parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «nel»

nautoretestoannoconcordanza
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marciapiede. ¶ «La stanno svuotando nel garage!» disse l’uomo
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Salii piano sull’auto, nel groviglio di fili, orientai
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batteria, per non sbagliarsi nel mettere i morsetti. Collegava
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giriamo a fare propaganda nel paese... la gente che
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per tutto il tempo, nel paese!» ¶ Lo guardavo mentre
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notte. Lo vedevo sbalzare nel buio quando il cieco
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la bocca e sorrideva nel medesimo tempo, ancora in
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conficcava entrambe le mani nel secchio. Vedevo i grumi
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sedile, accavallava le gambe nel piccolo spazio che ancora
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in piena notte. Sentivo nel dormiveglia le loro mani
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intero paese piombava improvvisamente nel silenzio. Non si vedeva
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più gremite di folla nel tardo pomeriggio. Ci spostavamo
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sfiorava teneramente la testa nel passare. Qualche drappello sparpagliato
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la testa rotta. Indovinavo nel buio i turbanti fosforescenti
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fiammella cominciava a vagare nel piccolo abitacolo dell’auto
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filo come di carne nel taglio delle labbra. ¶ «Bisogna
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del fusibile appena bruciato, nel trasformatore. Accostavo la bocca
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nostri corpi dovevano avere nel frattempo acquistato più volume
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un viale, si indovinava nel buio la forma lontana
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della macchinina. Ascoltavo come nel dormiveglia la sua voce
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vedevo frammenti rosati incastonati nel suo chewing gum, quando
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all’altra. “Ci troviamo nel cielo boreale!” si accorgeva
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stesse rovesciando. “Siamo finiti nel cielo australe!” annunciava uno
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bel po’ di cosette, nel frattempo...» ¶ «Ma come! Se
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non l’ha fatto nel solito modo. Si è
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che si indovinava appena nel buio, nella nebbia. ¶ «Lei
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di gioielli che tenevo nel comodino, è passato anche
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ci abbracciavamo in silenzio nel corridoio, mentre lei era
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incontravamo a mezza strada, nel corridoio oppure in qualche
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bagliore della sua vestaglia nel buio, nella nebbia. ¶ «Se
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stato fissato più saldamente nel terreno con una specie
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po’ del suo chiarore nel buio abitacolo dell’auto
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dato!» lo sentivo tormentarsi nel buio, bisbigliare. ¶ Gli spazi
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a staccarle?” pensavo confusamente nel dormiveglia. “Ed è poi
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e allargava due dita nel punto dove di solito
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eravamo finiti, gridavamo loro nel dormiveglia: «Che fabbrica è
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sentivo bisbigliare il cieco nel buio, da vicino. «In
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piedi impetuosamente, mi infervoro...” Nel giro di piazza alcuni
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nostre spalle, ma scorgevo nel lunotto della cabina del
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prendendo posto tutti quanti, nel pulviscolo di luce che
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La vecchia era tornata nel vano della porta, pareva
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piano gli occhi, sospirò nel vederla, e solo allora
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fila. Entrai quasi correndo nel portone. ¶ «Ah, sei qui
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d’altro!» ¶ Eravamo ormai nel suo ufficio. Si era
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sedia, feci qualche passo nel corridoio, quasi senza vedere
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Un muratore, che lavorava nel Centro di notte, fuori
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che si era acceso nel quadro, lo teneva conficcato
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sollevando eccessivamente i gomiti nel vasto abitacolo dell’auto
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franare qualche piccolo sasso, nel passare, il colpo improvviso
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con la pianeta svolazzante nel cortile. ¶ Spariva per molte
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a tremare leggermente anche nel sonno. Si girava dall
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braccio, camminando con lui nel pomeriggio già tutto inclinato
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e poi li riaprivo. Nel cuore della notte mi
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al centro della fronte, nel punto d’incontro avvallato
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lentamente avviando. ¶ Tornò soltanto nel tardo pomeriggio. Non li
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priore e al vicario, nel segmento più corto della
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il resto del cortile nel buio, a dirigersi verso
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fronte ai finestroni spalancati. Nel cielo non c’era
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oppure no. Erano entrati nel frattempo anche gli altri
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chiesa, dov’era esploso nel medesimo istante il canto
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cadere grani d’incenso nel turibolo, vedevo il cucchiaino
