel

di molti negozi, non mi davano alcun impaccio nella

e numero di clienti, mi si rendevano più gravi

preghiere di andargli cercando. Mi rimasero dell'Argento alcune

scrivendovi da avvocato; onde mi rimasero quelle della contessa

duca suo figliuolo, onde mi fu data occasione, spezialmente

un'occasione che non mi rincrescerò qui di rapportare

studi di quanto giovamento mi fossero stati i precedenti

dottrina da imitare, così mi lusingo che non vi

al mio gracile temperamento, mi diede una purgazione preparata

bene l'averla appresa mi cagionasse la perdita di

che, giunto in Napoli, mi disposero a studi più

più sodi, i quali mi fecer dimenticare quanto in

e benefico e che mi portava grand'amore ed

erano in quella città, mi mandarono ad apprender legge

non intese: ciò che mi dava indizio che il

mio stato d'ignoranza, mi sollevò dal fango e

postomi nella dritta via, mi additò il segno verso

egli come suo amico mi averebbe condotto e raccomandato

insegnava nel pubblico. Sicché mi consigliò, senza altro maestro

a ricercarlo di quanto mi bisognava per maggior intelligenza

maniere il primo maestro, mi provvidi delle Note e

questi moderni scrittori, perché mi si fosse reso il

meno duro ed alpestre, mi additò Carlo Sigonio, Barnaba

Oriente: hoc opus, egli mi diceva, hic labor. I

più esatti geografi moderni mi giunse molto tardi. Ma

diligentemente osservava, onde sovente mi occorreva volgerle e rivolgerle

trascrivergli, e, sopra tutto, mi trascrissi interamente molte Osservazioni

opera veramente divina, che mi sembravano incomparabili e stupende

alti e sublimi talenti, mi rallegrai tutto e n

come anche perché maggiormente mi confermai nel concetto col

per la canonica, quindi mi convenne applicare anche i

fatto per lo civile, mi diede lumi bastanti per

per nettamente capirlo e mi suggerì regole piane e

quali, poi, col tempo, mi fecero accorto di molte

Ma, nel tempo stesso, mi rincorava col riflettere che

Per l'istoria ecclesiastica mi furono additati Eusebio, Socrate

diritto canonico, gran sollievo mi fu quella di Von

mio corto patrimonio non mi dava modo di poter

non posso negare che mi fu di molto aiuto

degni d'essere ascoltati, mi solea dire che nella

Gassendo, alla quale niente mi furono di ostacolo i

del nuovo filosofo Gassendo mi prese tutto, e con

lui opere; e poiché mi sgomentavano tanti volumi, ed

me l'avea confermata, mi tennero fermo in questa

fu il primo che mi scovrì le bellezze del

quali io preso, non mi stancava di spesso leggere

però vero che, quantunque mi piacesser tanto e gli

sempre nelle mani, non mi resero mai abile di

e del suo stile mi dicevano che dava indizio

poco profitto, ed appena mi restarono in mente i

avanzata, tornando a leggergli, mi sembraron nuovi e degni

prosa, il de Angelis mi additò, fra' primi, i

vari generi dello stile, mi propose i Commentari del

trattati avea letti, niuno mi parve più savio e

laborioso del Guicciardino; onde mi attenni più al primo

fra le altre cose mi disse che io non

regno; onde che non mi lasciassi piegare dalle lusinghe

di scacciarlo affatto. Sicché mi riusciva più incomoda e

si raddolcissero, come perché mi lusingava di poter ricever

piacere letta e commendata, mi tendevano insidie, e sempre

consiglio, e di rado mi feci poi ivi vedere

non permetteva che io mi partissi, anzi mostrava piacere

ad averlo. Con premura mi raccomandò di farcelo pervenire

correzioni ed illustrazioni che mi avea cercate, col rame

a Venezia, dove io mi trovava, e dove dovesse

dovesse trasmetterlo. ¶ Il Bousquet mi rispose che non men

si rallegravano che io mi trovava in Venezia, poiché

assistenza e che non mi rincrescesse, siccome m'avrebbero

di lor carico. Ben mi esibiva di dare i

cento corpi, de' quali mi dovessero pagar il prezzo

e che di ciò mi stessi sicuro. Per la

prevenire ogni sinistro evento mi deliberai passare in casa

quanta affezione e piacere mi ricevé per suo ospite

delle mie poche cose, mi risolsi di far venire

bisogno di persona che mi tenesse compagnia, per qualunque

medesima affezione e cordialità, mi rispose ch'era suo

avendo propria persona che mi assistesse. Ma nel tempo

dimorato a Venezia; né mi eran rimasi che cento

quali rispondeva che non mi era ciò ignoto, ma

tavola, l'istesso Pisani mi diceva, ed io l

che io per cibo mi contentava quanto bastasse a

altrui fatti. ¶ Ciocché maggiormente mi angustiava era che, con

egli, con inudita sfacciataggine, mi rispose che, se io

l'avea impegnati; onde mi fu d'uopo acremente

