Teofilo Folengo, Orlandino, 1526

cotante grazie largamente, ¶ piovan piú tosto in me calde

e mangiar, se vòi piú belle ¶ le rime mie

allego ¶ che a me piú ch'a Tomaso e

Maroni! ¶ Or non cosí piú, no; ch'oggi piú

piú, no; ch'oggi piú grati ¶ son gli ubriachi

altrui, ¶ perch'"est" apprezzan piú d'"eram" e "fui

Cento cinquanta millia e piú volumi ¶ (già non vi

quelle di Salustio assai piú bone; ¶ qui di Turpin

me, son tutte cagarie, ¶ piú false assai de le

contrade, ¶ onde togliesse quella piú soprana ¶ parte che valse

né qui Francesco Cieco piú s'asconda ¶ che gli

giugne assai per farla piú gioconda, ¶ onde gli vien

Gualtier che fu di piú intelletto ¶ che di fortezza

diede la morte; ¶ ma piú del pastorale usò la

bon compagno padre, ¶ benché piú de le volte andasse

il paradiso ¶ (ché quanto piú s'acquista piú si

quanto piú s'acquista piú si vòle ¶ e chi

Però l'Italia non piú Italia appello, ¶ ma d

ogni lato; ¶ ma Franza piú de li altri regni

regno ispano venne, Galerana; ¶ piú de le belle bella

le belle bella e piú felice, ¶ era costei d

e amate dee; ¶ ma piú de l'altre Berta

detto alpestro e duro. ¶ 49. ¶ Piú de le care cose

a tal amore; ¶ ché piú alto maritarla tien in

mentire; ¶ ché quanto mangi piú, piú senti fame, ¶ né

ché quanto mangi piú, piú senti fame, ¶ né dramma

ma chi 'l regge ¶ piú bello e bono il

Amor è un bardassola ¶ piú che sua madre non

casca, ¶ non fia capace piú del pregio posto; ¶ ma

s'era in logo piú eminente; ¶ ciascun là mira

calci e corregie trette piú di cento; ¶ e, scampandone

ma re Carlo ¶ tanto piú piacque a l'atto

lanze sue non mai piú usate; ¶ tal è la

de li altri 'l piú rubesto, ¶ su l'altra

un adosso l'altro piú si calca; ¶ ciascun, per

lo riso d'altri piú l'offende; ¶ tace di

un cherubin non è piú bello; ¶ tutt'era adorno

panni, ¶ d'un capriolo piú leggiadro e snello; ¶ chiedelo

valore; ¶ gratto a ciascun, piú grato a Carlo Mano

alquanto; ¶ ma non gridate piú, ché da imbriaghi ¶ cotal

la bocca. ¶ 64. ¶ Elli, abbattuti piú da la vergogna, ¶ fuggon

Carlo gli fa, per piú scherno e vergogna, ¶ sbatter

lor osservando va, né piú né meno ¶ ch'altrui

mai veduto fu cosa piú vaga, ¶ ché gli ha

che non si moven piú, se fusser zocchi, ¶ e

Or qui de trombe piú di cento intorno ¶ comincia

la torta ¶ mi sente piú di stizzo che di

qui pigliar la via piú corta ¶ per non giunger

quale con minere ¶ di piú metalli e col suo

lavora, ¶ ché Dante vola piú alto, e questo dico

Iosquino, ¶ sí come assai piú val di tante e

altrui canti, ¶ che quanto piú de l'opre val

sta' queto e tien piú corto il naso: ¶ lode

sí che nullo odore ¶ piú si sentia d'alcun

fra tanto ancora di piú appreziati ¶ baron insieme sonosi

pien di vergogna e piú di stizza. ¶ 34. ¶ Già sol

a' Parigini, e via piú a Carlo Mano. ¶ 41. ¶ Lo

duro questo parmi! e piú ¶ (che di prudenzia egual

rispose quello - ¶ ne sullevarmi piú giamai vi spero. ¶ Deh

in nero! ¶ Potea Fortuna piú crudel flagello ¶ di questo

in lieto gioco. ¶ Non piú vòle col Ciel tregua

le bugie ¶ scrisse, che piú mai fece alcun notaio

lingua in dir via piú leggiera ¶ del deto a

fu mai né 'l piú gagliardo né 'l piú

piú gagliardo né 'l piú bello? ¶ 69. ¶ A le sue

qual è dolor che piú s'ingenere ¶ acerbo e

