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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alessandro Baricco, Castelli di rabbia, 1991

concordanze di «quel»

nautoretestoannoconcordanza
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1991
andrei tanto veloce su quel calesse, EHI, AROLD, NON
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andarci tanto veloce su quel calesse. Fa schifo. Un
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qui dentro c’è quel che penso io domani
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degli operai, peraltro sordastro, quel che era successo, sparandogli
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là per il mondo. Quel che più conta è
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attimo tutto ciò che quel minimo universo di persone
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attimo tutto ciò che quel minimo universo di persone
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da quell’immagine, da quel suono, da quell’odore
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iniziò a piangere, in quel modo che è un
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belle – e piangeva, in quel suo modo invincibile, quando
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bambino nel ventre, guardando quel volto che la guardava
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cosa era che in quel che facevano e in
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Tutti dicevano: “È bello quel che ha fatto il
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Rail”. Oppure: “È bello quel che ha fatto Jun
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sé pensava “è bello quel che fa il signor
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a chiederselo proprio in quel momento. Per cui continuò
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ricomincia a corricchiare, in quel suo modo stralunato, sembra
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tutta la testa, in quel tubo, ma neppure la
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accidenti hai sentito in quel tubo. ¶ Pausa. ¶ – Davide e
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troveremo, Pehnt... noi troveremo quel buco... abbiamo ancora una
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importante per strisciare in quel modo in mezzo alla
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alza al mattino, fa quel che deve fare e
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potrai scrivere tutto, in quel libretto, ma sarebbe già
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sarebbe stato gradito, da quel momento in poi, essere
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tutte le altre – per quel treno l’uomo coniò
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spezzato il filo di quel tempo. Così l’uomo
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essere scoppiata dentro, a quel mondo, come un urlo
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aveva vinto. Aveva vinto quel geniaccio di Stephenson. E
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accorsero da ogni parte quel giorno, a Rainhill, per
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un nesso preciso tra quel presentimento di morte e
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da una parte e quel bombardamento di immagini dall
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la perversa rotazione di quel mondo che li martellava
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meno nella forma di quel mondo che strisciava di
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la solitudine impagabile di quel segreto: l’arte di
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dall’aria e da quel mondo che non la
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impazzirne ma ancora vivo quel tanto che bastava per
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silenziosamente dediti a costruire quel grandioso azzardo dell’immaginazione
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di quella gente, in quel momento, se solo si
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lì, allora. Lì, in quel momento. Lì. Per capire
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capire. Qualcosa di tutto quel tutto. ¶ 3 ¶ L’ingegnere ferroviario
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se, diciamo per caso, quel posto sarà una città
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di farlo arrivare lì, quel treno, nessuno. ¶ – Nessuno ce
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non cambierà nulla: arriverà quel giorno, e quel giorno
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arriverà quel giorno, e quel giorno Jun dovrà andarci
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allora io dico che quel giorno non ci sarà
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arrivare un treno, ma quel treno ha un suo
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speciale dove arrivare, e quel posto sarà Morivar. ¶ Abbassò
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Jun non lo capirà. ¶ – Quel giorno. Lo capirà quel
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Quel giorno. Lo capirà quel giorno. ¶ Quando rientrarono nella
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le sue dita grassocce quel nome che da qualche
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della campana che in quel momento violano il buio
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contro il frastuono di quel putiferio. Non mollò la
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acqua e incontro a quel suono che la campana
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l’acqua a produrre quel suono strano... diceva che
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della campana passando in quel muro d’acqua e
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lui stava là sotto quel diluvio, inginocchiato nel fango
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saltellare nel fango sotto quel diluvio... non so... alla
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contro l’altro, su quel letto, e poi sotto
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vero per lui, in quel momento, io so che
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Pehnt... sa, lui scrive quel quadernetto, ogni giorno, per
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vita... gli ho detto, quel che di bello c
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occhio di Dio, vedrebbe quel pratone con quei matti
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lui. ¶ – Se vuoi vedere quel che si vede da
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fisso negli occhi in quel suo modo che non
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mai ti fissava in quel modo, come ti fissava
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Voi fate un po’ quel che volete, ma a
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mi vedrete salire su quel treno, no”, “Ci salirai
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c’era sul giornale, quel treno che è caduto
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fare il cuoco in quel seminario”, “Dilla giusta, era
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io ci salgo su quel treno”, “Cosa pensavi, che
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e quando alla fine quel fuoco là dentro bruciò
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misurando metro dopo metro quel che restava per rubare
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massimo della velocità a quel minimo di spazio, impegnati
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della gran macchina, solo quel rombare illeggibile, cosa sta
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possibile, possibile, possibile... ¶ Poi quel che successe parve succedere
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li troverò mai, ecco quel che credi. ¶ – Io credo
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Ti dico che partirà, quel treno. ¶ – Lo so, partirà
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Dove? ¶ – Eh? ¶ – Dove arriverà quel treno? ¶ – Arriverà... da qualche
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che città? ¶ – A Morivar. Quel treno arriverà a Morivar
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po’ tutti a vederlo, quel caotico e fragoroso e
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l’attesa snervante di quel momento. Che diventava, solo
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partirà... allora potrai fare quel che vuoi, ma prima
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Sbrigati a farlo partire quel benedetto treno. ¶ Certo che
