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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Domenico Starnone, Fare scene, 2010

concordanze di «mio»

nautoretestoannoconcordanza
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madre faceva le camicette, mio padre faceva i quadri
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Mi piaceva anche guardare mio padre quando, pur essendo
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come una pezzente. Ma mio padre, che la sfotteva
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quell’uomo, aveva detto mio padre. Ma io non
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prendere le sigarette per mio padre che le finiva
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cinema. Giravamo – mia nonna, mio fratello Geppe, mio fratello
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nonna, mio fratello Geppe, mio fratello Toni, io – a
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astrakan, tra le braccia mio fratello Toni che è
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sua destra c’è mio fratello Geppe, la faccia
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bambino di pochi mesi, mio padre, a giudicare dai
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ha ventisette anni, il mio genitore, che non si
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nello sguardo irrequieto di mio fratello, che aveva l
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il suo nome allarmata, mio padre bestemmiò e a
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braccio. ¶ Quel movimento che mio fratello faceva lo avevo
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allenavo di nascosto da mio padre, che temevo molto
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il braccio. Non so mio fratello, ma io per
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me l’aveva detto mio padre indicandomi gli aerei
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pista per il decollo? ¶ Mio fratello, meno male, era
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miei genitori, lui, mentre mio padre, mia madre, io
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sempre facendo l’elica. Mio padre a un certo
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gareggiare con le attrici, mio padre abbastanza bello per
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portone. La nonna distraeva mio fratello in cucina, io
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andarci con mia nonna. Mio padre mi faceva distrarre
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malato di grandezza come mio padre, che lei detestava
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là». ¶ Perché – grazie a mio padre che, come spero
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una fine, e se mio padre qualche volta faceva
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a chiuderli. O era mio padre stesso, mia madre
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mia nonna, e persino mio fratello Geppe, che però
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le palpebre. Erano un mio schermo personale su cui
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la storia per conto mio, ricavando da quanto avevo
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la prima volta da mio padre. Deve averla pronunciata
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se non prima. Ma mio padre – e non solo
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che volevo telefonare a mio fratello Geppe per gridargli
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se non di più. Mio padre, per esempio, ha
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registi non ne parliamo: mio padre non se ne
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l’attore preferito di mio padre, lo sentiva più
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di famiglia, assomigliava a mio nonno, c’era speranza
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triste di Geppe e mio, aveva deciso all’improvviso
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film. ¶ Come si divertiva mio padre a vedere Totò
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mi interrogava amichevolmente il mio genitore per capire se
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ah ah ah – e mio padre le diceva: che
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non bisogna credere che mio padre assistesse sempre con
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con i miei genitori. Mio padre ci andò volentieri
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di passaggio in passaggio mio padre raggiungeva il suo
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pensavo nitidamente: speriamo che mio padre non si incazzi
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la furia incalzante di mio padre, di averlo ingannato
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calmare le incazzature del mio genitore. ¶ Incazzature, poi. Come
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che avevo amato molto. ¶ Mio padre aveva visto Il
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quel periodo, che se mio padre avesse avuto l
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resto, che lo pensasse mio padre o no, ciò
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riguarda la volta che mio padre comprò un proiettore
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un problema da niente, mio fratello era fondamentale per
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gliene arrivava un quarto. Mio padre, dal canto suo
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soltanto da quel proiettore. Mio padre spiegò, soprattutto a
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male. A sedere, dunque: mio fratello doveva accomodarsi in
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madre portandosi le sedie. Mio padre, coadiuvato dalle due
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parere: il proiettore è mio, papà l’ha comprato
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avanguardia che, grazie a mio padre, passo passo stava
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un complicato pasticcio socioeconomico. Mio padre proveniva da una
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chissà per quanto, se mio padre non si fosse
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nonna o mimava, attraverso mio padre, la vita dei
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madre. Quanto odiava il mio genitore il commercio e
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che era e basta. Mio padre se ne rendeva
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e si vantò con mio padre di quanti chilometri
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diceva lei, modelli esclusivi. Mio padre dal canto suo
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un certo punto il mio genitore fece un’altra
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mare lungo l’Appia, mio padre conobbe un tale
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nudo l’ultimo nato, mio fratello Walter, che non
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sinistra, dal lato di mio padre, sono collocato io
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messinscena della posa. Se mio padre fa un viso
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quella posa non quotidiana. Mio padre, l’unico con
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fotografo d’arte, bravo. Mio padre aveva appena saputo
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del cinema. ¶ «Ah». ¶ «Sì». ¶ Mio padre si fece spiegare
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tempi però – mi disse mio padre – erano molto lunghi
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volta al cinema parrocchiale. ¶ Mio padre cominciò dalla fine
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spiaggia noi quattro bambini, mio padre e mia madre
