Vittorio Alfieri, Agide, 1788

accinge. ¶ Dal perdonarti io nol distolsi; e forse ¶ tentato

puote ¶ biasmarten mai? conoscerlo, nol puoi; ¶ l'arte tua

iniqui raggiri? Ah! no, nol soffro; ¶ né il soffriran

Per me morir, voi nol potreste omai, ¶ senza uccider

patria, non vostre. Havvi, nol niego, ¶ de' traviati cittadini

più cara ¶ che mai nol fosse, appunto a me

negar d'udirmi, e nol vorrà. L'asilo ¶ io

nemico sei: ¶ ma, se nol sei di Sparta, oggi

in cor, tu già nol credi; ¶ che tu il

tu il cangiassi, creder nol mi fai. ¶ Cred'io

ucciso ¶ stato saresti; io nol soffria: né il dico

vita... Ah! no, svenar nol puoi, ¶ se la tua

disposto hai tu? ¶ Anfare ¶ Nol vedi? In questo vasto

resta: havvi chi reo ¶ nol vuole; e forse, ei

e ad altro fin nol tengo, ¶ che per chiarirlo

ai miei, sua giovinezza ¶ nol rende affatto or di

Leonida ¶ Chiamato ¶ io fui, nol niego, ma davanti a

ch'ei fia, ¶ no, nol pavento. Io 'l desiava

la patria mia, donna, nol deggio, ¶ e tu stessa

deggio, ¶ e tu stessa nol vuoi. Me dunque lascia

che il pianto; egli nol cura: i nostri ¶ figli

può molto, ¶ più che nol pensi, il pianger tuo

Agide... Ah crudi!... ¶ Lasciar nol voglio... Agide!... addio... ¶ SCENA