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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

concordanze di «mi»

nautoretestoannoconcordanza
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sulla spalla. ¶ — Come non mi ravvisate? eppure son segnato
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introgolò d’amore: ¶ — Il mi’ gavorchio è innamorato come
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e santo di croce, mi piglierebbe la tentazione di
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fatevi sotto, strozzo il mi’ gobbo — e cieca con
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il pennello dell’attacchino. ¶ — Mi avete a rispettare come
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figlio — disse il padrone. ¶ — Mi’ figliolo lui lì — urlò
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galline, il rentacchio. ¶ — Tu mi’ padre? Ti rifiuterei per
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O senti, per il mi’ troppo bon còre lo
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ventola. ¶ — Le bellugie non mi sono mai piaciute. Ci
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quadro là perchè la mi’ povera mamma mi diceva
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la mi’ povera mamma mi diceva sempre: — Specchiati. — Era
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con le tu’ budella mi ci faccio un ciarpino
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ciarpino. ¶ — Sulla pancia non mi monti, mezzana! ¶ — Non me
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di catrame! Che Dio mi dia grazia che quando
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volontà smisurata. ¶ Proponeva: — Io mi fingerò cieco, accattone, mi
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mi fingerò cieco, accattone, mi porrò sul capo un
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andrò scalzo, senza camicia, mi fingerò paralitico poggiandomi ad
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una vetta di giunco. Mi metterò sdraiato sui gradini
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bandiere rosse e nere mi ripercotevano il volto. In
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tavolo: — Non voglio che mi stringiate la mano, mi
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mi stringiate la mano, mi avvicino perchè mi fissiate
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mano, mi avvicino perchè mi fissiate bene e guardiate
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dalla stanchezza m’assopivo, mi sembrava d’aver la
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casa sulle spalle e mi destavo con le giunture
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terreno insidioso. Un polisse mi pedinava di giorno e
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Quel giorno il polisse mi fissò, mi tenne sotto
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il polisse mi fissò, mi tenne sotto i suoi
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tenne sotto i suoi, mi tritolò una mano nella
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qui, uno solo che mi vedesse sarei perduto. ¶ L
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che incontravo cammin facendo mi guardavano commossi. Mi credevano
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facendo mi guardavano commossi. Mi credevano un Cristo. Era
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La gente che ivi mi aveva condotto scomparve ed
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una palla d’avorio. Mi osservò di sopra gli
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su di me, pareva mi traforassero e facessero due
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e senza contrazione veruna mi disse: — Più forte. ¶ — Non
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uomo s’alzò e mi fe’ cenno di seguirlo
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darmi coraggio l’uomo mi fece fissare gli occhi
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dei compagni. ¶ — Hai veduto? — mi disse gelido l’uomo
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gelido l’uomo che mi aveva condotto. — Parla. ¶ — Ventilai
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prime vociferazioni, ma intimoriti mi precipitarono nell’abisso. Tentai
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La spia. ¶ Il cervello mi diminuì nella scatola, il
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nella scatola, il cuore mi si rapprese e penzolò
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una bestia e pareva mi lordasse di sangue. L
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effigie. Era ingiallita e mi sembrò quella di un
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soverchie al mare. ¶ — Io mi chiamo Cuore — e l
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nuoto la barca che mi ha condotto al porto
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da tanta lontananza. Ora mi ritiro presso la grotta
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il gobbo. ¶ — Anche tu mi vuoi contristare e far
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lo inteneriva. ¶ — Se ritorni mi porti una scimmietta? — chiese
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di ragia e questo mi rincuora. Cosa fai qui
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Con quel viso non mi uscirai più di memoria
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limitare di un santuario. ¶ — Mi alzo — disse Amedeo. In
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vino del Monferrato. ¶ — Ragazzo — mi disse Rosolino nelle vicinanze
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di Marsala — se campo mi ricorderò di te. Ed
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che alla mente ben mi stia ¶ e spesso me
