Giuseppe Parini, Il mezzogiorno, 1765

innoltra ¶ Ne le stanze più interne: ecco precorre ¶ Per

Libero e scarco il più beato seggio. ¶ Tal colà

Dama ¶ Quanto elegante esser più puoi ti mostra. ¶ Tengasi

d'una man trascina ¶ Più presso a lei la

se nel volto ¶ Paga più che non suole accor

de la crudel Megera ¶ Più temuti gli sdegni. Oltre

non avran cui piaccia ¶ Più popolar con le lor

Sapor fur noti i più soavi: allora ¶ Fu il

elesse ¶ Figlio de' tralci più riarsi, e posti ¶ A

riarsi, e posti ¶ A più fervido sol, ne' più

più fervido sol, ne' più sublimi ¶ Colli dove più

più sublimi ¶ Colli dove più zolfo il suolo impingua

Imene or porta ¶ Non più serti di rose avvolti

imprendi. Agli occhi altrui ¶ Più brillerà così l'enorme

fieno ¶ I manichetti, la più nobil opra ¶ Che tessesse

piacer deliquio sugge! ¶ Chi più saggio di lui penètra

natura migliore; o chi più industre ¶ Converte a suo

dell'altro al par più lustri e splenda. ¶ Falcato

i dolci moti ¶ A più lontano limite sospinge. ¶ “Pera

o Signore, or che più ferve ¶ La mensa, di

tutte ¶ Uso, e natura. Più d'ognaltra cosa ¶ Però

rammentar mai sempre ¶ Qual più cibo le nuoca, o

le nuoca, o qual più giovi; ¶ E l'un

fianco ¶ Non la rivider più: d'ignobil petto ¶ Esaurirono

Fu prodiga così, che più non seppe ¶ Di che

di novo, ¶ E mostruoso più sa tesser spola, ¶ O

primo può di non più viste forme ¶ Tabacchiera mostrar

civil salute. ¶ Ah no; più grave a lui, più

più grave a lui, più preziosa ¶ Cura lo infiamma

Dinanzi a lui. Qual più tra noi risplende ¶ Inclita

altra è di lei più pura cosa; ¶ Chi macchiarla

Tosca terra ¶ Rinacquer poi più poderosi e forti. ¶ Cotanto

è questo ¶ Ove splender più dei: nulla scienza, ¶ Sia

forchette il cacciano. Meschino! ¶ Più non potria su le

figliuol di Febo intonso: ¶ Più del giorno natale i

all'arco imporre: ¶ Non più gli urti festevoli, o

sciogliere or frenar qual più ti piace: ¶ E per

il volo spieghi. ¶ Perchè più generoso il volo sia

la bocca amorosa. Or più non odia ¶ De le

in altra stanza, e più non soffri, ¶ Che lo

memore avvertir s'ella più goda, ¶ O sobria o

bollente bevanda; o se più forse ¶ L'ami così

del rustico marito. ¶ Che più lice sperare? Al tempio

frastono, il rovinìo. ¶ Ei più regger non puote; in

belle cittadine, ora è più lustri ¶ Note a la

sepper meglio, ¶ E in più tragico stil da la

manchi, o Pupilla ¶ Del più nobile mondo: ora ne