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Benvenuto Cellini, Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze, 1562

concordanze di «mio»

nautoretestoannoconcordanza
1
1562
Duca, e con grandissimo mio piacere molte volte lo
2
1562
lasciato in guardia al mio partir di Roma molte
3
1562
mandai per quel Filice mio compagno, e fecesi mettere
4
1562
cosa io chiamai quel mio servitor maggiore, che aveva
5
1562
Cencio, disse: - Oimè! padrone mio, egli è il bargello
6
1562
sentivo ben io il mio male, ma per non
7
1562
contare a quel Cencio, mio servitorino, il quale era
8
1562
ritornerei a servire il mio Duca di Firenze, che
9
1562
stata la causa del mio gran male, e che
10
1562
a toccar nulla del mio, ma pareva che lui
11
1562
quel Filice già detto mio compagno, il quale mi
12
1562
cosa io chiamavo quel mio Felice, che si accostassi
13
1562
mi vuoi rubare ogni mio bene -. Messer Giovanni Gaddi
14
1562
e allui dissi: - Caro mio padrone, sappiate che io
15
1562
che si ride del mio male: e da poi
16
1562
a messer Benedetto Varchi mio carissimo amico, che alle
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1562
di messer Benedetto e mio amicissimo, sopra la non
18
1562
non mi risentivo, Felice mio carissimo si cacciò a
19
1562
cosa, volevo fussino del mio carissimo Filice, e cinquanta
20
1562
Così andò faccendo il mio gran male, e poco
21
1562
più innanzi. Comparse il mio cognato, marito della ditta
22
1562
mia era restato un mio fattorino e una serva
23
1562
stato di quel Cencio mio ragazzo e che voleva
24
1562
bere una sorsata a mio modo, io li donerei
25
1562
stato causa di quel mio gran miglioramento. Intanto comparse
26
1562
cardinal Cornaro, inteso il mio miglioramento, mi fece portare
27
1562
me, e disse: - Benvenuto mio, sia savio e non
28
1562
paio di ceste il mio caro Felice e io
29
1562
Aguto, il quale era mio grandissimo amico; e perché
30
1562
mi disse: - Oimè, Benvenuto mio caro: che se' tu
31
1562
vita; e perché qualche mio nimico arà fatto per
32
1562
lo aveva condotto il mio carissimo amico Luca Martini
33
1562
qualche scellerato ribaldo al mio signor Duca, che io
34
1562
perché vidde il male mio scritto d'uno immutabile
35
1562
andare a caccia col mio scoppietto insieme con quel
36
1562
scoppietto insieme con quel mio caro Filice, il quale
37
1562
io avevo ammazzato col mio scoppietto de l'anitre
38
1562
verso Roma. Chiamando il mio cane, il quale chiamavo
39
1562
messo in ordine il mio buono scoppietto, molto lontano
40
1562
questa la seguitò il mio cane e portommela; l
41
1562
fuoco, ma empie' quel mio stivale di quelle piume
42
1562
mezzo della strada, quel mio cavallo non vedendo il
43
1562
Papa disse: ¶ - Va, Benvenuto mio, che tu sei un
44
1562
parole dove accadessi il mio nome; e mi disse
45
1562
andai in sun un mio palchetto, e fuor della
46
1562
e disse: - Attendi, Benvenuto mio, che io ti darò
47
1562
Attesi a finire il mio libretto; e finito che
48
1562
Francesca, è stato lo mio maestro che mi ha
49
1562
me, e non per mio difetto, ma sì bene
50
1562
gli aveva veduto il mio. E cominciatosi a farsi
51
1562
compagno, che era stato mio garzone, il qual si
52
1562
Io chiamai Vincenzio Romoli mio amicissimo, e lui menò
53
1562
fanciulletto vergine. Presi un mio fattorino, il quale era
54
1562
di poi a quel mio Vincenzio diede la cura
55
1562
pintàculo tenevo quel fanciullino mio fattore. Cominciato il negromante
56
1562
per quella via quel mio gran pericolo si passerebbe
57
1562
dicendomi: - Di grazia, Benvenuto mio, vien meco e fuggi
58
1562
lasciavo fare a quel mio compagno che avea nome
59
1562
in un certo molto mio amico, il quale si
60
1562
Chigi. E perché quel mio compagno più e più
61
1562
non sapevo nulla, al mio solito modo piacevolissimamente lo
62
1562
io facessi tutto il mio potere di scampar questa
63
1562
io trovai uno scultore mio amico, che se ne
64
1562
aveva domandato. Tornatomene al mio alloggiamento, trovai lettere che
65
1562
a certi uccelli col mio archibuso, e quelli ammazzai
66
1562
era nella serratura del mio stioppo, mi aveva stracciato
67
1562
l'osteria, messo il mio cavallo al suo luogo
68
1562
montava un bravissimo giovane mio servitore con un gran
69
1562
andavo in sun un mio bel cavalletto, accennato al
70
1562
bel cavalletto, accennato al mio servitore che stessi un
71
1562
bugiarda lingua d'un mio pessimo avversario, che aveva
72
1562
male fussi pericoloso, quel mio avversario, avendo paura di
73
1562
era il più caro mio amico, il quale aveva
74
1562
quale io dissi: - Albertaccio mio, sopra tutti gli altri
75
1562
era la casa del mio nimico Pompeo, era quella
76
1562
raggiunse il Piloto, orefice, mio grandissimo amico, il quale
77
1562
Cercate con diligenzia il mio Benvenuto, e menatemelo qui
78
1562
del Farnese, essendo il mio uso di voltar largo
79
1562
suo grandissimo amico e mio mi fece intendere, che
80
1562
fu detto da un mio grande amico, che 'l