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avrebbe uccisa? E in quel modo, poi. ¶ Jun che
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la porta. Fu in quel momento che Mormy disse
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Figli Fergusson. ¶ – Cos’era quel barrito, Sal? ¶ – Era un
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tasto... ¶ – Ehi, chi è quel fottutissimo che si è
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avevo pisciato dentro, a quel bicchiere, capito? Ci avevo
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delle balle. ¶ Sempre, tranne quel giorno, che non rispose
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Fu un peccato tutto quel sangue. Venerdì l’Emporio
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letteratura. La perfezione di quel testo lo sconcertava. Studiava
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mise diligentemente a ritagliare quel rettangolino di carta affinché
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lordava l’anima con quel tanfo di morte, subdolo
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con conseguente trionfo di quel dèmone a cui se
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un lunedì di agosto. Quel giorno, alle 17 e 22, la
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mondo ondeggiare e fiutare quel tanfo di morte che
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la penna. E sentì quel che sente una ragnatela
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per una nottata intera. Quel che lo preoccupava era
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fatto che camminare verso quel punto esatto, quel metro
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verso quel punto esatto, quel metro quadrato di legno
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bicchiere di vetro. Lì, quel giorno, io sarò arrivato
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gli occhi fissi su quel punto, proprio sotto i
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uomo, in piedi, in quel punto, con i capelli
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fosse, Hector Horeau, in quel momento, ci stava comunque
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benissimo che faccia aveva. Quel pomeriggio, giù alla vetreria
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che per arrivare a quel punto là, sotto gli
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che c’era, e quel sentiero... o quello che
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notte... è giù da quel sentiero che se n
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andata via... ha preso quel sentiero e se n
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infilza l’immagine di quel ragazzo che arriva con
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gli voleva bene a quel ragazzo... giravano sempre insieme
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c’è la festa quel giorno, la festa di
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poi suonai anch’io quel giorno... inventò una cosa
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ci sono finito proprio quel giorno a Trinniter, dove
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un baule fatto in quel modo, e così avevo
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si sarebbe tornati insieme, quel giorno, io e Mary
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e stretta intorno a quel punto nevralgico, il più
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più vicino possibile a quel confine invisibile dove si
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nonostante tutto, e in quel momento più che in
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lo sente benissimo, improvvisamente, quel corpo che in mezzo
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sente più niente, solo quel morso indecente che se
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sole e rimbalzata su quel trombone morto con lui
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tra le cosce – come quel collo candido che scivola
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qualcuno ha pianto, in quel momento, e c’è
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altro a disciogliersi in quel liquido felpato – alla fine
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modo suo – tutti – in quel momento e sempre. ¶ Lì
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io non so, ma quel che ho visto è
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gli occhi, in tutto quel pasticcio, per guardarlo negli
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una quarantina di uomini, quel giorno, laggiù. E uno
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scrivevano gli esperti. Arriva quel giorno, e c’è
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perenne frastuono, e poi quel continuo, pazzesco volare dappertutto
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si poteva, con tutto quel vetro intorno. Provarono con
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andare laggiù e sognare quel che gli pare. Ogni
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si troveranno sotto tutto quel vetro, parlando sottovoce, come
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poco a poco, in quel modo assurdo, ma alla
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ragionevole, a inebetire. Ma quel che proprio non posso
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è venuta in testa? Quel poveretto avrà già abbastanza
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l’avevo, prima di quel giorno maledetto in cui
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sia successa nel mondo quel giorno. Mi piace dormire
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che non mollava mai, quel giorno non lo mollò
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pensava anche lei, ma quel che è importante è
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l’avevi detta, Impossibile, Quel che ti manca è
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proprio salirci. Era per quel pacco, capisci? Disse che
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lui e gli poserà quel pacco tra le mani
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nella vita, ma lei quel libro lo deve portare
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lei si alzerà, prenderà quel suo maledettissimo libro e
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me c’è arrivato quel libro, nella sua vita
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lì, a metà strada, quel maledetto libro, e non
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viaggio. E Jun è quel viaggio. Lo capisci? Tutto
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ce l’ha. Di quel giorno, sul molo di
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labbra, e come stringeva quel pacco. Adesso so che
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così / ¶ – Mi lascerai partire, quel giorno? ¶ – Sì. ¶ – Davvero, signor
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amarono, quei due, in quel modo strambo, che a
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più presto del solito, quel giorno. Grazie, Arold. Grazie
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era l’infinito. Tutto quel che c’era io
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a tutti i costi “quel curioso letto”. Se ne
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fondo aspettava qualcosa. E quel qualcosa arrivò. ¶ – Signori, in
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ogni piccola sfumatura di quel singolare duello. Con evidente
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i mille rumori di quel corridoio popolato di innocenti
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battete le mani, odio quel che vi commuove, odio
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odio la miseria di quel che vedete quando guardate
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voi. Ogni minuto di quel tempo è stata una
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poi solo vivere. ¶ Bastardi.” ¶ Quel giorno, l’assistente si
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però che nessuno, in quel momento, la stava suonando
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stretto, quella musica, in quel momento, esisteva solo nella
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ad inventarti delle storie. Quel che ti viene. Ma
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lì che Tool lesse quel nome: Quinnipak. Per uno
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e non galera. Così quel nome gli rimase appiccicato
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facile venir fuori da quel merdaio lì. La miseria