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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «perché»

nautoretestoannoconcordanza
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1998
accorsi d’un tratto, perché aveva chiesto a gran
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e riprovammo più volte, perché il cane si era
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tutta spalmata di magnesio. ¶ «Perché guardavi dietro?» domandai a
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un po’ nella cornice, perché non mi rispose. ¶ «Ci
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tratto, «potrai viverci dentro perché all’ultimo piano c
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emozionato dietro il parabrezza perché scorgevo a tratti qualcuno
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a Bindra!” mi dicevo, perché le ruote non facevano
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po’ più in là, perché da una parte era
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passò per la mente, perché il campanello era arrugginito
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leggero ritardo...” mi dissi, perché il portone rimaneva chiuso
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mente un istante dopo, perché avvertivo dei rumori indistinti
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di cardini e fermagli, perché una delle due si
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la testa di scatto, perché avvertivo dei rumori salire
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trascinato dietro la valigia perché vedevo che le mie
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accorsi con infinito stupore, perché un piccolo lampadario si
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ultima volta?” mi dissi, perché bisognava tenere gli occhi
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dissi con infinito stupore, perché la luce si era
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è possibile!” mi dissi, perché mi pareva di intravedere
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ricordai d’un tratto, perché la vista mi si
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le ante piano piano, perché non uscissero dai cardini
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trascinavo per un po’, perché non c’era più
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arrivato già in fondo, perché i miei piedi erano
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occhi erano rimasti spalancati. ¶ «Perché non ti fermi una
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scappavo un po’ avanti perché i suoi occhi mi
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venire giù piano, accompagnata, perché non si spezzassero i
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sudata con il polso, perché le dita erano tutte
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non si poteva avanzare perché la strada era delimitata
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e due le mani perché il contraccolpo non mi
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di lasciarmi cadere sopra, perché mi pareva che il
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contro un sasso!” constatai, perché era tutta scheggiata, tutta
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enormemente la sua corsa, perché stavano venendo dei passi
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verso il cortile interno, perché era arrivato da quella
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mi sfuggì dalle labbra, perché c’era una ragazza
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scosso leggermente la testa perché si sentivano i suoi
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orecchini tintinnare. ¶ «Ma allora perché sei vestita così?» ¶ Sorrise
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nuovo e molto stretto perché il suo volto era
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avevo scoperto a pianterreno, perché l’avevo già buttata
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una stanza all’altra, perché non volassero via sbattendo
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corsa!» si schermì. ¶ «Ma perché scappavi in quel modo
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annerite dalla morchia. ¶ «Ma perché ti comporti così?» gli
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spalancato enormemente gli occhi, perché il mediatore fece un
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dal bordo della via. ¶ «Perché hai acceso i tergicristalli
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girai verso il vice, perché mi era parso di
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parlare. Premevo il clacson, perché era venuto il momento
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giravo di colpo. ¶ «Ma perché sei così timido?» non
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un filo d’acqua, perché non si seccassero i
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anche le dieci.» ¶ «Allora perché non andiamo a trovare
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a piangere ancora, incontrollabilmente. ¶ «Perché non si siede?» balbettai
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macchinina. Doveva essere stempiato perché l’attaccatura dei suoi
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i piedi sulla pedaliera, perché anche sopra le mie
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averlo masticato per molto, perché lo gettassi dal finestrino
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istante l’intero baldacchino. ¶ «Perché ti togli sempre gli
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correvamo dietro tutti quanti, perché si capiva che aveva
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si era già asciugata, perché ogni cosa aveva ripreso
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coda invisibile del cane, perché ogni cosa si rimescolava
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di aspettare troppo tempo perché arrivasse ogni volta la
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testa, si assentava. ¶ «Ma perché si ammassavano tutti da
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primavera!” precisava un altro, perché Ofiuco quasi sfuggiva ai
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estate!” annunciava un terzo, perché la stessa costellazione era