81
1562
il Tribolino, ed era mio compare, per avergli io
82
1562
pericolosa. Di grazia, Benvenuto mio, passa la furia di
83
1562
scavalcai e arditamente col mio giannettone andavo innanzi. Il
84
1562
presi la parte del mio compagno Tribolo, che aveva
85
1562
la sera, e a mio modo -. Dissi, a quelle
86
1562
salvare me e il mio compagno. Presi per ultimo
87
1562
poco dalla osteria, el mio compar Tribolo disse che
88
1562
quale io dissi: - Compar mio Tribolo, a voi non
89
1562
casa mia -. A questo mio compare gli pareva che
90
1562
qualche cosa, sicondo il mio conto. Di nuovo feci
91
1562
a quella piaceva il mio servizio: alle qual parole
92
1562
guardaroba uno archibuso a mio modo, da quello in
93
1562
còllora: - Benvenuto, fa' a mio modo, non ti partire
94
1562
io ho qui un mio discepolo, il quale è
95
1562
di Roma a un mio allevato che è là
96
1562
Io, avendo finito a mio modo la medaglia e
97
1562
servire uno imperatore par mio, che lo cognosca -. Seguitando
98
1562
maravigliava. ¶ XLVII. ¶ Essendo un mio fratello in Roma al
99
1562
de' Medici, e il mio fratello in fra di
100
1562
più valorosi. Era questo mio fratello un giorno doppo
101
1562
e vero discepolo del mio fratello, e il mio
102
1562
mio fratello, e il mio fratello voleva allui tanto
103
1562
suo padre: - Deh, figliuol mio, non andare -. Questo giovane
104
1562
si riscontrò in Cechino mio fratello, il quali lo
105
1562
ammazzato dalla corte. Il mio povero fratello misse sì
106
1562
berretta. Fattosi innanzi il mio povero fratello e conosciuto
107
1562
non ti sturbi il mio gran male, perché l
108
1562
quel caporale che il mio fratello aveva ammazzato; di
109
1562
Berlinghieri, giovane valorosissimo e mio grande amico, e seco
110
1562
Così voltici, andammo dal mio fratello, il quale io
111
1562
carezze (stava ancora il mio fratello in sé), disse
112
1562
al duca Lessandro: - Signor mio, d'altro non mi
113
1562
e mi disse: - Fratel mio, io non voglio più
114
1562
quali, se bene il mio fratello s'era guardato
115
1562
litterati, che conoscevano il mio fratello, mi dettono una
116
1562
vera arme de' Cellini. Mio padre me la mostrò
117
1562
feci nel sepulcro del mio fratello, era la branca
118
1562
io portavo di questo mio fratello; e una volta
119
1562
che aveva dato al mio fratello. Questo tale era
120
1562
Questo pugnale è il mio, e l'avevo prestato
121
1562
mi lasciorno andare al mio cassone a vedere se
122
1562
zecchiere traditore, per esser mio nimico, disse: - Idio voglia
123
1562
e se io col mio poco ingegno guadagnavo tanto
124
1562
Naona, avendo meco quel mio bello can barbone, quando
125
1562
porta del bargello, il mio cane con grandissimo impito
126
1562
l'avessi rubato. Questo mio cane faceva tanta forza
127
1562
io non rimediavo al mio cane, me lo ammazzerebbono
128
1562
mia bottega; però il mio cane lo ricognosce - e
129
1562
quello che aveva di mio. Ripreso il cane, costui
130
1562
che gli aveva di mio, e venticinque scudi da
131
1562
ricco, io donerei al mio Benvenuto tanto terreno, quanto
132
1562
io avevo fatto il mio conto, quel che mi
133
1562
credo che di questo mio gran male ne sia
134
1562
occhi, quale intenderò dal mio medico, sarebbe da 'vergli
135
1562
si fece portare quel mio bottone del piviale. In
136
1562
avevo cavato fuora quel mio calice; per la qual
137
1562
poi me domandò del mio nome. Al quale io
138
1562
dissi: - Benvenuto è il mio nome -. Rispose: - Benvenuto sarò
139
1562
innel inverno, presi per mio piacere la caccia dello
140
1562
con tutto il cuor mio te ne ringrazio -. Di
141
1562
così con un certo mio viso alquanto rabbuffato: - Non
142
1562
Non meritava un par mio birri di manco valore
143
1562
o in su 'l mio palazzo": pagandogli le sue
144
1562
dare una sbarbazzata a mio modo -. A questo il
145
1562
stavo su a quel mio diabolico esercizio, mi veniva
146
1562
piacevolissimamente mi disse: - Benvenuto mio, io ti voglio quanto
147
1562
fare le vendette di mio padre con misser Iacopo
148
1562
assassinamenti (secondo che detto mio padre se ne doleva
149
1562
di lui, presi un mio gerifalco che io avevo
150
1562
andava colpo vano. Il mio disegnare e i mia
151
1562
che egli giugnessi al mio diritto: così col buon
152
1562
solo attenderò al fatto mio. ¶ XXXIX. ¶ Fonduto che io
153
1562
volevo andare a vedere mio padre in prima, e
154
1562
a Firenze, trovai il mio buon padre, il quale
155
1562
a cavallo. Giunto al mio vecchio, fu tanto l
156
1562
detto quella volt'a mio padre, che mi voleva
157
1562
per la qual cosa mio padre usò alcune accorte
158
1562
così, io dissi a mio padre come il signor
159
1562
l'altro figliuolo, e mio fratello, tanto valorosissimo alla
160
1562
dicendo così: - O caro mio figliuolo, qui è la
161
1562
comando, che per amor mio, più presto oggi che
162
1562
essi ne lasciai al mio buon padre, prommettendogli di
163
1562
del padre, presi il mio buon cavallo, e con
164
1562
eccellentissimo, già ditto, molto mio amico, il quale misser