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la salivazione, o beveva nel calice con la testa
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di luce dappertutto. ¶ Poi nel cortile arrivò la solita
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piattelli erano conficcati dovunque nel terreno, che aveva ripreso
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e ancora intatti semiaffondati nel terreno. Il sentiero adesso
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apparendo un istante dopo nel vano della porta. ¶ La
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stola. ¶ Eravamo di nuovo nel chiostro, stavamo camminando in
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suo pavimento, entrava direttamente nel pulpito e ne usciva
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una contro l’altra nel grande sacco di cuoio
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chiesa si deformava distintamente nel fragore. Scorgevo appena il
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era alzata di colpo nel gesto assolutorio, mentre l
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cambiavano colore di continuo, nel tempo che aveva ripreso
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un verde diverso, acuminato, nel cielo passavano quasi invisibili
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con gli occhi socchiusi nel cortile. Salivano dalla piccola
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braccine allungarsi e accorciarsi nel tentativo di richiuderle da
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superava, continuava a emanare nel buio un po’ della
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opposta, dove l’asfalto nel buio scompariva. ¶ «Avrai da
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esclamò poco dopo, riapparendo nel vano della portiera spalancata
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sviluppo... e se riescono nel frattempo a non far
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di stare seduti direttamente nel paesaggio, mentre il Centro
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solo alzare le spalle nel passare. ¶ «Non puntare i
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li trovi sono diventati nel frattempo un’altra cosa
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i loro colli sbalzare nel buio, distinguevo le loro
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facevo scattare l’accendino nel buio. La fiamma faticava
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fretta per un po’, nel vento della corsa. Rientrava
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sigaretta, la spegnevo gettandola nel secchio della colla, pigiandola
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avevo spento da poco nel secchio. La rivedevo attaccata
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fondo impastato per diluirlo, nel paese ormai deserto da
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avranno ficcato dentro, stavolta, nel sedile?” tornavo a domandarmi
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una sola mano. Entravo nel dopolavoro. Le lenti degli
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si appannavano di colpo nel tepore, indovinavo uno stretto
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qualcuno che si girava nel sonno, sbadigliava. L’uomo
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finiva qualche istante dopo nel piatto. La vista mi
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la porticina s’aprì. Nel rettangolo di luce il
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se si era accesa nel quadro o se la
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chiesi mentre ero già nel varco del portone, perché
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camminare per un po’ nel corridoio tra le due
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a forza di girarmi nel letto. ¶ Al mio fianco
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Venivano per lo più nel tardo pomeriggio, quando la
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Ora stavo assolutamente immobile nel letto, non respiravo quasi
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piedi giù dal letto. ¶ Nel dormitorio non c’era
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improvviso della sala giochi nel seminterrato. ¶ Ma non potevano
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stata una partita. Distinguevo nel cielo le macchioline un
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fretta, era già inverno. Nel cortile doveva esserci la
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occhi arrossati dalla chiesa nel corso della messa, e
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cioccolata, un mandarino rimasto nel cassetto, che nessun’altra
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si stava facendo ricreazione nel cortile. Si guardava attorno
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si aprivano di colpo nel cielo tutto ghiacciato, bianco
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qualche crocchio formatosi inaspettatamente nel cortile si stesse parlando
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seminarista sordomuto correva gesticolando nel cortile. ¶ «Cosa sta succedendo
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gridare il vicario. «Sparpagliatevi nel cortile e sulla collina
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Il glomere si spostava nel cielo con il suo
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era tuffato all’improvviso nel tabernacolo vuoto e spalancato
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entravano ancora alla spicciolata nel cortile. Si guardavano attorno
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tutt’intorno alla piscina, nel piccolo tratto che portava
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rapidamente con gli altri nel cortile. ¶ Qualcuno stava già
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senza una direzione precisa nel cortile, nessuno dei tre
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l’ago si trovava nel punto più lontano dal
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già salutando i parenti nel cortile, quelli che dovevano
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tempo. Camminavamo di sbieco nel cortile, finché il Nervo
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del Nervo e chi nel sidecar?” mi passò per
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aliante appariva di colpo nel vano ancora senza infissi
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di fare presto. Entrai nel solaio. Mi accostai al
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doveva essere già apparsa nel suo vano perché dal
