Federigo Tozzi, Gli egoisti, 1923

che a una data ora gli sarebbe venuta una

era stata rossa, e ora quel colore era rimasto

Tu lo sai. ¶ Ma, ora, a parlare del suo

prima che sia l’ora; così andiamo a mangiare

provarne nessun piacere. Ma ora, a tutti i costi

a Monte Mario. ¶ Ma, ora, non gliene importava nulla

sicuro di averla sentita! Ora, gli pareva d’essere

musica che io sento ora! ¶ E, quando egli si

Sole. È già l’ora. Va’ tu: io ti

In ogni caso, per ora, lasciami del mio parere

rovesciasse nel fiume! ¶ Ambedue, ora, sghignazzavano e fremevano; esaltati

veniva un lampo. Ma ora, ogni lampo era sempre

più d’una mezz’ora; talvolta, sbattendo la testa

in Piazza di Spagna, ora che passava di lì

voglia di baciarti! ¶ Ma ora, andava dal Carraresi che

prima facevo qualche riserva, ora non ne farei più

acquietarono. Il giovanotto, che ora brandiva la stecca, osò

esclamò: ¶ — Non vedo l’ora di essere a casa

Quando sarà venuta l’ora, io sarò con gli

qualche letterato. A quell’ora il suo viso s

già aveva amato inutilmente. Ora, piangeva volentieri; perchè, almeno

lui e le cose ora c’era Albertina e

qualche giorno, forse qualche ora, senza nè meno cambiarsi

da una stanchezza che ora non capiva più. ¶ Destandosi

Destandosi nella sua camera, ora ebbe, invece, un piacere

era Albertina a quell’ora? Il cuore gli batteva

la sua giovinezza. ¶ Ma, ora, inutile, si sentisse tanto

strada. ¶ Mentre la luna, ora, era piccolissima; come se

in molte circostanze; e, ora, quegli non ne teneva

di lì a mezz’ora ci sarebbe stato e

dinanzi al gregge; che ora era fermo, benchè non

Si ridestava ogni mezz’ora e accendeva la lampadina

una grande città; rasentando ora la miseria e ora

ora la miseria e ora il lusso. Roma non

alle sue amanti; benchè ora sospettasse che fossero meno