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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «morti»

nautoretestoannoconcordanza
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restano gusci vuoti, disponibili, morti. ¶ Meno male che quella
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anni – che c’erano morti, su quelle strade, per
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i piú vecchi erano morti in guerra – non gli
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altri figli ch’eran morti soldati erano sani, ma
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da Camo, tornavano infangati, morti, ma carichi di pernici
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della guerra e dei morti. Dei figli non disse
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vivi. Non fruttano da morti. ¶ Ecco, pensai, Nuto gli
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mattino dopo li trovavano morti sul letto dell’osteria
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dove ha i suoi morti? ¶ Gli dissi che non
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i milionari e i morti di fame. ¶ Io dissi
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come prima, salvo i morti. ¶ Parlammo anche del Valino
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aveva trovato altri due morti sui pianori di Gaminella
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era sbagliato. Quei due morti di Gaminella furono un
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rive a cercare altri morti, tutti i morti, a
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altri morti, tutti i morti, a dissotterrare con la
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di parlarne. ¶ I due morti non si poteva riconoscerli
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questo prete sfrutta i morti, sfrutterebbe sua madre se
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una messa per i morti impiccati. Se rifiuta, lo
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dei vivi e dei morti. Adesso mi accorsi che
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mi accorsi che i morti servivano a lui. Non
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scalpitava, soffriva. Trattandosi di morti, sia pure neri, sia
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neri, sia pure ben morti, non poteva far altro
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poteva far altro. Coi morti i preti hanno sempre
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messa per i poveri morti, per i vivi ch
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ai partigiani che sono morti come mosche per salvare
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alle bestie. Ne sono morti dappertutto. Un giorno sentivi
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sposato in Francia, erano morti i loro figli chi
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danno materiale e ai morti, dispiace pensare a tanti
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di che morte sono morti? ¶ Andavamo cosí, sullo stradone
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in testa, andarono coi morti al camposanto raccogliendo per
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collina. ¶ – Anche questi sono morti, – disse. – Quanti ne sono
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disse. – Quanti ne sono morti da quando sei partito
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che di tutti i morti non potevo levarmi di
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Canelli, dopo tutti quei morti, le scottava, le faceva