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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «quella»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
in grazia di Dio. Quella povera cristiana era un
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1956
è una vecchia, pigliamo quella. ¶ Andò lui in piazza
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1956
invece non usciva mai. Quella cristiana, quando vedeva uscire
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1956
e la vestirono da quella signorona che era, col
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1956
sporgersi, sporgersi incantato da quella musica, e poi slanciarsi
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1956
orecchio, e capì che quella che cantava non poteva
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1956
dell’aquila c’era quella vecchia Fata insieme con
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1956
proprio la casa di quella vecchia, che accolse con
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1956
e gli voleva mettere quella mela d’oro in
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1956
croci, ma restava ancora quella che aveva in mano
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1956
in mano. ¶ – Disfa anche quella, presto! ¶ – No, non voglio
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1956
a buttar fuoco. In quella, in mezzo al cielo
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1956
pescatore. – Che volete da quella povera gente? – gli chiesero
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1956
gli disse: – Ti ricordi quella serpe che hai salvato
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1956
Cannelora era tutto contento. Quella fata gli accese il
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1956
vi ho avvertito che quella strada era cattiva e
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1956
là ed aveva preso quella via. Cammina cammina, arrivò
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1956
messo a vivere in quella casa sottoterra perché non
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1956
che volevano salvarlo da quella maledizione della madre, avevano
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1956
sotto una quercia. Su quella quercia s’erano posati
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1956
presto il matrimonio con quella Principessa. ¶ – Ah, sì? – dissero
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1956
di suo figlio con quella Principessa maledetta dalle Fate
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1956
Filomena si sposarono. A quella vista l’Orca diede
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1956
taverniera, perché aveva schiantato quella malerba. ¶ (Basilicata) ¶ 138 ¶ I tre
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1956
speranza di Dio!» In quella, l’acqua si spartì
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1956
capì che era a quella donna che doveva dare
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1956
quel Re e di quella Regina per la grazia
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1956
fin lassù. ¶ Quando trovò quella giovane bella come il
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1956
un odio feroce, da quella donna spietata che era
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1956
castello, a dire a quella giovane che desse loro
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1956
dire. ¶ La mattina dopo, quella donna crudele mandò gli
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1956
Perché mi battete? – chiese quella poveretta. ¶ – Perché? Hai stregato
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1956
chiederà quanto vuoi di quella cosa che vendi. Tu
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1956
danari: di’ solo che quella sera vuoi restar da
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1956
non riuscirai a parlare quella sera con Re Pipi
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1956
anche stanotte. ¶ Ma anche quella sera la Turca-Cane
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1956
l’oppio. E anche quella notte, la Reginotta la
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1956
che gliela fece accettare. ¶ Quella mattina, essendo giorno di
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1956
L’ho nascosta in quella camera buia e ora
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1956
sai? – risponde la sorella, – quella tacchina s’è messa
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1956
fu fatto: a mezzanotte quella povera giovane si vide
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1956
passi in quel verso. Quella luce era proprio la
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1956
tanto andava a guardare quella mano umana nella pentola
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1956
tutte le chiavi, tranne quella della stanza degli ammazzati
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1956
Allora, me la dài quella chiave? ¶ – Ah no, quella
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1956
quella chiave? ¶ – Ah no, quella proprio no. ¶ – E perché
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1956
Perché non mi dài quella chiave? ¶ – Perché ci sono
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1956
era morto, pugnalato da quella vecchia, e l’uomo
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1956
sua finestra c’era quella più lontana dell’altro
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1956
tesoro e portateli a quella ragazza dirimpetto, chiedendola in
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1956
Il Re, quando sentì quella risposta, chiamò subito un
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1956
ma era legata a quella in acqua e ognuna
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1956
con dei pescatori. Vide quella donna di legno che
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1956
nome, ma nessuno conosceva quella dama, e lei non
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1956
suo ritratto. ¶ E neanche quella sera i servitori riuscirono
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1956
c’era la spilla, quella che lui aveva regalato
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1956
di che bestia era quella pelle, gli avrebbe dato
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1956
che sapevano tutto, che quella pelle era pelle di
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1956
un’altra volta; ora quella strega mi vorrà anche
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1956
cantina a vedere se quella là si fosse addormentata
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1956
