Ada Negri, Il dono, 1936

intanto il fiume ¶ del mio sangue vermiglio alla sua

ritrovo ¶ me stessa: col mio corpo e col mio

mio corpo e col mio nome ¶ e il senso

e il palpitar del mio tenace cuore ¶ che non

stupor, che rassomiglia ¶ al mio, dinanzi alla segreta legge

giorno. ¶ Io ti prego, mio Dio, per questo giorno

cuore i giorni ¶ del mio tempo fugace: intatti; e

stelle ¶ e del fango, mio Dio, stanotte ascolta ¶ il

sui rami e nel mio cuore, ¶ gioia d'un

non distinguo ¶ fra il mio cuore che batte e

saetta, nere: ¶ vive, al mio sguardo, piú dell'ali

piú fida risponde al mio tormento ¶ di fuga, al

tormento ¶ di fuga, al mio desio di lontananza. ¶ Sullo

autunno: in essi il mio dorato autunno ¶ festeggerò presso

l'ombre. ¶ Erra il mio spirito ¶ con esse, or

il tuo sagrato al mio riposo ¶ dona casta e

nell'orrore. ¶ Potessi, o mio Signore, ¶ esser quella montagna

Tutto il sole era mio, quand'ero viva: di

i miei capelli, il mio riso, il canto del

nemmen l'odi, il mio ¶ passo dietro il tuo

ricco sangue, uscito ¶ dal mio, non sei che amore

sentivo ¶ calda come il mio sangue, io l'accoglievo

l'ombra, ed il mio cuor nell'ombra. ¶ Ma

udir nell'eco il mio, dalla tua voce ¶ di

t'oscurare, cielo del mio tempo ¶ e dell'anima

con la parola il mio respiro; e tu ¶ piangere

mai sí breve ¶ il mio passaggio in terra, e

che mi dài: questo mio male ¶ ch'è piú

è sangue: è il mio buon sangue ¶ che vuol

o i nati dal mio saldo ceppo, ¶ o i

ad uno caddero al mio fianco ¶ i compagni di

fu bene, anche il mio male, tutto ¶ per me

silenzio ¶ degli esseri, il mio cuore oda Te solo