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correvano lungo la scaletta nel tentativo di recuperarlo. Volava
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profumate scattavano all’improvviso nel cortile, le attraversavo per
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da vicino. Quando tornava nel cortile non sembrava neanche
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sul cuscino, la nuca nel palmo delle mani dalle
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possibile in avanti, e nel far questo la sua
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bianche qua e là. ¶ Nel refettorio il brusio era
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animazione crescente, rimaneva indietro nel mangiare, doveva recuperare con
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seminaristi, rosso in volto. ¶ Nel cortile si fece silenzio
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camminava un po’ emozionato nel cortile. Gli altri seminaristi
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o qualche piccola gomma, nel passare. Andavano avanti senza
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Stavamo uscendo di nuovo nel cortile, era arrivato il
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spostava con emozione crescente nel cortile. Teneva le teste
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chiesa, prima di uscire nel cortile vuoto e bombato
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s’irrigidì, vedendomi apparire. ¶ «Nel nome del Padre, del
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era entrato con lui nel macchinone ancora parcheggiato sull
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sfuocate, a schiena girata nel cortile. Era davvero molto
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poco dopo, e camminavo nel corridoio tra le due
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vesti che si rincorrevano nel cortile e sotto i
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minuscole crepe delle vie, nel bagliore indistinto. Alcune voci
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un po’ di tempo nel cortile, e si erano
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anche quelli versando acquavite nel loro pastone, perché si
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allargare smisuratamente le braccia nel cortile. ¶ Teneva le labbra
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dietro per la veste, nel caso che il resto
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a stare in equilibrio, nel cortile ancora tutto inclinato
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dita per raddrizzarlo, e nel far questo lo inclinò
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corpo mentre era addormentato nel lettone. La vedevo girarsi
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guardare nello specchio, e nel far questo mi offriva
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poi facesse a risalire. ¶ Nel parco fervevano i lavori
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la scaletta a pioli nel cunicolo. Le reggeva con
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staccati. Accatastava le cassette nel cortile, le portava via
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umido e più freddo. Nel parco crescevano poco per
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testa appariva quasi fosforescente nel buio della notte, e
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foglie immobili e invisibili nel buio. Ripetevo infinite volte
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stesso, come un motociclista nel cerchio della morte. Facevo
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non cadere in terra nel bagnato. Si scorgevano buchi
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Si scorgevano buchi profondi nel terreno, il giorno dopo
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le rane, le gettava nel sacco girando minacciosamente sul
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tramortiva a calci e nel fare questo certe volte
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il letto appena rifatto nel piombo dello specchio, e
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non fossero ancora apparsi nel cielo della villa. ¶ Anche
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Ma ero appena tornato nel cortile quando sentii di
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stato ancora avvistato nessuno nel cielo della villa. Pochi
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se i colombi erano nel frattempo ritornati. La Dea
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galleggiare dietro i vetri, nel locale ormai illuminato. Saliva
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stesso mille rumori febbrili nel parco e nel cortile
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febbrili nel parco e nel cortile, dove si stavano
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non riuscivano a distinguerla, nel buio, dalla camera da
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a chi stava rinchiuso nel ventre di Turchina. ¶ Poi
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su dalle ginocchia appallottolandoli nel pugno e tutte le
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che fuggivano sfuocate, sbattevano nel buio contro la mia
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era stata lasciata aperta nel trambusto, oppure da tante
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stivati dentro le cassette nel vagone di un treno
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molte persone fare ressa nel buio tutt’intorno. Scorgevo
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bagliore sembrava senza lineamenti. Nel punto centrale del grande
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pescato quella stessa mattina nel fiume che passa per
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degli occhi, pareva pregustare nel dormiveglia il momento in
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più, era diventato trasparente nel bagliore, mi pareva di
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selvaggi delle doglie. ¶ Camminavo nel parco. Molti erano già
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la mano alla fronte nel saluto militare. Era salito
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del cortile, e che nel farlo ciascuno scordasse il
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dolorosamente dentro la fasciatura, nel vorticoso movimento delle gambe
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gatto sbalzava fulva, irreale, nel bagliore che ancora veniva
