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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Paola Capriolo, Mi ricordo, 2015

concordanze di «quel»

nautoretestoannoconcordanza
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di un impiego di quel genere; altro non sapeva
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se non proprio soddisfacente, quel suo faticoso destino di
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fame, piuttosto che accettare quel posto; sarebbe andata a
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quegli estranei, e a quel giovane che ora, al
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affida volentieri, contando su quel solido buon senso che
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di aver lasciato sopra quel tavolino…» ¶ «Sì, signore.» ¶ «Che
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Ora l’ho avuto, quel cenno; anzi, infinitamente di
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come il protagonista di quel romanzo, ma somigliava a
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di dover concentrarsi su quel corpo fragile, smagrito, che
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però la dolcezza di quel tocco: Sonja la sentiva
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soltanto l’impressione di quel concatenarsi dei fatti, della
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episodio piuttosto buffo. Ricorda quel romanzo di cui parlavamo
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le braccia; ma a quel contatto la madre, che
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Sonja ricorda che, a quel gesto di ripulsa, era
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di godersi un po’ quel che c’è fuori
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Che c’importa di quel che hanno deciso a
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che, semplicemente mi incuriosiva quel suo bracciale d’argento
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anniversario, voglio suonarle proprio quel notturno: per dirle anch
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su due piedi? ¶ Da quel giorno, a costo di
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scaffali, sforzandosi di vincere quel senso di ribellione e
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loro quei ricordi insopportabili, quel tenace, struggente rancore. Questa
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passato, dalla lontananza, da quel «mai più» che costella
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suscitato la vista di quel luogo in abbandono si
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ero davvero grata di quel gesto coraggioso. ¶ Uscimmo dunque
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per alcuni decenni da quel «capofila di un’arte
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letterarietà troppo ostentata. ¶ Eppure quel demone non era rimasto
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le effimere coppie di quel carnevale si scambiano il
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lo lasciai fare: in quel momento mi sarebbe parsa
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si fossero sbracciati in quel ridicolo saluto a braccio
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occhi verdi, Maestro, di quel taglio leggermente obliquo e
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la foto, anche da quel sommario bianco e nero
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che la Germania rimane quel che è sempre stata
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viaggio in Germania? ¶ VI ¶ Quel pomeriggio faceva così caldo
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di reggere senza rovesciarsi quel carico leggero. Per renderlo
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occhi grigioazzurri. Quando incrociò quel nulla, Sonja lasciò cadere
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dire a braccetto, allora quel ragazzo sta sacrificando il
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A odiarlo, però, in quel momento non riusciva, e
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teso la mano verso quel vecchio e, chiunque fosse
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ancora di più, per quel che possiamo.» ¶ Il vecchio
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dell’estate. Eppure, di quel senso di pace, io
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sontuose regioni della bellezza; quel sentirmi regina, o almeno
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aveva impedito di godersi quel possesso incontrastato. Rientrava, e
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un tratto a sprigionarsi. Quel lutto vellutato; quel silenzio
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sprigionarsi. Quel lutto vellutato; quel silenzio fatto suono. E
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del profanatore. ¶ Così semplice, quel motivo, e così inafferrabile
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mondo gravitavano intorno a quel motivo: per eccesso o
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scura che spiccava contro quel rosso acceso, nitida come
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non era quello: non quel blasone leggendario, ma una
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la prego, venga dentro. Quel fuoco l’ho visto
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demolirla, pensò; ma a quel pensiero provò una tale
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occhi e nell’orecchio quel rantolo insopportabile. La bellezza
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stupiva che a ricordare quel viso, a sottrarlo al
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loro avrebbe, aveva brandito quel bastone? ¶ «Papà, voglio vederlo
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la sua ombra dietro quel bastone. Scusi, mi sto
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risalire all’oggi da quel fondo, cullante abisso del
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trova, Maestro, rispetto a quel confine? Dove intende collocarsi
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per lasciar posto a quel terribile annuncio, non erano
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giogo apollineo del settenario quel presagio di apocalisse che
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i suoi ordini in quel linguaggio bizzarro cui la
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è quasi ottobre e quel plaid leggero non può
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che Sonja, fino a quel momento, ne avesse dimenticato
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non me lo chiede, quel perdono? ¶ V ¶ Quel giorno