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un po’ in avanti, perché mi pareva di non
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aggrottato dentro la cornice, perché si era accorto che
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operaio dalla faccia bianca, perché vedevo che non riusciva
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sollevato per le ascelle, perché i suoi piedi mulinanti
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già incontrollata dagli altoparlanti perché vedevo l’operaio dalla
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vicino, sotto il porticato, perché mi potesse arrivare il
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arrestai ancora un istante, perché mi sembrava che qualcosa
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neanche venire a ripescarti perché ci stiamo portando verso
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un’osteria ancora aperta, perché la notte si preannunciava
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che dava sulla strada, perché si sentiva il campanello
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presentimento?» provai a balbettare, perché mi stavano guardando tutte
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Tornavo nell’altra stanza, perché non lo vedevo arrivare
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da lontano. ¶ «Ma lei perché è venuto a trovarlo
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chiese improvvisamente la donna. ¶ «Perché aveva lasciato il suo
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piedi, a denti stretti perché lei non si svegliasse
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una mano, dall’interno, perché era tutto appannato per
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dalla mia parte, controvoglia. ¶ «Perché?» ¶ Ingranai la marcia. ¶ «Sapeste
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nostra provincia?” mi chiedevo, perché i luoghi che stavamo
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che mi stava chiedendo. ¶ «Perché? Non hai più l
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del pasto e inebetite, perché scorgevo minuscole alucce e
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appena oltrepassato una cunetta, perché erano rimaste sospese per
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tanto, cercavo di affrettarmi, perché non si sgravasse prima
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disidratata fuori dalla cornice, perché si scordava ogni volta
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assolutamente evitare di sfiorarla, perché non cadesse a terra
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li scuoteva più forte perché tutta la risma si
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cadere addormentato sul carrello, perché l’alimentatore non si
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erano state ben smazzate perché le sentivo frusciare e
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quest’oggi!» mi stupivo, perché non vedevo quegli scheletri
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un po’ di tempo, perché il ventre non le
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domandargli dopo un po’, perché non potevo restare tutto
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del tutto la maniglia, perché potesse espandersi senza impedimenti
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il colore degli addobbi perché i primi a uscire
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a rimettermi gli occhiali perché non avevo più forza
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qualsiasi con la mano, perché non avevo più la
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testa sulla mia spalla perché potevo vedere il suo
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dall’asfalto, nelle curve, perché il guidatore fissava più
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faccia bianca?” mi chiedevo, perché non scorgevo alcun varco
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non fiatava. ¶ «Fermarmi?» ¶ «E perché no?» ¶ La macchina cominciò
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occhi con la mano, perché lo specchietto retrovisore abbacinava
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appena tra le labbra perché andasse a finire in
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dicevo continuando a guidare, perché si incrociavano già le
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tempo, scatenata. ¶ «È solo perché siamo in salita...» ¶ Aspettava
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volante come per curvare perché lo vedevo balzare di
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le braccia?” mi chiedevo, perché uno dei suoi gomiti
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di auto sui tornanti, perché sentivo l’aria accartocciarsi
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sollevata verso il campanello, perché all’ultimo momento scorgevo
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di vetro della tavola. ¶ «Perché state piangendo?» provavo a
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sedile?” tornavo a domandarmi, perché scorgevo dei bagliori improvvisi
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allontanavo con l’auto perché il calore del fuoco
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pulirli ancora una volta perché il calore li appannava
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parabrezza?» provai a domandare, perché si vedeva qualcosa sgocciolare
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mani?» chiesi al Sempio, perché continuava a muoverle piano
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nel varco del portone, perché non la vedevo più
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guardarmi. ¶ Sorrisi un istante, perché un petalo di geranio
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pianissimo e non completamente, perché non tranciasse i fili
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evidente dietro il parabrezza, perché non mi vedessero mentre
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sopra. Traballava un po’ perché il pavimento era in
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passò per la mente, perché mi si poteva vedere
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acceso lì a fianco, perché la batteria non si
