Giuseppe Parini, Il giorno, 1801

torna ¶ L'altro dì non perfette; o se di

tuo mattino ¶ Signor questo non è. Tu col cadente

Tu col cadente ¶ Sol non sedesti a parca cena

lume ¶ Dell'incerto crepuscolo non gisti ¶ Ieri a posar

tenaci papaveri Morfèo ¶ Prima non solva che già grande

Che con tua pena non osasse Febo ¶ Entrar diretto

Cortese umano sangue ¶ Più non stimàr quel ch'oltre

il villano sartor che non ben pago ¶ D'aver

All'uficio diurno ah non ferirli ¶ D'imagini sì

plebeiamente il giorno intero! ¶ Non fia che attenda già

il labbro tocchi. ¶ E non men di costui facile

mattin teco scherzato fia ¶ Non senza aver da te

vulgo intanto a cui non lice il velo ¶ Aprir

le oziose lane ¶ Premer non sai più lungamente: e

poco ad altri obbietti ¶ Non men degni di te

giovane signore. Impallidisci? ¶ Ahi non parlo di nozze. Antiquo

tant'alte doti ¶ Già non orni così lo spirto

Severi nomi. E qual non suole a forza ¶ Entro

altrui ¶ Gongolando ricorda; e non vergogna ¶ Di mischiar cotai

spirti il conversar sublime. ¶ Non però tu senza compagna

e rose. ¶ Ma che non puote anco in divini

servo? Or dunque Amore ¶ Non oserà fuor ch'una

me pur chiede? E non potrò giammai ¶ Da poi

petti? Or via perchè non togli ¶ A me da

compagnia d'Imene ¶ Me non veggan mai più le

strali altero a fren non cedi ¶ L'alme ferisci

maritale albergo: ¶ Ma ciò non basti ad acquetarti; e

ad acquetarti; e mai ¶ Non obliar sì giusti ufici

affanno ¶ Gridar tentasse, e non però potesse ¶ Aprire a

nel gioco aurea moneta ¶ Non men che al cavalier

Ch'indi preveggon fra non molto il fiore ¶ Di

rieda ¶ Magnanimo signor già non starai ¶ Ozioso però. Nel

il tuo lavoro ¶ Breve non fia però; nè al

scalpitar breve e frequente, ¶ Non senza un tronco articolar

edifici del capo, e non curassi ¶ Ricever leggi da

le dorate corna. ¶ Tu non pertanto coraggioso e forte

a te riedo. Ah non sia colpa ¶ Dinanzi a

a la pedestre turba, ¶ Non disdegnan sovente entrar con

chiome ¶ Leggiadra o almen non più veduta forma. ¶ Breve

lenta mano ¶ Togli, e non senza sbadigliare un poco

eroe: e a lui non meno ¶ Pasci l'alto

le misere genti? ¶ Così non mai ti venga estranea

ed al celeste ingegno. ¶ Non pertanto avverrà che tu

nomi ¶ A merci che non mai varcàro i monti

lui vassalle applausi ¶ E non contesi mai premj e

pasco allor che te non vede ¶ La pudica d

piaccia ¶ Il dipintor che non atteggi ardito ¶ L'agili

del grande di Crotone ¶ Non conosci la scola, e

e mai tua destra ¶ Non abbassossi a la volgar

a' tuoi pari ¶ Cui non gustate ancora eran più

te serbate. ¶ Ma che non puote quel d'ogni

etere più puro abitatrici ¶ Non fallibili scêrre il vero

par loda o riprendi ¶ Non men fermo d'allor

sua temerità. Ma tu non pensa ¶ Ch'altri ardisca

Gran tumulto nascea, se non che Amore ¶ Ch'ogni

nell'amorosa reggia ¶ Più non distinse le due opposte

nipote dovean portar salute. ¶ Non vedi omai qual con

andò il rimbombo: ¶ Ma non in van poi che

Achille Enea e il non minor Buglione, ¶ Or m

suoi; perchè se mai ¶ Non ben felice amor l

de la tua lente? ¶ Non per questa però sdegna

sermone ¶ Il vezzoso giornal, non le notate ¶ Eburnee tavolette

i belli spirti; e non isdegna ¶ La picciola guaìna

voi tant'oltre penetrar non lice. ¶ Compiuto è il

a possente signor scender non lice ¶ Da le stanze

gelo ¶ O al meriggio non abbia il cocchier stanco

vezzosi. ¶ Signore al ciel non è cosa più cara

Purpureo stivaletto, onde giammai ¶ Non profanin tuo piè la

il crin signore ¶ Forma non abbia ancor da la

spada ¶ Corta e lieve non già, ma qual richiede

altro sacro ad Igeia. Non odi ancora ¶ Presso a

parlo? ¶ Ei già più non m'ascolta: odiò que

preziosi istanti! ¶ Temi il non mai da legge o

l'animo imbelle; e non sdegnosse ¶ Di chiamarsi marito

tal, sen fugga ¶ Un non inteso mormorio. Qual fia

volto ¶ Paga più che non suole accôr fu vista

La maestà di cavalier non teme. ¶ Felice te, se