se sapeste! – gli disse quella. – Il mio uomo è
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1956
vicino alla fontana. A quella fontana, ogni giorno, andava
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1956
sentito tutto, pensò che quella palombella non prometteva nulla
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1956
le chiese: – Mi date quella melagrana? Ho mio marito
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1956
la vide. «O Gesù! Quella mi pare la giovane
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1956
da dove è venuta quella giovane! ¶ – Non m’uccidere
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1956
è? ¶ – Vostra figlia, è. ¶ Quella volta, la Bella Venezia
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1956
notte e giorno in quella capanna in riva al
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1956
riva del mare vide quella capannina tutta chiusa e
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1956
padrona, ma d’ammazzare quella ragazza bella e buona
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1956
passava la giornata in quella stanza, a contemplare la
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1956
prove di destrezza come quella di gettare per aria
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1956
spada. Ma vedendosi davanti quella povera ragazza spaurita, gli
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1956
a ridere in faccia. ¶ Quella vecchietta era una fata
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1956
ne aveva mai avuta. Quella doveva essere l’Orca
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1956
una qualsiasi cosa da quella chiesa, vinci. Ti do
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1956
romito che stava a quella chiesa, e gli disse
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1956
Videro la luce a quella finestra, remarono dirigendosi verso
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1956
uova di sotto a quella gazza senza che se
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1956
fatto il viaggio con quella bella figliola, fu tutto
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1956
disse a Temperino. In quella si sentì un gran
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1956
dicono a Maglie, in quella casa davanti alla colonna
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1956
lo dico in confidenza, quella è una pazza. Non
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1956
ti prendi per moglie quella pazza, ti prendi il
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1956
di Francia e di quella pazza di sua figlia
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1956
fuori dalla porta. Figuratevi quella povera donna i pianti
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1956
arrivati in cima a quella montagna lontana lontana, battete
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1956
non sapeva come passare quella prova del riconoscimento in
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1956
bocca aperta intorno a quella bella bestia, tutti lo
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1956
cavezza al muso. ¶ In quella taverna era a servizio
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1956
mia storia. ¶ A sentir quella voce la Reginella quasi
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1956
l’ora di mandarci quella mangiapane di sua figlia
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1956
voglia, – diceva lei, da quella malallevata che era, – non
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1956
a suon di bastonate. Quella ciondolona cammina cammina, trova
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1956
le chiese cosa voleva. – Quella veste là che è
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1956
si domandò: «Perché hanno quella corona in testa? Qui
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1956
m’esce dall’altro. ¶ Quella fanciulla era Sandrina, una
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1956
al capo, e senza quella non si stacca dalla
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1956
Il Re a sentire quella stranezza, voleva rifiutare, ma
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1956
si toglieva dal capo quella tessitrice. ¶ Dopo le nozze
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1956
qui dev’essere stata quella sciagurata di mia moglie
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1956
la voglio perdere io, quella pentola! ¶ Campriano diede un
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1956
addosso, la colpì in quella vescica nascosta in seno
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1956
intorno. Al Priore, sotto quella gragnuola, cadde la scatola
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1956
il nipote avrebbe fatto quella fine. Il giovane prese
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1956
l’ho dato? – dice quella. ¶ – No, che non me
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1956
dice la Regina. ¶ – Vorrei quella bella mela che avete
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1956
sono la madre di quella mela, e che ho
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1956
trovava. C’era solo quella bella mela in una
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1956
dice che potete prendere quella cosa che vi deve
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1956
con le mani, ferma quella bambina, fermala! ¶ – Fossi matta
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1956
e i capelli! Ferma quella bambina, fermala! ¶ – Fossi matto
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1956
che vi mordete! Fermate quella bambina! ¶ – Fossimo matti! Ci
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1956
Porta che sbatti! Ferma quella bambina! ¶ – Fossi matta! M
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1956
alla più piccina. E quella, tutta rossa, gli ripeté
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1956
corrente. Lo prese, vide quella creatura così bella e
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1956
Pericolo quanto volete, io quella roba devo trovarla. ¶ – Sta
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1956
disse l’eremita, – vedi quella montagna? Va’ in cima
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1956
chiacchierare fitto fitto su quella visita del Re. Disse
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1956
queste cose! ¶ Le sorelle, quella sera, non volevano proprio
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1956
delle tre, – gli disse, – quella che mi vuole. ¶ Il
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1956