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non capivo se era perché la sentivo tornare da
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stando dall’altra parte, perché sul baldacchino non c
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trasformatore e agli spinotti. ¶ «Perché non mi porta con
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mentre sgattaiolavo di lato perché non mi sentisse. ¶ «Ecco
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che sostenevano il parapetto perché la pedana cedeva decisamente
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quando frena!» si raccomandava, perché un’onda di colla
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colpo dopo una frenata. ¶ «Perché non viene a dormire
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gettato contro il parabrezza perché la cornice di ferro
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enormemente visibili da fuori perché vedevo i passanti scantonare
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chiusi. Mi spostavo piano, perché il cofano doveva restare
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una mano sulla spalla perché lo conducessi per le
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distributore di benzina, solo perché il cieco aveva posato
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Mi girai all’improvviso, perché mi era parso di
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per guardare. ¶ «Scappano!» ¶ «Ma perché?» ¶ «Stanno arrivando i guerrieri
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nera!» ¶ «La suora nera? Perché si chiama così?» ¶ «Perché
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Perché si chiama così?» ¶ «Perché dicono che fosse una
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mi sorrise. ¶ «Non so perché, ma mi chiamano tutti
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molto vicino al parabrezza, perché la cornice del baldacchino
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ginocchia. Li teneva abbracciati perché l’inclinazione del sedile
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qualche modo a inebriarlo perché solo un istante dopo
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del plico dei giornali. ¶ «Perché non canta anche lei
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dolorosamente la nuca, solo perché Sonnolenza doveva essere riuscito
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frattempo acquistato più volume perché ci si stava dentro
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bastava frenare con forza perché il cofano ricadesse di
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alla nuca del cieco, perché potesse controllare alla fine
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accorgevo un istante dopo, perché l’aria e tutto
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a lungo senza respirare, perché tutta l’aria esterna
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potevano guardare le colline perché i fogli di cellophane
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alto sopra il tavolo, perché il loro fiato non
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braccia lungo le discese, perché portavamo ormai la biancheria
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il polsino della camicia perché non sporgesse troppo dalla
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indietro attraverso il cortile, perché la chiesa era tutta
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lo sciame fu recuperato, perché ne vedevo scaturire ancora
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patena dorata per allontanarle, perché non pungessero le loro
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gli occhi molto stretti perché le sue cromature riflettevano
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ci eravamo fermati solo perché non si poteva andare
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le labbra, mi guardava. ¶ «Perché non ci porti a
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neanche nella vecchia costruzione perché qualche istante dopo, quando
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frange, forse una coperta, perché nessuno possa vederla nei
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più di una coperta, perché mi pare che stia
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spostato da una parte perché le sue ali non
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apparsa nel suo vano perché dal basso si era
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aria prima del terreno, perché subito dopo riprendeva di
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di colpo con violenza, perché da dentro il confessionale
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ruote posteriori dell’auto, perché in quel punto il
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si vedeva molto bene, perché erano state abbassate le
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esserci dentro il Gatto, perché il padre priore si
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sporgermi troppo in avanti perché il segmento d’inginocchiatoio
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facevo fatica a rintracciarlo perché la cerata aveva dei
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sapevo bene come prenderlo perché spuntavano ai suoi lati
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fermi con le mani, perché non si sfilassero dalle
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strisciolina bianca del collare perché il lampione era già
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afferrarlo per un braccio, perché non corresse con la
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la veste, di mattina, perché non potessi osservare le
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avuto modo di vedergliela, perché aveva aspettato che tutti
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tutta inclinata nello spazio, perché in quel punto il
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terreno si avvallava, o perché era andato a inginocchiarsi
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lato opposto della camerata perché veniva un rumore attutito
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1998
Doveva essere già mattina perché molti aprivano e richiudevano