Col gomito maligno. Ahi non di meno ¶ Come fremon

è serbato ancora ¶ Ingiustamente. Non di cieco amore ¶ Vicendevol

Vicendevol desire alterno impulso, ¶ Non di costume simiglianza or

freddo sposo, ¶ Di lui non già ma de le

indifferenza maritale affronta. ¶ Così non fien de la crudel

Miseri e stanchi; e non avran cui piaccia ¶ Più

prole alta di numi, ¶ Non vergognate di donar voi

cibo momenti. A voi non vile ¶ Cura fia questa

dei sempiterni. ¶ Vero forse non è; ma un giorno

ride ¶ Di riso ancor non conosciuto. Ei move ¶ E

Su la mensa regal, non a gioirne. ¶ Ecco splende

che lontana troppo ¶ Ella non sieda o da vicin

petto ¶ Ahi di troppo non prema: indi un bel

de la sua dama ¶ Non fia lecito mai; se

lecito mai; se già non sorge ¶ Strana cagione a

padre ¶ De gli dei non cedette allor ch'ei

fatollo. Imene or porta ¶ Non più serti di rose

a la dama dispensar non piace ¶ Le vivande o

piace ¶ Le vivande o non giova, allor tu stesso

alleviàro il delicato fianco ¶ Non la rivider più: d

cucinier perdona, a cui non calse ¶ Tanta salute. A

ch'altri giammai ¶ Audace non tentò divider seco. ¶ Vedi

vivande al piatto ancora. ¶ Non però sempre a la

prodiga così che più non seppe ¶ Di che il

Che primo ancor di non più viste forme ¶ Tabacchiera

vada; e la plebe ¶ Non dissimile a lor si

l'altro lato; ¶ E non premute ancor rose cercando

la squallida inedia eroe non seppe ¶ Durar sì forte

sua condanna. A lui non valse ¶ Merito quadrilustre: a

Merito quadrilustre: a lui non valse ¶ Zelo d'arcani

Inclita stirpe ch'onorar non voglia ¶ D'un ospite

dei minori. ¶ Ma negletto non già da gli occhi

te sue voglie pugne ¶ Non col soave odor, ma

immortali irrita e move ¶ Non la materia, ma il

voi mesca eterna gioia ¶ Non gustata al marito, e

a voi piace: e non si scioglia ¶ Senza che

avi ¶ Che per voi non s'apprende? Or tu

il cacciano. Meschino! ¶ Più non poria su le dolenti

i chiari albori ¶ Salutar non potrebbe; e l'auree

sempiternanti all'arco imporre. ¶ Non più gli urti festevoli

A lui tu dunque ¶ Non disdegna o signor volger

bocca amorosa. Or più non odia ¶ De le scole

caro al cielo ¶ È non manco di te colui

ti chiede; ¶ Ma deporli non osa. In su la

altra stanza, e più non soffri ¶ Che lo stagnante

a voi conduce: ¶ Ma non osate i limitari illustri

Arduo consiglio ne terrai; non senza ¶ Qualche lieve garrir

a lui concedi ¶ Se non gli occhi ingannar, gli

rovinio: ¶ Ei più regger non puote, in piedi balza

occhi suoi. Altro finor non vide ¶ Che di falcato

voti. ¶ Che tardi omai? Non vedi tu com'ella

partir dà cenno: ¶ Ma non senza sospetti e senza

Fia la santa Amistà, non più feroce ¶ Qual ne

che a lei presente ¶ Non osin dispiacer le fide

nel cor commosso, ¶ E non senza versar qualche di

altre opre cortesi. Ella non meno ¶ All'imperio possente

amistà risponde. A lei non meno ¶ Palpita nel bel

cocchio arrive. ¶ Se visitar, non già veder l'amica

annunzj ¶ Sì che voi non volenti ella non voglia

voi non volenti ella non voglia. ¶ Ma, se vaghezza

al fin sorgesti ¶ Di non più visto in ciel

sterminio. A tal clamore ¶ Non ardì la mia Musa

al molle orecchio ¶ Appressò non veduta; e molto in

fin libero andrai. Tu non pertanto ¶ Doman chiedi vendetta

fianco di lui lieta non meno ¶ L'altrui cara

maligni. O nume invitto, ¶ Non sospettar di me; ch

me; ch'io già non vegno ¶ Invido esplorator, ma

in ciò sol tanto ¶ Non simili tra lor, che

diligente o più costante ¶ Non fu mai damigella o

racconti ovver di fole ¶ Non ascoltate mai raro promette

Solo, e per casi non più visti, al fine

conforme; ond'altri poi ¶ Non isbadigli lungamente, e pianga

favolosa stirpe, ¶ Con lei non scenda al paragon, che

del monte? ¶ Ma che non può sagace ingegno e

Le occulte altrui, ma non fuggite all'occhio ¶ Dotto

piè le sospigne. Ella non sente ¶ O non vede

Ella non sente ¶ O non vede o non cura

O non vede o non cura. Entro a que