lei la più sfrontata, quella che m’ha combinato
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1956
Un giorno arrivò in quella città un assassino, e
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1956
anche per levarsi da quella sua tirannia, disse di
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1956
nave avvicinarsi alla costa; quella laggiù. ¶ – Ora vado a
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1956
prese ad andare in quella casa tutti i giorni
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1956
sguardo in mezzo a quella folla con apprensione. Ed
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1956
era tutto vino oppiato. Quella sera guardie, servitori, ministri
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1956
sportello, e al vedere quella bruttaccia restò come istupidito
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1956
ochina che proprio da quella parte aveva il becco
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1956
picchiava tutti i giorni quella povera ragazza. ¶ Un giorno
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1956
rincorse. In giù trovò quella vecchia. – Avete visto passare
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1956
razza della legna? Basta quella che ho preso io
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1956
tagliolini e carne, che quella donna porta ai mietitori
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1956
le si avvicinò, ma quella continuava a dormire. Dal
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1956
al garzone: – Portatelo in quella camera che ho fatto
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1956
ancor più sete! ¶ E quella cannibale: – Adesso ti do
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1956
sorella. E vede invece quella brutta grinta vestita già
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1956
cosa potesse voler dire quella voce, quand’ecco che
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1956
padre a supplicarla: – Ma quella povera figlia mia si
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1956
letto. Feste, allegrezza in quella povera casa. – Ma io
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1956
stando a servizio in quella casa, cominciarono a venire
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1956
abbracciarlo pazzi dalla contentezza. – Quella ragazza! Voglio sposare quella
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1956
Quella ragazza! Voglio sposare quella ragazza! – fu la prima
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1956
la mia sposa è quella che m’incanta con
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1956
di trarsi fuori di quella macchia, finché, raggiunto un
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1956
la sua idea era quella, gli disse: – Senti, uscire
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1956
e così si vendicò quella donna gelosa e traditrice
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1956
Pietro ed ebbero davanti quella vista. Subito le guardie
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1956
messo. Se era su quella celeste, voleva dire allegria
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1956
voleva dire allegria; su quella nera, morte; su quella
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1956
quella nera, morte; su quella rossa, guerra. ¶ Un giorno
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1956
che ci siano? ¶ In quella si sente uno zoccolio
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1956
ha chiesto il sale, quella birbante? Perché vuol salarvi
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1956
tutti stavano a vedere quella vecchia centenaria che parlava
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1956
il figlio del Re. – Quella donna, – disse alla balia
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1956
la chiamavano così perché quella pelle di vecchia aveva
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1956
si poteva negare; così quella povera gente fu obbligata
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1956
vedere quant’era bella quella ragazza. ¶ Subito chiamò il
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1956
deciso: è l’Uliva quella che sposerò. ¶ – Come? – esclamò
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1956
poteva darsi pace di quella disgrazia; e non gli
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1956
lei. Così visse in quella palazzina senza che le
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1956
notte, in mezzo a quella burrasca? ¶ – Bene l’ho
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coraggio di tornarci, con quella ambasciata, ma la Caterina
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1956
il Re, al sentire quella risposta: – Galantuomo, questa non
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1956
domattina partirai. ¶ Cosa fa quella furba di Caterina? Ordina
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1956
non sapeva consolarsi di quella perdita, e non smetteva
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1956
richiusa per palesarsi a quella compagna di sventura. Essa
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1956
trovare un rimedio a quella sorte, fecero costruire una
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1956
al mondo fuori da quella torre, la figlia della
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1956
e s’impietosì di quella bella creaturina lasciata tra
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1956
quel Re e di quella Regina, insieme al loro
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1956
s’immaginava nemmeno che quella ragazza era la figlia
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1956
familiari c’era anche quella ragazza trovata nel campo
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1956
la sposa, ingelosita di quella ragazza (tutti sapevano che
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1956
con l’olio bollente. Quella superba ci cacciò le
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1956
che mi facevo a quella maniera. ¶ – Te’ il coltello
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fece lo sposo. ¶ E quella scriteriata si tagliò un
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1956
sempre più innamorato di quella ragazza. Finì per ammalarsi
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1956
visto. Allora pensarono a quella ragazza che sapeva fare
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1956
stalla –. Andò e a quella gente parve un buon
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1956
ragazzo, e poi aveva quella bella cavallina, così dissero