165
1562
fummo pari. Finito il mio suggello, che fu un
166
1562
m'impedì punto il mio viaggio, e restata innel
167
1562
Firenze, pensando trovare il mio caro padre, bussando la
168
1562
qual mi disse che mio padre con tutti quelli
169
1562
A caso rincontrai un mio amicissimo: questo si domandava
170
1562
ebbi nuove che 'l mio fratello era vivo, il
171
1562
stato alla presenza il mio fratello, l'atto fu
172
1562
suo fratello. Parlando Cechin mio fratello e dando aiuto
173
1562
a Roma. Ancora quel mio caro amico - che io
174
1562
che non gli accade mio disegno; ma perché voi
175
1562
al ditto Giuliano il mio modellino di cera: il
176
1562
dovessi farlo sicondo il mio modello. Così lo cominciai
177
1562
andai a trovare quel mio caro amico, che si
178
1562
tanto travagliato. Dissi al mio amico che, quel che
179
1562
lui in sun un mio libruccio troverebbe scritto; di
180
1562
cosa, mi disse: - Fratel mio, va' via presto, di
181
1562
riabbia la grazia del mio signor Idio -. Allora il
182
1562
andai a confortare il mio povero vecchio padre -. Disse
183
1562
che avevano visto il mio modello, e che pareva
184
1562
io avessi finito il mio modello; di poi vedrebbe
185
1562
io ebbi finito il mio modello, e portatolo una
186
1562
differenza che era dal mio modello a' lor disegni
187
1562
d'importanza grandissima. Benvenuto mio, la cera è facile
188
1562
dieci volte di questo mio modello, sia di patto
189
1562
il quale disse in mio favore: - Di quella bella
190
1562
disse: - Va, pur, Benvenuto mio, e attendi animosamente a
191
1562
Preso il Papa il mio moto proprio e voltosi
192
1562
misser Giovanni: - Misser Giovanni mio, voi mi cognoscete, e
193
1562
isportello, tanti con questo mio istioppo ne farò cader
194
1562
gra' pugnale e il mio buon giaco, giunsi in
195
1562
famiglia. Entrato, avevo il mio Paulino appresso con il
196
1562
da bene era molto mio amico, e conosciutomi per
197
1562
subito mi disse: - Benvenuto mio, se tu avessi da
198
1562
sanza insanguinarsi, restando dal mio avversario, con molto onore
199
1562
professione con tutto il mio potere mi messi; e
200
1562
ingegnatomi con tutto il mio potere di tutte queste
201
1562
scoppietto in ispalla al mio Pagolino, e soli lui
202
1562
piaceva di mettere innel mio scoppietto altro che una
203
1562
io traevo da questo mio scoppietto, mostrava di sviarmi
204
1562
perdita. Ancora, mediante questo mio piacere, m'avevo fatto
205
1562
questo non uscirò del mio proposito. Capitò a Roma
206
1562
bizzarri vasetti, che per mio piacere avevo disegnati. Questi
207
1562
per essere sicondo il mio capriccio. Con tutto che
208
1562
fra le altre, un mio confederato compagno menò in
209
1562
detta Faustina cosa del mio amico, per tutto l
210
1562
la fede allo amico mio; ma poi che a
211
1562
in casa, lo amico mio, la vacca grossa e
212
1562
solo con un povero mio fattorino, il quale mai
213
1562
il padre di questo mio fattorino, il quale era
214
1562
fattore al padre: - Venite, mio padre, a veder Benvenuto
215
1562
disse: - Molto più vale, mio padre, questo mio maestro
216
1562
vale, mio padre, questo mio maestro, che quanti cardinali
217
1562
partitosi, subito comparse un mio carissimo amico, chiamato Giovanni
218
1562
quali, increscendoli e del mio gran male e dell
219
1562
solo da il compagno mio, disse: - Non ti dubitare
220
1562
Non ti dubitare, Benvenuto mio, che io mai non
221
1562
cassetta quivi vicina al mio letto, e quelli, di
222
1562
mandassi a donare al mio povero padre, scrivendogli piacevolmente
223
1562
quella arrabbiata istagione. Il mio caro amico mi disse
224
1562
andai in sun un mio cavallino salvatico, il quale
225
1562
Cervetera, e trovato il mio Rosso, il quale oltra
226
1562
montato subito in sul mio cavalletto, resolutomi al periglioso
227
1562
a concederla a un mio carissimo amico, chiamato il
228
1562
volevo menarvi sotto il mio lume, in fra quelle
229
1562
tirai davanti a un mio grande specchio. Il qual
230
1562
Michelagnolo, così disse: - Michelagnolo mio caro, quel vostro nome
231
1562
per non essere innel mio proposito, brevemente li passo
232
1562
troppo sarebbe lungo il mio dire. Non mi occorre
233
1562
mi disse: - Oimè, Benvenuto mio, voi mi avete dunque
234
1562
quale io adoperavo in mio servizio a tavola. Era
235
1562
soprastato, capitò quivi quel mio amico detto il Bachiacca
236
1562
quasi che piangendo: - Compar mio, io vi priego che
237
1562
sul capo -. Spaventato questo mio povero compare, subito se
238
1562
tavola. Con il gentiluomo mio era più di trenta
239
1562
uomo -. E vòlto il mio archibuso, dove io vedevo
240
1562
questo rumore un certo mio compagno, che si domandava
241
1562
del sonare adiratomi con mio padre, dissi al Tasso
242
1562
quale io dissi: - Tasso mio, questa è fattura d
243
1562
alla porta, piatoso del mio compagnino, lo aspettai e
244
1562
dissi: - O Giannotto, già mio amico domestico, che ci
245
1562
