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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alessandro Baricco, Castelli di rabbia, 1991

concordanze di «nel»

nautoretestoannoconcordanza
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1991
Pit... mettila lì, mettila nel carro... ¶ – ... era in mezzo
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Non si mosse nulla nel suo viso. La richiuse
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certo dovette risuonare altissima nel cielo e negli occhi
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e con il culo nel fango mormorare – a bassa
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lui e Jun restavano nel buio, in silenzio, uno
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uno accanto all’altra nel letto in bilico sulla
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da lasciarle un bambino nel ventre, guardando quel volto
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con la testa sprofondata nel cuscino e gli occhi
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non propriamente sferica, lasciava nel buco d’ingresso del
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c’è un buco nel tubo e la voce
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Guarda Pehnt. ¶ – Un buco nel tubo? ¶ – Magari. ¶ Eppure, per
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esserci. ¶ – Diavolo! Un buco nel tubo... come ho fatto
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l’errore... un buco nel tubo... un piccolo maledetto
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se ne stava affogata nel bitume della propria notte
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impone di riferirLe che nel leggere la Sua lettera
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e arrivare a realizzarli nel migliore e più esauriente
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per ventisei anni, e nel più assoluto anonimato, allo
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a suo carico, raccolte nel breve arco di ventiquattr
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sera stessa egli iniziò nel meticoloso lavoro che l
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il padre di Pehnt. Nel senso che Pehnt non
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sua destinazione. Girava avviluppato nel suo destino. Come tutti
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modo, il gioco consisteva nel diventare grandi. E ce
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il signor Rail, scompariva nel bicchier d’acqua di
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treno che corre con nel cuore la sua ora
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filo del loro amore, nel labirinto di mondi in
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badi bene, non accadde nel segreto di un interessato
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chissà, una bomba sputata nel cielo. Ma sconcertante, questo
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tronchi e bombe sputate nel vento. Ed è impossibile
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segava l’anima. E nel finestrino – nel finestrino, di
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anima. E nel finestrino – nel finestrino, di là dal
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era una Bella Addormentata nel bosco” scrissero. Ma molto
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la sciolga per sempre nel fango di una vita
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certo doveva continuamente bussargli nel cervello quanto meno nella
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un nòcciolo di silenzio nel cuore di un boato
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di un’esatta metafora. Nel senso che forse, sempre
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delle autorità quando finalmente, nel 1830, con grande solennità e
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sia rimasto di lui, nel ricordo della Storia, è
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Pehnt e Pekisch, scivolando nel buio verso la villetta
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in carrozza. Se poi, nel frattempo, questa macchina riesce
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ammazzerà qualcuno o finirà nel nulla, ma intanto corre
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dove le rotaie svaniranno nel nulla, sarà un luogo
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un’ottantina di persone... Nel giro di un paio
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chilometri di strada ferrata. Nel nostro caso andrebbe dunque
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Undici suoni impermeabili gettati nel marcio della notte. ¶ Erano
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Erano undici rintocchi, schioccati nel diluvio dalla campana che
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mente, e sparire lontano. Nel preciso istante in cui
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si fermò, i piedi nel fango, alzò lo sguardo
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difilato dentro casa, scivolò nel fango del corridoio fino
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nuovo alzò lo sguardo nel nulla della notte perché
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un sorso di acqua nel cavo della mano, riscappò
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sta che si fermò, nel bel mezzo del corridoio
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Un piccolo meccanismo scattò nel cuore dell’orologio del
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sotto quel diluvio, inginocchiato nel fango, stringendosi la testa
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e io a saltellare nel fango sotto quel diluvio
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momento per starsene lì nel buio, da soli... proprio
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fa così... ed entro nel suo letto, e ci
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piano nella mia stanza, nel buio, non gli ho
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com’è andare veloci? ¶ Nel giardino davanti alla casa
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gli occhi aperti, lì nel prato, con la testa
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girare su se stessi, nel grande prato – allargarono le
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alla fine ruotavano tutti, nel gran prato, e gli
