Edoardo Nesi, Storia della mia gente, 2010

un foglio, e da quel giorno non feci che

di San Francisco su quel loro trenino sferragliante, il

di Frank Capra, e quel film l’avete visto

azienda che fabbrica solo quel prodotto e, se soffre

più stimolante del capitalismo, quel rarissimo fenomeno che lo

Tornai in camera barcollando, quel giorno, stanco come mai

modo programmato per fare quel mestiere, o forse perché

mente – capisco finalmente che quel desiderio, quella tensione verso

l’ho mai visto – quel Jerry Calà che profitta

gli dà il successo; quel Jerry Calà che, quando

m’è rimasto Silvio”; quel Jerry Calà là, quello

particolare mi piace molto quel serioso, degno firmarmi Edoardo

a farlo scomparire. A quel punto noi ci ritiravamo

senza accorgersi che a quel punto erano bell’e

seppellirlo alle Hawaii, con quel prezioso accenno ai soldati

polinesiana e vera di quel piccolo film italiano che

mi compiaccio sempre di quel punto esclamativo, cosa rara

ogni volta non so quel che dirò finché non

questo è un lavoro. ¶ Quel giorno, totalmente fuori tema

stavo raccontando. Fu in quel momento, credo, che decisi

povero e tormentato da quel detto di mia nonna

a camminare sopra a quel sale, anche se era

azienda e tenerla viva quel tanto da riuscire a

scattare dentro di me quel meccanismo infernale che non

prima Quarto potere – divenne quel tipo che vuol fare

idea di considerare casa quel grandissimo casino, ridicolo il

nostra legislazione del lavoro, quel vecchio arnese consunto e

ragazzo cinese – e in quel momento gli sembra d

lavoro. ¶ Non è vero. Quel ragazzo cinese in particolare

proprio in faccia, a quel ragazzino cinese del cazzo

d’essere trattato in quel modo, non può farsi

rimanere in piedi dopo quel cazzotto, ed è anche

mercato del futuro, a quel miliardo e mezzo di

avevano ottenuto fino a quel momento partendo da così

per sbeffeggiarlo e sprezzarlo, quel nostro caotico e vitalissimo

quanto può essere sano quel termine? Sapevano quanto bene

alla sola menzione di quel colossale debito pubblico che

di Rembrandt. Di apprezzare quel vuoto d’azione e

l’arringa disperata di quel processo segnato, forse la

abbiamo visto fino a quel momento e, invece, c

la sento pronunciare in quel film che mi condusse

e l’Italia di quel nostro minuscolo, brevissimo impero

aveva previsto tutto, con quel suo libro dell’oro

me per averlo scritto, quel libro. ¶ – Davvero, Edoardo, – dice

tutti per aver scritto quel mio maledetto libro, e

industriale tessile, e succeda quel che deve succedere, perché