dieci esemplari, i quali mi furono opportuni; poiché, avendone

al Pisani (e poi mi convenne donarne un altro

il prezzo de' medesimi mi aiutò che potessi supplire

altre mie spese che mi bisognavano, senza toccare quel

sovente le dirotte piogge mi rendevano noiosa la dimora

ogni comodità ed aggio), mi era apparecchiato d'andar

Bucentoro, ecco che gravemente mi ammalai con febre terzana

più vigorosa che prima, mi tolse tutte le forze

china–china, la qual mi tolse la febre, ma

uscito da quelle lacune mi fossi veduto in campagna

l'ambasciadore in dirmelo, mi fece comprendere d'averne

quel primo ministro, non mi fece degno nemmeno di

se nell'avvenire non mi vedesse porre più piede

durava la cagione che mi obbligò a partire, ma

queste angustie, non poco mi sollevò il Pitteri, il

venne a trovarmi e mi disse che i riformatori

avrebbe presto sbrigati; onde mi sollecitava che io glieli

d'Italia. Quello che mi rimaneva da ristaurare era

ed altri mali peggiori mi si apparecchiavano in Venezia

Ed infra l'altre mi fu riferito dagli amici

da per tutto sparse, mi fecero entrar in sospetto

fatto. Il padre teologo mi rispose ch'egli l

impedirla. ¶ Non per ciò mi quetai affatto, poiché dovunque

né di ristampe e mi lasciassero in pace, non

mia dura sorte, che mi avea ridotto fra gente

a prendermi col lume, mi ritirava a casa. ¶ E

desinare, secondo il solito, mi portai in casa del

sera, lo pregai che mi conducesse in casa dell

quali, postomi in mezzo, mi dissero che io era

fischi a gli altri, mi vidi circondato da gran

preda di un altro, mi replicarono ch'essi ben

replicarono ch'essi ben mi conoscevano, e che bisognava

bisognava venire dov'essi mi avrebber condotto; e frettolosamente

perché non fossi conosciuto, mi condusser per que' stretti

maggior numero di zaffi, mi vidi in mezzo la

i miei rettori ove mi traevano, per vederne il

per vederne il successo. ¶ Mi condussero nelle stanze del

Marco. Questi, in vedermi, mi disse che io non

disse che io non mi sgomentassi, poiché non era

dovunque, uscito da' confini, mi piacesse andare. ¶ A ciò

chi io dimorava, che mi facessero sentire esser questo

me la sola necessità mi costringeva a dimorar a

i quali volevano che mi si fosse data la

Il “misser grande”, sicome mi sollevò in dirmi che

contro la Repubblica; così mi attristò, quando poi mi

mi attristò, quando poi mi soggiunse che l'ordine

cominciai a pregarlo che mi portassero in altro confine

informarsi meglio del successo. Mi ebbero per ciò per

denari e gli abiti, mi rispose che il Pisani

dissi, — che più tosto mi saranno d'impaccio, quando

quando il più necessario mi mancava? Come, senza denari

denari ed abiti che mi trovava addosso, si navigò

io fossi a Crespino, mi facesse la grazia di

cosa, si persuase e mi promise che avrebbe seco

Stati di quella Repubblica, mi espose alla riva del

con un marinaro, che mi accompagnassero fino all'osteria

ore di notte. Quivi mi lasciaron solo, se non

questo non si affliggesse; mi desse solo un poco

dalla barca fin qui. Mi offerì vino, ed io

bevea, di ciò sorpreso mi portò del pane e

tempo, partire per Modena, mi rispose che vi era

seco, per parlargli, e mi promise di farlo; onde

quella mattina stessa de' 15 mi posi in galesse e

fossero in salvo, e mi mandasse denari, perché io

non que' pochi che mi trovai addosso; pregandogli a

dal Pisani, il quale mi avvisava che, se bene

ed il principe Trivulzi mi scrisse che non si

colore, poich'egli non mi vedeva se non quando

riguardo de' passati pericoli. ¶ Mi scrisse perciò che l

e colla roba che mi bisognasse; e che, intorno

più sicuro. Lo stesso mi scrivea il principe Trivulzi

Venezia e portava meco? ¶ Mi risolsi infine, sconosciuto, di

al Trivulzi, che volentieri mi sarei appigliato a' consigli

fatiche, e che non mi restava altro più vicino

dovendo passare a Milano, mi facesse la grazia di

senator Cornaro, nelle quali mi dava notizia d'essere

e sì degna Repubblica. ¶ Mi convenne, per ciò, trattenermi

stampatori di Venezia, volentieri mi sarei colà portato, perché

principessa Trivulzi, la quale mi ricevé con somma cortesia

corte di Roma non mi lasciarebbe viver quieto in

che i buoni amici mi consigliavano ad uscir d

sicome per un verso mi costrinse uscir da Germania

ora per un altro mi obbligava uscir d'Italia

passo che la necessità mi costringeva a dover dare

costringeva a dover dare, mi rispose che sospendessi la

fatto alcun motto. Onde mi consigliò a rimanere, anzi

che stimava che io mi fossi scoverto al gran