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le preghiere della vestizione, perché la sua bocca appariva
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continuo, quasi corrergli dietro perché ora tutta la sua
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stava passando il turibolo perché lo incensassi a mia
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tremare forte sull’altare perché sentivo piccoli oggetti tintinnare
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i petali dei gigli, perché non facessero saltar via
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altre, una per una, perché parevano essersi a loro
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cantare adesso tutti assieme, perché non si riusciva più
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forte contro la schiena perché non soffocasse. ¶ La messa
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piedi ripiegate in dentro, perché il mio passo non
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1998
al tiro al piattello perché correva sotto di me
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con una sola mano, perché non s’impigliasse agli
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cambiato anche un elastico, perché stava ancora piegato in
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1998
porte un’altra volta perché era arrivata di nuovo
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liberarmi mai da nulla, perché possa vivere al di
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un po’ più forte?» ¶ «Perché?» ¶ «Siamo inseguiti!» ¶ La strada
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1998
girarsi da una parte, perché almeno uno dei suoi
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1998
applicarci anche una spilla perché mi capitava di vedergliela
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1998
fucili accanto alla poltrona, perché il Nervo gliene aveva
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1998
di gatto” mi chiedevo, perché da un po’ di
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1998
dopo ritornava molto vicino, perché un ramo lasciato cadere
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1998
fuori infuriato dalla vasca, perché un unico testicolo gli
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1998
era ritornata molto vicino, perché non c’era più
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1998
almeno uno degli occhi perché ero ormai allo scoperto
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1998
dovevo continuare a portare perché la cicatrice non era
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1998
nella zona della testa, perché non venisse strappata via
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1998
potersi gettare a capofitto, perché Lenìn l’aveva smossa
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1998
sbagliato clamorosamente la mira, perché zampilli improvvisi sgorgavano a
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1998
la villa era silenziosa, perché anche gli ospiti si
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1998
entrambi la stessa mattonella perché sembrava sempre sul punto
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1998
l’aiuto del rastrello, perché i rifiuti occupassero anche
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1998
non era possibile salirci perché, quando arrivai all’imbocco
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1998
primo piano della villa, perché ormai la sera scendeva
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1998
riprenderla in modo differente. «Perché non provi a mettermi
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1998
scale voltato all’incontrario perché il peso non mi
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1998
cambiare di colpo posizione, perché era finita l’inclinazione
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1998
potevo vedere molto bene perché tenevo la testa tutta
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1998
doveva essere diminuito ancora perché continuava a restare sollevato
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1998
essere girati all’incontrario perché subito dopo, quando il
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1998
che dovevano essere inconsistenti perché si aprivano all’istante
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1998
poco prima di incendiarla, perché non venissero trascinati attraverso
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1998
far scattare la dinamo, perché il parco era già
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1998
lamiera sopra la muraglia, perché una luce ancora più
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1998
averlo pensato a squarciagola perché la vidi d’un
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1998
ancora sul manubrio, pianissimo perché il suo morsetto era
222
1998
ghiaia. Ma camminavo male perché tutto il cortile ruotava
223
1998
essere rientrato in casa, perché non veniva il minimo
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1998
applicare una nuova fasciatura perché la cicatrice era ormai
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1998
punto lontano dello spazio perché riuscivo a distinguere il
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1998
messo sotto le coperte, perché quando infine mi svegliai
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1998
essere passato molto tempo perché l’ombra dei letti
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1998
già tornato dagli abbeveratoi perché aveva ancora la salvietta
229
1998
facevo fatica a riconoscerlo perché aveva i capelli quasi
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1998
chiesa per la meditazione, perché dal cortile non stava
231
1998
Bisognava riempirla di nuovo, perché solo i suoi trasparenti
232
1998
non respiravo quasi più perché sentivo che le ruotine
233
1998
aprire maggiormente gli occhi, perché credevo che la suora
234
1998
distinguere il suo volto, perché si era disposta proprio
235
1998
potevano certamente essere là, perché non saliva da quella
236
1998
alle labbra, dovevo soffiare perché non arrivasse a toccarle
237
1998
tutta spezzata e rivoltata, perché c’era stata una
238
1998
stato spostato un po’, perché non c’era l
239
1998
doveva esserci la neve perché a volte ne vedevo
240
1998
gran parte dell’inverno, perché ci avevano consegnato biancheria
241
1998
raccolta tutti i figli, perché doveva lavarli con la
