Gian Giorgio Trissino, Sofonisba, 1524

chi più v'ami; ¶ né che si doglia più

da largo le parole. ¶ Né starò di ridir cosa

guastarla e rivocar costui ¶ ne la loro amicizia, a

poi mortal nimico. ¶ Così ne venni a Cirta, ove

che Scipione in Africa ne venne; ¶ contra del quale

ce l'han tolto ne la prima giunta: ¶ onde

l'hai, sempre dolor ne senti. ¶ Or fame, or

a la giustizia eterna. ¶ Né sciolta d'ogni male

Ahimé, che troppo mal ne intenderete. ¶ CORO ¶ Aspettiam pur

FAMIGLIO ¶ Morto non è, né vo' chiamarlo vivo. ¶ SOFONISBA

ferito, ¶ ma preso è ne le man de' suoi

preso? ¶ FAMIGLIO ¶ Questa mattina, ne l'uscir del sole

le genti da caval ne la battaglia. ¶ Nel cui

n'avean qualche spavento, ¶ né potean sostener la forza

deve in cosa vile, ¶ né risparmiar ne l'onorate

cosa vile, ¶ né risparmiar ne l'onorate imprese; ¶ perché

la morte ogni difesa. ¶ Né per minacce d'ardere

è poco accorto ¶ chi ne l'amor dei popoli

paura, che mi strugge ¶ né so che farmi; e

non mi lasciate ir ne le mani ¶ e ne

ne le mani ¶ e ne la servitù d'alcun

regale e gloriosa altezza, ¶ ne la qual poco avanti

tosto mi vorrei por ne la fede ¶ d'un

non rinovellar vecchio dolore, ¶ né far minore in voi

offese. ¶ Pur s'io ne le volessi inanzi agli

lasciar ch'io vada ne le mani ¶ e ne

ne le mani ¶ e ne la servitù d'alcun

usare, ¶ usar si dee ne l'opere pietose. ¶ Io

degnamente a voi grazie ne renda ¶ di questa liberal

sto col cuor sospesa, ¶ né so dov'io mi

e non dir poche, né soverchie lodi. ¶ Benché nessuna

si voglia, ch'io ne priego ¶ Iddio, che renda

tien una cosa, e ne la lingua un'altra

dolore ¶ da un mal ne l'altro varco, ¶ e

caro albergo impoverito; ¶ chi ne le rotte squadre, ¶ lassa

Non è deserto scoglio, ¶ né valle, o selva offusca

ruine una speranza ¶ ancor ne mostra il volto; ¶ che

arme son da temer ne' suoi nimici. ¶ Oltre di

di tanta gente, ¶ che ne la terra entrò con

poc'ora fa qui ne la terra vostra; ¶ però

dove la vide? ¶ MESSO ¶ Ne la piazza, ch'è

al second'anno; ¶ però ne lo pregava che volesse

or ora di costà ne vengo. ¶ MASSINISSA ¶ O Lelio

ch'uno de' suoi ne venne, ¶ e disse come

che luogo? ¶ MASSINISSA ¶ Qui ne la casa, ond'or

la casa, ond'or ne sono uscito. ¶ LELIO ¶ Qui

sono uscito. ¶ LELIO ¶ Qui ne la casa dei nimici

donna, ¶ di che me ne credea ricever laude ¶ (che

fe' nimico de' Cartaginesi; ¶ né stette molto, che con

guerra, ¶ senza saputa mia, né di suo padre, ¶ gli

e di ciò ve ne son molto obligato, ¶ e

a lui; dapoi voi ne verrete insieme. ¶ Ben vi

che placarsi. ¶ Or io ne vado al campo, e

che potete. ¶ LELIO ¶ Subito ne verrò, ch'abbia vedute

al cuor nuovi martiri. ¶ Né so dov'io mi

tua presenza, ¶ io te ne priego; e il cuor

il campo non trabocchi ¶ ne la cittade, e contra

è pur ch'io ne vada ¶ per la più

quando Asdrubale e io ne le sue case ¶ ci

