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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

concordanze di «nella»

nautoretestoannoconcordanza
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1930
I. ¶ La Tradotta rullava nella profonda valle della Cisa
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1930
acque stemperate di stelle, nella corsa i veloci intercolunni
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braccia del molo, immerse nella freschezza del mare, spiccavano
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1930
e mollarsi a bando nella vita. A Federigo i
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1930
prendeva un gran prurito nella gobba che lo faceva
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d’un gatto infilato nella cappa di un camino
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fa smaniare, ti getti nella cisterna, al tonfo corre
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quale taceva e restava nella sua fissità. ¶ Essendo il
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1930
mattia. ¶ La signora Dina nella disperazione sollevava le braccia
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Il Tarmito era stonato nella progenie de’ Malfatti. Federigo
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l’attacco si raddoppiò nella pozzanghera e quello riflesso
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1930
mano che hai firmato. ¶ Nella cisterna di corte lo
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del nittalopo, quello che nella notte vede più che
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a volo i censiti nella tagliola delle sue mani
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1930
Verginella per farle donne. ¶ Nella corte le comari sciamannate
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te? ¶ — A te, trogolo: nella su’ Casa non ci
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seccature della famiglia entravano nella Casa di soppiatto per
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1930
al far del giorno, nella Casa e con la
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mischiava, stacciava i numeri nella sacchetta: ¶ — Una cartella anche
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antesignani. ¶ — Gli uccelli, liberi nella natura, potevano costruirsi il
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pareva udissero e vedessero. Nella disperazione rattenuta sobbolliva il
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la gente era stipata nella taverna. La testa del
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1930
ideale. Io cammino avvolto nella parabola ascendente del mio
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l’umanità diventa miserabile. Nella storia il nome di
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1930
apostolo s’era immerso nella lettura e trainava i
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trovato bianco, come spento nella calce; il motriglio del
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1930
avesse piantato un coltello nella gola, e alzandosi e
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dì comparve l’effigie nella rubrica dell’infamia. ¶ Il
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1930
l’uomo; poi entrando nella bottega del ciabattino disse
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1930
gli zoccoli da contadini. Nella testa pareva gli ci
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1930
occhi li sentivo confitti nella nuca come due lesine
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1930
mi tritolò una mano nella sua. ¶ — Soltanto qualche confidenza
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L’indomani fui arrestato nella via, ammanettato e trascinato
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scoscesero, ruinarono con me nella caduta tremenda. In una
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Il cervello mi diminuì nella scatola, il cuore mi
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1930
si rapprese e penzolò nella gabbia come un uccello
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1930
era piantato la lesina nella cotenna. La moglie prendeva
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1930
per i ravaneti silenziosi nella loro bianchezza lunare. Gli
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a prendere il viatico nella spelonca di Cuore. In
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Tarmito e disse: — Entra! ¶ Nella spelonca c’era un
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era un forno scavato nella roccia, un tavolo, un
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1930
mare, il mare!... — E nella voce della signora Dina
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d’esser stata sommersa nella profondità del mare, con
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finse lemosiniere. ¶ — Questa cucila nella giubba che si metterà
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1930
di permanenza del Tarmito, nella casa, si assisero al
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trasumanati. ¶ La madre aveva nella mattinata amorosamente ammannito qualcosa
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insanguinò le vele palpitanti nella lontananza. ¶ Il treno eruttava
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era rilevato sul mare. Nella campagna l’ontanete risentivano
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1930
i suoi. ¶ Ogni anno, nella primavera dei morti, Amedeo
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essere caricato di contrabbando nella stiva. ¶ — Attento però perchè
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1930
sarà anche per te. Nella cuccetta ci sono i
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1930
a poppavia che fumava nella pipa di terra e
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1930
e i nastri scolorati. Nella penombra, composti, neri su
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1930
luceva diffondendo bagliori mortuari. Nella cassa di piombo pareva
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1930
pesci d’argento incuneati nella votazzola. ¶ A un tavolo
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1930
di Mazzini. ¶ — Sentiamo quelli nella poppa. ¶ Si scese nella
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nella poppa. ¶ Si scese nella stiva. Rosolino e Corrao
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1930
salutato dal treno, spersa nella sterpaia affocata: ¶ — Abbiamo sognato
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spardiglie di Barcellona, irruppero nella taverna urlando e strepitando
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fatto i franchi ora. ¶ Nella casa dirimpetto c’era
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1930
bianca di carnagione, allogata nella casa del Verdone: ¶ Io
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1930
nel grigiore della stanza. Nella intelaiatura di una porta
