Vittorio Alfieri, Rosmunda, 1783

combatte, ora non giace ¶ nel sonno immerso, a ria

a lato a te, nel talamo suo stesso; ¶ qui

bere a sorsi lentissimi nel teschio ¶ dell'ucciso mio

invano; ¶ a forza andrai. Nel sangue tuo si lordi

il mio core. Havvi nel mondo ¶ cosa, ove intenda

ben posto non è nel trono: ¶ so, ch'altro

il dica, ¶ com'io nel campo ricercai la morte

chieggo. ¶ Quasi appien già nel mio svenato padre ¶ non

molti ho de' miei ¶ nel campo in armi; e

spettava: ¶ pur giaci ancora nel tradito letto; ¶ suddito tu

ti veggio ¶ sempre immersa nel pianto; eppure a un

dolce nell'ira, e nel dolor modesta, ¶ e nel

nel dolor modesta, ¶ e nel soffrir magnanima... Qual havvi

nobil foco, ¶ ond'io nel volto non arrossi, ho

consorte il sangue ¶ stassi, nel sangue ei del secondo

me: fraude non celo ¶ nel petto. A me per

obbrobriosi i giorni miei nel limo, ¶ favola a tutti

fa', che un ferro ¶ nel suo carcere ottenga, onde

fin che per te nel campo si combatte. ¶ Vieni

ti veggo ¶ tutta avvampante nel turbato aspetto?... ¶ Nulla sperar

altri lordarsi ¶ non niegherà nel vil suo sangue, e

me costei? di me? Nel petto ¶ io questo stil