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1956
così, saranno bruciati loro». ¶ Quella risposta fece restar tutti
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1956
morta una sorella, tanto quella cavallina aveva fatto per
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1956
Che male avevano fatto quella povera donna e quelle
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1956
accompagnato la moglie su quella spiaggia deserta, si mise
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1956
seguì il Gigante in quella stanza. ¶ Il Fiorentino dal
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perché si trovavano in quella casa e si raccontarono
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1956
padre il perché di quella sua vendetta. Mio padre
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gli fosse alleato in quella guerra, e difatti il
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1956
non sapeva dove saltare; quella palla gli correva sempre
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1956
farlo vedere ai compagni. ¶ Quella stessa notte si fece
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1956
sacchi di quattrini. ¶ – E quella bacchetta dietro il letto
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mangiava uno per uno. ¶ Quella notte Stellina a malapena
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1956
che al Re di quella città era stata intimata
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Quando il Re vide quella bestia, fece un passo
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preparate, Sandrino saltò in quella piena d’acqua più
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bene quegli occhi, guarda quella bocca. Non mi riconosci
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1956
era tutto compiaciuto di quella risposta. ¶ Venne la seconda
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1956
il sale! ¶ A sentire quella risposta, il Re andò
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1956
pietanza, senza sale anche quella. Il Re posò la
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1956
e la storia di quella pignatta e di quel
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1956
chiamate in Paradiso. Solo quella povera zoppa là, ha
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1956
buche: la settima è quella dell’Orco. E voi
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1956
E voi scenderete in quella. In fondo a queste
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1956
cosa. La donna, a quella nuova, imbizzita contro il
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1956
dovevano andare a far quella vita. – No, padre mio
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1956
tanto erano spiacenti per quella povera Bellinda, che non
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1956
avevano sempre con lei, quella villana, come la chiamavano
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1956
era subito abituata a quella vita da cani. ¶ Un
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1956
con loro e quindi quella roba non gli apparteneva
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1956
di tenerlo lì per quella notte. ¶ L’uomo disse
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1956
giostra. Il Re di quella città aveva messo in
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1956
domandò la strada ma quella restava ferma come una
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1956
Andreino. – Che sia lei quella che chiamano la Regina
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1956
la notte passata con quella leggiadra fanciulla, e mostrò
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1956
Ma l’acqua era quella della bottiglia sostituita dai
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1956
altra spalla perché da quella di prima erano un
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1956
Re Massimiliano, appena ricevette quella lettera, chiamò Gugliermo e
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1956
lo vide almanaccare con quella bacchetta e decise di
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1956
a una gran felicità: quella era la sua bacchetta
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1956
e cassettoni finché trovò quella verga rotta in due
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1956
dove aveva pur sempre quella pensione di mille lire
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1956
a cercar moglie, e quella delle vostre spose che
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1956
regalo più bello di quella di Giovanni, cosicché a
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1956
gente fece ala a quella carrozza mai vista e
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1956
scura di carnagione. È quella la tua bellezza. ¶ – Pensatela
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1956
filata. L’Assunta, a quella vista, la rabbia se
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1956
lavorando e cantando. Da quella finestra si partiva un
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1956
che era innamorato di quella bella Regina e che
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1956
ad un albergo di quella famosa città. ¶ Non stette
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1956
mentre il contadino, a quella brutta vista, faceva per
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1956
su una poltrona. ¶ In quella casa sotterranea la bambina
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1956
anni che era in quella buca, la ragazza cominciò
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1956
lo persuase a chiudere quella creatura nelle soffitte del
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1956
gli disse: – Figlio mio, quella testa di bufala bisognerà
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1956
una libbra di lino; quella che l’avrà filato
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1956
meglio entro otto giorni, quella sarà la tua sposa
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1956
sarà la più bella, quella sia la tua sposa
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1956
volete che facesse, con quella testaccia di bufala sul
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1956
tutti gli risposero: – A quella dell’anno e tre
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1956
tradirà. ¶ «Se no: ¶ «Che quella notte che andrà a
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1956
grida la sposa. ¶ In quella arrivano i genitori di
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1956
cosa mi ha fatto, quella vecchia? E tu dicevi
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1956
