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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Renzo Bistolfi, Il segreto del commendator Storace ovvero, quando si dice morire sul più bello, 2019

concordanze di «nella»

nautoretestoannoconcordanza
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quando s’era perso nella valle del Chiaravagna in
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avesse passato la notte nella ghiacciaia del macellaio. Il
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luminosi e provvisori, che nella loro perfezione recano il
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san Sebastiano del Seicento, nella sua elaborata cornice barocca
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Stava leggendo, di là nella sala dei libri, e
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in testa, e sparì nella stanza accanto. ¶ Monsignor Malacalza
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atmosfera greve che aleggiava nella stanza. ¶ Il dottor Cabella
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fece scomparire il rosario nella tasca della giacchetta e
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pulì le dita unte nella mollica, le strofinò sul
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Uno che si trova nella mia posizione, capirà bene
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la ribalta, si dispose nella corretta posizione e cominciò
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violentemente e si rivoltò nella cuccetta di terza classe
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Il piccolo specchio incastrato nella parete di fronte gli
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e uno sconosciuto ronfava nella cuccetta accanto, la realtà
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vestiti e qualche oggetto nella valigia e aveva contato
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aveva combinato Lisandro Storace nella sua vita di peccatore
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dal vento ed entrò nella monumentale stazione marittima, dove
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dalle grida dei camalli. ¶ Nella folla che andava avanti
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Si spinse a curiosare nella bottega di cordami e
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La sua immagine riflessa nella specchiera del camino, sullo
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poi sarebbe mio pronipote, nella camera degli ospiti, quella
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La risposta la formulò nella sua testa. Ma tacque
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sapeva cosa pensare. ¶ Abitava nella mansarda, un alloggio di
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si occupa di bello nella vita?» ¶ «Facevo il commesso
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persino più giovane, soprattutto nella voce. E, mi dica
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Il fuoco ardeva ronfando nella gran stufa di maiolica
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l’infermiera biancovestita spinse nella stanza la poltrona a
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mi chiami.» E uscì. ¶ Nella sala c’era una
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di fumo si sfilacciavano nella luce del lampadario e
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andare avanti e indietro nella vasta cucina, tappezzata di
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infermiera si era precipitata nella stanza tentando qualche manovra
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volto e della camicia. ¶ Nella confusione del momento il
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implicazioni che esistevano solo nella propria testa. ¶ Mica una
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caduto in quel modo nella più classica e patetica
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altro, come una mosca nella minestra. Perché? ¶ Nemmeno Jole
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Perciò, una volta tornata nella mansarda dalle travi solenni
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posate, rinchiuse il pane nella moschiera e si trasferì
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Quindi si avvolse meglio nella coperta e si rilassò
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mento che si prolungava nella forma adunca della pipa
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per avergli fatto compagnia nella sua vita da eremita
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e ripose le chiavi nella tasca della veste nera
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le porte, perché qualcuno nella confusione potrebbe andarsene in
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andare avanti e indietro nella stanza. «Ma lei, invece
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uovo di Pasqua fasciato nella sua bella carta multicolore
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nuovo accanto al letto, nella stessa posizione di prima
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visite. Sa com’è, nella mia posizione...» ¶ «Come si
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trovato un grosso ragno nella stanza da bagno, mentre
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tram che passava sferragliando nella stretta via. ¶ C’era
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con le mani immerse nella saponaria. «E anche lei
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pieno d’acqua che, nella notte, sarebbe evaporata mantenendo
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Ersilia Pittaluga era rannicchiata nella sua poltrona preferita e
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aveva trovato un ragno nella vasca da bagno. C
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fornelli. Si stampò giù nella piazza, sulla neve. E
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non si sentiva benissimo: nella notte aveva avuto l
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freddo, perché sbirciando giù nella piazza, alle sette del
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seduto al tavolo tondo nella camera azzurra, Nicolò aveva
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E anche quell’altro, nella sala dei libri...» ¶ Alzò
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non si può sapere nella vita, che certe faccende
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vorrebbe fare, lei? Leggere nella boccia di vetro e
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risposta ai suoi dubbi. «Nella boccia di vetro no
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crocchia di Jole sparire nella penombra della scala, solo
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che tanto disinteresse sfociasse nella decisione repentina di rinunciare
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biblioteca, la terza immetteva nella biblioteca, infine ce n
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aprì quella porta, entrò nella stanza buia e girò
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i postumi del raffreddore, nella sua camera azzurra e
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e il commendatore dormiva nella stanza grande, al piano
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poi sarebbe mio pronipote, nella camera degli ospiti, quella
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L’ho fatto accomodare nella sala dei libri.» ¶ «Scendo
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Infilare il braccio ingessato nella camicia era un affare
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intingendo poi i pezzetti nella salsa verde che sapeva
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lei mi aveva fatto nella sua ultima visita.» Protese
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fossero avvenute, anche qui, nella parrocchia dello sposo. Oddio
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Un giovane carabiniere entrò nella stanza e scattò sull
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uno stridore d’ansia nella voce. ¶ «E adesso niente
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di gente che marciava nella direzione opposta. Ecco perché
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le labbra e cercò nella memoria, poi si dette
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posata sul tavolo tondo, nella camera azzurra, insieme alle
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ago che gli penetrava nella vena. ¶ Capitolo 28 ¶ Qualcosa non
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Quindi... Scaricò la pipa nella pattumiera. Era la seconda
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parsimonia. ¶ Nicolò si infilò nella folla senza neppure pensarci
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Attraversò la strada, entrò nella pasticceria della vedova Passalacqua
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di qualcuno che abitasse nella stessa via della sorella
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posta la mettono tutti nella cassetta della parrocchia. E
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se avesse voluto stritolarla, nella tasca della talare. ¶ Pranzo
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Nicolò si rintanò volentieri nella sua camera dal soffitto
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c’è di segreto nella vita di mio zio
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di casa e uscì nella scala comune: quella settimana
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e silenzio, Jole ronfava nella sua stanza nel corridoio
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cercare: niente. ¶ Allora entrò nella dispensa. Lì c’erano
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giro dei saloni, andò nella stanza dello zio, più
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attenzione a non inciampare nella lunga vestaglia, si ritrovò
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da un dettaglio che nella visita precedente gli era
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oscurità più profonda. ¶ Tornò nella stanza illuminata e riprese
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due o tre volte nella cornetta, poi lanciò un
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sarebbe entrata di diritto nella giurisdizione e nelle competenze
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quel che costi, anche nella notte se del caso
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a mettere il naso nella storia di Gilda? Quel
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e l’abbiamo chiusa nella cisterna. Il commendatore ha
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portone. Poi sono andata nella mia stanza e ho
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un po’ di roba nella sporta, sono uscita dalla
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meglio. Era di nuovo nella stanza d’ospedale per
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la sua morte, come nella confusione tutti hanno poi
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a far sparire qualcosa nella borsetta e a rimettere
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gli si affollavano adesso nella mente. Quel vecchio non
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un soffio: è entrata nella stanza mentre sua madre
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sistemargli un appartamento sfitto nella crêuza del vento, cioè
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scrivere romanzi sta proprio nella divina libertà di creare
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di impastare un mondo nella creta e di farlo