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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Aldo Palazzeschi, Il codice di Perelà, 1911

concordanze di «mia»

nautoretestoannoconcordanza
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1911
alimentare ogni facoltà della mia esistenza: ero un uomo
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usato tutto per la mia costruzione... ¶ – Ma il fumo
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della vostra identità. La mia fede è assoluta su
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adorata che alimentava la mia anima. Dov’erano andate
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e i sentimenti della mia devozione. L’onore che
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inappellabile giudizio l’ultima mia opera, quella che mi
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chicchessia, voi pregiudichereste la mia opera a fondo, essa
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di credito presso la mia banca: metto a vostra
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sono di carta, ogni mia azione si svolge e
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via, passeggiavo con la mia amante, bionda come Venere
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senza cuore. Contate sulla mia amicizia, io spero contare
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alle calcagna, è la mia dannazione. Vi parlerà di
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di chi esercita la mia professione. ¶ Se sapeste con
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colorito eccellente. Eccovi la mia carta per quando possano
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quando sono ospite di mia suocera nel mese di
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volte dalla finestra di mia suocera, nel mese di
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piuma sinistra. ¶ – Perché sinistra, mia cara, ha un aspetto
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essere un gran cretino. ¶ – Mia cara, quella volta tu
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sono assolutamente impreparati nella mia scienza, nella mia arte
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nella mia scienza, nella mia arte, nella mia industria
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nella mia arte, nella mia industria. D’ogni mio
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attentamente, io poso la mia mano così, con trascurata
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più distratta con la mia buona amica. Sollevo la
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da anima viva. La mia veste, che sarà di
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sarà senza dubbio una mia carissima amica alla quale
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a me, accerchierà la mia casa, riuscirà ad introdurvisi
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di dire alcunché della mia vita, non solo, ma
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membro. ¶ – Stai fresca, piccina mia. ¶ – Stolte! Insensate! Costui afferma
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massima dolcezza del concedere? ¶ – Mia cara Oliva, anche tu
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male? Tu soffri, piccina mia, è evidente. Signor Perelà
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riserbo dovrebbe tacere. La mia vita fu solo di
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riuscì a vincere la mia verginità. Non vi riuscì
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sedicenne nelle braccia di mia madre. Giovane, ignara, ardente
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gioventù, e che alla mia legale unione veniva negato
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tutti i debiti di mia madre, e che mia
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mia madre, e che mia madre non cessa tuttora
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d’interesse, e la mia vita non fu infelice
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aria maschia, e la mia figura si delineò in
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si fosse interessato alla mia persona. All’orizzonte non
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formando una pozzanghera della mia infelice robustezza. Forse, pensavo
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ci potemmo incontrare. ¶ «Nella mia famiglia vi furono in
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ultimo degli uomini. La mia sensibilità s’era acuita
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una volta chiusa nella mia stanza, spingendomi sull’orlo
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salire un domestico nella mia stanza, ma venire sorpresa
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ribellava disperatamente dentro la mia persona non sopportando l
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non vale più della mia colazione, del pranzo o
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proprio questa? ¶ – Niente affatto, mia cara, mi permetto soltanto
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in proposito, perdonate la mia franchezza ma mi sembra
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ad incontrarti mai. ¶ – Tu, mia cara, hai bisogno di
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stato infermiccio, macilento, piccina mia, o come quello di
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dalla patria diletta. La mia buona madre mi portò
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nel suo contrario. Con mia madre visitai la Francia
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per il mondo la mia disgrazia e per usare
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la calura estiva, quando mia madre udì parlare una
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solo attratta dalla curiosità, mia madre chiese alla donna
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confusa nel rispondere che mia madre, sempre più incuriosita
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nelle domande. “Egli ha... mia cara signora, una cosa
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una cosa... una cosa, mia cara signora...”, diceva la
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piena di vergogna, mentre mia madre la spingeva a
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un bambino appena nato.” Mia madre, che pur presagendo
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infelice in piena forma mia cara signora, tutte le
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chiuda nel chiostro!”, gridava mia madre correndo avanti e