ragazza andò sotto a quella finestrella in alto in
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1956
sua presenza e uscì quella bella giovane. – Perché vai
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1956
quindici giorni tornò, e quella giovane gli portò il
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1956
non volle bere. – Ma quella bella giovane, – domandò, – non
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1956
conquistare la mano di quella Principessa così bella. Ma
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1956
cacciarlo via, ma in quella capitarono le due figlie
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1956
era rimasta appiccicata in quella posizione. ¶ – Aiuto! Sorella! Vienimi
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1956
vedere! Un prete in quella posizione! Aspetta a me
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1956
La figlia del Re quella mattina era come al
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1956
poggiolo, quando vide arrivare quella compagnia: il tignoso, l
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1956
attaccato al prete. A quella vista la Principessa scoppiò
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1956
sempre col pensiero di quella coratella e del Signore
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1956
e domandarono asilo per quella notte. La donna li
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1956
sapeva lui cosa meritava quella donna. Ma il Signore
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1956
Catìn. Comare Giacoma era quella che aveva sbattuto la
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1956
San Pietro. Vede tutta quella tela e non dà
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1956
mia comare Giacoma, in quella casa là sotto, che
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1956
tacere, e andarono a quella casa. La donna venne
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1956
e di contentarsi di quella bella trebbiatura senza fatica
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1956
e più scoscesa di quella montagna là! – Il palazzo
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1956
com’era andata tutta quella storia; ma non era
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1956
quello di lei su quella cima aguzza con lei
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1956
sapere che vicino a quella montagna c’è un
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1956
sforzo, perché bastava che quella manaccia rinsecchita li pigliasse
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1956
Il ragazzo, che per quella scienza aveva già inclinazione
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1956
raccoglierlo e mangiarlo. «Perché quella fatica dell’allungare il
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1956
questa fortuna è per quella buona azione che hai
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1956
mia pecorella anche. ¶ – Dammi quella pecorella e prenditi questo
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1956
d’andarle a prendere quella melarancia che era in
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1956
do le frittelle. ¶ Ma quella bambina non sapeva fare
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1956
alla finestra e disse: ¶ Quella dell’oro è bella
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1956
dell’oro è bella, ¶ Quella dell’argento è più
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1956
è più bella, ¶ Ma quella della seta le vince
278
1956
sera la Luna, disse: ¶ Quella dell’oro è bella
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1956
dell’oro è bella, ¶ Quella della seta è più
280
1956
è più bella, ¶ Ma quella dell’argento le vince
281
1956
voleva la pazienza di quella poverina per sopportarli. E
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1956
Luna, appena passò, disse: ¶ Quella che fila l’argento
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1956
l’argento è bella, ¶ Quella della seta è più
284
1956
è più bella, ¶ Ma quella dell’oro le vince
285
1956
la Luna e disse: ¶ Quella che fila l’oro
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1956
l’oro è bella, ¶ Quella dell’argento è più
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1956
è più bella, ¶ Ma quella che è a casa
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1956
una camicia uguale a quella della statua, e mentre
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1956
a poco, riattaccò con quella storia delle notizie della
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per premio, tu di’ quella cassa piena di carbone
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solo una ragazza, e quella sarebbe stata la sposa
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ragazze, e così scovarono quella chiusa nel solaio. Appena
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viveva contento, anche se quella ragazza senz’occhi e
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a cercar lavoro. In quella città c’era un
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L’indomani, tornato a quella pietra, schiacciò l’altra
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piccolo, tutto mortificato, con quella canapa in mano, se
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botola. Scese giù per quella botola e si trovò
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morire il figliolo di quella vecchia. La ragazza le
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è finita posso ricevere quella donna che dice d
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e si consolarono con quella. La bambina crebbe senza
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a prendere a legnate quella donna. Entrano le guardie
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Principessa, sempre sola in quella stanza, con le dame
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tutti, tranne che di quella sciagurata. ¶ (Torino) ¶ 19 ¶ Re Crin
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me la pagherai! ¶ E quella notte la sposa fu
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che la Principessa di quella città si sarebbe presto
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pur d’aver tutta quella roba, la lasciò stare
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di buon’ora. ¶ Anche quella notte tutto fu inutile
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qualsiasi cosa per aver quella cintura; e lei: – Allora
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la cintura –. Al signore quella cintura piaceva davvero e