s'ingenere ¶ acerbo e piú mortal in ciascun' anima

anima? ¶ Qual fier destino piú 'n bel volto exanima

scavalcaro ¶ d'accordo e' piú gagliardi, perché vòle ¶ Ginamo

accortamente avea servata ¶ in piú oportuno tempo fin alora

di barbute capre. ¶ 76. ¶ Già piú di cento surgeno di

duro, ¶ ma puoteno inclinar piú tosto un muro. ¶ 78. ¶ Non

Or sopra ciò non piú rime v'accopolo; ¶ Amon

il dedica. ¶ 81. ¶ Milon già piú non fa di l

or qui comincia la piú bella danza ¶ che mai

or d'adamante; ¶ ragion piú nulla può, ch'Amor

animali non è 'l piú ¶ impaziente d'una amante

gran sdegno, ¶ ch'Amor piú che mai caldo l

Beatrice son de le piú belle, ¶ che 'l fiato

gran turcassi colmi di piú strali. ¶ Volan e' paggi

et ella di lui piú certa ¶ si fa, quant

se n'avede, e piú Frosina, ¶ Rampallo a lui

voler, né fugge, ¶ ma piú sempre al desio si

l mira! ¶ Ma quanto piú bel pàrti in le

occhi ¶ (o pensier dolce piú de la dolcezza!), ¶ qual

assai legiadri ¶ fur grati piú ne la scola socratica

bucco lato ¶ non via piú molle effeminato sia. ¶ Vedi

Tu senti quelle lingue piú che umane ¶ in mille

non si sdegni ¶ e piú non segua gli amorosi

lor bellezze; ¶ qui cresce piú l'audacia e piú

piú l'audacia e piú l'ardore, ¶ quanto piú

piú l'ardore, ¶ quanto piú mancan l'ire e

le donn'hanno. ¶ Però piú tira Amor di cento

voglio farvi erede ¶ del piú ricco tesoro ch'aggia

Rampallo già non pote piú induggiare; ¶ si mise raggionando

Berta diede congedo a piú di cento ¶ fra paggi

e gelo ¶ non temo piú, quando questa sol una

Perché già non potrebbe piú addolcirme ¶ la morte in

io son lombardo ¶ e piú sboccato assai d'un

Platonis requiescunt ossa, ¶ forse piú con le schiene che

de le fate la piú bella, ¶ donde nascon le

in dí le vien piú tumido? ¶ Si pente mille

teme 'l fratello e piú sempre vien pavida, ¶ col

teme a l'amico piú ch'a sé medemo

men lugúbre. ¶ 13. ¶ D'udirsi piú la facultà vien tolta

et onesta; ¶ ond'egli piú che mai sospira e

sospira e langue ¶ e piú non ha color, vita

del mondo è il piú superbo et arrogante. ¶ Costui

al duca non pendendo piú ch'al conte, ¶ condusse

quei traiti è 'l piú perverso, ¶ guardasi ben la

si scolora. ¶ Conte Macario, piú de li altri inqueto

da 'n bravo il piú bel schiaffo. ¶ 26. ¶ Levasi Carlo

rompendo qua e là piú d'un cervello; ¶ ma

clemenzia. ¶ 30. ¶ D'ogni altro piú Macario di Susanna ¶ ferir

pasta fusse l'armatura. ¶ 32. ¶ Piú di mille n'ha

che li ha scemati piú di mezza parte, ¶ ivi

ella, cadendo in terra, piú non parla, ¶ ché perse

Berta in nulla guisa piú parea, ¶ ma Filide, Neera

bosco ucelli già, non piú di gabbia. ¶ 53. ¶ Tutta la

prese. ¶ 55. ¶ Prese la via piú corta verso il fiume

de voi soldati la piú parte, ¶ se vi lasciati

di natura sempra vaga ¶ piú presto dar che tòr

non per la coda piú, ma nel capestro. ¶ Berta

il foco, Berta a piú d'un paio ¶ de

vederesti l'integri Catoni ¶ piú grati al mondo e

la lor parte, non piú furi: ¶ la parte sua

l'atto gentil e piú ch'umano ¶ che fusti

un veltro non va piú, anzi una frezza. ¶ 15. ¶ Volendo

impeto nefando ¶ (non credo piú nefando esser mai poscia

veggio, vo fondarvi ¶ assai piú innanzi miei ragionamenti) ¶ venir

la gola, il petto: ¶ piú non avrà l'ardir