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rialza e ci riprova nel gran baccano generale, in
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volto, anche loro presi nel gorgo del gran treno
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di parole che evaporano nel cielo, davvero una grande
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a casa, si disperdevano nel silenzio della vita qualunque
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cioè Elisabeth, fu sistemato nel grande prato ai piedi
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si accendesse la caldaia. Nel silenzio più totale i
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una montagna e gettarla nel cielo – è come quando
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poterne più di schiacciarsi nel cuore tutta quella violenza
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sedia guardando Elisabeth giù nel gran prato, puntata verso
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rientrò in casa. Scivolò nel buio delle stanze e
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Le altre correvano via nel nulla. Per lui non
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volti e zampe, tutto nel ventre di un polverone
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alzava, carico di grida, nel silenzio totale tutt’intorno
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partenza, minuscolo strabismo seminato nel collettivo sguardo che se
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momento interminabile, quadro posato nel fondo dell’anima, fotografia
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e vinceva il vincitore nel gran clamore di tutti
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voglia di Jun, Mormy nel fienile con le mani
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città trasparenti. La sera, nel silenzio del suo studiolo
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Se ne stava chiuso nel suo studio ordinando maniacalmente
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soprammobile di dubbio gusto. Nel caldo torrido di un
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ipotesi della fantasia. Tornò nel suo studiolo con la
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gli altri suoi progetti nel nulla di un domani
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Turner, non lo preoccupava. Nel progetto del diligente architetto
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se starà in piedi”. Nel segreto del suo studiolo
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immenso organo a canne nel fondo, e fontane, tapis
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da nessun’altra parte, nel mondo intero. ¶ Horeau si
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sapere... dov’è che nel disegno si vede dove
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là, sotto gli olmi, nel centro del Crystal Palace
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perdere. ¶ Appoggiò la borsa nel calesse, salì accanto ad
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fiera di Trinniter proprio nel giorno giusto... ce n
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lampi, e boati. Finissero nel nulla, così, anche le
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e con particolare violenza nel punto all’esatta metà
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questo – tutto – a mollo nel silenzio. ¶ Se si è
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d’ascia e seppellendolo nel giardino, e Doodle, che
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strada vera di Quinnipak – nel silenzio, è evidente, senti
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loro – teneva la bocca nel trombone, e soffiava, tutte
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emette più una nota – nel gran strumento biforcuto e
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uomo, quando sono belle – nel punto più nascosto dell
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che preghi / ma è nel punto più segreto della
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incantesimo della lontananza – proprio nel cuore della fornace che
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per un attimo – sparisce nel nulla / la gente è
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si cullano le orecchie nel misurato affievolirsi delle note
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di fronte all’altro, nel cuore dell’inverno, nel
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nel cuore dell’inverno, nel cuore della grande casa
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Lui. Arrivò un mattino, nel cantiere, e stette un
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dietro i vetri e nel cielo. Guardò e poi
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appuntamento, alle cinque, proprio nel punto centrale del nuovo
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c’erano solo loro, nel Crystal Palace, loro e
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schiocchi come frustate, seminati nel gran crepitare dell’immenso
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volta per sempre, finito, nel nulla, per sempre. Chiunque
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scompigliato tutto, teste comprese, nel senso dei pensieri, non
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là dove si tratta, nel capitolo XVII, del ruolo
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il quale, vedo confermato nel vostro testo, ha sempre
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qualsiasi cosa sia successa nel mondo quel giorno. Mi
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mano, con gesto convincente, nel momento sbagliato. La dormeuse
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da farsi. Poi mormorò, nel silenzio generale ¶ – Assegnato. ¶ La
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più il vecchio Andersson. Nel prato, ai piedi della
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della sua presenza. Continuò nel suo assurdo ma preciso
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quei dannati singhiozzi, naufragato nel silenzio di quelle stupide
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vado a sputare tutto nel cesso, cercando di non
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è finita”, mi rannicchio nel letto e vado a
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Io andai a lavorare nel quartiere dei ricchi. Facevo