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modo di salvarvi. ¶ In quella li raggiunse abbaiando il
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secondo servo, e sentì quella voce che pareva venisse
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conoscevano i gamberi, e quella era la prima volta
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la mia carriola tutta quella montagna a pietra a
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dal posto dov’era quella gran montagna che un
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che passava in strada. Quella di novantaquattro anni vide
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suonò la campanella di quella casa. Venne ad aprire
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piacere: io vorrei vedere quella che ha perduto questo
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non è permesso, – rispose quella, – in questo palazzo si
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almeno un dito di quella ragazza. ¶ – Per ora no
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della camicia da notte. ¶ Quella notte tre Fate andavano
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sorella di novantaquattro anni, quella bellissima giovane. E questa
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granchio ci trovò dentro quella bella ragazza. – Cos’hai
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Principessa disse: – Sono io quella ragazza! ¶ Intanto che si
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sull’istante caporale. Sbrigata quella guerra, domandò la grazia
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sul tetto e prendete quella scatola e vedete se
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in cui ho comperato quella schiava! ¶ L’Omo morto
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di far venire anche quella serva che le aveva
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Disse alla sposa: – Chiama quella tua serva, che senta
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le tre cose per quella giovane. Scese subito a
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promesso. Per ultima venne quella giovane, e gli domandò
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mesi e ho comprato quella brutta schiava per mia
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sarebbe stato giusto toccasse quella fortuna? A me che
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e che dici che quella fortuna doveva toccare a
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lei. ¶ – Ma lasciala stare quella là, che è un
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sposa del Re: a quella della settimana, o a
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della settimana, o a quella dell’anno e tre
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un prezioso equivalente di quella semplicità di tono popolare
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dottrinari, neanche munito di quella bombola d’ossigeno che
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corpo anche in me quella passione da entomologo che
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a quel clima, a quella logica, ogni fatto si
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in loro qualcosa di quella freschezza perduta); arricchire sulla
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vuole assolutamente significare che quella fiaba è di quel
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Otranto non significa che quella fiaba sia del Monferrato
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soltanto che ho per quella fiaba tenuto presente soprattutto
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versioni a mia disposizione, quella m’è parsa non
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meglio narrata, ma anche quella che, messe le sue
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prevedo sarà la fondamentale, quella della legittimità del mio
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restituzione sulla carta di quella particolare e labile arte
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della «Favorita» a Palermo? Quella prima vera entrata in
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sue grandi linee è quella d’una fiaba assai
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i racconti popolari era quella linguistica) e non aveva
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vera abilità che è quella di far fruttare questi
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novellatori di Montale è quella che sa più fiabe
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Ed è appunto su quella quindicina di fiabe che
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una buona, copiosa raccolta, quella di Carolina Coronedi-Berti
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furbeschi e ammiccanti è quella romanesca – ricca e di
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lacuna più grave è quella d’una buona raccolta
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nell’etnologia? Evidentemente no. Quella specie di «mosaico» che
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riconoscere l’importanza di quella vita in epoca «storica
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la corrente dominante è quella che viene dalla Francia
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sua storia, diversa da quella della fiaba, ma le
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di suggestioni e trasfigurazioni, quella d’origine orientale, che
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di «probabile origine italiana»: quella dell’amore delle tre
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la vita delle donne, quella bellissima Odissea d’umili
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La Toscana, oltre a quella di cui ho parlato
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Altra raccolta laziale, è quella ciociara di Giovanni Targioni
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calabresi è uscita ultimamente (1953), quella di RAFFAELE LOMBARDI SATRIANI
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locali, superstizioni e tradizioni (quella recente del glottologo Gino
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corse è in francese, quella dell’Ortoli, e non
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nel quindicennio intercorso tra quella data e oggi la
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tutte con Baciccin Tribordo. Quella stessa notte lo presero
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gridando: – E sette! ¶ Siccome quella bella giovane così grande
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filatrice più veloce di quella vecchia: in un quarto
