Vittorio Alfieri, Filippo, 1783

io pure; e i miei tormenti io spesso ¶ lascio

dal tempo: i mali miei non sono ¶ da pareggiarsi

teco: ma de´ passi miei ¶ perdi la traccia; e

fedel tra i fidi miei: ma in questo ¶ giorno

amore... ¶ materno. ¶ Isabella ¶ ... A´ miei pensier tu sol sei

tal, che agli occhi miei ¶ già non più figlio

piace più, de´ falli miei, ¶ saper la cagion vera

placarsi appieno ¶ parve a´ miei detti il suo furore

opra mia, ¶ gli altri miei regni a rischiarar sen

Al cielo io pure ¶ miei voti innalzo: al ciel

vegliare: io stommi ¶ co´ miei pensieri, e colla immagin

Si tolga ¶ dagli occhi miei. Della qui annessa torre

non meno, ¶ che i miei cotanti benefici obblia. — ¶ Ma

pena ripiglio ¶ i sensi miei. Che mai diss´egli

son, no, tali i miei; ¶ ma... ¶ Isabella ¶ Vero è

avrian tradito ¶ i sospir miei? Che dico? a rio

potrai, se a´ preghi miei ti arrendi. ¶ Ei qui

i suoi giorni, i miei. ¶ Carlo ¶ Mestier sarebbe ¶ che

io tragga ¶ gl´infelici miei dì? ¶ Carlo ¶ Vero, ah

Morrai, fellon: ma pria, ¶ miei terribili accenti udrete pria

fin, ripiglio ¶ gli attoniti miei spirti... Il grave fallo

seco ¶ trar disegnato avea miei dì felici. ¶ Virtude m