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Egisto Roggero, I racconti della quiete, 1896

concordanze di «non»

nautoretestoannoconcordanza
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1896
candida ultima vesta, più non rispondeva a’ miei richiami
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chiudeva gli occhi per non vedere, per non sentire
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per non vedere, per non sentire più nulla. Quando
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baciò in fronte. Io non lo aveva veduto che
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riso.... Ma quella sera non più. Nel vasto salone
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1896
la mia cugina, che non conosceva ancora, apparì da
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1896
veduto mia madre bambina non volle lasciarmi sotto la
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letto che il sole non era ancor sorto e
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diafana. I suoi moti non davan un rumore, nè
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che lo nascondeva, io non aveva mai osato avvicinarmi
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altro quadro lontano ma non morto nella mia mente
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doveva avere cinque anni, non più!.... ¶ Agata ascoltava immota
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Basta.... finisci dunque Mario! Non parlare più di ciò
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ancora: ¶ — Era proprio così, non è vero? tu la
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la ricordi bene?... ¶ Ma non potei rispondere alla sua
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volto pallidissimo e severo non esprimeva collera; ma nello
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quando una mattina levandomi non vidi Agata. Mi fu
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Mi fu detto che non si sentiva bene. La
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si era aggravata e non mi permisero di andarla
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il mio cuore spaurito. Non avevo più riveduto lo
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curvate le spalle, e non mi scorse. ¶ Chiedeva sempre
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mi mossi sicuro. ¶ Ella non disse altro e con
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che a prima vista non ravvisai. ¶ Riguardandolo ebbi una
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grigia di preoccupazione. Ciò non potè a meno di
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ritardo. ¶ Franz sospirò malinconicamente. ¶ — Non lo troverà in casa
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ora, quando lo rivedrà, non lo riconoscerà più! ¶ — Voi
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nulla, nulla. Ma lei non ritroverà più nel professore
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quanto mi aveva detto, non potei a meno di
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anno alla università würzburghese. ¶ * ¶ * * ¶ Non era molto sfarzosa, no
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padrone, professore von Nörten! Non è più in casa
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è più in casa, non mangia più, non studia
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casa, non mangia più, non studia più, non dorme
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più, non studia più, non dorme più: non fa
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più, non dorme più: non fa che parlare da
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buon padrone voglia impazzire! ¶ — Non lo temete, Agnese: un
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Ense von Nörten. Anzi, non posso negare di riconoscere
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ha vostro padre, Delfina? ¶ — Non so. È molto inquieto
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Ed è tutto agitato. Non è mai in casa
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cura del professore che non dava a nessuno la
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del mio cuore, e non ne usciranno per ora
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via con me. ¶ Ella non rispose nulla ma mi
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di riflessione: ¶ — Però, Heinrich, non credo ora il momento
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Lo credete, Delfina? ¶ — Sì, non è il momento questo
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questo. Voi lo comprendete, non è vero, Heinrich? ¶ — Come
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pel mio buon professore non mi parve avvenisse così
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Il buon mio professore non era stato mai soverchiamente
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1896
il famoso temporale, egli non fu più altro che
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fatto! ¶ Ma dunque egli non aveva mai indovinato, il
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tutta la passata tempesta? ¶ Non se ne era saputo
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s’ostinavano ancora a non accorgersi di nulla!... ¶ * ¶ * * ¶ E
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sincero per fraülein Delfina, non mancai di fargli sapere
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così solenne per me non pensava che a straziarmi
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a te credo di non averlo mai detto a
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che da trent’anni non ha lasciato un momento
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hai ventidue anni, ora, non è vero? Bene, sappi
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stato in Italia! E non me ne aveva mai
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vita! Presto comprenderai perchè non te ne ho mai
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il mio sentimento e non tardò a corrispondermi. Essa
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tardò a corrispondermi. Essa non era ricca ma buona
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inverno delizioso, che qui non ha riscontri, quello nel
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freddo, di tristezza e non poteva far nulla, nulla
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basta – interruppi io commosso – non dica altro.... ¶ Avevo pietà
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anniversario del nostro matrimonio.... Non potei far a meno
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perchè io solo, vedi, non l’ho potuta dimenticare
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vorresti che io, che non ho altro che i
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un giorno.... ¶ Io taceva, non sentiva più che una
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1896
Tu sai che io non posso seguirti. No, ragazzo
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questo è impossibile e non sarà mai. A Delfina
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1896
colori. Però l’allegrezza non era certo ne’ nostri
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1896
seguiva carica del mio non troppo pesante bagaglio, mi
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chiuso in cuore, per non dimenticarla mai più, la
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Delfina pallida e lagrimosa, non furon più altro che
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e, all’apparenza, negletto non bastava a nascondere la
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lungo, poi mormorò: ¶ — Ma non troverà nessuno, lassù! ¶ Il
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picciolo essere infantile. Egli non aveva che cinque anni
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silenzioso fabbricato e che non un alito di brezza
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del Castello solitario. Ma non dicendogli nulla la decrepita
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padroncino.... poichè siete lui, non è vero? Nessun altri
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volto. ¶ — Sono mutato molto, non è vero mio povero
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volta. Poi ripartirò subito. Non dire mai a nessuno
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era vestita a bruno: non l’avevo mai veduta
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visitare il castello: ma non osò poi entrare. Si
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com’era venuta e non la vidi mai più
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stanco guizzo di vita, non spenta ancora, al passaggio