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Non riuscendo a spiegare quella melanconia, lo sposo pensò
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città. Il Re di quella città aveva un cavallo
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Il Re esce, vede quella scritta e legge. Fece
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perdoni… Faccio subito cancellare quella scritta! E se non
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stava a sentire incantata quella musica che usciva dal
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Bargaglina, – disse la ragazza. – Quella che ti sei trovato
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si ripromise d’aprire quella porta appena Naso d
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era il Diavolo e quella stanza era l’Inferno
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più lontano poteva da quella stanza infernale, ma una
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giorno dopo ritornò da quella donna. – Vostra figlia si
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un po’ a vedere quella porta misteriosa». ¶ Appena aperto
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Il notaio, accorgendosi di quella bella scrittura mai vista
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ne potevano più di quella vergogna. Presero due bastoni
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monaco. ¶ Il monaco sotto quella gragnola di colpi, prima
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fatto bene ad ammazzare quella brutta donna! ¶ La Principessa
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ammazza. ¶ Ma al brigante quella donna, che era ancora
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sala dello scialo era quella stanza dove tenevano i
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capace a toglierlo? ¶ E quella trista donna rispose: – Vedete
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disse il ragazzo. – Mangiatevi quella traditrice in tre bocconi
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Fin qua è arrivata quella maledetta locandiera! – esclamò il
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sotto il suo guanciale quella borsa di danari comparirà
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colse un po’ di quella che faceva diventare asini
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e un po’ di quella che faceva ritornare uomini
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bastonate. ¶ – Perché tratti così quella povera asina? – gli dicevano
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chiamò. – Perché vuoi rovinare quella bestia? ¶ – Perché se lo
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era. ¶ Diedero all’asina quella medicina che faceva sputare
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a bocca aperta; ma quella maledetta curiosità di sapere
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scappata. Chiamò il giardiniere: – Quella ragazza, per dov’è
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passata? ¶ – Che ragazza, Maestà? ¶ – Quella che coglie i fiori
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nel pozzo. Al Reuzzo quella ragazza era parsa bella
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una sorella all’altra, – quella signora è Ninetta sputata
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di come le assomigliava quella signora così ben vestita
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è questa figlia sfortunata? ¶ – Quella che dorme con le
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la candela mentre dormono: quella che trovate con le
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Baldellone non aveva pace: quella traditrice gli aveva fatto
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ad averne basta di quella storia. Aperse il trabocchetto
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Palermo chiusa nel trabocchetto; quella di Napoli è a
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Napoli è a Napoli, quella di Genova è a
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i bambini maschi nati quella notte nella città e
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ora la frugarono tutta: quella notte era nato un
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Giumento, di fronte a quella collera della moglie, non
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Sì, – rispose il giovane, – quella colomba sono io. ¶ – Voi
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Re s’affaccia, vede quella meraviglia, e gli pareva
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Il Re, a sentir quella frase, si ricordò di
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che aveva fatto a quella buona ragazza nera come
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una mancia anche a quella buona donna che aveva
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e il pilota cominciarono quella dura vita, e Don
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bottiglia del balsamo di quella giarra, tornò dal Balalicchi
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un serpente, e sotto quella pelle rognosa ne aveva
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la figlia della carbonaia, quella bella ragazza, che campa
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ti porto tanta di quella selvaggina senza spendere un
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d’erba bianca.36 ¶ In quella campagna stava un eremita
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per cercarsi da mangiare. Quella sera, quando la cerva
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Maestà non è certo quella che le può dare
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un odio mortale per quella povera giovane. E ora
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mondo e l’ammazzeremo quella scellerata, come lei ci
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che ho comprato da quella vecchia! – Si mise anche
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Il Capitano si prese quella sventurata, e partì. La
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averla già in tasca, quella prova. ¶ La notte piovve
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stanza, vide dov’era quella dove la padrona dormiva
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letto e stanca di quella nottata di maltempo s
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al Re. – Sapete, Maestà, quella rara bellezza della Principessa
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disse: – Guarda un po’: quella lì che è pianta