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bicicletta era troppo lanciata nel circuito del parco tutto
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a girare tutt’intorno nel cortile, dove gli strati
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miei schettini erano rimasti nel parco, che diventava sempre
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la Dea. ¶ Stava immobile nel vano della porta e
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facendo svolazzare le vesti nel cortile. Dovevano essere intenti
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uno dopo l’altro nel dormitorio che si illuminava
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trovarcene uno conficcato misteriosamente nel tuorlo, senza che il
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e tirandolo forte, inutilmente. Nel parco Lenìn e Bortolana
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a quell’ora altissimo nel cielo, batteva abbacinante sui
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e balzare di colpo nel centro tutto franato della
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fasciatura sbalzava sempre più nel buio. Mi assaliva il
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della notte o se nel parco si stava spostando
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era ormai seccata bene nel punto di frattura, il
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stringere con forza e nel punto giusto perché non
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Turchina in abito nuziale. Nel cortile il litigio era
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avere un vantaggio incolmabile nel caso l’avessi inseguito
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Gliela metterò questa notte nel letto!» ¶ Poi girò improvvisamente
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zampa di gatto sbalzava nel biancore del suo pugno
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accartocciarsi su se stessa nel vento della corsa. ¶ Nel
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nel vento della corsa. ¶ Nel cortile Lenìn aveva ripreso
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a intingere due dita nel pentolino, quando sentii che
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dalle dita e cadevano nel punto esatto dove la
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di nuovo le dita nel pentolino, lasciando cadere un
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erano tutti in giro nel parco o a conversare
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ritorno nello spazio. Uscii nel cortile, feci un giro
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l’avevo attraversata, immobili nel buio e un po
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un nuovo giro lentissimo nel parco, tornai a guardarla
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salire, posando i piedi nel cerchio di luce della
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un dito sulle labbra, nel segno del silenzio. ¶ Dovevamo
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scomparve a sua volta nel lettone. La sua vestaglia
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si cercava un varco nel lenzuolo, lasciava sfuggire minuscole
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nuovo ruotare di corpi nel lettone, anche gli oggetti
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da chissà quanto tempo nel lettone. ¶ Sentivo che la
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zampa di gatto fiammeggiare nel pugno dell’Albino, che
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cuscino. Il tempo passava. Nel varco del soffitto apparivano
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perché si spostava continuamente nel lettone, era sempre in
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la scorgevo di colpo nel punto dove meno mi
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l’Albino la stringevano nel pugno contemporaneamente, con entrambe
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e rigirarsi con inquietudine nel letto, e bisbigliare qualcosa
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era schiarito un po’ nel varco del soffitto, ma
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dal letto. Lo vedevo nel vano della porta, mentre
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era più nessun altro nel lettone. Misi giù i
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tempo in abito nuziale. ¶ Nel cortile si era formato
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si preparava a spegnerla nel suo consueto spegnitoio. Ero
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Lenìn uscirono di nuovo nel cortile, con aria di
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nessuno avesse aperto bocca, nel cortile si era diffusa
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ogni movimento si bloccò nel cortile e lungo i
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camminavano avanti e indietro nel cortile. Si spostavano in
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torta che era diventata nel frattempo grigiorosa. I loro
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per il bacio, e nel far questo cambiarono colore
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proprio posto. Turchina scomparve nel cucinone, dove erano stati
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Turchina che ancora indugiava nel cucinone, e sollevava una
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fece un larghissimo giro nel cortile e puntò verso
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si levavano come astrazioni nel cielo della villa. ¶ Nella
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apriva tutte le porte, nel passare. Le sue pantofole
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fermai per pochi istanti nel vano della porta. Non
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macchia della mia veste nel vano della porta doveva
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l’ovale dello specchio. ¶ Nel cortile la ghiaia era
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Ero arrivato di nuovo nel cortile, seguendo un percorso
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pareva digrignare i denti nel sonno. ¶ Ritornai nella serra
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entrando in rapida successione nel cortile, sobbalzando una dopo
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facevano il loro ingresso nel cortile. Giravano su se
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e i collegamenti funzionavano nel migliore dei modi, trasportando