che io ritrassi, di mio arricchi'lo con tante
246
1562
mascherette, che il maestro mio s'andava vantando e
247
1562
mandai a soccorrere il mio buon padre: l'altra
248
1562
Quel Battista del Tasso mio compagno non istette troppo
249
1562
maestro Pagolo Arsago. Quel mio Firenzuola primo ebbe a
250
1562
a persona. Anche quel mio nuovo maestro usò parecchi
251
1562
mia cominciate, volevo essere mio e non di altri
252
1562
la maggior parte al mio buon padre. In capo
253
1562
come fu quel Marcone mio primo maestro, altri che
254
1562
soma fu al rincontro mio, questo Gherardo me la
255
1562
io mandai per un mio cugino, il quale si
256
1562
che mi tenessi. Il mio afflitto e povero buon
257
1562
disse al povero padre mio: - Lièvati di costì, e
258
1562
con i lanciotti -. Il mio povero padre pure ardito
259
1562
aveva ordinato Idio. E mio padre allui disse: - Io
260
1562
giunti a me, il mio animoso padre mi disse
261
1562
poi disse: - O figliuol mio buono, con queste in
262
1562
Grassuccio a Firenze, salutò mio padre e gli disse
263
1562
ero giunto a salvamento. Mio padre rallegratosi assai, gli
264
1562
che doveva essere del mio figliuolo, e non voi
265
1562
càpiti un'altra volta -. Mio padre allui: - Io attenderò
266
1562
Soprastetti alquanto intorno al mio disegno che facevo, ritraendo
267
1562
che io trarrò del mio vaso, e quello che
268
1562
disse madonna Porzia: - Benvenuto mio, ha' tu mai sentito
269
1562
canto al premio del mio vaso -. Al quale io
270
1562
il suo cartoccio al mio, subito giunto in bottega
271
1562
un poco dentro innel mio cartoccio, veduto che era
272
1562
in alto alzai il mio cartoccio, il quali facevo
273
1562
in ordine, feci il mio conto delli danari che
274
1562
ne mandai assoccorrere il mio povero buon padre; il
275
1562
cattivi figliolacci, a proposito mio padre disse: - A ogniuno
276
1562
ragione, come intervenne al mio figliuolo; ma veggasi poi
277
1562
quando io pigliavo il mio cornetto, subito moveva un
278
1562
sonar di sobrano col mio cornetto quel giorno parecchi
279
1562
desiderio di finire quel mio bel vaso cominciato, per
280
1562
sattisfare in parte al mio vecchio padre, fui contento
281
1562
a punto il nome mio. A questo il Papa
282
1562
notte seguente mi apparve mio padre in sogno, e
283
1562
poi lo scrissi al mio vecchio padre, il quale
284
1562
alla onesta voglia del mio buon padre, che ogni
285
1562
la mandai per quel mio Paulino fattore a mostrare
286
1562
sua gentiluomini spagnuoli questo mio vaso, avenne che un
287
1562
niente mi mossono del mio proposito, sempre dicendogli il
288
1562
messo in ordine un mio mirabile scoppietto, il quale
289
1562
e quivi ridussi il mio fratello e me, e
290
1562
per molti mesi. Il mio fratello aveva principio di
291
1562
Firenze alli prieghi di mio padre. Un certo discepolo
292
1562
Un certo discepolo di mio padre, mosso da propia
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Il Cardinale disse a mio padre che, se lui
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favore e d'aiuto. Mio padre, che di tal
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già stato allievo di mio padre, l'ebbe molto
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io, per compiacere a mio padre, lo andavo a
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infra li altri venne mio padre alla casa di
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grandissimo piacere di quel mio sonare, disse: - Io farò
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pifferata -. Di queste parole mio padre ne prese tanto
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che mi impedivi questo mio tanto desiderato fine, e
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hai fatto rimuovere del mio luogo del Palazzo, pagandomi
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e tu impedisci il mio figliuolo che non facci
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i vostri -. A questo mio padre rispose: - Nessuno albere
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presi la parte del mio buon padre, uscendo di
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l'arte del disegno -. Mio padre disse: - O caro
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disse: - O caro figliuol mio, ancora io sono stato
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fatiche e per amor mio, che son tuo padre
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maestro, ch'era stato mio padre; e replicando le
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lor ditto. Saputo questo mio padre, armato, lo andò
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Signoria, disse: - O Piero, mio caro discepolo, assai mi
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che Pierino aveva, quando mio padre li disse tal
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con essa aiutavo il mio buon padre. L'altro
