Massimo Mongai, Fattaccio, 2012

sterzo. ¶ «E venerdì scorso, quando sono arrivato alla casetta

mia moglie lo facciamo, quando? una volta al mese

una scusa. Non so quando sia cominciata questa storia

averlo potuto fare prima, quando m’ero dato secco

di ieri sera. Così quando mi sono fermato davanti

casa di amici o quando i miei uscivano. E

una buona scusa. E quando sono riuscito a tirare

accorgersene, né curarsene. ¶ Prosegue. ¶ «Quando sono uscito da casa

pacchetto di sigarette. E quando sono uscito dieci minuti

fin dalla prima volta, quando mi ero fermato vicino

sa, cazzate così… insomma quando io, dopo un paio

italiano maschio, adulto, infoiato, quando gli amici, le amanti

con la testa. E quando ho visto quel travestito

ad un certo punto, quando ho finito di parlare

ero accorto. Ero morto quando non ci avevo creduto

ci avevo creduto più, quando mi ero fermato, quando

quando mi ero fermato, quando avevo smesso di sognare

alle bollette altro che! Quando avevo detto “ma sì

una volta di troppo, quando avevo cominciato a credere

stesso. ¶ «Ero morto, non quando avevo messo la testa

avevo avuta mai, ma quando avevo cominciato a dirlo

per convincermi; ero morto quando avevo riso alla barzelletta

che lui la finisse; quando la partita a pancia

di tre anni. Non quando avevo cominciato a dire

a dire bugie, ma quando avevo cominciato a credere

prima che morisse, ma quando?». ¶ Fa un sospirone. ¶ «Mah

Se ho ragione io, quando uscirò a 50 anni, forse

ne sono accorto solo quando ho capito che ci