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spegnersi accuratamente la cicca nel padiglione di un orecchio
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ne tranciava inavvertitamente qualcuno, nel punto dov’era stata
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a pioli di ferro nel cunicolo, l’uno sotto
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attraversava l’immagine proprio nel punto in cui i
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per i viali e nel cortile, neppure dal tetto
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coppie che ancora indugiavano nel parco, suoni di portiere
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braccia. ¶ 7 ¶ Nella villa e nel parco ¶ Dovevano arrivare a
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Bortolana si stava aggirando nel cortile con il grande
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un ultimo giro lentissimo nel parco. Le foglie seghettate
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I colombi erano già nel cielo della villa. Li
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che parevano invece indugiare nel cielo, mentre altri stormi
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finalmente con un saltello nel varco della bifora. Bortolana
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a spegnerla con cura nel padiglione annerito dell’orecchio
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dell’orecchio. La rigirò nel punto più cavo, la
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due o tre volte nel condotto uditivo per essere
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mia stanza. La biancheria nel primo dei cassetti, la
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cassetti, la valigia vuota nel secondo, il lucido da
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l’interno della stanza, nel leggero rimbombo della porta
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con la testa affondata nel catino. Riemergeva e si
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raggiungevano mentre era già nel parco armato di fucile
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uno dopo l’altro. Nel parco si spegnevano poco
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con un gemito pneumatico nel tronco, sparava ancora senza
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Ziò, muovendo qualche passo nel parco ripiombato di nuovo
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parco ripiombato di nuovo nel silenzio. Li potevo vedere
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giovane coppia faceva irruzione nel cortile a cavalcioni di
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Piccole braci si spostavano nel buio lungo i viali
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conficcarle gli spilli direttamente nel corpo. ¶ Scendevo a mia
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macina quasi interamente affondata nel terreno. Di lì potevo
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si espandeva sempre più nel buio indicava che Lenìn
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che potesse andarsene via nel corso della notte. ¶ Spegnevo
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notte. ¶ Spegnevo la luce nel corridoio, trovavo a tentoni
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ancora spalancate, si indovinava nel buio tutto il parco
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mi stava aspettando immobile nel punto più alto della
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o qualcuno in movimento. Nel cortile era scoppiato un
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attraverso uno dei fori nel fogliame, aiutandosi anche con
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stava spostando di nuovo nel cortile, ondeggiava tra le
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di ferro che correva nel cunicolo, per poter continuare
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Feci un giro lentissimo nel parco. Quando tornai di
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scoprivo nella minestra e nel cacao, nella carne di
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una riga chi stava nel banco alle sue spalle
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riuscito a farla penetrare nel suo corpo. Il Gatto
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Lo guardavo in diagonale, nel refettorio. Lo vedevo bloccarsi
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fuggendo lontano dal punto nel quale mi trovavo, corrugava
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si fermava a volte nel bel mezzo dello slancio
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averlo soltanto immaginato. ¶ Entrammo nel refettorio. Era il suo
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Il Gatto aveva raggiunto nel frattempo la sua cattedra
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bloccata per un istante nel punto della sua massima
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Gatto stava incontenibilmente ridendo nel brusio da poco incominciato
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quasi con la faccia nel piatto. Il suo torace
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proprio letto, e se nel far questo la sfiorava
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uovo. ¶ Erano ormai tutti nel proprio letto, anche la
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intera settimana. In chiesa, nel cortile, in refettorio. Si
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una cisterna dell’acqua nel solaio, una piccola sala
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di neve raccolta frettolosamente nel cortile, rimpicciolite e fatte
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perché allora si spaccavano nel mezzo appena colpite, ricadevano
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i compassi rimanevano conficcati nel legno delle racchette da
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del giocatore più lento nel ribattere, le palline di
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camminare come a tentoni nel cortile. Anche il benefattore
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rammendo fatto male. Anche nel refettorio si lasciava andare
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scarsa o mal disposta nel piatto. Sollevava nell’aria
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dello spessore, la ributtava nel piatto con espressione amareggiata
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con espressione amareggiata. Stritolava nel pugno un dado di
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ringhiera, in fila indiana. Nel dormitorio avevano spento già