242
1998
Era quasi impossibile vederli perché il sole era a
243
1998
corpo persino sul terreno perché il sole era così
244
1998
cominciava già a distrarsi, perché l’ora di pranzo
245
1998
pareva essersi subito pentito, perché l’avevo visto accostare
246
1998
un punto d’equilibrio, perché tutto franava e ondeggiava
247
1998
staccata tra le mani, perché in realtà è proprio
248
1998
ma dovetti subito riprenderla perché l’Albino aveva colto
249
1998
manovrai per qualche istante perché l’Albino si allontanasse
250
1998
mano la veste svolazzante, perché non s’impigliasse nei
251
1998
non era la Pesca, perché poco dopo, quando tornai
252
1998
leggermente per lo sforzo, perché i pesci guizzavano a
253
1998
e nel punto giusto perché non sgusciassero di mano
254
1998
l’avevo visto accostarsi, perché il suo corpo era
255
1998
Mi girai di scatto, perché non pareva una delle
256
1998
ma neanche troppo lenta perché non si srotolasse in
257
1998
modo sempre più incrociato, perché non sporgesse alcuno spigolo
258
1998
volte attorno al pene, perché tenesse ben fermo l
259
1998
deserto in quel momento, perché erano tutti in giro
260
1998
silenziosa. Deserta, mi pareva, perché un triangolo di luce
261
1998
essere veramente molto tardi perché anche le finestre della
262
1998
a indovinare alcuni oggetti perché grandi forme rotonde di
263
1998
vedevo il suo volto, perché puntava il fascio di
264
1998
perfettamente nella poca luce, perché tutto il resto della
265
1998
dove si fosse collocata, perché al suo ingresso tutto
266
1998
miei occhi stavano guardando perché il piccolo fascio della
267
1998
cercando una nuova posizione, perché qualcosa mi aveva dolorosamente
268
1998
volta all’improvviso, inspiegabilmente, perché anche i suoi piedi
269
1998
ancora su che cosa, perché il materasso di piuma
270
1998
di gatto, certe volte, perché si spostava continuamente nel
271
1998
Chiudevo gli occhi, solo perché mi ero svegliato da
272
1998
gran parte della notte perché un frammento di costellazione
273
1998
tutto nuova del lettone, perché mi pareva di sfiorare
274
1998
bene con le dita perché non mi facesse male
275
1998
essere arrivate nuove macchine, perché sentivo il fragore ininterrotto
276
1998
motivo di grande eccitazione, perché il futuro sposo era
277
1998
e due le mani, perché i suoi calli avevano
278
1998
a trattenersi dal colpirlo, perché aveva sporcato le scarpe
279
1998
un po’ di tempo, perché in fondo alla lunga
280
1998
voce alta eppure incomprensibile, perché il fumo diversamente colorato
281
1998
altra le loro porticine, perché i colombi si alzassero
282
1998
acquavite nel loro pastone, perché si guardavano attorno stupefatti
283
1998
unico contorno quasi cancellato, perché venivano voci dalla villa
284
1998
un po’ di sbieco perché potessi muovere le gambe
285
1998
inclinato da una parte, perché la Pesca aveva lasciato
286
1998
sua tuta in pelle, perché era appena rientrato con
287
1998
appariva indecifrabile e assorto, perché la calottina glielo serrava
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giù con la mano, perché tornasse a posto. Mi
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in un linguaggio parallelo, perché quattro spari in perfetta
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prima fila degli inginocchiatoi, perché, levando gli occhi, lo
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di cosa si trattasse perché una nuvola spessissima di
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era orario di silenzio, perché lo vedevo avvicinarsi ai
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una cintura elastica sfilacciata, perché uno dei due fermagli
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dovetti riaprirla di nuovo, perché mi ero scordato di
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penombra, a gambe larghe, perché aveva appena applicato in
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contro la sua schiena, perché sentivo che stavo volando
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veste con la mano, perché svolazzava da un po
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doveva già essere spuntato perché ogni cosa prendeva forma
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visto chi era stato, perché in quel momento ero
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un guasto della moto, perché si era messo a
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la porta, senza richiuderla perché lo stucco era così
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una stanza d’angolo perché, vicinissimo e appena un
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lineamenti del suo volto perché dal catino che aveva
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lo sguardo di Turchina, perché mi parve di scorgere
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ogni angolo del parco, perché venivano da tutti i
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nera della mia veste, perché il tetto della ghiacciaia
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viaggiato molto a lungo perché schizzi di fango in
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piccoli nidi appena costruiti perché veniva da quella parte
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attorno a un ramo, perché non restasse troppo tesa
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forse addirittura nella serra, perché anche la Dea stava
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conto proprio a terra, perché si era dimenticato di
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stavano baciando oppure no, perché la colonnina della bifora
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puntati su di me perché un istante dopo sentii
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come un’immediata accettazione perché sollevò a sua volta
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all’interno della grotta perché sentivo un leggero odore
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si erano interrotti bruscamente, perché le gambe ormai stanche
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vedere bene all’interno, perché la luce faceva riflesso
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con una sola mano, perché con l’altra teneva
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segno di starmene nascosto perché la presenza di una
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afferrarlo per la giacca, perché non precipitasse. Si era
