Egisto Roggero, L'eredità del genio, 1898

istante così, solo, immoto, nella piazza, deserta per la

vie che mettono capo nella piazza. Anche la via

immoti e solenni, ora, nella quietissima notte. ¶ * ¶ * * ¶ Il mare

grande, solenne, ed ora, nella notte purissima, infinito, gli

pace, e la calma. ¶ Nella notte quietissima la aria

lontana, desolata e terribile nella sua infinita tristezza scorata

mare bruno e sussurrante nella notte silenziosa, risonava ancora

vinto. Egli avea portato nella sua vita, nella sua

portato nella sua vita, nella sua arte, nelle sue

leggera brezza s'era, nella notte, levata. Veniva a

del vecchio pittore ferito nella Fede e nel cuore

a prendere stabile dimora nella nativa sua città. ¶ Lavorava

d'ispirazione, dai quali nella grande sua apatia, pareva

sottil sogno di dolcezza nella sua anima.... ¶ Donna Maria

mettea bagliori di rame nella sua rossa e crespa

sua diaccia manina, perduta nella mia, si riebbe. Si

e gracile, così sfinita, nella grande poltrona, sotto tutte

riveduta: piagato, offeso, infranto nella parte più intensa del

presi le fredde mani nella mia. ¶ - Verrà a giorni

occhi ancora adesso ridenti nella febbre! - della madre. Perfino

madre, ch'io seguitava, nella figlia, l'amore con

mattinata passata con lei, nella sua grigia camera d

il dubbio atroce radicarsi nella mia coscienza. La giovinetta

amata, lei, sempre lei, nella figlia, dopo la morte

de l'abbandono e nella miseria più completa: la

fors'ei sperava ancora, nella pietà della donna. ¶ Non

sua pazza giovinezza struggentesi nella dissoluzione? ¶ E non era

più fulgente che mai nella nera, elegantissima acconciatura che

portavo ancor sì recente nella mente e nel cuore

nel più completo abbandono.... nella più profonda miseria.... mancante

della sua ebrezza. ¶ Vagolava nella sala, con la luce

E la follìa era nella sala. ¶ Correva a fiumi

corpo peccaminoso e perfetto. ¶ Nella sala non era più

perdere le sue trine. ¶ Nella sala corse un tremito