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altro suo figliuolo e mio fratello chiamato Cecchino, come
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del disegno e il mio fratello, quali era di
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che, di nascosto da mio padre, gli detteno cappa
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che io davo al mio padre e alle mie
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torgnene volevo, dissi a mio padre perché e' mi
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padre; e preso certo mio povero resto di panni
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aver di me il mio buon padre, gli scrissi
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utile e onore. Il mio buon padre subito alla
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rispose dicendo così: - Figliuol mio, l'amor ch'io
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alle mane di quel mio maestro Ulivieri e di
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queste parole: - Già, Benvenuto mio, non mi ingannò il
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che mi avanzavano del mio lavoro della bottega assiduamente
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affaticavo; e perché il mio maestro con grande amore
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a 'ndar più inanzi. Mio padre in questo mezzo
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de l'anno Ulivieri mio maestro gli venne occasione
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ritornai a Firenze; dove mio padre fece grandissime carezze
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grandissime carezze a quel mio maestro, amorevolmente pregandolo, di
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circa dua mesi, e mio padre con grande amorevolezza
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di lingua, che giugnendomi mio padre all'improvisto, mi
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io fui, ritornai al mio Marcone, uomo da bene
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il quale guadagno aiutavo mio padre e la casa
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molto amico di quel mio maestro, ogni dì veniva
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una grande opera al mio Re, voglio, per aiuto
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Torrigiani, che con quel mio disegno in mano disse
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fatte e vivo ¶ Quel mio crudel Destin, d'offes
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di essere con maggior mio contento d'animo e
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d'avere lo ascendente mio da uomini virtuosi. Ora
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1562
Giovanni, che poi fu mio padre, il quarto Francesco
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1562
viveva; Giovanni, che fu mio padre, più che nissuno
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diceva a Stefano: - Giovanni mio figliuolo è 'l più
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figliuoli, che, fatto il mio conto, questo è quanto
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all'improvviso disse: - O mio padre, quella fanciulla ho
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per la madre di mio padre. Di poi dua
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cheta cheta a Giovanni mio padre, e disse: - Io
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qual voi non aspettavi -. Mio padre, che era vero
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con tutto 'l cuor mio: questo m'è molto
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Ancora viveva Andrea Cellini mio avo, che io avevo
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festa io corsi al mio avo, dicendo: - Vedi, nonno
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avo, dicendo: - Vedi, nonno mio, il mio bel granchiolino
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Vedi, nonno mio, il mio bel granchiolino! - Conosciuto il
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volevo dare a persona. Mio padre, che ancora egli
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anni in circa, essendo mio padre in una nostra
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mi disse così: - Figliolin mio caro, io non ti
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certi quattrini. ¶ V. ¶ Cominciò mio padre a 'nsegnarmi sonare
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ubbidire sonavo e cantavo. Mio padre faceva in quei
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levare di quel luogo. Mio padre l'ebbe molto
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qual fu causa che mio padre non si sdegnò
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VI. ¶ Come ho ditto, mio padre era un gran