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non vengo». ¶ Iss era mio padre, che le disse
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camminava e rideva, infine mio padre e mia madre
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stava per finire avvisò mio padre e filmò il
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giornata meravigliosa finì così. ¶ Mio padre e io guardammo
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il tempo la cinepresa. Mio padre ebbe persino il
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il pacchetto col film. Mio padre aprì la busta
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lo schermo, le sedie. Mio padre girò la chiavetta
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tutti a occhi sgranati, mio padre cominciò a fare
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di puro scialo che mio padre aveva con i
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possibili venivano immortalati tranne mio padre, che era l
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la pellicola, che costava. Mio padre si seccava quando
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camminavamo tutti male, innanzitutto mio padre. Quanto eravamo magri
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per fare qualcosa. Persino mio padre e mia madre
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tutti (soprattutto mia madre: mio padre diceva che la
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genere dovette provare anche mio padre, perché a un
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si spezzava di continuo, mio padre si seccò. ¶ Me
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non si poteva fare. ¶ Mio padre si stancò presto
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ribattezzò La moglie indiana. Mio padre scoppiò a ridere
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non c’è differenza». ¶ Mio padre considerò la frase
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finto. Perciò pensavo a mio padre con invidia mista
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le cose per iscritto, mio padre, che so, avrebbe
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nella camera dove giaceva mio fratello Geppe, e al
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cinema. La casa di mio padre diventò come un
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avevo detto niente a mio padre per evitare che
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ciò che passa il mio tempo. ¶ Posseggo due macchine
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scompartimento è finito nel mio. Sono pochi secondi, naturalmente
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mano destra non il mio corpo, come si fa
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ho messo sia il mio modo di immaginarmi da
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ho messo anche il mio sguardo infantile su mio
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mio sguardo infantile su mio nonno, che secondo mio
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mio nonno, che secondo mio padre assomigliava all’attore
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po’ dello sguardo del mio genitore quando mi induceva
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di fantasticherie intorno al mio stesso corpo, così come
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di rappresentarmi, insieme al mio mondo, con le tecniche
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fecero tornare in mente mio nonno che era stato
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che era stato tornitore, mio padre che a diciotto
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Il regista? Raggalli, bello mio, non ha. L’unica
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amareggiata: ¶ «Con Raggalli, caro mio, c’è già stata
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un quadro foschissimo del mio futuro lavorativo se davo
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scarpa, e bestemmiavo nel mio dialetto. Erano decenni che
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decenni che passavo il mio tempo così: ronzii di
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assottigliati, modernizzati, arcaicizzati, nel mio film; ombre di tutte
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gli occhi rossi, «il mio amico la settimana scorsa
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che significava che il mio amico sprizzava talento registico
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sai com’è il mio cinema e che tipo
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suoi profitti regalandogli il mio lavoro». ¶ «Non gli regali
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un solo minuto del mio tempo se non firmavo
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con la cinepresa di mio padre. ¶ Cercai di non
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dietro una poltrona del mio soggiorno e poi avanzava
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voglio fare bene il mio lavoro devo darle ascolto
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ricordatevi che rischio di mio». ¶ Raggalli e io, a
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lavoro e io il mio. Vedi quanto hai scritto
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lavoro. L’impegno era mio figlio, all’indomani sarebbe
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caldo, ma dentro il mio cuore si gela”, sono
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ci sia una storia». ¶ Mio figlio mi scrisse da
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rimetteva in discussione il mio lavoro e mi imponeva
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questa ragazza». ¶ Dal canto mio aggiunsi: ¶ «Alda, se entrambi
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Io ribattevo, difendendo il mio lavoro: e questa non
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la farò. Dal canto mio mormorai con la voce
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Non lo so. Il mio lavoro iniziale era forse
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restauro, il mutuo. ¶ E mio figlio che studiava in
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il suicida era amico mio d’infanzia, chi meglio
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salette gelide dove il mio compito era manifestare entusiasmo
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stavo guardando solo il mio modo infantile di sognarmi
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mi lascio mutilare il mio lavoro». ¶ Qui scattai indicando
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a Parigi, intorno al mio regista per preparargli l
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centrale elettrica. Feci del mio meglio, sotto trenta paia
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di occhi intenti. Il mio interlocutore studiò il disegno
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al solito: parla col mio agente. E solo quando
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suoi clienti, nemmeno il mio – sono andato a mostrare
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dirci, il trillo del mio cellulare o del suo
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anche la morte di mio padre e perciò secondo
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basta, alla fine del mio film non ci voglio
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posto, mentre lui, il mio partner, ha ancora qualcosa
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quel primo filmino che mio padre commissionò al fotografo
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ci feci caso ¶ Perché mio padre non s’era
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sentirà esposta. ¶ Un racconto, mio caro, non finisce. Un