Lorenzo Venier, La puttana errante, 1531

ingegno del Veniero. ¶ Che più? Per esser io Pietro

di cazzi bestiali è più amica, ¶ Che non è

francioso de gli unguenti; ¶ Più amica de' cazzi è

Ch'a chi può più di voi mi raccommando

rancia, ¶ Ch'ha fatto più con la potta, ch

ch'io dico è più chiaro e più vero

è più chiaro e più vero, ¶ Che non è

che sei ¶ Del sol più chiara candela e lucerna

Orco in inferno ha più volte giurato, ¶ Che fu

del cul incantato son più pazzi, ¶ Che i puttini

Diventan del gran cul più ghiotti e matti, ¶ Che

la sua mezzo braccio più larg'era ¶ D'ogni

cresp'ha d'intorno, ¶ Più larga assai, che la

si fa l'agliata, ¶ Più lungo, che non è

parenti, ¶ Non fûr le più bestiali e le più

più bestiali e le più dure: ¶ Vomitâr le budelle

Giunta costei du' son più cavalieri, ¶ Che vitii e

la setta de Chieti: ¶ Più conti e cavalieri ha

n tante vie, che più non s'ha fottuto

largo culo! ¶ XXXIV ¶ Il più gran cul ch'abbia

morbo si raguna, ¶ La più larga, che sia sotto

lanciò, ché n'è più matta, ¶ Che la gente

perfetto tondo, ¶ Ché 'l più ghiotto boccon non mangia

XX ¶ Trenta sbirri, i più bravi e più bestiali

i più bravi e più bestiali, ¶ Da la strenua

far, matto, ¶ Fa pian, più qua, più là, più

Fa pian, più qua, più là, più su, costì

più qua, più là, più su, costì, ¶ Di gratia

Dicendo: «Se ben ho più cul che core, ¶ Ti

in cul cacciolle a più non posso, ¶ E un

Giuliani, ¶ E nulla crederian più su, che 'l tetto

parlar d'un Taliano ¶ Più dolc'è, che non

alto una stemana, ¶ E più voglia ha di quel

fremitando e incarognando ¶ Son più valenti nel fotter, ch

incazziti, e qualche bove ¶ Più bello, che non fu

Come che i porri più grossi i villani, ¶ E

Per sua gratia al più grand'ella s'attacca

chiarire qual cazz'ha più schena, ¶ E qual militia

E qual militia è più in chiasso approbata: ¶ De

naturale, ¶ Qual cazz'è più fottente e più bestiale

è più fottente e più bestiale. ¶ XVIII ¶ Pors'ella

conclusione: ¶ «Utrum chi ha più militante cazzo, ¶ Il prete

di spetiale, ¶ Qual cazzo più nostre potte innamora, ¶ O

d'un buon prete ¶ Più san, ch'a l

so nel fotter mena più fraccasso, ¶ Ch'un bestiai

Pute 'l suo fiato più ch'otto conventi, ¶ La

Bench'io non merto, più che parte mia, ¶ E

è in sé fondato, ¶ Più che la sinagoga de

lungo lungo è di più mala sorte, ¶ Perché ritto

mezzo morto, ¶ E tanto più la potta scann'e

la schena, ¶ Grosso né più né men d'un

non è concio è più perfetto, ¶ Un buon capon

cavato; ¶ Ogn'altro è più da poco e più

più da poco e più ignorante ¶ Che 'l Ferretto

a quel, ch'ha più soldi, a panni alzati

messo mano, ¶ Non die' più star alcuna in continenza

ch'a le porche più piace, ¶ Ch'a i

mia poltrona, ch'ora più mi spiace, ¶ Ch'a

fotter tante cose ¶ Non più pensate da vacca eccellente

il gran collegio, ¶ Lussuriose più che le colombe, ¶ L

pregata ¶ Fégli un presente più che volentieri ¶ Del culo

E le tien Roma più care e più belle

Roma più care e più belle, ¶ Che le linee

la peste vi messe più eterna, ¶ Che la foia

Errante ha fatti a più diverse genti: ¶ Amazzare, scannare

seguendo una carretta, ¶ La più grande, ch'io mai

presto a chiavarla corse. ¶ Più furti fe' la vacca