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uno degli stanzoni o nel cortile, un minuscolo grugnito
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la transustanziazione. Lo vedevo nel buio di un confessionale
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confessionale, sorridere tra sé nel più indiscriminato dei silenzi
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la riponeva con cura nel tabernacolo imbottito, di nuovo
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un libro di preghiere nel solaio della nuova costruzione
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cisterna che avevano messo nel solaio. Mi tiravo su
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superficie dell’acqua immobile nel suo spazio cubico. Tornavo
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dal finestrone senza infissi. Nel cortile tutte le teste
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muoveva i primi passi nel cortile, stirandosi le membra
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interlocutori sempre nuovi, e nel far questo la cerniera
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motocicletta era sempre parcheggiata nel cortile sul suo alto
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di tanto in tanto nel cielo, come su un
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conto proprio sull’armonio. Nel cortile era rimasta ancora
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a rombare di colpo nel cortile. Il Nervo ruotò
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erano levate di nuovo nel cortile. Solo il Gatto
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per farsene accecare. ¶ «Andrai nel mondo...» stava mormorando il
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fanale, il Nervo aveva nel frattempo acceso le luci
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motocicletta stava curvando piano nel cortile. La mano che
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pietre s’immobilizzavano abbagliate nel fascio di luce del
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che restava del sedile nel vento della corsa. Vedevo
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per lo sfinimento. E nel sonno mi pareva che
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per fermare, segno che nel frattempo teneva tirata la
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camminai ancora un po’ nel leggero odore d’orina
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calce, aprivano crepe profondissime nel muro, suggendo fin dentro
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stupirmi sempre un po’ nel ritrovarmi pochi istanti dopo
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facevo scorrere l’acqua nel calice internamente dorato, un
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sassi rotondi che pulsavano nel pugno, quando l’intensità
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ricerca del posto diventava nel buio ancora più rischiosa
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qualcun altro assolutamente invisibile nel buio. O si potevano
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per una figura ritta nel buio e immobile, così
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sua crosta molle, come nel plastico di una città
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cercasse di entrare confuso nel gruppo dei parenti?» chiese
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l’interlocutore. Bastava collocarsi nel punto esatto in cui
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Restavo sveglio per molto nel dormitorio immobile e in
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vivere per un po’ nel seminario, poi se ne
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stralunata. L’avevano messo nel punto terminale di uno
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il vino già versato nel bicchiere, i bottiglioni dell
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dado di marmellata contenuto nel secondo piatto. Sollevava una
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ascolto dei Salmi letti nel generale silenzio. La fetta
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salame gli cadeva inavvertitamente nel piatto fondo che fumava
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bagnata, con due dita nel brodo, la sollevava per
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portarsela alle labbra, e nel fare questo mi pareva
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era arrossito di colpo nel brusio. Il vicario stava
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che esigesse un posto nel dormitorio, assieme agli altri
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Durante tutto il giorno, nel cortile o in sala
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lo sentivo pulsare distintamente nel pugno. ¶ Quando non c
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Le visualizzavo senza fatica nel cielo, mentre stavo seduto
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devastazioni che si producevano nel cielo a seconda delle
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sasso che ancora stringevo nel pugno, perché non me
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del refettorio, eravamo già nel tempo dell’Avvento. Le
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molti organizzavano battaglie serrate nel cortile, inseguendosi con maglioni
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appannate molto a lungo, nel tepore del refettorio. Sulla
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allineati sopra il calorifero, nel punto meno rovente perché
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fosse scoppiata una vena nel cervello. Li guardavo entrambi
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ed eravamo silenziosamente pigiati nel vano della porta, mi
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rovescio della mano, e nel far questo era costretto
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in piedi e passeggiava nel cortile in compagnia dei
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ancora caldi da intingere nel latte, al posto di
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priore stava tutto ingobbito nel luccicante piviale color oro
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punti che poteva sfiorare nel passaggio. Chi stava alla
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per ributtare la carbonella nel vaso del turibolo. ¶ Pochi
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si irradiava a tratti nel buio, tracciava piccoli archi