solo il re se ne rimanga meco. ¶ CATONE ¶ Tant

la miseria che vedete. ¶ Ne la quale ho però

forse più lieve; ¶ onde ne seguirà la sua ruina

si può piaga maggiore, ¶ né che ci annoie più

ch'esser non puote; ¶ né schifo ancor la morte

menatelo al nostro allogiamento; ¶ né stia come prigion, ma

lusinghe. ¶ CATONE ¶ Son stato ne la terra, e ho

tante lingue ¶ quel che ne la battaglia avete fatto

tanto m'allegro aver, né tanto onoro, ¶ quanto la

dai Cartaginesi ¶ a me ne fu levata, e a

Menelao; ¶ che già se ne fuggìo con Alessandro, ¶ e

forza e per inganni, ¶ né con tanta fatica s

non giaceste con lei, né aveste prole, ¶ come d

subitamente far le nozze ¶ ne la nimica terra, e

non fosse da Cartagine, né avesse ¶ il padre capitanio

disporre: ¶ dunque senza tardar ne la mandate; ¶ né più

tardar ne la mandate; ¶ né più cercate a così

tuo contrasto è manco; ¶ né solamente agli omini mortali

la tua forza, ¶ che ne la resistenzia si rinforza

più soave stanza ¶ è ne' begli occhi de le

l'enfiammaro; ond'or ne trae diletto, ¶ or lacrime

vani ¶ i prieghi suoi; né sa dov'or si

fuore; ¶ ma venitene omai ne la cittade. ¶ Che la

ci conturba il cuore? ¶ Né forse quella, a cui

quel, ch'è già ne l'amorosa rete, ¶ non

dura sorte! Or io ne vado in casa, ¶ a

si dimostre, ¶ ma stia ne le serrate ¶ tende, e

le serrate ¶ tende, e ne mandi fuor voci meschine

veneno; ¶ e conturbato alquanto ne la vista, ¶ disse queste

che non andrete viva ne le forze ¶ d'alcun

don ch'a lei ne manda; ¶ poiché non le

aggradirìa il morire, ¶ se ne la morte non prendea

poi tutti gli altari, ¶ ne la camera sua fece

quest'ora innanzi ¶ dormirò ne la terra eterno sonno

offesa". ¶ Poi non fu ne la casa alcun sì

cara figliuola? ¶ Parmi che ne l'orecchie mi risuone

io son quasi confusa: ¶ né per la brieve mia

perciò che al tutto ne verrò con voi. ¶ Ben

e gite in compagnia ne l'altra vita. ¶ Ma

spero) ¶ dopo alcun giorno ne la terra nostra, ¶ ivi

vergogna al nostro sangue, ¶ ne la mia gioventù presi

volta ¶ vedervi, e abbracciar ne la mia morte! ¶ ERMINIA

io non vi vidi; né più mai ¶ v'aggio

pur, ch'io me ne vengo teco. ¶ ERMINIA ¶ O

già la notte ¶ tenebrosa ne vien ne gli occhi

notte ¶ tenebrosa ne vien ne gli occhi miei. ¶ ERMINIA

madre; ¶ ella già se ne va; statti con Dio

sei tu la prima, né sarai ¶ l'ultima ancora

vestirò sempre oscuri panni; ¶ né mai starò dove si

il ben che avemo, ¶ né si conosce mai, se

sarìa la man che ne la morte sua ¶ ha

ha parte, e anco ne la mia ruina. ¶ Rimani

sola vive con noi, né mai si more; ¶ onde

morte ancora ¶ vo' che ne' suoi più cari si

bramo, ¶ che far ritorno ne la patria mia; ¶ però

e compagnia, ¶ che guideranvi ne la terra vostra; ¶ il

che sarà giocondo ¶ udir ne l'altra vita a

e lieta, ¶ il ciel ne manda giù qualche ruina

marina; ¶ che l'avvenir ne la virtù divina ¶ è