Cesare Battisti, Gli alpini, 1916

fingendo di non fare quando faceva moltissimo, di non

moltissimo, di non dare quando ofl’riva a piene

esilio interrotto sempre, anche quando è fortunato, perchè un

mondo questi alpigiani, che quando hanno avuto la fortuna

abbiano collaborato. ¶ Or bene, quando la demoniaca follìa non

la montagna d’estate, quando in mezzo ad essa

impervia linea di confine, quando ancora la neve seppelliva

tutta la catena, anche quando questa dorsale è fatta

canaloni di neve, anche quando è tutto un frastagliamento

facile accesso nell’inverno quando vi è molta neve

vi è molta neve, quando il viandante ha sulle

con sè l’alpino, quando dietro alla compagnia che

le salmerie, i rifornimenti; quando assieme alle truppe di

sua forza di lavoratore. ¶ Quando i nostri soldati varcarono

di muricciuoli. E poi, quando in un posto ci

costruire strade e trincee. Quando sanno che sulla strada

uno e l’altra. ¶ Quando la pace permetterà il

are sacre della patria, quando la vita italica non

sull’azione effettiva. ¶ Ma quando l’alpino ha detto

ombra di stanchezza; e quando giunti in prossimità di

un attacco improvviso. E quando da una trincea, da

e con precauzione; ma quando è nella mischia nulla

la bontà. Sono felici quando riescono a collaborare con

indicazioni sul nemico, felici quando possono aiutar i più

croci di abete e, quando v’è tra loro

sembrano sognatori e poeti quando scrutan con l’occhio

la loro valle natia; quando contemplano le aurore e

giornate di calma, o quando beffeggian gli austriaci che

ad esser tutti domani, quando i confini della patria