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1930
Quando scorse il Tarmito nella penombra disse con una
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1930
cielo stellato, profondo, infinito. Nella gelida orbita d’acciaio
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1930
ignoto. Il Tarmito, giù, nella stiva, dall’oblò come
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Salendo si scorgeva abbiacchito nella pianura un colossale serpente
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tutta verde e rorida nella lontananza. L’ore morto
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si poteva rimanere là, nella nostra terra. Senti, bella
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con le spire vorticose nella scoscesa di un ciglio
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il visionario, lo condurremo nella foresta con il pretesto
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1930
che pongono la fiaccola nella mano del cieco, questa
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sulle labbra. ¶ Inopinatamente entrò nella taverna un negro smisurato
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1930
proposta, allora si irruppe nella stanza, ci costituimmo in
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1930
stanza — i due parlavano nella casa del libraio dove
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1930
si misero a tavola. Nella stanza alitava il fetore
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scolpiti nel legno che nella settimana Santa vengono impalati
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nel capo ed altri nella coda, scheletrivano neri i
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1930
Una di quelle cresciute nella penombra come le vecce
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1930
passato il mare e nella traversata erano guarite dalla
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1930
linguaggio straniero che poltigliava nella bocca lo faceva parlare
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1930
e soffocò le parole nella strozza e disse due
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1930
un braccio del Tarmito nella morsa di una mano
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1930
affondare i piedi pesanti nella terra divenuta soffice, il
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1930
ossame scricchiolava il cuore nella gabbia che batteva l
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tropicale carnosa lo occultò nella sua ombra rorida, sconvolgendosi
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1930
più alti ricadevano profondandosi nella terra, dove ripigliando radice
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1930
Quando il Tarmito ricadeva nella meditazione tediosa vedeva anche
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1930
si vociferava che egli nella casa nascondesse un tesoro
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1930
la trama dell’ossa nella pinguedine. Il contratto macabro
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1930
egli, dopo il vespro, nella bottega, seduto sopra una
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1930
teli d’oro, chiariva nella buriana. La madre percosse
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1930
verde, vi sta bene. Nella mano pietosa, ci metto
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li acciottolavano sul greto. Nella luce delle saette le
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1930
dito, se lo infilò nella barba accordellata, lo spinse
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1930
lavorò tra i primi nella grande “picada” di Don
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di canapaia s’accendevano nella caldura fuochi appiccando le
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il desiderio d’intrufolarmi nella terra che mi ha
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1930
rapace. ¶ — Ieri abbiamo calato nella terra le ceneri di
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bruciata nel verno, rintenerita nella primavera, i cipressetti ch
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non vi conturba? ¶ — No. ¶ — Nella foresta perderete il civile
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I fuochi immani, che nella foresta diventeranno fiammelle di
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nel desìo d’avventurarsi nella solitudine della foresta, il
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due indiani come abbozzati nella creta, teste riquadrate, ponti
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l’anima a Dio nella esplorazione delle isole Malvine
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è provvida; sperate, uomini! Nella foresta vi sono piante
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volatili. Tutto s’avvolgeva nella tenebra, il nulla col
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1930
il sartiame pareva scaturito nella selva con i rovai
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sembrarono arcate rimaste intatte nella volta del cielo incenerita
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intrigo del bosco, precipitava nella pianura aperta. ¶ Traverso picade
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e i bambini fuggirono nella foresta nascondendosi dietro a
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1930
la carovana si inoltrò nella foresta dove furono avvistati
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Nicodemo. ¶ Il dì seguente, nella formazione medesima, la carovana
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superstizioni delle tribù acquattate nella foresta. All’epoca della
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alla guida s’inoltrò nella foresta in cerca d
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vettone di bambù confitto nella terra molle. Una sagola
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mettevano dei tuoni vellutati nella notte stellata: gli indiani
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il Tarmito si destava nella cameretta di casa sua
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1930
nel cielo turchino e nella foresta si udiva un
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Il sangue sciolto sciambrottava nella parte posteriore del viso
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assorto sembrava San Girolamo nella caverna dei leoni. Ogni
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avvampato dal sole calante. ¶ Nella Estancia v’era un
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feste comandate si riunivano nella fattoria eran diventati muti
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più vivo, domandava se nella lontananza vedessero sollevazione di
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la bandiera era confitta nella carne e gli aveva
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sul bianco apparve come nella Sindone l’effigie di