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ma ciò che vidi nel chiarore della boccata successiva
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e impedire che irrompessero nel cortile. Lo vedevo appartarsi
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vedevo figure trasognate spostarsi nel dormitorio semibuio. Andavano verso
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vagavo per un po’ nel dormitorio, andavo a fermarmi
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mi pareva di udire nel grandioso silenzio un fragore
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notte qualunque eppure irripetibile, nel momento stesso in cui
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notte. A volte finiva nel campo confinante, o addirittura
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altra squadra irrompeva talvolta nel nostro per un tiro
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gettavo a inseguirlo fin nel campo adiacente e persino
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Incrociavo anche il Gatto, nel nostro campo oppure in
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miei occhi che sbalzava nel cerchio sfondato della montatura
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Rimasi ancora un po’ nel piccolo cubo del balcone
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Mi sporsi a guardare nel gabinetto, un po’ avvallato
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dal suo telaio, sfarinava. Nel secchiaio il pastone di
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loro ultimi recapiti, se nel frattempo hanno cambiato casa
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certi minuscoli particolari se, nel momento in cui erano
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da fuori, da lontano. Nel pentolino qualcosa cominciava già
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La brace si arroventava nel buio, rischiarava per un
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cicca. La lasciavo cadere nel tegamino. La sentivo sfrigolare
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soldi mi restavano ancora nel portafoglio. Tornavo a guardare
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accecanti, di stagnola. ¶ Tornavo nel pozzo della sede. Bloccavo
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un pezzo di sapone nel secchiaio. ¶ «Ti lavi le
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dovuto trafficare un po’ nel motore!» ¶ Si sfregava le
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bicchiere d’acqua, e nel far questo aveva sbattuto
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il pezzo di carne nel pentolino, un nugolo di
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il pezzo di carne nel piatto, feci scendere con
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chissà dove saranno andati nel frattempo ad abitare, se
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svuotare secchi e catini nel secchiaio, la mattina. Camminavo
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di fronte alla sedia, nel punto dove il tavolo
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loro elastico. “E proprio nel punto esatto dove ieri
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braccia e mi pareva nel fare questo che le
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Rasentai l’armadio franato, nel rumore assordante. L’aria
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ricordasse il nome precedente. Nel pezzetto di strada o
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alla pianura e anche nel cielo sarà tutto un
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una sigaretta, sentivo friggere nel piatto degli avanzi la
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ancora buttato in avanti nel paese, rallentavo per potermi
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preda fuori dalla sede, nel sacchetto dell’immondizia che
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che aveva già rimesso nel frigorifero, mostrandogli i soldi
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per andarle a gettare nel sacchetto delle immondizie, sentivo
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ancora a salire, tanto nel frigorifero non c’era
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busta, allora?» ¶ «Era infilata nel pacco dei giornali!» ¶ La
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del furgone. ¶ «Li ritiro nel magazzino del solito distributore
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colpivo tutti gli interruttori, nel passare, li sentivo frusciare
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più la moto. Tornavo nel salone, mi lasciavo cadere
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L’avranno fatto passare nel ciclostile mentre era ancora
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primo piano, mi gettavo nel corridoio e poi in
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lembi di ragnatele impolverate, nel passare. “Sarà già su
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con un calcio improvviso, nel passare. Imboccavo l’ultima
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restavo per un po’ nel dormiveglia. Sentivo sotto le
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uffici del primo piano, nel salone. ¶ “È al piano
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le ante spalancate. ¶ Scendevo nel tardo pomeriggio in uno
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caldaia che c’è nel retro del salone, a
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ne sono già due nel ripostiglio, a pianterreno!» ¶ Si
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dopo, mentre ero già nel dormiveglia, non si capiva
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aperta, eravamo già entrambi nel piccolo cubo del balcone
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Stavo ancora senza fiatare nel vano del portone, non
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lungo, a una porta, nel piccolo corso di un
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a distanza di giorni nel casamento isolato. Salivo le
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continuava a muoversi piano nel gesto di lisciarsi i
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srotolavano poco per volta, nel salire. ¶ «Attento a non
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a portare la padella nel secchiaio, ci faceva scorrere
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andavano per conto loro nel salone. ¶ «Se si vuole
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terra, vicino al portaombrelli. Nel tinello c’erano dappertutto
