parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giovanni Crisostomo Trombelli, Fedro tradotto da Gio: Grisostomo Trobelli, 1797

concordanze di «ne»

nautoretestoannoconcordanza
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PROLOGO ¶ COn metro umil, a dure leggi avvinto
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Così l’addenta, e ne fa ingiusto scempio. ¶ La
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il fren le tolse, ¶ guari andò, che le
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Lo strepito che fa ne l’improvviso ¶ Cader, sgomenta
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il timor le arresta, ¶ dà lor campo ad
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non dovean nostri abituri, ¶ a sdegno aver ciò
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sfuggita quella beffa aresti, ¶ accorar ti potrebbe or
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a lui s’invola, ¶ l’altra cui bramò
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animal le ingiurie soffre) ¶ Ne’ boschi a caccia d
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d’ampia mole preda. ¶ Ne fa il Leon le
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a cotesta petulanza Giove, ¶ Ne richiese il perchè. Ora
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a’ rei soccorso appresti, ¶ potrà tua follia irne
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impunita. ¶ * Erasi al Lupo ne la gola fitto ¶ Un
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avviso dar consiglio altrui, ¶ curar se medesimo. In
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Leone le assale, e ne fa scempio. ¶ Da la
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penne tue! qual leggiadria ¶ Ne le tue membra scorgo
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Che vide il Lupo ne la fossa; e questa
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ma poscia ¶ Che se ne andasse instando l’altra
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antico alta vendetta. ¶ Poco ne va, che il Toro
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Se ancora il Bue ne la grandezza avanzi. ¶ Rispondono
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è il lor soggiorno? ¶ natura comun, nè tetto
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soggiorno? ¶ Nè natura comun, tetto abbiamo, ¶ Risponde; ma
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vinto, ¶ I boschi abbandonando, ne gli stagni ¶ Asconderassi, e
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Un Cacciator là giunto ¶ Ne chiede parte; io lo
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fu morso, ¶ Pane gittò ne la ferita intinto, ¶ Che
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pravi esempj ad imitar ne invita. ¶ FAVOLA IV. ¶ L
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carca. ¶ Parte a lei ne promette. L’altra allora
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fortunato evento, ¶ Ricca parte ne dona a la Cornacchia
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del Mulo altero, e ne la zuffa ¶ In cui
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cerca, ¶ Tal ha timor, ne la vicina villa, ¶ Entro
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fronde arreca ¶ Il bifolco, il Cervo ivi discopre
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Vede acuto il Padron ne le sue cose. ¶ E
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sangue onore arreca. ¶ Quantunque ne la gloria e’ mi
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ei sol non fosse; ¶ ciò livor, emulazion mi
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aver unqua non prese, ¶ Ne la sacra famiglia a
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che soffro, giustamente oppresso, ¶ di cotal conforto in
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un giusto onor rapisca? ¶ il primo già sarò
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Inavvedutamente una Pantera ¶ Sdrucciolò ne la fossa. De’ villani
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Scimmia, ¶ E del sapor ne chiese. Il Macellajo: ¶ Qual
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evento a perir molti ne addusse. ¶ * Folle Garzon un
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Tal possente, e ricco ¶ Ne vien incontro, in cui
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accetti il colpo, ¶ Premio ne avrai. Sel crede, e
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notte. ¶ Io son pronto; boschi, e pioggia, e
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si tragga a morte. ¶ Ne l’ardua quistion sospesi
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Sgombrate, e il ver ne la sua fonte appreso
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antico splendor (oh qual!) ne avresti. ¶ A me che
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sia tu qui scoperta? ¶ a me puoi, nè
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Nè a me puoi, a te giovar poss
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piacesser, e il perchè ne chiese. ¶ Sì parlò Giove
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have, ¶ L’onor che ne ridonda, è folle onore
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vien negato, nol ricerca, ¶ sarai poscia a querelarti
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timpani ¶ Del cuojo scorticato ne formaro. ¶ Da un lor
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addivien, che quando avvolse ¶ Ne le tenebre l’arte
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altri accade. ¶ Al fin ne vien un che forbito
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a la madre. ¶ Già ne va piena Atene; in
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v’ha chi intenda; ¶ come il prezzo sborsino
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figlie. Allor repente Esopo ¶ Ne la folla s’intrude
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nota è la storia, ¶ v’è taverna in
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cui seguan gli altri ne la pugna, ¶ Avean le
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intorno avvinte, ¶ S’impacciar’ne le porte, ove in
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da’ nemici ingordi, ¶ Restan ne’ cavi ventri innabissati. ¶ *Sono
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i miei scritti censuri, ¶ lor d’un guardo
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prede aprirsi strada. ¶ Quinci ne piagne del superbo Aeta
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questa favoluccia si ravvisi. ¶ * Ne la bottega d’un
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destinato giorno, ¶ Vo’ che ne paghi il fio. Ma
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l’Autore. ¶ Ella dunque ne avverte, che non rado
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per altro, qualunque cosa ne dicano alcuni in contrario
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connessa con la seguente: meritano essi di esser
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rio piacer la voluttà ne prova. ¶ FAVOLA XV. ¶ Le
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lasciamo addietro, ¶ Rassembri ugual ne l’apparenze a noi
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Piloto dal periglio accorto: ¶ a duol, dice, si
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duol, dice, si dee, ad allegrezza ¶ Darsi in
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mondezzajo ¶ L’esca fiutando, di Giove al trono
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la prigion son tratti, ¶ si rilascian tosto. Ecco
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l’impose. Adunque nulla ¶ Ne prendi, o doni? E
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van s’adopra, ¶ Ciò ne’ miei libri, che di
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egli è ver; purchè ne sia ¶ Invitato, non già
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la volta tutti opprime, ¶ a la porta più
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vedrassi chi il lavor ne imprenda. ¶ Quel premio, che
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i doni tuoi, ¶ Tanto ne ruba il tempo, immantinente
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altri a te egual, ne’scritti suoi ¶ Le mie
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desia, ¶ Prasitele nel marmo ne fa autore, ¶ Ne l
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marmo ne fa autore, ¶ Ne l’argento Miron. Mordace
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il core, ¶ Più valor ne la zuffa avrei dimostro
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ch’affidar non dessi. ¶ * Ne la favola mia colui
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grato, ¶ Se chi se ne cibò, vivesse ancora. ¶ * La
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motti ¶ Noto Giullar, tal ne promise, ch’unqua ¶ Per
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in palco s’aggira ( in quai giochi ¶ Ciò
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crin’, lo caccian fuori; ¶ a lui giovaro le
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onorate insegne, ¶ Da cui ne va l’Augusta Casa
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preso avvien che sfugga, ¶ pur se Giove il
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lo effetto ¶ Pigrizia non ne rubbi, i nostri Padri
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insegna ¶ La favola. * Dormendo ne la selva ¶ Un Leon
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confessa, ed il perdon ne chiede. ¶ Vede il Leon
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Cerca a l’intorno, ne la fossa inciampa. ¶ Tosto