il primo vate, ¶ ma piú famosa pei trofei e

Ma l'arroganzia le piú volte nòce. ¶ Salta Milon

la donna, che schermirsi piú non puote, ¶ d'un

Gotardo e Rocco, ¶ e piú di te non so

spesso un confessore ¶ esser piú roffiano che dottore. ¶ 45. ¶ Però

squarciata è sí che piú non vi ne resta

il volgo insano ¶ non piú Milon, ma l'appellòr

per acquistarsi un stile piú lodevole; ¶ ma l'abito

Narrazione ¶ 3. ¶ La fresca Aurora piú che mai leggiadra ¶ da

orrendo ¶ e faticoso assai piú de l'usanza; ¶ ché

ragione; ¶ qui nacque Orlando, piú d'ogni altro umano

tu crudel Gurasso; ¶ guardasi piú degli altri ogni gigante

fiere e sassi, ¶ via piú ch'ella si pieghi

già coco, ¶ infin che piú che mai ligiadra e

slattato, ¶ a quel pastor piú del suo armento grato

peri si mannuca; ¶ non piú vi guarda il meglio

pigiore, ¶ non l'acetosa piú de la lattuca; ¶ beve

sen stia. ¶ Ma ben piú tosto avria tenuto il

o testa, ¶ e sempre piú san Stefano tempesta. ¶ 28. ¶ Quivi

compagni scorta, ¶ e quanto piú fi' tócco, piú sdegnoso

quanto piú fi' tócco, piú sdegnoso ¶ di pietre e

le bastonate altrui né piú né meno ¶ s'un

officio non fu mai piú santo e pio ¶ che

li prega et or piú li minazza. ¶ Ecco gli

de l'altro e piú n'abbrazza ¶ ch'egli

d'un bel poltrone ¶ piú presto lo darebbe a

va di trotto; ¶ ma, piú d'un gatto presto

drieto, ma scampando ¶ va piú che può di qua

l'incude col martello. ¶ - Piú tosto - parla Orlando - vo

parli ¶ di questo, madre, piú; ch'al bel bordello

dilli che 'l laico piú del frate crede. - ¶ 58. ¶ Cosí

dar mille stafilate a piú non posso ¶ che 'l

che sei di me piú fello. ¶ Io son d

dandol a que' citelli. - Piú mi lece ¶ - dicea - porger

Conclusione ¶ 68. ¶ Or su non piú; ché d'ignoranzia un

in fortunato scoglio, ¶ che piú di solcar onde omai

sale, ¶ che assai Francesco piú che Tullio vale; ¶ 12. ¶ ma

in domo Dei via piú sicuro. ¶ 21. ¶ Rainer similemente, che

armario di brotaglie, ¶ ove piú carne e pesce si

vi onoro qui né piú né meno ¶ d'un

caoli ¶ per darli assai piú essempi che precetti, ¶ acciò

mirabile cautela. ¶ Mirate ancor piú sotto! - Alor la risa

dice: ¶ - Vos estis doctus piú che non credea; ¶ però

piacendo a voi, né piú né manco ¶ quante son

indovinate, ¶ voi non sarete piú messer lo abbate. - ¶ 42. ¶ Trette

lingue e libbri de piú sorte, ¶ bronzi, pignatte, speti

non fu mai santo ¶ piú martire di me né

martire di me né piú satollo ¶ di tante pene

avea ¶ Non voglio dimorar piú in questo loco, ¶ or

a pena, ¶ e le piú volte, per star sano

poi ¶ esser in stalla piú asini che boi? ¶ 63. ¶ Ma

ché necessario ¶ mi veggio piú circa l'enigma vostro

vostro; ¶ quest'ultima, che piú dolosa et arta ¶ credeste

arta ¶ credeste, or la piú facile vi mostro: ¶ ciascun

disse: - In veritate ¶ che piú schiumi pignatte non mi

s'io son peripatetico, ¶ piú vaglio almen d'un

vista. ¶ Creder di questo piú non ho valore; ¶ aiutami

Rinaldino, ¶ d'un angioletto piú vivace e bello. ¶ Il

mangiar che di cantar piú voglia: ¶ però, signori, date

per monte ¶ non era piú di cristian memoria. ¶ Potrei

la qual è via piú presto inclinata in biasmar

donde li errori il piú de le volte sogliono

seminatori. Ma di molto piú momento potriami parere la

la mera veritade via piú satisfacevole vi sia che