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ad ogni costo...”. ¶ «A mia completa insaputa, e ad
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ad insaputa di Carlomignolo, mia madre combinò ogni cosa
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incerta era divenuta la mia voce e sempre più
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Provvidenza per mezzo di mia madre aveva agito. E
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madre aveva agito. E mia madre, che per seguire
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senza il buco. ¶ – No, mia cara, il buco c
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Panciera vedova Bonsembiante. ¶ – Nella mia qualità di vedova, signor
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donna che sgarra, cara mia, bisognerebbe mettersi tutti a
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mio insegnamento e alla mia custodia, esse vedevano in
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io soffrivo tutta la mia vergogna, ma quelle brividure
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dalla quale attingevo la mia indispensabile vergogna. Avevo ripreso
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il mio inesorabile paludamento.» ¶ – Mia cara, con codesta storta
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occhi di Bobì. ¶ «La mia illustre famiglia, in seguito
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giovinetta e ora della mia prigionia. ¶ «Il vecchio s
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guardava... Bobì presso la mia sottana si stringeva, si
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centimetri da me, dalla mia guancia, e mi sbarrava
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centimetri da me, dalla mia guancia, con gli occhioni
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fermi, supplichevoli.» ¶ – Sii sincera, mia cara Gelasia, tu daresti
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una solitudine contemplativa nella mia villa fuori della città
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dove ha sepoltura la mia venerata madre nella cappella
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come lui, con la mia aria di bella dissepolta
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a poca distanza dalla mia, e da quella volta
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era versata tutta nella mia, ne contavo i sorsi
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divenuta una gomma nella mia che riprendeva il vigore
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scalini, su... su... nella mia camera, lo adagiai... su
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che cadevano abbandonate dalla mia spalla, come la madre
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che avevo ritrovata la mia anima, diritta davanti alla
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anima, diritta davanti alla mia via, e diritta sul
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Bella, il corteo. ¶ – Buonasera, mia cara. ¶ – Buonasera. ¶ – Buonasera, Gelasia
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piazza farmi accompagnare da mia cugina Papavero, per vedere
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marito. ¶ – A cosa pensi, mia cara, lo amano sai
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Chopin. ¶ – Ti piace la mia tolettina? ¶ – Che amore! Quelle
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vista alla finestra di mia cugina Papavero? Sì, vero
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scintilla. ¶ – Come sei deliziosa, mia cara Olivia. ¶ – Sì? ¶ – Davvero
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Credo di sì. ¶ – La mia, io non mi seggo
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vi ho parlato della mia anima? Esse m’interruppero
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parola: ditemi che la mia non è una follìa
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luogo prodigioso trascorro la mia vita sommamente e unicamente
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campanello e procedere alla mia incoronazione. Tutti dicono che
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Ah! Ah! è la mia più intima sodisfazione. Io
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passare un’ora della mia vita fuori da questo
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Villa Rosa risplendeva la mia coda di tela d
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Sensazioni che formano nella mia mente un poema vissuto
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opinione in proposito? ¶ – La mia opinione dunque... la mia
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mia opinione dunque... la mia opinione dunque... la mia
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mia opinione dunque... la mia opinione è molto semplice
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diventare di fumo. ¶ – Mammina mia. ¶ – Sembra fino impossibile d
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diranno che è la mia vittima, voleva divenire leggero
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qualità ma perderò la mia qualità migliore, la sola
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sola, la vera, la mia, questa leggerezza che m
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mi lascerebbero entrare. La mia crudele padrona non mi
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fumo, forse? ¶ – Sì. ¶ – La mia padrona diceva giorni fa
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poveri matti. ¶ – Dimmi piccina mia, tu guardi sempre in
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informarmi sul conto della mia sorte, a dirmi quello
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paga, felice, sarà la mia mèta, la mia conquista
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la mia mèta, la mia conquista, la mia vittoria
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la mia conquista, la mia vittoria. Ma io tremo
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salva: questa è la mia ora. Mi servirò d
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Rete! Lama! Date alla mia mano spietata gli arnesi
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l’imputato? ¶ – No. ¶ – Allora, mia cara signora, è inutile
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volevo, questa è la mia vittoria. ¶ – Basta! ¶ – Basta! ¶ – Siete
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seduta è tolta. ¶ – Addio mia cara Gelasia. ¶ – Adieu mon
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saremo tutti. ¶ – Ci vediamo, mia cara. ¶ – A stasera. ¶ – Non
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sopra la terra la mia unica virtù. In questo