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cacciato, si fidò di mio padre in moltissime cose
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magnifico Piero Soderini, essendo mio padre al suo ufizio
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il maraviglioso ingegno di mio padre, se ne cominciò
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volse tanto bene a mio padre, quanto immaginar si
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era di tenera età, mio padre mi faceva portare
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confetti e diceva a mio padre: - Maestro Giovanni, insegnali
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bellissime arte - al cui mio padre rispondeva: - Io non
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fece molte carezze a mio padre. Quella arme, che
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con molta bellezza acconcie. Mio padre, il quali aveva
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X, liberale e magnanimo. Mio padre gli mandò li
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avevo in animo. Il mio buon padre, disperato di
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fui là alquanti giorni, mio padre mi levò dal
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contro al volere di mio padre mi missi abbottega
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in ogni cosa sua. Mio padre non volse che
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molto volentieri, e quel mio dabben maestro ne pigliava
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volte di compiacere al mio buon padre, or di
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questo tempo, avendo il mio fratello carnale minore di
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capo del povero giovinetto mio fratello: subito cadde in
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io potevo sgridavo il mio fratello che si ritirassi
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mai mi scostai dal mio fratello, insino a che
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valore. Così portai il mio fratello insino a casa
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miglia. Io dissi al mio fratello: - Vienne meco - e
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io, essendomi fuggito da mio padre, me n'andai
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certi giorni, insino che mio padre rimandò per me
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e' non facevano al mio Perseo. E infra queste
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d'oro per il mio piatto, e di più
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1562
andare a mostrarmi al mio signor Duca; il quale
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piacevolezza mi disse: - Benvenuto mio, tu m'hai sattisfatto
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stante m'accostai al mio Duca, e, così mezzo
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aggiunsi dicendo: - O glorioso mio Signore, vero liberalissimo amatore
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ha mosso Iddio al mio aiuto: per questo e
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pellegrinando, sempre ringraziando il mio immortale Iddio, il quale
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mia guida un giovane mio lavorante, il quale era
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1562
non vi dire un mio pensiero, al quale se
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io mi scontrai nel mio Duca, che se ne
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pensa' di fare il mio meglio per usare quelle
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e' ne risultò il mio peggio, perché, con tutto
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molto ingegnosa e in mio gran favore, e giudicò
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per un poco di mio trattenimento; basta che io
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lui non continuava il mio pagamento si era la
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fu' pagato già del mio resto del Perseo. ¶ XCVII
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più nulla dello isfortunato mio Perseo; ma per essere
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pensai di fare il mio meglio, quando io dissi
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non era più in mio potere, perché io avevo
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Allora io dissi: - Signor mio, Vostra Eccellenzia illustrissima m
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Eccellenzia illustrissima che il mio maestro Michelagnolo Buonaroti, sì
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1562
che io facevo il mio meglio a lasciarmi giudicare