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la tempesta d’allora non doveva essersi quetata ancora
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tutto ricordò; e ove non ricordò, con misteriosa penetrazione
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i fiorami d’oro non era impallidita ancora, dopo
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buono, l’unico giusto. Non credere che in Lui
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credere che in Lui, non sperare che in Lui
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sei giovane, il passato non ti riguarda, tu non
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non ti riguarda, tu non hai colpe; chi peccò
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questo terribile passato che non mi ha abbandonato mai
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passato da fare obliare, non lo dimenticare. Va, ragazzo
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Grazie, nonno, e addio. Non vi oblierà mai. – Addio
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ragazzo mio, addio; e non metter mai più il
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sguardo all’intorno, per non dimenticare mai più, e
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la mano, accennò che non era stanco e s
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venticinque anni la natura non aveva interrotto il suo
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sola, sicura e indifferente, non aveva obliato di vivere
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Egli tremava tutto, ma non di freddo: la sua
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rassegnato. ¶ Per fortuna, Rico non si accorse di nulla
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e del cavallo che non voleva star fermo. ¶ — Sente
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otto giorni sior Tonino non si fa più vivo
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Tonino molto meravigliato. ¶ — Io non so altro, io non
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non so altro, io non so altro! – prese a
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la contessina Nenè a non dimenticare ciò che aveva
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microscopica scuoletta del villaggio non lo avevano mai certo
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Milano e dal Conservatorio! Non che gli mettessero paura
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e verde, ma se non ne era mai uscito
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suoi adoratori – chè, certo, non le dovevano mancare, laggiù
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mondo di cose che non ardiva confessare neppure a
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sebbene pur sempre severo, non era però solitario come
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mai cotesto? Sior Tonino non ebbe il tempo di
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quella doveva essere, quella, non altra, la «bella sorpresa
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vini scelti. Sior Tonino non capì nulla, non vide
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Tonino non capì nulla, non vide nulla, e, sopra
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nulla, e, sopra tutto, non mangiò nulla. Gli parve
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rivolgesse la parola.... ma non seppe mai ricordarsi – nè
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però ella parlasse egli non ricordò mai. Non ritenne
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egli non ricordò mai. Non ritenne altro, di quel
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mio core....» ¶ La contessina non ebbe il coraggio di
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il suo caffè. Giacchè non beveva vino, il maestro
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dire che maestro Piero non era stato sempre, come
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bamboccione tutto vita che non voleva saperne affatto delle
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papà.... e aveva finito, non sapeva neppur lui come
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mio buon angelo che non è più.... e il
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gli occhi, maestro Piero. ¶ — Non somiglia a voi, maestro
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tetto dalle tegole rosse. ¶ Non osai dirgli altro. ¶ Ad
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dall’altra parte per non fargli scorgere la commozione
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suoi magnifici bracchi e non era di ritorno al
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da un’ancella, altri non era che la bionda
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nobile cavaliere spagnuolo. ¶ Oldrado non istette tanto in sul
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afferrata, ed imbavagliata perchè non gridasse: dopo ella era
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pazza dal terrore e non ricordava più nulla. Una
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chiuse gli occhi per non vedere.... La porta si
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leale che la contessina non potè a meno, rassicurata
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strano e solitario!.... Ella non lo conosceva: e tremava
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e per qualche tempo non sarebbe venuto. Da ciò
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come la sua figliuola non corresse alcun pericolo, senza
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passavano e il Conte non compariva. – La contessina per
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nobile padroncina ed ella non si accorgeva troppo del
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e turbata ancor ella, non seppe rispondere nulla all
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fossi un cavaliere! forse, non è vero, madamigella? forse
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ed egli comprese che non poteva amarlo, solo perchè
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poteva amarlo, solo perchè non era un cavaliere. ¶ Il
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del giorno lo scudiero non apparve più. ¶ Verso sera
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il dubbio più possibile non era! Il nobile conte
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nobile conte Oldrado altri non era che il giovine
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inganno: io ho voluto non rapirti con la forza
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contessina anche questa volta non rispose alle appassionate parole
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caminetto ma Maria, che non aveva più freddo ora
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che la luce lunare non vi filtra neppur uno
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Amadriadi de’ vecchi alberi non sussurrano più fra di
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in uno spazio ove non giunge il musco che
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un giorno in cui non era solo. ¶ Dall’un
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il suo flauto. Egli non sembra gaio nel picciol
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al povero Pane altro non resta che gemere e
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e al Pane che non canta più sulla sampogna
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sampogna sull’erba che non è più d’argento
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potrà ridargli viva se non il Sogno del Poeta
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morente: sgomenti, agitati, che non sanno che fare. Il
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spuntare una lagrima.... Ma non c’è tempo da
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cura di sorvegliare che non mancassero mai, sulla piccola
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vedrà – concluse egli – ora non le dico nulla.... vedrà
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quando entrammo nel casolare non v’era che la
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suo morticino, la Mariettina! Non è vero, biricchina?... ¶ Mi
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tomba del suo morticino, non aveva trovato di meglio
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alle sue cure, che non ne la potevano staccare
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via il suo morticino.... ¶ Non seppi contenermi e presa
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tempestai di baci. ¶ — No, non temere, angioletto – le mormorai