Egisto Roggero, L'eredità del genio, 1898

A mio fratello Arturo. ¶ A te

te, più che fratel mio amico, che tanto hai

dedico io ora questo mio novo libro. ¶ Genova, febbraio

cominciato. E tu, ragazzo mio, lotta, lotta con tutte

ha fatto dolorare il mio cuore, come la madre

Ora a te, figlio mio! Difenditi, difenditi!.... ¶ * ¶ * * ¶ E la

stato sì bello il mio sogno! Avea venti anni

parte più intensa del mio cuore. ¶ E, poi, dopo

faceva ella complice del mio amore? Mi spingeva ella

ed ella accettò il mio bacio e bagnò il

bacio e bagnò il mio volto di lacrime. ¶ Ella

mi confermò terribilmente nel mio dubbio. Studiai la fanciulla

vibrava, quasi, con il mio cuore! Ella vedeva, come

cuore era dunque il mio?.... Il sangue ardente che

latente e fatale nel mio sangue, in tutto il

sangue, in tutto il mio essere - e che ora

diritto? Ahimè, tutto il mio essere non si ribellava

guardò. ¶ - È inutile, amico mio.... non posso. ¶ - Siete crudele