Giacomo Leopardi, Canti, 1837

ti punga una volta ¶ Pensier degli avi nostri e

noia ogni contento? ¶ Quel pensier che nel dì, che

l'affetto, ¶ Spira nel pensier mio la bella imago

profondissima quiete ¶ Io nel pensier mi fingo; ove per

Immensità s'annega il pensier mio: ¶ E il naufragar

ch'io speri, ¶ Al pensier ti ricorro. Intanto io

e mille ¶ Nel costante pensier, sostegno e cibo ¶ Esser

e quale il mio pensier ti pinge, ¶ Alcun t

non senza ¶ Opra e pensier si provvedesse, e pieno

verde, ¶ In suo chiuso pensier natura abbella, ¶ Morte, deserto

quante fole ¶ Creommi nel pensier l'aspetto vostro ¶ E

con dolor sottentra ¶ Il pensier del presente, un van

caduta forse ¶ Dal mio pensier sei tu? Dove sei

usato ¶ Ciascuno in suo pensier farà ritorno. ¶ Garzoncello scherzoso

Ai lùgubri miei giorni, ¶ Pensier che innanzi a me

per certo, o mio pensier, tu solo ¶ Vitale ai

Felicità che il suo pensier figura: ¶ Ma per cagion

Torna dinanzi al mio pensier talora ¶ Il tuo sembiante

un raggio ¶ Divino al pensier mio. Così nel fianco

insino allora ¶ Dal risorto pensier segnato innanti ¶ Abbandonasti, e

Di luce nebulosa; al pensier mio ¶ Che sembri allora

lunga stagione ¶ Nostro cieco pensier s'affanna e cura