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vedevo passandoci a fianco nel tardo pomeriggio. Il vento
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giorni di festa oppure nel tardo pomeriggio. La Signora
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a sciacquare la scodella nel secchiaio, rimasi per un
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punto. “È Rosa Luxemburg nel Landwehrkanal!” ha detto senza
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imbottitura, mentre ero già nel vano della porta e
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per staccare la neve, nel salone. Salivo fino in
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sempre all’ultimo istante, nel buio, da vicino. ¶ «È
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la urtava per sbaglio nel passare, il liquido si
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le frattaglie, le divoravano nel locale pieno di fumo
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sua bocca si deformava nel gesto di masticare, di
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po’ di pasta avanzata nel tegame. Tornavo nella stanza
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ferma, stanotte?» mi chiedeva nel tardo pomeriggio, stando girata
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metallizzare un orecchio intercettato nel fiore di un’esplosione
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sicuro? Proprio Lenin?» ¶ «Uscimmo nel corridoio. Il professore non
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voi riuscire a intervenire nel momento esatto... meglio ancora
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Gagà si stava girando nel letto, respirava. ¶ «Era lui
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il fuoco era acceso nel camino e passava a
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esagerati. Quando infine balzavo nel parco aveva già fatto
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La vedevo perfettamente riflessa nel pavimento, tanto era stato
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verso sera. Uscivano assieme nel parco. Li sorprendevo mentre
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sala era perfettamente deserta, nel camino la fiamma era
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il motore acceso giù nel parco. “Forse è il
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a stringere gli occhi nel varco dello spioncino, si
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una boccata d’aria nel parco, per un po
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bordi del laghetto, giù nel parco. Gli passavo vicino
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e gettarsi tutte sfrenate nel varco della cappa. “Dove
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con la testa sudata nel vento delle sale. “Cosa
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correre a passi felpati nel vento delle sale, avvicinarmi
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gettato il solito ciocco, nel camino...”» ¶ 19 ¶ La morte ¶ «Lo
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di tanto in tanto, nel camino. Benno riprendeva ad
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allargava un istante, indovinavo nel suo bagliore quegli occhietti
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vedere. ¶ Sentivo che rovesciava nel letto il corpo stecchito
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sue scarpe, gliene spruzzava nel buco tutto scoppiato della
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donna sorprendendomi mentre guardavo nel frigorifero, in quella lucina
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di conficcare la protesi nel foro già tutto bloccato
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Ma dove vuole portarlo?» ¶ «Nel tinello!» ¶ Vedevo appena quella
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regolari. ¶ «Corra a gettarlo nel bidone delle immondizie, giù
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portone era aperto. Balzai nel cortile bianco di neve
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ancora slittava. Mi gettai nel portone di un cortiletto
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mosse, vidi qualcuno stagliarsi nel midollo di luce della
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rubinetto del secchiaio. Restavo nel dormiveglia per un po
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ferro da stiro!» bisbigliava nel buio, dopo un po
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in cerca della pistola nel fagotto dei suoi vestiti
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alla stanza, si fermava nel buio a respirare. Mi
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colpo, sulla branda. ¶ Indovinavo nel buio qualcosa che avrebbe
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rimetti in forze...» congetturava nel buio, dopo un po
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intorno sbalzava, addormentava. Scorgevo nel dormiveglia una vecchia che
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rami caduti per terra, nel passare...» ¶ Lo scompartimento era
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mentre vado a buttarla nel bidone. “E quanto filo
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muraglia, li vedono saltare nel parco con la testa
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prima ancora di gettarsi nel parco, per la fretta
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oscillava, qualcuno si spostava nel sonno, si metteva un
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la coperta in spalla, nel passare, «chi non ha
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colpita da uno scarpone nel buio. La luce del
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la schiacciasse di colpo, nel passare. ¶ La pioggia cominciava
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per dormire. Qualcuno mangiava nel buio, arrivando da chissà
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ore di notte oppure nel primo pomeriggio, mentre se
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poca distanza da me, nel paese, quando provavo a
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chissà da dove... se nel frattempo non si sono
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tumulti ¶ Allungavo una gamba nel letto, in un rifugio
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a prendere la corriera, nel tornare, quando stavano tutte
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sbadigliava. ¶ Sentivo qualcuno smaniare nel sonno. Si accendeva la
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Si accendeva la luce nel corridoio, lì vicino, segno