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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Magalotti, Lettere su le terre odorose a monsignor Leone Strozzi, 1705

concordanze di «mi»

nautoretestoannoconcordanza
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vaglia il vero, che mi veggo rifatte le spese
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il debito di servirla mi facesse concepir l’impegno
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quanto, fattavi meglio riflessione, mi sovviene d’aver veduto
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in certe sue scatole) mi parve che egli fosse
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Signora, alla quale intanto mi fo lecito di supplicar
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che V. S. Illustriss. mi dice su le murrine
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come è stato creduto, mi sovviene di motivare a
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un odor gentilissimo, arrivandosi, mi dicono, a pigliar in
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l’ho veduta, ma mi viene asserito che si
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naso, né coll’immaginazione. Mi pare che il colore
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mio ritorno a Firenze mi riesca di raccapezzare una
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in alcuni, de’ quali mi darei l’onore di
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sottratti alla sua cognizione. ¶ Mi fo ben forte d
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dietro a vedere se mi riesce lo smuovere una
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a conto di che mi è convenuto mandare a
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in mano quello che mi vien alla bocca con
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Coaccademici della Crusca, che mi considerano per corruttore della
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licenza, con la quale mi fo lecito, sempre che
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lecito, sempre che ben mi torna, il valermi di
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Un’altra maggiore assai mi nasce dall’onore, che
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del barro, il quale mi piace d’aiutare, ma
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svogliati. In somma io mi sento un maraviglioso penchant
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giuoco, ma due cose mi mancano: notizie e tempo
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ultimo giorno dell’anno mi trovo con tutte le
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noi, perché l’affetto mi fa subito vestire ogni
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del nostro impegno. Se mi sovverrà di vantaggio, sarà
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uomo come sono, quando mi son trovato una cosa
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quel che era destinato, mi mandò subito dopo desinare
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la prima condotta. Non mi sovviene se io avvisassi
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l’anno passato; che mi sarei ingegnato d’obbedirla
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questo proposito, per quanto mi scordassi di farne un
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la dolcezza ancor dentro mi suona. ¶ Il mio, vorrei
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che una volta che mi bisogni chiedervi, per coltura
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che vi fo giustizia, mi sento in obbligo d
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turchesco: «Puttana cagna, hoi mi dett quest?» E sapete
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mentre in sustanza io mi accomodavo a adottare per
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giorni. E sappiate che mi sovvenne di corroborarla con
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in specie, veramente enorme, mi son trovato a bere
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scrivere a una dama. Mi direte che di questo
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ho fatte, e quanto mi son giustificato, col motivo
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seggetta di Yelves, non mi sono voluto emancipare a
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Lampridio in Eliogabalo, che mi par che fosse Eliogabalo
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minxit. In Plinio ancora mi hanno fatto gola molti
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vostra de’ 31 marzo, io mi aspettavo di leggere un
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poi leggendo, trovo che mi dice che i Buccheri
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questa tentazione d’invidia, mi sarei dato l’onore
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nostro Paolo Falconieri, che mi parla in queste lettere
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non vanno del pari. Mi consolo che non mancherà
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che volevo vedere se mi riusciva di potervi accusare
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io la voglio, non mi pareva che potesse aversi
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questi due bellissimi, che mi mandate, di Giovenale e
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La ragione perché non mi valsi di quella farraginosa
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altro di Cicerone, che mi dà campo, se ben
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dà campo, se ben mi ricordo, d’appiccicarvi quello
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intento. Nell’istesso modo mi sovverrebbe adesso di cacciarci
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poco pensare, e se mi sovviene qualche ripiego, o
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ripiego, così dettando dettando, mi è bello e sovvenuto
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sessantotto anni finiti, non mi farei forse paura dall
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entrare nell’impegno, che mi motivate, quando io mi
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mi motivate, quando io mi trovassi in capitale la
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Porcellane di quella che mi trovavo de’ Buccheri, quando
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trovavo de’ Buccheri, quando mi comandaste di scriverne dieci