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chiede, quel perdono? ¶ V ¶ Quel giorno stesso, Sonja prese
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di mattoni nudi, sotto quel tetto spiovente dalle cui
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le era sembrato spettrale, quel cimitero di cose, quello
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accanto alla quale viveva, quel vecchio grinzoso e canuto
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non lo faccio più, quel sogno di cristallo; sogno
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sconsolate. Era un talismano, quel notturno; adesso è diventato
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come una malinconica profezia, quel suo verso che recita
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addiceva di più a quel suo stato di confusione
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Grande Poeta, sempre con quel misto di curiosità e
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ai miei versi. ¶ Sempre quel suo tono esasperantemente allusivo
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esasperantemente allusivo, pensò Sonja, quel suo dire e non
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scambiare in piena innocenza quel torvo, violento rito sacrificale
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Quasi senza accorgersene, durante quel racconto Sonja aveva preso
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quella storia estranea, da quel racconto confuso e forse
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la notte lo sognò, quel cane sconosciuto. Stava disteso
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mostrandomi in pubblico senza quel marchio d’infamia. Ma
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tristemente nel corridoio. ¶ Ora quel mobile inaccessibile, quello scrigno
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leggio, che galleggiava su quel buio uditorio come la
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intatto e confortante, tutto quel mondo passato. Forse proprio
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tre anni e mezzo, quel tempo atrocemente fermo che
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dopo la briciola. ¶ In quel tempo tenevo ancora il
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tutte le forze che quel lungo, sferragliante convoglio fosse
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è soltanto per dirti quel che non posso confidare
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per la notizia di quel premio alla carriera del
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dirti, Maestro, se con quel «qualcuno» intendessi te oppure
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dovuta tornare laggiù, in quel fango sanguinoso. ¶ Quanto mi
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quando mi trovavo in quel campo. E forse obbedire
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non ricorderebbe, in tutto quel cozzare di stivali, di
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dirlo a Sonja, a quel piccolo, terribile giudice, armato
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configurazioni, a inviarmi testardamente quel loro messaggio remoto e
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fortunata» mi aveva detto quel giorno la caposquadra, e
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se mai ancora… Persino quel verso terribile: Ti so
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diverso (non voglio dirtelo, quel nome: ti basti sapere
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barone, e più precisamente quel momento di abbandono nostalgico
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immagine apparsami allora, durante quel tetro baccanale, di un
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A che mi serviva, quel sussulto di dignità che
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PARTE QUINTA ¶ Sonja ¶ I ¶ «Quel cane, signore, si chiamava
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ultimo istante. ¶ Come diceva quel verso? Ti so e
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attraverso il legno a quel corpo irraggiungibile l’ultima
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cui camminava mia madre: quel passo morbido, indolente, come
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padre che mi svegliò quel mattino. Allora toccò a
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il dolore acuto di quel colpo. ¶ Sì, forse il
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i piselli, Sonja immaginò quel corpo vestito di un
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nudi e neri da quel candore. Il fiume, ormai
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da un altro pianeta. ¶ Quel paesaggio, Sonja lo sapeva
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era un effetto di quel riscaldamento globale di cui
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aveva scritto, la mamma? «Quel piccolo, terribile giudice, armato
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d’ala, diceva pressappoco quel verso, e il tempo
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c’era vento in quel giorno di dicembre, il
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bellezza… Lì sotto, in quel grigio abisso, avrebbero potuto
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togliersi almeno dagli orecchi quel respiro che ormai era
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e piumini, fino a quel ben noto ospedale, dove
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con lui, coricati su quel letto. Fu uno sforzo
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mai più alzato da quel bianco letto metallico, nemmeno
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capirne bene il motivo, quel giorno aveva deciso di
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vecchio sollevò una mano, quel tanto che glielo consentivano
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dovuta tornare a vegliare quel vecchio il giorno di
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lì dentro, prigioniera di quel cerchio magico, sentendo negli
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aveva sentito così in quel momento, forse dopotutto era
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contendere un possesso a quel corpo disteso laggiù sulla
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per dare sollievo a quel senso di peso alle
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pensieri, delle sue sensazioni, quel sordo ruminare che l
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di tendere con fiducia quel braccio dai muscoli ormai