Mario Sobrero, Pietro e Paolo, 1924

ognuno segue un’orbita propria. Sarebbero stati felici i

colpa. ¶ — Ciascuno ascolterà la propria coscienza, Paolo. ¶ In un

lettera, un telegramma. Della propria illusione non viveva più

Egli si sdegnava della propria cecità; lo rivoltava la

di una colpa sua propria; ma più acerbamente soffriva

si trovò, solo, nella propria camera, Davide si ripetè

Tale era ormai la propria condizione nel mondo, senza

parlare, il suono della propria voce gli riuscì molesto

s’era creata una propria sorte, dove ogni vicenda

evadere dalla prigione della propria vita. La sera d

si perdeva dolorosamente nella propria illusione ed egli meditava

quella libertà secondo la propria inclinazione, perchè l’uomo

per un’altra”? Della propria esistenza ognuno è padrone

di non amare la propria fatica.... – replicava Davide; ma

che non fosse la propria libertà e il diritto

deve contare che sulla propria potenza, sulla propria capacità

sulla propria potenza, sulla propria capacità di sacrificio. Chi

medesima ad affrettare la propria rovina, opponendosi anche all

impaziente di unire la propria vita a quella di

lei. Anche con la propria famiglia Maria ha dovuto

altrui un sollievo alla propria. Si discorre sempre del

come per frenare la propria irritazione: – L’ordine nuovo

come di fatti della propria esistenza. ¶ La donna avrebbe

di pensare con la propria testa. Sogghignava sempre. – L

inventata per coprire la propria vigliaccheria. – Nel parlare allungava

venuti a parlare della propria origine: anche i nonni

idea che per forza propria si traduce in grandi

covasse il rancore della propria deformità, un pezzente d

di malaria; poi dalla propria camera udì un rapido

tuttavia, soffriva sempre della propria solitudine. Poichè Antonietta gli

solamente i diritti della propria classe; l’appartenere per

il problema della tua propria esistenza? ¶ Pietro lo guardò

ora quasi sempre nella propria camera, seduta presso la

sè il germe della propria distruzione. Dietro le facciate

dinnanzi a lui la propria miseria fisica, lasciando sgorgare

tutte le lacrime della propria debolezza. Il giovine la

fittizia: Maria parlava della propria salute, della fabbrica ove

aveva voluto evadere dalla propria sorte e romper ogni

passione, con tormento, la propria giornata, di cercarsi ogni