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invenzioni verbali


Alessandro Manzoni, Adelchi, 1822

concordanze di «più»

nautoretestoannoconcordanza
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1822
DI NON POTERE A PIÙ SPLENDIDO E A PIÙ
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PIÙ SPLENDIDO E A PIÙ DUREVOLE MONUMENTO RACCOMANDARE IL
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i Longobardi dilatarono in più riprese i loro possessi
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regno, o fondando ducati, più o meno dipendenti dal
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il quale, non potendo più ingannar nessuno, disse che
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a soggiogare quella città. Più tardi, il popolo, atterrito
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che si possa fissar più precisamente il tempo, senza
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un'infelicità, che dal più difficile e dal più
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più difficile e dal più malevolo lettore non sarà
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origine germanica (li), riuscirebbe più strano, essendo serbato a
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a un senso ancor più esclusivo. Nella lingua francese
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fondo costui, che il più tapino, ¶ L'ultimo de
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Quanto si puote: in più drappelli il resto ¶ Della
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di quello ¶ De' soggetti più rio! se anche il
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Misti ai leali, e più di lor fors'anco
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onta soffrir. Questo consiglio ¶ Più dalle labbra non ti
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De' re, nel tuo, più riverita e cara ¶ D
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quelle pure ¶ Nozze aspirar più non poss'io, legata
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sempre ¶ Consigliero il dolor più che fedele, ¶ E di
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Ciò ch'io farò? Più non son io che
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Dio, ¶ Di cui talvolta più si vanta amico ¶ Chi
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si vanta amico ¶ Chi più gli è in ira
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i re con la più parte de' longobardi e
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Manchi, non fia che più s'avvegga il mondo
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armato egli era, e più non salse. ¶ Sventurato! diranno
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salse. ¶ Sventurato! diranno; e più di Svarto ¶ Non si
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là dove ¶ Tre dì più tardi comandar potea. ¶ Tenni
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piegò; Francia non ebbe ¶ Più che un affar; tutta
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E i battifredi: ogni più picciol varco ¶ Chiuso è
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e fugge. Oh ciel! più volte io stesso, ¶ Nell
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una scola di terror più a lungo ¶ Io non
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Non se ne parli più. ¶ PIETRO ¶ Re, all'umil
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ancor di rabbia insano, ¶ Più che di tema, il
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talvolta ¶ Ciò ch'è più lieve appar, lieve talvolta
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potea ¶ Io far di più? Pace al nemico offersi
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senza vederti ¶ M'era più amaro che il morir
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m'internai: ma quanto ¶ Più il passo procedea, tanto
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procedea, tanto allo sguardo ¶ Più spaziosa ella si fea
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di Dio son molte, ¶ Più assai di quelle del
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attingea la cima, ¶ Altre più eccelse cime, innanzi, intorno
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Presi di quella ¶ Il più breve tragitto: ad ogni
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Si fea il rumor più presso: divorai ¶ L'estrema
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Eccelso! ¶ PIETRO ¶ E quanto ¶ Più manifesta apparirà nell'opra
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men s'aspetta. Ordin più chiari, Eccardo, ¶ Io ti
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campo aperto. - Amici! ¶ Non più muraglie, né bastie, né
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petti non da noi più lunge ¶ Che la misura
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d'un assalto; e più si guarda, quanto ¶ Più
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più si guarda, quanto ¶ Più scemato è di forze
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dannar, temerti ¶ Dovranno or più che mai. ¶ ADELCHI ¶ La
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noi diviso; ¶ E ai più sleali e più temuti
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ai più sleali e più temuti, il meglio ¶ Toccherà
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largo d'onor: farti più grande ¶ Nessun mortale il
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gloria or comincia: altro più largo ¶ E agevol campo
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ultima fronda, e la più bella. ¶ ADELCHI ¶ A quale
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O sire, ¶ Non è più tempo: e' non son
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venirmi, ed alla testa ¶ Più duchi avea: sopra lor
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Amici? ¶ Noi l'eravam più assai, quando alle Chiuse
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ei ne affronta: al più vicino ¶ Vibra l'asta
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del cielo offende ¶ Nella più pura immagin sua. Lo
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spero; alla sua traccia ¶ Più d'un fido inviai
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così, salvargli ¶ Forse potrem più che la vita. - E
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volle ¶ Seguirmi da lontan; più presso al rischio ¶ Star
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L'ora di Dio più non combatte questa ¶ Mia
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giovinezza doma; e dolcemente, ¶ Più che sperato io non
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è certo ¶ Di pietà più profonda: e ch'io
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Talor de' vivi son più forti assai. ¶ ANSBERGA ¶ Oh
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core ¶ Sotto la man più non trabalza. ¶ ANSBERGA ¶ O
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risveglio. ¶ ANSBERGA ¶ Misera! travaglio ¶ Più che ristoro ti recò
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pio colono augurio ¶ Di più sereno dì. ¶ SCENA SECONDA
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io possa, non portar più scudo, ¶ Divenir servo d
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Degno è d'onor, più che il fellon tra
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Forse invidia farovvi; e più v'aggrada ¶ Sentir pietà
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mire il segno: un più ridente ¶ Splende alla mia
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Che a questo posto più mestier coraggio ¶ Mi fu
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guardarsi indietro ¶ Non è più tempo: egli è destin
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Ei regna, e guerra più non v'è. ¶ GUNTIGI
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l'avrà: domani, ¶ Non più tardi, l'avrà. Verso
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Tal nunzio apporterò! Te più felice, ¶ Che puoi tanto
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Stanchi e sfidati i più, sotto il vessillo ¶ Stanno
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spaventa: tradimento. Un'altra ¶ Più saggia a questi udir
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uscì, dell'aspro sire ¶ Più ancor fidando nel perdon
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mali che non han più scopo ¶ Chiedono il fine
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non voglion morire. Oh più di tutti ¶ Fortunata Ermengarda
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son vili: udrammi alcuno; ¶ Più d'un compagno troverò
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Forse non fia: da più profondo abisso ¶ Altri già
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venga in mente un più gentil consiglio, ¶ Per pietà
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te, mio Teudi, ¶ Un più coral servigio, un più
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più coral servigio, un più fidato ¶ Attendo ancor: resta
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m'abbraccia: a dì più lieti! - Al duca ¶ Di
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che non attenda ¶ Ordini più da me. - Sulla tua
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Grazioso signor; se no, più tarda ¶ L'entrata fia
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la nostra contesa; e più non resta ¶ Di che
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tua impresa: non ha più nemici ¶ Il tuo Romano
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che basti ¶ Al cor più fiacco ed iracondo, ei
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È vinta; e nulla ¶ Più ti domanda Iddio. ¶ CARLO
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Ah! non voler di più: pensa che abborre ¶ Gli
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figliuol mio... ¶ CARLO ¶ Non più; cosa mi chiedi ¶ Tu
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Altro che vita, un più superbo dono ¶ Destinavate a
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l'affilaste, e al più diletto ¶ Amico mio por
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letto di spine, il più giocondo ¶ De' vostri sogni
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digli ¶ Che non ha più nemici. ¶ SCENA SETTIMA ¶ CARLO
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cieco amator, per farti ¶ Più bello il soglio, io
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braccio tuo rattieni, ¶ Che più loco non trovi alle
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la mia morte fa più fermo il soglio, ¶ Cui
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Con questo nome, Adelchi, ¶ Più non chiamarmi; il fui
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Lib. 2. ¶ (ii) Una descrizione più circostanziata delle divisioni dell
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sotto silenzio ciò che più si vorrebbe sapere. ¶ (xxiii