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via, ¶ a me non mi addiletta tal soggiorno, ¶ l
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qualor che il Re mi regalasse la Sardegna. ¶ E
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pigia della sala: — Stasera mi sono già innamorata. ¶ — Allora
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sarei scesa. Tu non mi riconosci? ¶ — No. ¶ — Ma io
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stava vicini. — Tu non mi riconosci. Guardami bene attento
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attento e vedrai che mi riconoscerai. Chi sono non
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si conduce, eh? Non mi riconosci! Eppure da ragazzi
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Guardami. ¶ — Ti guardo. ¶ — Non mi conosci? ¶ La ragazza con
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della sua infanzia. ¶ — Non mi conosci ancora? ¶ — No. ¶ — Come
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guardò la fanciulla attonito. ¶ — Mi vedesse mia madre! — disse
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Oh! — disse ella sospirando. — Mi par d’essere rinata
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l’ali sull’anima: — Mi butterò lo scialle sulla
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ci fosse un lastricato mi ci metterei sopra col
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bandiera. Visionario e sognatore, mi dissero, perchè seminavo sulla
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nuda purità del sacrificio, mi urlarono: Vile, impostore, possibilista
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In nome della libertà mi tolsero la parola. Ma
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medesime parole ch’egli mi disse la prima sera
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li venderei nemmeno se mi dassero tanti fogli da
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piede sul marciapiede. ¶ — Cesare, mi raccomando il cadavere. ¶ Quando
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Fuocalo, fuocalo! urlavano, e mi mettevano sotto la mitraglia
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abbacinava la gente. ¶ — Non mi guardate qui che faccio
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qui che faccio vergogna, mi dovreste vedere là nelle
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alla buona stella. Non mi guardate ora che vi
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la vediamo. ¶ — Ebbene, se mi dicessero: Niccolao, questa è
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Il giorno che io mi recai sulla macèa delle
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un limìo dentro che mi rode notte e dì
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palo in corpo e mi piantassero in un campo
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nero riporterei assù il mi’ ragazzo. ¶ — Faremo dal zoppo
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pertiche di terra che mi darebbero dovizia di raccolti
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mondo. Chi ben sa, mi tolse l’anello dal
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chiuse gli occhi e mi disse: Comando che tu
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sognavo che dei corvi mi guastavano gli occhi, sturbato
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Voci di ragazzi nostrali mi stenebrarono il cuore. Chi
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Quegli innocenti — disse Isaia — mi riportano alle peripezie della
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intrufolarmi nella terra che mi ha spinto qui. Voglio
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un ramello, col tempo mi sono assuefatto alla vita
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terre dei Malabaresi essa mi dette la stoppa per
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sempre questa provvida pianta mi diè, col suo fogliame
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sulla via maestra. ¶ — Io mi chiamo Malfatti. ¶ Le gubìe
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il dolore ma nostro. ¶ — Mi poso ovunque, ma non
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Quando ritorni dall’America mi porti una scimmietta? ¶ Benchè
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non gli disvelare che mi hai incontrato di nottetempo
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ero in prigionìa ¶ non mi ci volle mai cavar
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questo fronte? ¶ — Sì. ¶ — Io mi sono già smusato una
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il mare triestino, io mi ci sono perso col
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nostro dittaggio a Cardiff mi presero a mattonate, quando
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fui a bordo e mi tolsero la giubba era
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di pane dallo stomaco mi ci levo volentieri per
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vedo un paesaggio che mi ricorda la Tebaide. Mazzacane
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potete sapere sempre dove mi trovo. Se si arriverà
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pietrisco del Carso non mi sarà tirato a colpi
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dietro loro, farneticando: — Vigliacchi, mi hanno ammazzato il battaglione
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baffi. ¶ Se no nel mi’ bicchiere un ce li
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Donna di mondo non mi streghi nemmeno qui. ¶ — Castrato
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soldati. ¶ — Ma tanto ormai mi son diacciati i ferri
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e soggiunse: — A pensarci mi vien voglia di recere