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più disteso, adesso, anche perché altri colombi avevano cominciato
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tempi dal cortile, spazientito perché non riusciva a capire
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stirata un’altra volta perché la vedevo ancora più
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le orazioni sul pavimento, perché non c’era inginocchiatoio
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di premere il grilletto, perché i proiettili si andassero
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e due le mani, perché non si rovesciasse. Le
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la stoffa sulla schiena, perché lo stomaco di Turchina
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prove la mattina presto, perché mi sembrava di vederle
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corpo nudo alla finestra perché mi era parso che
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gradino nello stesso tempo perché mi pareva stesse scendendo
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tanto in tanto direzione, perché il foro continuava a
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sfuggirmi, prima o poi, perché molto tempo dopo vidi
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avrebbe collocato lo specchio, perché sceglieva ogni giorno un
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nascosto della stessa villa, perché c’era un gran
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qualche chiodino infinitamente sottile perché un istante dopo vidi
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ritoccato un’altra volta, perché lo stomaco di Turchina
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po’ spostato in avanti, perché non mi tagliasse il
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po’ addossati al muro perché sullo scheletro in cemento
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lasciarli neppure troppo larghi perché non si sciogliessero e
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il posto con cura perché poteva capitare di venire
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buio ancora più rischiosa perché si poteva sempre occupare
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un’ora irripetibile solo perché una pila di mattoni
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che aspettavano di entrare, perché la fine degli esercizi
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dal crocchio più vicino, perché non si capisse che
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espressione inimmaginabile da dietro perché, man mano che si
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le unghie più chiare, perché la suora a cui
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po’ da una parte perché la luce la facesse
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averlo capito molto bene perché si spostava di un
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parete. Ma era sufficiente perché riuscissi a vedere che
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sicuramente passate le suore perché gli inginocchiatoi luccicavano di
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già finita la ricreazione perché non sentivo più il
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ancora stringevo nel pugno, perché non me lo mandasse
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festa giù in città, perché le sue luci scintillavano
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nel punto meno rovente perché non si liquefacessero. Ne
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occhiate senza aprire bocca, perché era già iniziato l
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della mano, senza fatica, perché le asole si erano
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anello attorno a loro, perché erano accorsi anche quelli
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spegnere la luce grande, perché adesso il dormitorio era
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Non doveva essere sua perché gli stava larga e
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rasato accuratamente agli abbeveratoi perché la pelle delle sue
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masticare nello stesso tempo perché le voci acceleravano e
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durante le messe cantate, perché chi serviva alla destra
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centrale senza farla tintinnare, perché erano mille i punti
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Gli consegnavo il turibolo perché potesse incensare a sua
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stringeva con abbastanza forza perché ricadde una seconda volta
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scosso con forza sufficiente perché ciascuno dei batacchi colpiva
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po’ nell’altro campo, perché quel giorno non distinguevo
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in mezzo al campo, perché il terreno gelato, smosso
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nella bocca della giostra, perché molti piatti erano già
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di coprirlo con qualcosa, perché non si potessero vedere
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glielo dovessi chiedere, forse perché gli pareva che mi
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portarlo spesso con sé perché mi capitava di scoprirlo
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nella tasca dei calzoni, perché una mezz’ora dopo
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credevo che avrebbe parlato, perché era ormai orario di
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di traverso il cibo, perché lo stava percuotendo con
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sghignazzare anche là dentro perché il suono della risata
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pensavo a notte fonda, perché poteva capitare che avvenisse
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uomo con gli occhiali, perché non si capiva di
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non serviva a molto perché allora si spaccavano nel
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uomo con gli occhiali, perché lo vedevo da un
