Massimo Mongai, Fattaccio, 2012

fa ad esempio me ne stavo al sole, sdraiato

tornare a Roma! Non ne potevo più di Roberta

dei miei nipoti, non ne potevo più di questa

Cheppalle! E soprattutto non ne potevo più della tragedia

in ciabatte e vestaglia né più né meno come

e vestaglia né più né meno come a Roma

mandrillo! Questo sì, me ne ero accorto». ¶ L’uomo

come una premonizione, che ne so? Ero arrivato all

conosciuto. Certo, raccontaballe quanti ne vuoi, ma al dunque

me sa che ce ne so’ proprio pochi… insomma

me. E mentre me ne andavo, ce l’ho

Ma lui non sembra né accorgersene, né curarsene. ¶ Prosegue

non sembra né accorgersene, né curarsene. ¶ Prosegue. ¶ «Quando sono

be’, un po’ te ne posso dare, ma duecento

pe’ la spesa. Te ne do 100, va bene?” Io

pensione e i soldi, ne ha preso 100 euro e

sedici, o trenta, che ne sapevo? Era bella, molto

a ridere e se ne sono andati. Spero a

la macchina che se ne andava». ¶ Di nuovo sospira

ha seguiti fin lì. Ne scendono tre uomini, due

mai più di disturbarmi, né in ufficio né soprattutto

disturbarmi, né in ufficio né soprattutto fuori! Alle quattro

così, senza che te ne accorgi, che piano piano

migliore della galera?». ¶ «Che ne sa lei della galera

galera?». ¶ «E lei che ne sa della mia vita

solo che non ce ne accorgiamo. Quasi tutti. Qualche

perché era solo, che ne so, perché dopo una

anni ormai, ma me ne sono accorto solo quando