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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Paolo Cognetti, Il ragazzo selvatico, 2013

concordanze di «quel»

nautoretestoannoconcordanza
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ricordare l’origine di quel male. Avevo trent’anni
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creduto finisce miseramente. In quel momento immaginare il futuro
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l’esatto contrario di quel ragazzo selvatico, così nacque
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che cosa mi riservava. Quel giorno il cielo era
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disperazione peggiore, e in quel caso ero pronto a
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fiume dai due cuori. Quel disegno lo protesse a
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un condominio. Così di quel luogo, come scriveva Mario
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colmo della mia, in quel cantuccio riparato e buio
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razionale per convincermi che quel visitatore era solo un
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mi tirai fuori da quel buco e decisi di
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riconoscere. Mi colpì scoprire quel viavai mentre io, a
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non fosse nemmeno sua. ¶ Quel giorno invece era più
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le frantuma. Arammo in quel modo un rettangolo di
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invece adesso, davanti a quel fuoco, avrei voluto esser
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doveva essere lontana. Ancora quel vecchio bisogno di prove
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un nuovo assaggio di quel vecchio formaggio ammuffito che
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muscolose. A sera di quel prato non era rimasto
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correvano dappertutto. ¶ Billy a quel punto era fradicio di
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grazie all’impresa di quel giorno mi guadagnai un
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per il collare in quel caldo opprimente, umido del
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mammella, ma a lui quel modo non piaceva perché
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caffè del mattino. A quel punto chiudevamo la stalla
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Poi chiacchierando scoprii che quel mondo non l’aveva
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Parlava spesso di comprarsi quel po’ di bestiame sufficiente
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in un istante. Con quel gran silenzio intorno mi
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le balle sul rimorchio. Quel lavoro mi veniva meglio
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sua madre, dura. In quel voi finivo dentro anch
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che cosa c’entrava quel montanaro con la scrittura
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più profondo perché di quel dubbio sapevo qualcosa anch
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e scontroso, e con quel padre sempre ubriaco litigava
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attraversavano, facevano tanto di quel rumore che li sentivo
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e i fianchi, godendosi quel ricordo d’inverno. Scivolavano
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a seguirlo come rimpiangendo quel gioco interrotto; poi con
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dal ghiaccio, e su quel muschio morbidissimo che si
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ancora per qualche ora. Quel mondo all’ombra aveva
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in equilibrio per superare quel caos di pietre smosse
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migrati in massa da quel disastro. Perfino gli uccelli
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per me, invece, perché quel mondo era quanto di
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in cucina ma da quel momento era in moto
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pagine un po’ di quel chiarore lattiginoso, appena sufficiente
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contro il pennone, e quel tintinnio era la musica
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e in mezzo a quel cerchio c’era l
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in leggero ritardo che quel tizio sei tu. Non
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fui contento che, in quel quadernetto nascosto a tremila
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a singhiozzare sdraiato su quel sasso perché ero stanco
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da lì, di cui quel giorno si celebrava il
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sdraiato a singhiozzare su quel masso, ancora non ne
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Per questo, sdraiato su quel sasso, decretai il fallimento
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e basta poco a quel punto a spezzarli e
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lì che eravamo diretti quel giorno. Lungo il sentiero
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tronco. Così adesso di quel vecchio larice ce n
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pastore, ma forse proprio quel padre amante dell’avventura
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allontanarsi. Le mucche a quel cane non interessavano, gli
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gli interessasse più di quel lavoro. Erano due fratellastri
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sbocconcellavo qualcosa. Con Lucky quel mio vezzo avrebbe avuto
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dobbiamo andare. ¶ Pensai che quel campanello non serviva più
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non avere più addosso quel ricordo di prigionia, ma
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cui mi sfuggivano che quel ghigno era una posa
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Adesso mi vergognai di quel paziente addomesticamento, era un
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delitto intollerabile e odiai quel vecchio con tutto il
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Il cielo nitido, di quel blu reso più intenso
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pezzi di quello vecchio: quel cembro spellato con l
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farlo: era come prendere quel larice caduto in primavera
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giorno, solo Lucky che quel giorno non c’era
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ghiaccio. Così approfittai di quel pomeriggio di sole, partii