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po’ di tempo contrariarlo, perché a volte le sollevava
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attirò la mia attenzione, perché aveva il ripiano aperto
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vicino, a bassissima voce perché era ormai orario di
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avere gli occhi spalancati, perché la vedevo leggermente sfuocata
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dovetti abbracciarla di colpo perché non si lasciasse cadere
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la testa, per guardarmi. ¶ «Perché? Lo conosce?» mi chiese
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era finito il vice, perché non veniva il minimo
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giornali appena arrivati, piano, perché lo spago non la
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il braccio di colpo perché non venisse meno. ¶ «No
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i suoi vetri smerigliati. ¶ «Perché non ci accompagna anche
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suoni con le labbra perché se ne accorgesse. ¶ «Il
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con l’impianto elettrico perché adesso bisognava girare la
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ghiacciata. Suonavo il clacson, perché cominciava a scendere la
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stagione doveva essere cambiata, perché la montagna di graspe
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rubinetto aperto appena appena perché lei non sentisse il
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comporta...» provavo a dire, perché mi stringeva e balbettava
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tirandosi su le gonne perché verificassi con i miei
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si scusava il Gagà, perché veniva da quella parte
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per rientrare in sede, perché la donna lanciava di
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mi chiedeva il vice, perché la macchina era rimasta
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premuto contro il volto perché le finestre erano spalancate
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solo della volante rossa. Perché? Sei stato anche in
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sotto il balcone. “Ma perché stai con me?” le
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i suoi occhi lucenti. “Perché sei elegante” mi ha
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il portone del locale, perché molte persone e molte
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Gagà stesso a svegliarmi, perché lo trovavo intento a
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facendo roteare nell’aria, perché bruciasse meglio. Uscimmo dalla
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sbarrati verso l’uomo, perché mi pareva che le
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una ragazza...» ¶ «Mi guardava, perché già allora cercavo di
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non possono verificarsi solo perché nessuno ha avuto ancora
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bene quello che diceva perché la donna gli aveva
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spostai con la poltroncina, perché la sua bocca era
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farlo soltanto dall’interno perché non si distinguesse lo
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villa attraverso le cucine, perché la rivedevo poco dopo
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Anche lui sembrava guardarci, perché era girato di sbieco
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girammo verso la porta, perché stava entrando Anastasia nella
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andata a finire?” domandai, perché non la vedevo più
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quella ragazza, di Anastasia?” perché non li vedevo più
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pavimento era tutto caramellato. ¶ “Perché c’è quel sangue
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quello scalone...” mi dicevo, perché si sentiva un rumore
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le mani sugli occhi, perché aveva acceso di colpo
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a finire?” mi chiedevo, perché dovevo alzare enormemente il
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Mi stropicciai gli occhi, perché aveva acceso la luce
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con gli occhi sbarrati, perché i vetri tremavano un
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angoli degli occhi. ¶ «Chissà perché sono sempre così pallido
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così pallido...» considerava. ¶ «Ma perché non esci mai da
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a rannicchiare la testa, perché il bavero del cappotto
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Si arrestò un istante. ¶ «Perché? Ti davo del lei
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sembri molto diverso...» balbettai, perché non lo vedevo bene
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dissi d’un tratto, perché avevo visto la terra
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starà portando?” mi chiesi, perché correva verso i fari
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più nello schienale. ¶ «Ma perché ti addormenti?» protestai. ¶ «Tu
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adesso cosa facciamo?» mormorai, perché due o tre auto
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porti?» chiesi al Sempio, perché l’auto tremava, si
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scaletta deserta, certe volte, perché riuscivo a sentire anche
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ci hai ancora detto perché all’ultimo momento non
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diversi giorni, mi sembrava, perché vedevo le striscioline di
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uscire evidentemente di strada perché la ritrovava ancora una
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momento il prestigiatore?» domandavo, perché il pavimento tremava, faceva
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Spostavo leggermente la testa perché non me la schiacciasse
