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Vittorio Alfieri, La congiura de' Pazzi, 1789

concordanze di «più»

nautoretestoannoconcordanza
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o figlio; e assai più sento ¶ il comun danno
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ch'ogni moto il più lieve, a noi funesto
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disegni; e il vie più sempre salda ¶ d'uno
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arti, ¶ men grandi, ma più certe. Io de' tiranni
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Omai securi ¶ di libertà più non viveasi all'ombra
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affini: ¶ non ci odian più, ci sprezzano i tiranni
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io men compiacqui; ma più spesso assai ¶ piansi fra
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torle a me: tanto più vili insegne, ¶ che a
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Oltraggi ¶ non ci fero più gravi? I tolti averi
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gravi? I tolti averi ¶ più non rammenti, e le
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Ingiuriati fummo ¶ noi vie più sempre, da che a
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non sa, ch'oggi, ¶ più che placargli, inacerbir mi
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non ebbe il difensor più ardente ¶ la patria un
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obbedir, soffrir, tacersi, ¶ col più viver s'impara; acerba
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ebbe gran parte; ma più assai degli avi ¶ gli
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aspetto ¶ possiam securi. Ai più, che son gli stolti
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lasciamo. Il poter sommo ¶ più si rafferma, quanto men
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li preme; e assai più feri ¶ rigermoglian talor dal
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servo ¶ temer si dee più ch'altro? Inerme Silla
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e cittadini ¶ alto suonar; più d'ogni cosa, uguale
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contenti? E sono ¶ molti; più assai, che tu non
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né ad obbedir restìo, ¶ più ch'altri fui. Ciò
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renderla a lui: né più graditi ¶ testimoni poss'io
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dava; ¶ altro nostro voler, più giusto, il toglie. ¶ D
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tuo, che il dritto ¶ più non discerni? Hai con
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noto ¶ il nostro cor più non ti sia? Null
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suo livore. Ad ovviar più danno, ¶ benigni assai, più
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più danno, ¶ benigni assai, più ch'ei nol merta
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torgli ¶ di perder sé, più che di offender noi
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tuo dolor;... ma udirlo ¶ più non possiamo. — Ove il
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pianger mio. Chi sa? più lieve ¶ forse da lui
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Sisto ¶ la benedice; a più inoltrarsi, aspetta ¶ da noi
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a tant'opra il più: l'antico padre, ¶ Guglielmo
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odia assai, ma assai più teme; indi erra ¶ infra
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Salviati ¶ Ben ti avvisi: più t'odo, e più
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più t'odo, e più ti stimo ¶ degno stromento
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ei bevve, ¶ son vie più sempre. Ognor dagli avi
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Roma, or stanza del più rio servaggio: ¶ eppur, colpa
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da natura il servir; più forza è d'uopo
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forza è d'uopo, ¶ più che a stringergli, a
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a sciorli. ¶ Salviati ¶ Indi più degna ¶ fia l'impresa
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or abbiam noi, quanta più mai se n'ebbe
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roman vessillo; e, assai più saldo aiuto, ¶ di Ferdinando
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o padre; ove dovresti ¶ più d'ogni altro sentir
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e da lor vilipeso ¶ più assai di me: tu
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degni. ¶ Finché non sia più tempo, aspetta tempo: ¶ quei
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dici, il credi; ¶ ma, più non opro a caso
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sei? che siamo? Ogni più dubbia spene ¶ di vendetta
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vendetta, non fia cosa più certa, ¶ che il dubbio
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siamo: e a me più a perder resta, ¶ più
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più a perder resta, ¶ più assai che a te
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al fianco: a me più figli intorno ¶ piangon, veggendo
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indiscreto parteggiar, ci fanno ¶ più fiacchi e lenti e
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non mi udisti ¶ vie più inasprir co' miei pungenti
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il vedi; e ancor più ardir che mezzi: ¶ sublime
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al padre, e non più: qual posto io deggia
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Ma, il punto,... assai, più che nol credi,... è
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figli frattanto: a noi più grata ¶ cosa non fai
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anni, ¶ e senno hai più che altr'uom; tu
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Vero è, ti mostri ¶ più mite assai, che il
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ben servo è assai più a grado ¶ chi lo
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Raimondo è invitto: ¶ parliam, più umani, noi. — Tu sai
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prova? ¶ Tu tanto or più, che in vie maggior
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si puote accrescer carco ¶ più che scemarsi, assai. Padre
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temenza dei futuri danni, ¶ più vera prenda ognun di
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tremante ¶ non stai tu più di me? non veggo
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tua temenza in tuoi più menomi atti? ¶ So, che
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So, che non è più saldo in onda scoglio
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oggi il paterno, ¶ che più scusabil è. Per quanto
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roman pastori ¶ fea tremar più d'un prode. Il
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svellerlo si aspetta ¶ a più rimota etade. — Andiam. — Di
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io tanto. ¶ Guglielmo ¶ Presto, più ch'io non l
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l'era, e a più vendetta, ¶ voi mi trovate
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risentite, or finte; ¶ le più, ravvolte entro a servile
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scevro, ¶ virtù non ha: più non sen parli. — Anselmo
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Nel tempio, sì. Qual più gradita al cielo ¶ vittima
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gli uccidiamo, o non più mai. ¶ Ciò che rileva
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né loco v'ha più ad accertargli adatto. — ¶ Del
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dalle nuove cose ¶ stupor, più ch'ira, tragge. Ordine
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Anselmo, gioverai non poco, ¶ più che nel tempio assai
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e il brando ¶ strinse più volte: e, ad annullar
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dì. Furor m'incende, ¶ più assai che umano: e
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Salviati ¶ Lorenzo. ¶ Guglielmo ¶ Il più feroce? ¶ Raimondo ¶ Io 'l
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avrei d'uccidere il più forte. ¶ Ma pur pensai
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vestiva; ¶ onde accettai, come più scabra impresa, ¶ io di
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mia voce non giunge, ¶ più non penètra entro il
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amo; e t'amo ¶ più che nol credi, assai
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schiavi e nipoti, per più infamia, voi... ¶ Mai non
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se a te giova, ¶ più che a virtude, a
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qual sangue io nasca, ¶ più di me il rimembrate
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vuoi? necessità ne sprona. ¶ Più non è tempo or
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quai voti a te più piace: intanto ¶ lo uscir
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Or, se pur madre ¶ più ch'altro sei, torna
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fragor cresce?... ¶ Raimondo ¶ E più si appressa;... e parmi
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tosto, ¶ fammi svenar: che più m'indugi? ¶ Lorenzo ¶ Al