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Duca, e dissi: - Signor mio, io priego Vostra Eccellenzia
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io dissi: - Sappiate, Signor mio, che quel marmo, di
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ricorda. E però, valoroso mio Signore, se quegli uomini
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lo acconci? Fate, Signor mio, che ogniuno che vuole
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voltomisi, disse: - Va, Benvenuto mio, e fa un modello
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lodò molto più il mio da gran lunga, ché
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Duca subito disse: - Al mio Benvenuto, il quale ne
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poco; perché con quel mio così gran maestro io
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1562
e io ritornai al mio lavoro sollicitando il mio
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1562
mio lavoro sollicitando il mio modello quanto più potevo
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al Duca, dissi: - Signor mio, Vostra Eccellenzia illustrissima doverebbe
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io volevo bene al mio Signore, come suo amorevol
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io avevo dedicato il mio Crocifisso a Santa Maria
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sotto i piedi del mio Crocifisso, in terra, un
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nel dar luogo al mio bel Crocifisso, che senza
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1562
loggia, dove è il mio Perseo, e mi pagò
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desiderio di finire il mio modello del gigante Nettunno
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quali io facevo il mio conto che al tempo
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1562
mancavo di sollicitare il mio lavoro del Nettunno, e
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Andai a vedere il mio podere, il quale mi
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dissi: - Deh ditemi, Giovanni mio caro, perché voi più
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per conto dello Sbietta, mio fratello: per non ci
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1562
che io mangiavo il mio bisogno appunto. Io non
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1562
l'altro giorno al mio lavoro della Loggia: così
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1562
anni di arrivare al mio podere di Trespiano. Come
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1562
una manica intorno al mio Perseo, cioè alla detta
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bene inteso il modo mio, il quale si era
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1562
a tutti: - Vedi, Bernardino mio caro, osserva l'ordine
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animo, dicendomi che 'l mio gran male si passerebbe
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le serve e 'l mio ragazzo e ognuno che
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1562
veduto ogniuno che 'l mio bronzo s'era benissimo
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1562
Quel mal uomo, nimico mio mortale, di messer Pierfrancesco
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1562
Pisa a trovare il mio Duca; il quale mi
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1562
quale diceva così: "Benvenuto mio, io v'ho conosciuto
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1562
aveva in mano di mio mille dugento scudi d
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voglio mai spiccare dal mio messer Michelagnolo, insino o
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comperi; sì che, Benvenuto mio, lodalo al Duca quanto
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1562
quelle perle, dissi: - Signor mio, io vi vengo a
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mi disse: - O Benvenuto mio, io so che tu
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un soldo, solo per mio scampo, acciò che 'l
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di lacrime, dissi: - Signor mio, se io dico 'l
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1562
e l'onor del mio Perseo, il quale io
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io dissi: - Oimè, Signor mio, come potrà egli essere
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innanzi, e disse: - Signor mio, Vostra Eccellenzia di grazia
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voglio comprare. - Perché, Signor mio, non mi vuole Vostra
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Duca disse: - Signora, il mio Benvenuto m'ha detto
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non sono 'l caso mio -. A queste parole la
