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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alberto Moravia, Il disprezzo, 1954

concordanze di «quella»

nautoretestoannoconcordanza
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Emilia insiste, sempre con quella sua voce singolare: «Un
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arrivo. ¶ CAPITOLO SECONDO ¶ Dopo quella sera, tutto andò, per
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designare, per questo peggioramento, quella stessa serata; ma, come
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pieni gli occhi. Per quella volta finsi di non
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aggiungerò che quel giorno quella passione mi apparve legata
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sotto il davanzale di quella finestra che avevo voluto
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morale influiva anche su quella fisica: mi vedevo come
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ad una tutta diversa, quella di un poveruomo impigliato
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ingiustizia e non soltanto quella che colpiva la mia
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mia persona, ma anche quella di cui soffrivano tanti
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e le storture di quella stessa società alla quale
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i miei sentimenti di quella notte. Emilia era di
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misteriosa e indefinibile. ¶ Ora quella sera, mentre ella andava
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comunione dei corpi; proprio quella comunione di cui avevo
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Temevo, insomma, che a quella comunione mirabile, di cui
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mi stava vicina, in quella sua torbida e spiegazzata
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ella disse, sempre con quella sua orribile voce nuova
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stata prima di allora quella docilità meccanica, fredda, impartecipe
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miei sentimenti. ¶ CAPITOLO QUINTO ¶ Quella sera ebbi certamente il
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Avevo pensato che Emilia, quella prima sera, si fosse
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dopo l’incidente di quella sera, tutt’a un
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e venga immediatamente dopo quella del regista, per ragioni
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sapevo, dunque, che dopo quella prima sceneggiatura di poco
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una nuova conferma di quella sua freddezza e indifferenza
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alla sceneggiatura numero uno, quella di Battista. Sapevo che
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pensiero mi rallegrava: finalmente quella fatica stava per terminare
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liberazione mi fece lavorare quella mattina con insolita facilità
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figli. Pasetti disse, con quella sua allegria imbarazzante: «Oggi
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angolosi, trarne due bottiglie, quella del vermut e quella
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quella del vermut e quella del gin, tre bicchieri
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soprattutto così diversa da quella della signora Pasetti, allorché
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delle parole, ma anche quella delle più leggere intonazioni
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se mi avessero interessato, quella sua voce monotona e
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avvenire, cercavo di approfondire quella prima sensazione di dolore
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avrebbe telefonato. Più tardi, quella stessa sera, mi sarei
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Battista; ma, se, poi, quella sera Emilia mi avesse
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voce di Battista, udii quella di mia suocera, che
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puntigliosa di costringerla a quella spiegazione completa e sincera
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stato: la prima fase, quella del sospetto, era finita
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pareva; presto sarebbe cominciata quella del dolore, della rivolta
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quell’astuzia e di quella finezza di cui ho
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altrettanto nobile, regolare, olimpica, quella di Rheingold; e, come
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di Rheingold; e, come quella di Goethe, incorniciata da
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attento, mi accorsi che quella maestà e nobiltà non
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dicendo a Rheingold che quella villa sarebbe il luogo
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sincerità. Battista proseguì, con quella sua voce di timbro
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forma di immagine fulminea: quella di Emilia che apriva
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ad un tratto, in quella specie di densa nebbia
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sala attigua, che era quella dell’amministrazione, di mormorare
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L’Odissea non è quella che si studia a
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tono ragionevole, incominciai: «Ricordi quella ragazza che qualche mese
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a macchina una sceneggiatura... quella dattilografa... tu ci sorprendesti
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una cosa da nulla... quella ragazza era una sciocca
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fui subito convinto che quella frase, la quale in
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pronunziata da persona che quella parola lì forse non
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al contrario. Ora, ecco, quella frase di Emilia scombussolava
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a mangiare insieme, in quella stanza che ancora echeggiava
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una simile comodità. Ma quella sera, mentre ci avviavamo
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di pensare che in quella sala deserta e poco
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animo, per me nuovissimo quella sera, ma che in
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questo silenzio perché fu quella sera che esso si
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di parlare, bensì con quella di chi scoppi di
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E quell’energia e quella lucidità che fingevo a
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e scoprire che tutta quella storia del disprezzo, così
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stanza non era più quella che avevo veduto finora
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c’era; ma già quella che avrei veduto chissà
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notai sul suo viso quella specie di decomposizione dei
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velocità... e lei con quella macchina corre sempre troppo
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annoiasse molto di interrompere quella mia rapita contemplazione degli
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smontare e che è quella che è: o prenderla
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ad Emilia, esaltato da quella vista, che sui Faraglioni
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di più: Battista, sotto quella maschera di bestione, era
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Omero... o almeno tutta quella poesia che noi saremo
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e che, insomma, con quella firma apposta sotto il
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momento pensando di scendere quella scaletta e andarmene a
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favorevole che prima di quella sera non si era
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a ragion veduta, con quella prudenza e quella circospezione
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con quella prudenza e quella circospezione che mi imponevano
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Di che cosa parlò quella sera Battista? Di molte
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mia camera comunicava con quella di Emilia per mezzo
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della Grecia più tarda, quella dei sofisti e dei
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Ulisse, ragiona invece come quella barbara di Penelope?». ¶ Queste
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ardore interno. Pensai che quella bocca non mi baciava
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della saliva, sorprendente come quella neve e altrettanto dissetante
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l’avevo vissuto in quella condizione di delirante nostalgia
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momento a bordo di quella nave: marinai che lucidavano
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dalla violenza verbale a quella fisica. Eppure, nello stesso
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luce pomeridiana, forse per quella musica discreta, sentii la
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la sua dimora definitiva. Quella radio, quella rivista, quei
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dimora definitiva. Quella radio, quella rivista, quei mozziconi di
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Emilia per la casa, quella sua aspirazione patetica, tutta
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era invece angosciosa: come quella di un alpinista che
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potevo sedermi a tavola, quella sera, con Emilia e
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si presentò alla mente quella domanda: che fare? Ma
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credendo invece di definire quella di Ulisse di fronte
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pensai che, forse, in quella frase era la chiave
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verso di me. In quella frase, infatti, era adombrato
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diverse interpretazioni dell’Odissea, quella di Rheingold, quella di
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Odissea, quella di Rheingold, quella di Battista e quella
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quella di Battista e quella mia. Ella può certo
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interpretazione o meglio a quella di Omero e di
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L’immagine di Battista, quella di Rheingold, e, finalmente
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che, in sostanza, era quella di Omero. Perché Battista
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agli interessi di Battista; quella più reale ma ridotta
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a star chiuso in quella stanza afosa, mentre quei
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bello andare in barca quella mattina, remare mi avrebbe
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né bagnanti; e in quella insenatura aveva una tinta
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Al di là di quella sporgenza, come sapevo, si
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mi era apparsa con quella in cui era morta