Vittoria Colonna, [Rime], 1538

il mio vago oggetto ognor presente; ¶ E vivo e

ardor si dolse, ¶ Ma ognor più lieta a grande

l'amaro frutto ch'ognor colsi, ¶ L'alta cagion

utile inganno ¶ Invaghisce più ognor l'alma, che attende

Si cerca e brama ognor, non pur s'addita

raccende ¶ Nei saggi petti ognor la vostra gloria. ¶ Per

s'avanza, ¶ Più salda ognor nella memoria siede ¶ Col

care alme sciolte, ¶ Viemmi ognor di lassù più fida

alma che 'l sente ognor, gli parla e il

e in quello albergo ognor soggiorna ¶ Qui co' be

cede. ¶ Nè il richiamarla ognor, nè 'l piagner sempre

alzando il vol rinforzi ognor le piume. ¶ SONETTO LXIV

Ascolto sempre e veggio ognor presente, ¶ Chè non me

mi ricongiunge; ¶ Ma viene ognor più lieto, e sempre

più aita. Anzi più ognor pavento, ¶ Non il dolce

altiero ¶ Volgo la mente ognor, fermo il pensiero, ¶ Non

l lume suo che ognor lo chiama, ¶ E vede

bei pensieri. ¶ Chè poggiando ognor più sua immortal gloria

il foco: ¶ Ivi più ognor m'accendo, ivi mi

Che di ricca speranza ognor m'adorna, ¶ E poi

chi più il vede ognor più caro, ¶ Tolto ha

rai ¶ Seguia più lieta ognor, me stessa 'l mondo

Quant'ho più lume ognor cangiando 'l pelo, ¶ Più

i' teco ¶ Mi cibi ognor della rugiada santa, ¶ E

con tal virtù ch'ognor lo accende, ¶ Non come

io ¶ Voglio, posso ad ognor ritrarmi in porto. ¶ SONETTO

lo spirto al periglio ognor più ardente, ¶ E non

suo odore; ¶ Volagli intorno ognor vivo ed ardente. ¶ S

mio caro amante, ¶ Rendimi ognor più accesa, ognor più

Rendimi ognor più accesa, ognor più umile. ¶ SONETTO CLVII

s'empie, anzi ad ognor s'avanza, ¶ Com'esser

tanti mali ¶ T'intrichi ognor? vien meco, acciò là

cielo onde secrete ¶ Deriva ognor per farvi sempre liete