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1562
Italia; ma perché il mio Perseo si era quasi
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1562
asino, disse: - Deh! Signor mio, comperate questo vezzo a
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né manco fanno al mio proposito. Il Duca, che
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1562
andai a trovare 'l mio Duca; e volendo mostrare
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1562
e dissi: - Ancora, Signor mio, del bel modo di
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1562
per andare al fatto mio, questo uomo cominciò minacciando
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1562
e io cominciai il mio bastione. E come io
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1562
ne tornai affinire 'l mio Perseo. ¶ LXXXVII. ¶ Essendosi in
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1562
e con tutto questo mio gran disagio e infinito
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l'altre, entrando al mio solito, il Duca, che
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1562
subito disse: - Entra, Benvenuto mio, e va là alle
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cotai simil cose, il mio Duca se ne veniva
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1562
e disse: - Toi, Benvenuto mio, poni questa pera nell
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1562
risposi, dicendo: - O Signor mio, dice da dovero Vostra
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Pure seguitando via al mio solito, una mattina infra
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1562
e fuori tenevo un mio fanciullino, il quale mi
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1562
popoli; sì che, Benvenuto mio, innanzi che tu gli
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1562
vorrei che per amor mio tu aprissi un poco
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1562
Eccellenzia illustrissima: - Sappiate, Signor mio, che la mosterrà meglio
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1562
parole disse: - Fallo, Benvenuto mio, solo per un poco
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1562
di bene con questo mio Signore in Firenze; perché
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1562
era fatto con molto mio dannoso disavvantaggio; e così
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1562
mia salute inverso 'l mio Duca, si era che
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1562
di finirla. ¶ XCI. ¶ Il mio Duca, con tutto che
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1562
di questo popolo. Il mio Duca, che gli credeva
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1562
Or come piacque al mio glorioso Signore e immortale
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1562
fatta il Duca, con mio ordine e disegno, nella
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1562
Servi, le dissi: - Signor mio, io non son soccorso
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1562
e gli dissi: - Signor mio, questa città veramente è
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1562
E che questo, Signor mio, sia il vero, io
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1562
mia; sì che, Signor mio, lasciatemi andare. Ma Vostra
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1562
desiderio non era il mio, se non di mostrare
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1562
più tardi che al mio solito, il Duca mi
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1562
parole io dissi: - Signor mio, cotesto non è il
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1562
cotesto non è il mio nome, perché io ho
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1562
questo io dissi: - Signor mio, io vi ringrazio, e
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1562
domandi tu? - Perché, Signor mio, il tal dì, alle
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in riputazione. Sappiate, Signor mio, che io me ne
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1562
volte al Duca: - Signor mio, se Vostra Eccellenzia illustrissima
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lasciare in dietro il mio Perseo e ancora avevo
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1562
possa mostrar finito 'l mio Perseo in quella onorata
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1562
e mi pagò 'l mio argento e oro che
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1562
impediva al finire il mio Perseo. A queste mie
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1562
i lavoranti de il mio; perché, avendomi fatto pagare
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1562
mi ritornai accasa al mio mal fortunato Perseo, e
500
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tornava in memoria il mio bello stato che io