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due dita sulla stoffa, perché non si perdesse durante
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mi svegliavo di nuovo perché molti stavano seduti per
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e con mille precauzioni, perché l’olio che c
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schiena per un po’, perché vedevo entrare dai listelli
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abbassati. Tendevo l’orecchio, perché due sul sedile davanti
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a premere l’acceleratore perché il motore non si
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suo fianco, incappucciato. ¶ “Chissà perché quell’uomo non si
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mammella sotto la veste, perché vedevo la stoffa schiumare
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qualcuno!» provai a dire, perché riuscivo a scorgere in
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di girarmi sul fianco, perché sentivo che mi stava
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piena notte, più volte, perché c’era sempre chi
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trasmessa chissà da dove, perché era cantata in una
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questo posto...» si scusava, perché era tutta indurita e
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a posarla sulla stufetta, perché si ammorbidisse un po
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Mi arrestavo un istante, perché un suono di tromba
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con gli occhi sbarrati, perché portavano cravatte a farfalla
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faceva ruotare nell’aria perché potessero vederla tutti quanti
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spettatori la sua mela, perché la potesse osservare con
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sentivo che ansimava. ¶ «Ma perché? Che cosa è successo
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contro il finestrino. ¶ “Chissà perché viaggia a luci spente
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attraverso le stanze... Ma perché sta correndo?” Veniva dalla
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altro a rintracciarlo?”» ¶ «Ma perché? Cos’è successo?» ¶ «Ha
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gli uffici, i corridoi...» ¶ «Perché “zoppicare”?» ¶ Il messo spalancò
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colpo, per guardarmi. ¶ «Ma perché è zoppo!» ¶ Mi appoggiai
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in quella loro lingua... “Perché non fa un salto
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più avanti, più lontano, perché quella del giorno prima
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un martello...” mi dicevo, perché i tasti erano tutti
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a lungo in ascolto, perché poteva sempre farlo con
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o sono mezze stracciate perché c’è sempre chi
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di un accendino. «Ma perché ha smesso di farsi
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ventre sbalzava, abbacinava. ¶ “Chissà perché starà sempre nuda?” mi
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già freddo!” mi dicevo, perché si cominciavano già a
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l’editore a insistere perché lo chiamassi, perché non
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insistere perché lo chiamassi, perché non scomparissi...» «Ma adesso
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commuoveva un istante dopo «perché non vi gettiate l
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editrice!” capivo di colpo, perché si sentiva zoppicare dietro
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mi accorgevo di colpo, perché c’era gente che
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freddo!» provavo a dire perché continuava a stare ferma
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patinate e affettate, raffreddate. ¶ «Perché vuole giocarsi una simile
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su una bilancina. “Chissà perché starà sempre nuda?” mi
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non lo faccia!» ¶ «Ma perché non si lascia vedere
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oltre i percorsi... Ma perché non dovremmo scagliare e
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in dovere di avvisarli “perché qualcosa mi dice che
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scaffali ormai pieni sfondati, perché un giorno o l
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nel tuo caso... “Ma perché non lo fai veramente
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che venga alla luce perché resti in luce, tocca
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a domandare più tardi, perché non si sentiva neanche
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senza guardarmi. ¶ «A Ducale? Perché proprio a Ducale?» ¶ «Perché
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Perché proprio a Ducale?» ¶ «Perché sono nato lì!» ¶ Lo
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tutti gli altri...» ¶ «Ma perché dici questo?» ¶ «Mah... per
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a guardarmi. ¶ «Ma certo! Perché? C’è qualcos’altro
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successo?» gli chiedevo rientrando, perché lo ritrovavo con le
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forza di cose...» sorrideva. ¶ «Perché non sei più venuto
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provai ancora a dire, perché si vedeva quella polla
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di plastica colorato. “Chissà perché continua a lavare quelle
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mi dicevo senza fiatare, perché la chiazza dell’olio
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alla portella già aperta perché non ingombrino lo scarico
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su disco, mi pare, perché si sente di tanto
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un po’ ghiacciate. Chissà perché mi saluta con quel
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ha ripetuto non so perché una seconda volta lo