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1930
nelle stive, sulle prunaie, nella melma: senza destino. ¶ Nel
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effigie di Felice Orsini nella squallida casa genovese entro
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voce m’è nota. ¶ Nella luminella di Cesare il
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lentamente annientò la nave nella sua coltre smisurata; gli
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zattera. ¶ I passeggeri scesero nella stiva. I motori davano
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egli fece il “sacco” nella stiva mostruosa del “Cretic
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i comandi giungevano già nella stiva inesplicabili alla gente
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l’ossa di Nicodemo nella foresta del Gran Ciaco
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il sacco calò lentamente nella profondità smisurata. ¶ I tre
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1930
ragazzi, compresi di spavento, nella stiva. Il Tarmito e
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sul mare della Patria. Nella notte le montagne apparvero
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tremotò sulle scale, scattò nella discesa. La bestia ruzzolò
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ora a noi! ¶ Vagando nella vastità dei sogni come
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Quando il Tarmito entrò nella caserma lastricata di pietrame
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della montura. ¶ Il Tarmito nella camerata si spogliò degli
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soldato piantò una granfia nella sacca ladra della giubba
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suscitò una risata nera nella notte. Degli uomini e
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bestie. ¶ Di notte tempo nella lontananza ardevano incendi simili
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piroscafi mostruosi, giacere ammutolita nella marciaia delle stive e
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era il pietraio sbollentato. Nella piana, tra i gelsi
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là. ¶ Altri seduti cercavano nella giubba appesa alle ceppate
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Dell’acqua corrente incanalata nella scorza sgusciata da un
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uccelli con ali taglienti. ¶ Nella notte piena i soldati
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faceva rufolare tante volte nella borsa per vedere se
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eran piantate un palmo nella terra dei campi arati
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delle trincee. Furie avvolte nella fumacea schiantano barbe di
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il mondo si concentra nella tazza d’osso. Lo
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Le granate s’appozzano nella melma. ¶ Il soldato Pieroni
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tocca l’altro come nella trincea. Sul terreno tribolato
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sparpagliando i chicchi. Anche nella grande aia del cielo
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mio reggimento è stabilito nella Filanda di Monfalcone. Lì
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Noi si sta qui nella trincea, grogi grogi come
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e l’arsura, incagliata nella sassaia v’era sommersa
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avvampati dal sole, ardevano nella peluria, s’abbeveravano con
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mitraglia formavano il capo nella mota, gli scarponi affondati
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La rupe della 209 tagliata nella montagna di sasso vivo
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ammollano come il pane nella ciotola dell’aia dove
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s’abbassa, si incaverna nella terra. ¶ Lo stagno di
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s’aprivano le cateratte. Nella folgore, dal cielo alla
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La gavetta si schiacciava nella morsa delle ginocchia e
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dei mastoidei, s’abbozzava nella fossa delle clavicole, straripava
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occhio poteva spaziare scorgeva nella fossa tutto un ordine
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zucca contro zucca, metteva nella dolina un gruppo plasmato
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dolina un gruppo plasmato nella mota. I cappotti marci
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morso e lo gettavano nella dolina allora si udiva
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pensieri come insetti molesti. ¶ Nella dolina si aggiravano gli
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commiste ai sudori espandevano nella dolina un puzzo cadaverico
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selciato asciutto che sfavilla. ¶ Nella sassaia s’odono i
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cavalle. ¶ Gli uccelli bezzicano nella sterpaia, le verle, le
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Il gobbo Federico vampò nella fantasia del Tarmito, la
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avrebbero piantato un polso nella terra, il vento e
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resterà nulla e se nella esplosione il piastrino sarà
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il nome verrà sepolto nella sassaia: Sconosciuto. ¶ La prima
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Qualche fanciulla trita, sbiancata nella penombra, pregava il Signore
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doveva ricoprire l’angelo. ¶ Nella notte i soldati sconvolgevano
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dosso di un bufalo. ¶ Nella commozione al Tarmito gli
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pescava col capo. ¶ Tutto nella fantasia si sbiancava e
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piantarono gavetta e mani nella pila e se la
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che grugnolava col capo nella pila. Il lezzo delle
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scheletro di un gelso, nella cui ciocca smidollata c
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a un palo confitto nella terra. ¶ Dei soldati sdraiati
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altri due entrarono circospetti nella casa. ¶ Le ragazze eran
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mortale era metà infilata nella cappa del camino: dalle
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nel cielo turchino turbinarono nella corsa. ¶ XLII. ¶ E risalirono