Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

i cenci e l’ossa di San Valentino. La

stangone di donna tutt’ossa e cuoiame che camminando

una custodietta con l’ossa benedette di San Severino

trivellavano i tarli, l’ossa del cranio roventivano. Egli

famiglia fradicia fino all’ossa, coi panni impegolati addosso

pinete parevano consolare l’ossa dei morti. ¶ Le ragazze

gialli come impastati d’ossa calcinate: “L’Italia del

era una gabbia d’ossa e d’ombre rosate

mette i tremiti nell’ossa. ¶ Qui le ossa degli

nell’ossa. ¶ Qui le ossa degli umili esulteranno: l

davano l’idea d’ossa d’uccellame abbrustolito. Gli

casa mia soltanto l’ossa. Non senti che bella

noi, lo scheggione d’ossa su cui la manica

tronco d’albero sull’ossa umiliate. ¶ — Voi foste a

averle rotto tutte l’ossa. Una di quelle fanciulle

testa indolente, poggiata sulle ossa mascellari, il linguaggio straniero

di cemento armate d’ossa, i piedi mummificati in

capo affibbiandola sotto l’ossa del mento, acciuffò due

occipitali, le cervella dell’ossa tufosa si rimpolparono come

leggeva la trama dell’ossa nella pinguedine. Il contratto

spinse fin sotto l’ossa del mento quadrato, chiuse

luogo dove riposano le ossa dei nostri padri non

si dimentica mai. Sull’ossa dei miei ci sarà

alla ricerca delle sue ossa. Io non reggo più

i cani, con l’ossa nutrite che sfarinavano quelle

strisciava sul ventre. Sull’ossa delle anche scendeva una

con i tronchi delle ossa schiezzate sul cielo, alcuni

verde dove biancheggiavano l’ossa insepolte di Nicodemo. Tutti

risegolava di nero. Sull’ossa s’udì un largo

Tarmito rimase presso l’ossa di Nicodemo che sotto

luogo ove riposavano l’ossa per ispaventare l’anima

palpitar della bandiera sull’ossa di Nicodemo lo precipitarono

vi furono poste le ossa di Nicodemo. ¶ Sulla scorza

il cofano contenente l’ossa di Nicodemo. Isaia sollevò

viola. ¶ Isaia compose l’ossa sul tappeto. Come un

quel sudario copersero l’ossa. ¶ Nel salone si udiva

il nostro destino. ¶ L’ossa di Nicodemo, che s

camera dove riposavano l’ossa del Santo: Giuseppe Mazzini

per tanti anni l’ossa di Nicodemo nella foresta

il cofano contenente l’ossa di Nicodemo. Calcato, dopo

randagio bastardo, tutto pellame, ossa e denti, gli si

strangolare che seguirlo. ¶ L’ossa di Nicodemo cominciarono a

che fece diacciare l’ossa del Tarmito. ¶ — Triste presagio

agitata dal vento, l’ossa di Nicodemo già tra

eventi avevano appesantito l’ossa del Tarmito, lentamente egli

troppo, ora essi erano ossa impastate di terra. ¶ Sullo

portano a disperdere. L’ossa di Nicodemo mettevano sul

si rufolò tra l’ossa del seno e vi

marciava a rilento, l’ossa s’erano appesantite, lo

ci doveste bruciare sull’ossa tritate la carne suppliziata

vedere oltre la sassaia: ossa e schegge, schegge ed

e schegge, schegge ed ossa, arate da un erpice

cervella impalpe, le sue ossa sono pesanti come la

lunare: terra ruggine, schegge, ossa e pietroni. Le feritoie

gli zigomi e l’ossa del mento stretti dal

e il diaccio dell’ossa lo fece rimanere a

atterriti. Dai cumuli d’ossa e lordura si levavano

della polvere nera. ¶ — L’ossa sembrano schegge di granata

mari a disseppellire l’ossa umiliate. Di là, dove

dal cielo, schicciavano l’ossa sulle pietre, le calotte

gli scarponi affondati dall’ossa, erano abboccati dalla terra

le narici inserite sull’ossa eminenti del naso fiatando

acqua, rimettevano fuori l’ossa. Ripassava il gelido della

della risolatura e l’ossa. Le pagnotte ammollano come

l’acqua piovana. L’ossa si disarticolano come gli

scarnano, si dissanguano, l’ossa del monte spigolano i

e assidera dentro. ¶ L’ossa diventano di ferro, le

affossati, elmi, croci, teli, ossa, mota e cenciaia. Scheletri

il teschio indolente. ¶ L’ossa delle cervella scricchiolavano, le

barberia, ridotti pelle e ossa, coi baffi di capecchio

ciondoloni: cenci armati d’ossa. Capi scosciati. ¶ La mandra

Le strade, con l’ossa delle ghiaie sulla schiena

sparpagliato anche sulle mie ossa e se non potrò

di terra, scarno, tutt’ossa luttate dalla tonaca, con

lei. ¶ Con tutte l’ossa svitate, essa si avvicinò

lento, un albore d’ossa traluceva dalla pelle rosata

abbagliati s’occultarono nell’ossa forate, dettero al teschio