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gliene diedero quante poterono. Quella meschina, più morta che
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l’ambasciatore portò loro quella lettera, e seppero che
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di fuoco e su quella saetta Diavolozoppo scappò via
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ritrovai ancora davanti a quella porta. «Ma sono sempre
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picciotto nella pelle. In quella un’aquila che volava
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veste! – ricominciò a gridare quella. Ma il picciotto questa
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che s’era portato quella pietruzza, si trovò in
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non si vide più quella bella Dea vicina, si
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senza lasciare orme. ¶ Da quella sera in poi, il
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E si sposarono in quella stessa chiesa. ¶ (Entroterra palermitano
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buon viso al marito quella sera, per riuscire a
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perché l’incantesimo di quella carta era che chi
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una bella vita in quella città silenziosa. Una notte
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reale. Gli corse incontro quella bella giovane, lo prese
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un po’ a mollo quella sua carne dura. ¶ – Pìgliatelo
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posso farcela io con quella salma di terra. ¶ – Ma
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porto. ¶ Il Re di quella città era una Regina
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alla sua casa. ¶ In quella città le fave non
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nella treccia, abbiamo aperto quella porta… ¶ – Ah, sorelle mie
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Ah, se voi sapeste! ¶ Quella stessa notte, le nacque
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Magari. Mi ci portate? ¶ Quella notte, si sentì bussare
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una voce che sembra quella di vostro figlio. State
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fatto sta che da quella notte la Reginotta cominciò
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Reginotta restò sola in quella povera casa, quando sentì
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po’ com’era andata quella storia della moglie del
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soddisfazione di sapere che quella figlia che credeva persa
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dal mare gli rispose quella voce: ¶ Le tue lagrime
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non sono sposato. ¶ – E quella signora che era con
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la vecchia e vide quella rovina. – Ah! Dunque ti
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sulla poltrona accanto a quella della Reginella e si
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nel piatto e muovere quella coda lunga lunga e
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Ahimè, sorcetto mio! – In quella cominciò a pioverle acqua
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della lampada. ¶ Ma a quella tiranna della zia Marchesa
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poverina accecata, là da quella grotta si mise a
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scommettiamoci un mulo. ¶ In quella, passò un cavaliere vestito
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Bisogna sapere che in quella grotta si radunavano tutti
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e impolverato per tutta quella strada che aveva fatto
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ci vado io, in quella grotta, e vedo se
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la volpe, – vedete tutta quella cavalleria che viene avanti
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bambino, ma vivendo in quella campagna sperduta, non aveva
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se ne andò, ripetendo quella frase. Ma in una
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si sentirono cadere addosso quella cosa e dissero: – Cos
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Giufà, che teneva sempre quella porta sulle spalle, cominciò
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che lui deruba. ¶ Da quella volta Fra Ignazio non
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padron di casa disse: – Quella è mia moglie; quando
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è che sta in quella casa? ¶ – Ci sta una
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di casa? – dicevano. A quella voce la serva tornò
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e finché non avrà quella giovane, non guarirà mai
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Aprimi la tomba di quella defunta, e ti do
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mise in via verso quella luce per cercar provviste
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delle monache, mandando avanti quella botte, rotolon rotoloni. Bussa
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ai loro cavalli. E quella che rideva più forte
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Dopo tre ore di quella gragnuola, – Basta così, – disse
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vista traccia. Invece, per quella via, passò la Morte
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splendente e giovane come quella volta. – Fata, – disse Francesco
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in porti in cui quella merce è più che
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curiosa di tutte è quella delle donne-sbirro, data
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collaudarlo), degno figlio di quella madre che prima di
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in tutta Italia è quella in cui Barbablù impone
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delle Piacevoli notti (III, 3), quella di Biancabella e la
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già esiste nel testo (quella dell’esattore delle tasse
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ms. in dialetto: FERR. 31). ¶ Quella della sposa-rana è
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Confrontandola per esempio con quella dei GRIMM (63), o anche
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versioni pubblicate dal COMPARETTI: quella monferrina (2, Ir Papagal) e