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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Egisto Roggero, I racconti della quiete, 1896

concordanze di «nella»

nautoretestoannoconcordanza
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presso mio zio Sergio, nella nostra villa di Santa
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cerea ne’ fiori e nella candida ultima vesta, più
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richiami dolorosi.... Ed io, nella triste carrozza sbattuta dal
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e spalancai il balcone. Nella nebbia che lo velava
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invece molto con Agata, nella Biblioteca. Giacchè era questo
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quieta e paziente occupazione. ¶ Nella sala della Biblioteca tutto
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madre – nessuna traccia visibile nella Villa, nessun ricordo, nessuna
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lei era rimasto vivo nella mia mente giovanetta.... Ella
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che si svolgea silenzioso nella troppo vasta sala e
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lontano ma non morto nella mia mente: un’altra
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arrivò improvvisa, dalla mamma, nella nostra villetta sul mare
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negli occhi smarriti e nella bocca contratta, mi parve
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giorno io era solo nella mia cameretta quando mi
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era solo con Agata nella Biblioteca, quando mia cugina
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E la guardò rapita. ¶ Nella grigia tristezza della Biblioteca
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e i miei sonni nella Biblioteca, sulla vecchia scranna
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Passai molte ore solo nella Biblioteca, sulla mia vecchia
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dalla vecchia fantesca, sperduto nella troppo vasta sala da
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nell’agonia di tristezza, nella muta disperazione, nel terrore
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alla moda, irreprensibili, che nella rustica severità della Villa
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ceri accesi, ed entrai. ¶ Nella stanza quieta l’odore
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portoncino sul cui uscio, nella sua bella targhetta di
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pronunciare il mio nome nella sua lingua materna, con
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telescopio – mi faceva sfilare nella bianca luce della nebulosa
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passò come un lampo, nella tenue luminosa nebbia siderale
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siderale che si specchiava nella vasta lente del telescopio
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paese per portarmela qua, nella nostra nuvolosa Baviera. ¶ Il
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in mezzo a noi, nella mia casa. Perfino in
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nel cuore con me, nella mia Italia. ¶ Ed ora
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una lontana cara visione nella memoria.... ¶ E sono passati
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notte lo aveva trascinato nella pazza sua corsa sino
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gli si ergeva davanti nella valle quieta che dormiva
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obliqui si proiettava giù nella valle disegnando nella verde
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giù nella valle disegnando nella verde conca e sulla
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appariva, ora, tutta bianca nella valle ormai piena di
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una, la più grossa, nella robusta porta sprangata di
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gettato l’ombra livida nella sua casa, doveva vibrare
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voce giunse a lui, nella quiete immensa, che nulla
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fu ti assalirà doloroso nella vita, ricorda il volto
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si trovò di nuovo nella luce e nel verde
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sole splendeva vivido giù nella valle. ¶ Il visitatore mosse
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finestra, tese l’orecchio. Nella quiete luminosa della primissima
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più tristanzuola che mai, nella commozione che lo aveva
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più felice come adesso!... ¶ Nella voce della contessina c
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dalle grandi foglie mostruose nella piccolezza dell’orto; e
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aria di persone felici nella loro rozzezza benevola. V
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mi parve di entrare nella bottega di un rigattiere
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E mi parve che nella sua esclamazione vi fosse
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occasione di veder giù nella valle, molto lontano dal
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ed un giovane scudiero, nella sua veste succinta, il
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di argento, entrò pianamente nella stanza, con il berretto
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Spinse l’occhio giù nella valle; la distesa immensa
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aveva uno strano incanto nella voce, il giovane scudiero
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commosso e ridente, scintillante nella più preziosa sua veste
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alberi della villa, neri nella notte, e tanto fitto
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strada un lieve fruscìo. Nella quieta notte luminosa si
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roccia. E all’improvviso, nella notte d’argento, si
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poi vieppiù appassionato sale nella luce lunare il bianco
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seguita a salire, dolcissimo, nella notte fantastica e silente
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canto sulla sampogna sale nella luce lunare e la
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le belle membra rivivono nella dolce onda di luce
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treno corrente, come ora, nella valle verde e luminosa
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come un bimbo felice nella sua conca verde ai
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e delicatamente lo portano nella sala della stazioncina, lo
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per pochi momenti. ¶ Intanto nella piccola sala della stazione
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partito bello, sereno, ridente.... nella notte.... nella notte.... all
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sereno, ridente.... nella notte.... nella notte.... all’improvviso.... così
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con la stessa passione nella voce. Il bambino era
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ridevano come quel mattino, nella luce del primo sole
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mattino. Poi volli entrare nella saletta d’aspetto, vuota