Vittorio Alfieri, Ottavia, 1783

che tratto a necessaria morte ¶ il suo fratel cadeva

me. Non ti minaccio morte; ¶ morir non curi, il

non è. Se giusta ¶ morte puoi darle, or perché

albergo ¶ di fraude e morte, a tuo piacer mi

tua man svenarmivi: mia morte, ¶ non che giovarti, è

private uccisioni. — Or dunque ¶ morte a placarti basti: or

mi apporre, ov'io morte sol chieggo? ¶ Nerone ¶ — In

dal suo libro di morte. ¶ Io, di mia mano

forza ¶ donde trarrei? La morte, è vero, io temo

chi temerario anco sua morte grida. ¶ Inni festivi, e

i passi tuoi sien morte ¶ di quanto incontri. ¶ Tigellino

Ottone? ¶ Nerone ¶ Avanzo ¶ di morte sei, per breve tempo

ama più crudel la morte. ¶ Poppea ¶ Ecco Neron; prosiegui

in vita, e in morte, io 'l griderò. Tua

a tuo grand'agio, morte. ¶ SCENA III ¶ NERONE, POPPEA

rinasce il silenzio di morte, ¶ col salir delle tenebre

v'ha dubbio?) orrenda ¶ morte ei mi appresta. Il

tu ne dovresti, e morte. ¶ Eucero stesso, benedire ei

rechi ¶ tu almen mia morte? Or che innocente io

incorrotta vita; ¶ di necessaria morte esser mi dei ¶ or

Oh ciel!... Che ascolto?... Morte ¶ d'impeto insano esser

Or, non è forse ¶ morte il minor dei minacciati

da lui con volontaria morte: ¶ tu, fermo in ciò

mirar dappresso assai la morte, ¶ tu stai securo: io

nudrita; e incontro a morte cruda ¶ ed immatura, io

ma, di aspettar la morte io non ho forza

martìr, deh! salva: ¶ da morte, il vedi, ogni sperarlo

Nerone: e ad inaudita ¶ morte dannar tu mi vedrai

so l'uso: ei morte ¶ ratta, e dolce rinserra

Nerone. ¶ A liberarmi... deh!... morte... ti... affretta. ¶ SCENA V

è dovuta, con infamia, morte. ¶ Seneca ¶ Più non mi

di Seneca, e la morte. ¶ SCENA VI ¶ SENECA ¶ Seneca