Domenico di Giovanni, [Sonetti], 1449?

morte, alla morte, ¶ E mona Ciola colle man callose

Porto di Gaeta: ¶ E mona Ciola, come mal discreta

briccolato ¶ Fusse rappresentato a mona Ciola. ¶ Per questa cagion

Abbi sempre nel cuor Mona Minoccia, ¶ E stagneratti il

fuoco. ¶ LVIII ¶ Nencio, con mona Ciola, e mona Lapa

con mona Ciola, e mona Lapa, ¶ Macometto, Proserpina, ed

che la Gatta a mona Checca chieggi; ¶ E che

i tacciosi andaro a Mona Ciola, ¶ E fecer ch

hanno gran sete, ¶ E mona Smeria in conclavi è

baccei di guaime, ¶ Guariron mona Ciola del lattime ¶ Andando

Meuccio, con Bertuccio, e mona Mina ¶ Vanno gridando, che

gran dannaggio, ch'ebbe mona Piera, ¶ Standosi con un

pajuoli d'Accia, ¶ E mona Mina stringe la vinaccia

e pastinache lesse, ¶ E mona Ciola, e due libbre

CXXXIX ¶ Mille saluti a Mona Checca, e Nanni, ¶ E

e la comare, ¶ E Mona Nencia, che i parti

ha men'osso, ¶ Toccando mona Menta co i bastoni

poi cena domattina; ¶ Che mona Tessa tua, e la

ch'era svenuto; ¶ E mona Ciola prese il Gonfalone

Hanno avuto question con mona Nente, ¶ Perchè Don San

Sabato tessa ci fu mona sera ¶ Con un gran

pignatte una gran pera. ¶ Mona matassa una tomassa nera

non ne domandassi a mona Tessa, ¶ Giù per la